DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

" ... ci sarà anche una grande e magnifica organizzazione di un Santuario dedicato al mio Amore Misericordioso ..."

991 14 maggio 1949:  questa notte, 14 maggio, mi sono distratta e il buon Gesù mi ha detto che desidera si riprendano i lavori di questa casa quanto prima. Gli ho risposto che conosce il mio grande desiderio e anche il mio dolore, perché se Lui non pone rimedio, la casa generalizia delle Ancelle dell’Amore Misericordioso non si finirà mai, poiché dalla Spagna non posso avere più niente, in quanto il governo spagnolo ha confiscato i beni di Pilar e non so cosa fare perché non accada quello che Pilar mi aveva preannunciato con grande dispiacere, dal momento che non ho accettato la donazione dei suoi beni alla Congregazione, "proposta che, come ben sai Gesù mio, non ho accettato perché tu non volevi; e adesso, come facciamo, Gesù mio?".

992 Tu desideri che finisca questa grande casa col sacrificio, il lavoro e il dolore per dare esempio alle figlie e ai figli di domani e perché imparino a non approfittare mai della generosità dei benefattori, come non ne approfittò questa loro Madre, nonostante sapesse che tutti i beni di quella creatura fossero a sua disposizione e che la gioia più grande che potessi dare a quell’anima, era disporre liberamente dei suoi beni. A me, Gesù mio, bastò sapere che non lo volevi, per non accettare tale patrimonio, anche se capivo che non potevo portare a termine la costruzione di questa casa così necessaria ed utile per la recente Congregazione e per quella che sta per venire alla luce.

993 Questo gioverà molto alle figlie, come è stato per il laboratorio militare; così sarà per la conclusione della costruzione di questa casa e del laboratorio che anni più tardi, dice Gesù, dovrò avviare sempre condito con sacrificio, lotte e grandi travagli; ma tanto il laboratorio come il lavoro che dovrò affrontare per costruire il secondo padiglione di questa casa, servirà sempre per stimolare le figlie fedeli al sacrificio e al lavoro, allontanando dalla Congregazione la pigrizia e lo sfruttamento della carità dei benefattori per realizzare grandi cose; evitando di importunarli, infatti spesso sono questi che si sacrificano perché i religiosi e le religiose realizzino grandi opere e portino a compimento grandi imprese con i soldi e col sacrificio di tali anime caritatevoli e molto generose.

994 "Questo – dice il Signore – non voglio vederlo nelle Ancelle dell’Amore Misericordioso e tanto meno nei Figli dell’Amore Misericordioso; e tu sei stata chiamata a sradicare dalle due Congregazioni questo abuso col tuo esempio, facendo grandi cose e rendendo grandi le Congregazioni col lavoro, col sacrificio, col dolore e col mio aiuto che non ti mancherà mai; perciò ti ordino di cominciare a muoverti senza sosta già da domani, per poter ospitare in questa casa almeno 500 pellegrini al giorno, dal primo all’ultimo giorno dell’anno santo. Ti assicuro che se ti darai totalmente a questo lavoro per te molto doloroso, al sacrificio che questo ti richiederà e alla sofferenza che lo svolgimento dell’organizzazione di tale lavoro ti procurerà, come grande apprendistato… tu, al termine dell’anno santo, avrai finito di pagare l’importo della casa e del mobilio, lasciando alla Congregazione una casa magnifica e un’organizzazione speciale.

995 Così potranno vivere per tanti anni, senza disturbare alcun benefattore, non solo il governo generale, il noviziato e l’internato delle bambine povere, ma anche i Figli dell’Amore Misericordioso che queste figlie aiuteranno con amore di sorelle e con grandi sacrifici, perché si preoccupino non tanto delle cose materiali, ma si diano totalmente al bene delle anime e alle cose spirituali.

996 Finché, anni più tardi, tu col mio aiuto, con maggiori angosce, fatiche, dispiaceri e sacrifici, organizzerai l’ultimo magnifico laboratorio che sarà di grande aiuto materiale e morale per le figlie e le giovani che avranno la grazia di potervi essere accolte.

