PAGINA DI VANGELO
 

a cura di Ermes M. Ronchi       

 

Dal Vangelo di Gv 13, 31-35:

Quando Giuda fu uscito, Gesù disse: " Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete, ma come ho già detto ai Giudei, lo dico ora anche a voi: dove vado io voi non potete venire. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri ".

Il "metro" dell’amore senza misura

 

 

L’unico luogo da cui può scaturire l’amore è l’esperienza di essere stato amato e il lasciarti amare ora, da Dio.

"Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri". Perché "nuovo" questo comando se da sempre, dovunque, uomini e donne amano? E molti lo fanno in modo stupendo, e che dà luce al mondo. Perché comandare l’amore? Un amore forzato è solo una maschera dell’amore, frustrante per chi lo offre, ma, forse ancora di più, per chi ne è destinatario.
Il "comandamento nuovo" in realtà non è un comando, è molto di più: riassume la sorte del mondo e il destino di ognuno.
Perché amare? Perché così fa Dio. La legge della vita è agire come agisce Dio, entrare nella corrente stessa di Dio, essere luce dalla sua luce: "carissimi, se Dio ci ha amato per primo, allora anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri" (I Gv 4). L’unico luogo da cui può scaturire l’amore è l’esperienza di essere stato amato e il lasciarti amare ora, da Dio.
Il comandamento nuovo non è semplicemente amatevi, ma amatevi gli uni gli altri. Parole che ci donano infiniti oggetti d’amore: gli altri, tutti. Guai se ci fosse un aggettivo a qualificare chi merita il mio amore: giusti o ingiusti, ricchi o poveri, prossimi o lontani. È l’uomo, ogni uomo. Perfino l’inamabile, perfino Caino.
L’altro mi riguarda, appartiene alle mie cure, è scritto nei miei pensieri, gli sto accanto. Non è mio pari, è di più. Se io ho pane e lui no, gli dò il mio. Se ha paura e chiede di fare un po’ di strada con me, cammino con lui tutta la notte.

Il comando nuovo continua: "amatevi come io vi ho amato". La novità del cristianesimo non è l’amore, ma l’amore come quello di Cristo. Gli uomini amano, il cristiano ama al modo di Gesù, custodendo nel cuore, ravvivando nella memoria il "come" Gesù ha amato. Questa è "la scuola dell’amore".
L’amore è Lui: quando lava i piedi ai suoi discepoli; quando si rivolge a Giuda che lo tradisce chiamandolo: amico; quando prega per chi lo uccide: Padre, perdonali perché non sanno…; quando piange per l’amico morto o esulta per il nardo profumato dell’amica, o ricomincia dai più perduti.
Si tratta di riprendere in mano il Vangelo e scovare e ricomporre tutte le tessere del mosaico di come Gesù ha mostrato amore.
E tentare ancora. Egli non è un maestro rimasto solo al centro delle sue immense parole. Dagli angoli del creato, dai luoghi più nascosti e insospettabili salgono ancora gesti, parole, audacie di discepoli che osano essere come lui.
E questo "come" ritma tutto il Vangelo, racchiude l’essenza del nostro discepolato, contiene la statura dell’uomo perfetto: vivere come lui, misericordiosi come il Padre, e la sua volontà in terra come in cielo. Come Cristo, come il Padre, come il cielo, ed è aperto il più grande orizzonte.

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ultimo aggiornamento 15 novembre, 2006