997 Insieme a questo laboratorio, ci sarà anche una grande e magnifica organizzazione di un Santuario dedicato al mio Amore Misericordioso, una casa per infermi, una per pellegrini, una casa del clero, il noviziato delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, il seminario dei miei Figli dell’Amore Misericordioso. Tutti vivranno senza più il grande aiuto di questa casa di Roma dove sempre rimarrà il governo generale, aiutandosi mutuamente, le figlie con il lavoro materiale, i figli assorbiti dal lavoro spirituale, diffondendo attorno a loro il soave profumo del buon esempio e attirando a Me quanti passeranno o si fermeranno in questo "Roccolo" di anime, diventando entrambi il richiamo che attira a Me le anime che visiteranno questo unico Santuario del mio Amore Misericordioso.

998 Però mai devi dimenticare che Io mi sono sempre servito dei mezzi più insignificanti e piccoli per fare cose grandi e meravigliose; ho parlato a Balaam per mezzo di un asino, anziché per mezzo di un angelo, e così, come per avere un grande covone di grano occorre seminare un piccolo seme, coprirlo con la terra, straziarlo con acqua, sole, freddo, neve e finalmente farlo marcire e annientare perché fruttifichi e produca grano in grande abbondanza.

999 E ancora tutto ciò non basta perché il frutto possa servire come nutrimento per l’uomo, ma occorre che il grano venga triturato, poi macinato e trasformato in polvere; quindi la polvere passata al setaccio per dividere la crusca dalla farina e questa sia impastata con acqua e ben cotta, per servire da nutrimento o principale alimento per il sostentamento dell’uomo.

1000 Così, tu devi passare per tutta questa elaborazione, per essere come io ti voglio, cioè voglio servirmi di te come alimento e sostegno di molte anime e che i figli e le figlie succhino da te la sostanza di questa elaborazione per darmi molta gloria in questo Santuario, con il soave profumo del sacrificio, dell’orazione, della rinuncia e con il continuo esercizio della carità e dell’amore ai più bisognosi".

1001 28 maggio 1949:  oggi, 28 maggio ‘49, dico alle figlie che ho sognato che devo cercare presto una grande ditta che s’impegni a realizzare il padiglione che manca a questa casa per poter ospitare, dal primo all’ultimo giorno, i pellegrini dell’anno santo, come Lui mi ha promesso; così posso impegnarmi con l’impresa che accetterà questo lavoro di terminare di pagare i debiti alla fine dell’anno santo.

1002 Ho mandato suor Emilia di Gesù Mengasini alla Congregazione dei religiosi dal segretario s.e. Mons. Pasetto, ma questi vuole che mi presenti personalmente.

1003 29 maggio 1949:  oggi, 29 maggio ‘49, vado a trovare s.e. Mons. Pasetto che, dopo avergli esposto quanto mi succedeva, mi ha consigliato di andare dal Cardinal vicario.

1004 30 maggio 1949:  oggi, 30, sono stata ricevuta da sua eminenza che, dopo avermi ascoltato, mi ha chiesto se ero certa che Gesù mi aveva comunicato questa provvidenza dell’anno santo; egli infatti non crede che ciò sia sicuro, per prima cosa perché crede che l’anno santo non possa rendere a nessuno tutti quei milioni necessari per terminare detto fabbricato, come sostiene anche l’ingegnere Ercole; perciò "non devo azzardarmi a cominciare questo lavoro con l’illusione di pagarlo col lavoro dell’anno santo, perché poi l’impresa non debba sequestrare il fabbricato per non aver potuto pagare il lavoro del secondo padiglione".

1005 Gli ho risposto: "No, eminenza, questo non accadrà, poiché il buon Gesù mi ha assicurato che potrò pagare tutto col lavoro dell’anno santo". "Lei sa più o meno a quanto ammonta la spesa?". "Si eminenza, mi hanno detto che, tra le varie opere, ossia preparare una grande baracca nel giardino per farci dormire le interne e parte delle suore, per lasciare spazio ai pellegrini durante l’anno santo, i due padiglioni, il mobilio dell’intera casa per i 500/600 pellegrini… Supera i duecento milioni".

1006 "E lei non si rende conto che è una cosa impossibile? Non ci sono alberghi, o case per pellegrini che abbiano potuto ricavare una somma tanto alta; non si rende conto che questo è impossibile? Saremmo felici se durante l’anno santo si potessero ricavare in tutta Roma duecento milioni, riunendo il ricavo di tutti gli alberghi e case per pellegrini, come lei vuole! sarebbe un grande scandalo, Madre!".

1007 "Posso solo dirle che non credo che in Roma si ricaverà dal lavoro dell’anno santo più di cinquanta milioni e in questo caso, come farà lei, dopo aver speso duecento milioni, tra le opere di questo grande edificio e l’arredamento per ospitare circa seicento persone, quando in tutta Roma se ne incasseranno appena cinquanta? Riconsegnerebbe la sua opera all’impresa per tornare in Spagna, come hanno dovuto fare altre Congregazioni senza aver potuto recuperare niente delle spese sostenute per tali costruzioni? Cosa farebbe in tal caso?".

1008 "Io, eminenza, non farei niente; infatti, Gesù che sa bene quello che dice, mi ha assicurato che pagherò i debiti col lavoro dell’anno santo e vostra eminenza vedrà che si realizzerà tutto come detto" "Va bene, Madre Speranza; io non le nego il permesso, ma stia bene attenta per non mandare tutto alla malora; poi non venga a piangere quando la sua Congregazione dovrà lasciare Roma".

1009 1 giugno 1949:  oggi, 1 giugno, si sono presentati tre direttori di ditte ai quali ho esposto:

1° il padiglione dovrebbe essere finito per inaugurarlo il giorno di apertura dell’anno santo;

2° non potevo dare alcuna somma all’impresa fino a quando non iniziava il lavoro dell’anno santo; ma una volta iniziato, settimanalmente, potevano recuperare il denaro dovuto, assicurando che alla fine dell’anno avrei saldato i debiti contratti.

1010 Ne è seguita una lunga discussione, senza metterci d’accordo, soprattutto perché non avevano alcuna garanzia nelle mie promesse e anche perché, secondo me, volevano sfruttare una povera religiosa che lottava con preventivi di cui ben poco, secondo loro, poteva capire. Così ho detto loro quello che pensavo.

1011 Tra di loro c’era un certo Lino Di Penta e questi, alquanto ferito per quello che avevo loro detto e anche perché uomo dal cuore buono mi vedeva soffrire, dicendo che nella mia patria non mi sarebbe successa questa cosa, mi ha risposto: "Madre, sappia che se fino ad ora in Italia non ha trovato nessuno che si fida di lei, le posso assicurare che c’è chi invece di lei si fida. Perciò le dico di non pensare a quello che l’Impresa potrà affrontare o meno, le assicuro che la mia Impresa è disposta ad affrontare quanto serve e attenderà il tempo necessario per recuperare il denaro dovutole, come e quanto Dio vorrà, perché può affrontare la situazione presente e anche di più difficili, se ci saranno".

1012 2 giugno 1949:  oggi, 2 giugno, sono iniziati i lavori dopo essermi accordata con l’Impresa e con un sacerdote tedesco, chiamato don Bayer, del comitato tedesco incaricato dell’alloggio dei pellegrini. Abbiamo concluso, con questo sacerdote insieme alla ditta Di Penta, che si sarebbe impegnato per l’intero anno santo ad occupare la casa con i suoi pellegrini, dai 400 ai 450, permettendoci di accogliere, nel resto della casa, pellegrini di altre nazioni.

1013 11 giugno 1049:  oggi, 11 giugno, sono iniziati finalmente i lavori.

1014 26 giugno 1949:  oggi, 26 giugno, apprendo una triste notizia, ossia don Bayer mi comunica che non può mantenere i suoi impegni, poiché non può più fare affidamento, come precedentemente, sul comitato tedesco, perciò neanche io potrò fare affidamento su tali promesse. Non so cosa mi sia capitato in quel momento; solo il buon Gesù ha potuto valutare il mio dolore e il mio scoraggiamento.

1015 All’Impresa non ho detto nulla, ma la mia afflizione era grande ricordando le parole del Cardinale vicario e la responsabilità che gravava su di me, per non aver ascoltato sua eminenza che era convinto che non avrei potuto, per nessun motivo, ricavare dal lavoro dell’anno santo, il denaro necessario per pagare l’Impresa, con il risultato – secondo lui – che la Congregazione avrebbe dovuto abbandonare Roma, lasciando all’Impresa la parte edificata della casa, per recuperare le spese sostenute.

1016 Nonostante il dolore e l’afflizione, non dico nulla e continuo a lavorare e a far lavorare alacremente, perché questo padiglione sia finito per l’anno santo. Il signor Lino che sembrava avesse una telepatia, non mi lasciava in pace chiedendomi se avessi qualche problema.

1017 Finalmente gli ho detto che don Bayer non era disposto ad inviare i pellegrini come mi aveva promesso. Egli ha cercato di tranquillizzarmi, invitandomi a non soffrire perché se non li mandava questo signore li avrebbe inviati un altro comitato; ma si notava anche in lui un certo nervosismo interiore e, senza dirmi niente, è andato a trovare questo signore. E, come mi disse più tardi, fu un incontro molto sgradevole. A me non disse nulla e il signor Lino non volle che lo sapesse neppure suo fratello Antonio, che è socio dell’Impresa e, secondo me, è anche più interessato.

1018 In questo momento di dolore, angoscia e incertezza il buon Gesù si nasconde. Alle figlie non ho detto niente e ricordando gli ordini e le promesse del buon Gesù che, se mi do da fare, posso finire la costruzione del padiglione di questa casa per pagarlo interamente col lavoro dei pellegrini dell’anno santo, dopo aver trascorso la notte piangendo e pregando, recupero nuove energie ogni mattina, per iniziare nuovamente a lavorare con più brio. Così, ho detto al signor Lino: "Siccome ci rimane poco tempo, desidererei che i camion pieni di mattoni o altro materiale che le suore possono scaricare, non vengano scaricati dagli operai, ma dalle suore."

1019 Così, quando gli operai andavano via, le suore tutte in fila, scaricavamo i camion e portavamo su tutto il materiale nei piani dove avrebbe dovuto essere utilizzato, alcune servendoci della gru e altre delle scale, salendo cariche del materiale e scendendo cariche dei calcinacci rimasti sul posto, perché gli operai potessero lavorare senza perdere tempo.

1020 Era meraviglioso vedere con quale entusiasmo e gioia lavoravano queste figlie. La persona di fiducia incaricata di custodire il materiale per la costruzione, quando ci vedeva arrivare al lavoro, diceva: "È arrivata la Celere".

1021 Nonostante il dolore e l’abbattimento, ho pensato di costruire una grande baracca nel giardino per farci dormire 96 bambine e otto suore, con lo scopo di permettere ai pellegrini di occupare l’intera area già costruita. Per questo, ho cercato un muratore e un operaio distinti dall’Impresa che, insieme alle suore, edificassero una grande baracca utilizzando tutto il materiale ammucchiato nell’orto e avanzato dalla costruzione delle due grandi baracche edificate per sistemarci le figlie che dovevano partecipare al capitolo generale.

1022 Così, ho dovuto acquistare dalla stessa impresa costruttrice del nuovo padiglione, solo quattro camion di mattoni, alcuni metri cubi di calce e alcuni quintali di cemento. Questi due operai li ho potuti pagare settimanalmente, ma non ho potuto fare la stessa cosa col materiale acquistato dall’Impresa, rimanendo questo debito e la spesa delle vasche, dei lavandini e gabinetti dei bagni della baracca. Così, con modica spesa abbiamo costruito una baracca per 104 persone. Di questa splendida baracca ci siamo serviti per diversi anni, ogni qualvolta venivano a Roma numerosi pellegrini.

1023 Solo il buon Gesù conosce e ha potuto valutare quanto ho sofferto durante i sei mesi di costruzione di questo edificio; passavo le notti piangendo e chiedendo aiuto al buon Gesù e durante il giorno lavoravo: al mattino in cucina, aiutando a preparare il pranzo per gli operai e per le famiglie povere; poichè tale lavoro lo continuiamo, in questa casa, finchè il buon Gesù non disponga diversamente. Finito il mio lavoro per gli operai, con alcune suore rimaste ad aiutarmi nella distribuzione del cibo ai poveri che erano sempre più di 200, andavo ad aiutare le figlie impegnate nel cantiere.

1024 10 agosto 1949:  il 10 agosto mi chiama il Cardinal vicario per dirmi di non sperare nel lavoro dell’anno santo, perché in molte nazioni i comunisti avevano fatto molta propaganda contraria, perciò era sicuro l’insuccesso dell’anno santo. Dopo avermi comunicato questa triste notizia, sua eminenza mi chiese: "lei, madre, cosa farà?" "credo di dover continuare, eminenza, perché Gesù sapeva di questa propaganda e mi ha ordinato di costruire, assicurandomi che avrei saldato ogni cosa col lavoro dell’anno santo." Sua eminenza mi ha risposto: "Lui, l’aiuti, Madre".

1025 Inoltre mi ha domandato se ancora continuavo a dare da mangiare ai poveri per venti lire. "Si, eminenza; e da due mesi ne vengono molti di più perché stanno ricostruendo la zona di via Casilina e tutti gli operai che vi lavorano vengono; alcuni a mangiare, altri per portarsi a casa la loro porzione". "Durante l’anno santo lei pensa di continuare a dar da mangiare a tutti quei poveri?" "Si, eminenza". "Fino a quando?". "Non lo so; solo so che questo lavoro devo farlo finchè risiedo a Roma e so anche che poi mi attende un altro compito duro e penoso in una zona dell’Umbria". "E non sa precisamente dove?" "no, eminenza". "Il Signore, ti aiuti, figlia, prega per me, che io pregherò per te".

1026 Settembre 1949  oggi, 9 settembre, mi accorgo che sono venuti meno operai e il signor Lino Di Penta non è presente a controllare i lavori come prima.

1027 16 settembre 1949  oggi, 16, ho telefonato al signor Lino per chiedergli se c’era qualche novità, poiché vengono sempre meno operai e il materiale non arriva più come prima e così non credo che si finirà il lavoro per ospitare i pellegrini fin dal primo giorno dell’anno santo; nel qual caso io non potrò mantenere l’impegno verso l’Impresa.

1028 Allora lui, molto rattristato– perché ha un cuore buono– mi ha detto: "Madre, mi rincresce darle un dispiacere, ma mio fratello Antonio è venuto a conoscenza della propaganda contraria fatta all’estero e sostiene che l’anno santo è fallito in partenza; perciò tutti i comitati esteri stanno annullando i loro impegni come ha fatto don Bayer. Mio fratello Antonio, già da diversi giorni, mi sta importunando perché le chieda se è disposta ad un’ipoteca della casa già costruita, per continuare il lavoro; se invece l’anno santo riesce bene, come lei dice, si toglierà l’ipoteca. Altrimenti non intende continuare".

1029 Solo Gesù può conoscere il dolore che questa notizia ha prodotto nel mio cuore. Quasi senza forze e con gli occhi pieni di lacrime, ho risposto al signor Lino –molto impressionato dalla mia sofferenza– che per nessun motivo potevo accettare tale compromesso e che l’unica cosa che potevo dire era che, se anche l’anno santo fosse stato un insuccesso, e non lo credevo, ero disposta a che l’impresa aprisse in questa casa una clinica, dove io e le mie suore avremmo lavorato gratis fino a saldare tutti i debiti e poi l’edificio sarebbe diventato di proprietà della Congregazione. Ma, ripetevo di nuovo, che non ci sarebbe stato bisogno di ricorrere a tanto.

1030 Non so cosa mi è successo; solo so che ho perso conoscenza e, quando sono rinvenuta, il signor Lino mi ha detto con gli occhi pieni di lacrime: "Madre, smetta di soffrire, poiché anche se mio fratello non vuole continuare il lavoro, io personalmente affronterò le spese per questa costruzione; e se lei può, mi pagherà nell’anno santo, altrimenti Dio provvederà. Le prometto che già da oggi si riprenderà il lavoro con più alacrità di quella che abbiamo avuta fino ad ora. E se necessario faremo due turni, ma la casa sarà finita il 24 dicembre".

1031 Solo il buon Gesù sa le sofferenze patite in questi sei mesi, per non riuscire ad allontanare dal cuore le reccomandazioni e i timori di sua eminenza, sempre presa dalla paura che avrei portato la mia amata Congregazione alla rovina, se si fosse avverato quanto mi aveva predetto.

1032 24 dicembre 1949:  oggi, 24 dicembre, abbiamo accolto i primi pellegrini e, grazie al buon Gesù, tutto si sta realizzando come mi aveva detto.

(El pan 18, hoy 991-1032)

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ultimo aggiornamento 06 aprile, 2007