LA MISERICORDIA DI DIO
RIVELATA NELL'ANTICA ALLEANZA
   
  P. Aurelio Pérez fam  

Con questa rubrica proponiamo di vedere la rivelazione della misericordia del Signore attraverso una selezione di pagine dell’Antico Testamento (NdR)

 

2. LA MISERICORDIA DI DIO CREATORE DI FRONTE AL MALE MISERICORDIA NELLA CREAZIONE

Come si pone il Padre, dalle cui mani misericordiose è uscita la creazione piena di ogni bontà, di fronte all’opera delle sue mani, inquinata dalla zizzania che il nemico ha seminato nel campo dove Lui aveva posto il buon seme? Il problema del male nel mondo è quello che pone più interrogativi alla fede nel Dio buono e onnipotente. Due sono le domande classiche:

se Dio è buono e ha fatto tutto con amore e per amore, perché c’è il male?

E se è onnipotente, perché permette il male con tutte le sue terribili conseguenze?

La rivelazione di Dio sull’origine, sul senso del peccato e sulle sue conseguenze la troviamo nel racconto della Genesi, perché solo Dio può rivelarci la verità sul peccato. Noi ne sperimentiamo le conseguenze ma in fondo "non sappiamo quello che facciamo" come dice Gesù sulla croce (Lc 23,34).

La Genesi ci presenta come tre icone del peccato, con cui la Parola di Dio ci svela come il peccato entra nel mondo, inquinando e distruggendo:

il rapporto con Dio, (peccato dell’uomo e della donna nel giardino di Eden, Gen 3);

il rapporto con l’altro (peccato di Caino, Gen 4);

il rapporto con la terra (peccato dei costruttori della torre di Babele, Gen 11,1-9)

Anche se ognuno dei tre momenti presenta l’accentuazione propria, ognuno di essi contamina anche le altre due dimensioni della creazione, per cui in ognuno è presente, anche se in modo diverso, la triplice distruzione. E questo dall’inizio del mondo fino ad oggi, in infinite modulazioni1.

 

I 5 passi del primo peccato (Gen 3)

Presentiamo questi 5 passi perché sono paradigmatici di ogni peccato.

 

1. La tentazione (vv. 1-5)

    La tentazione consiste nel voler "diventare come Dio", decidendo da soli che cosa è bene e che cosa è male (=mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male), senza riconoscere di essere creature.

    Esaminiamo da vicino il testo biblico, perché la Parola di Dio è la più grande verità sulla nostra vita, quindi anche la cosa più concreta.

    La tentazione e il peccato partono da una menzogna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?». Gesù stesso dirà nel Vangelo che "il diavolo è mentitore fin dall’inizio", e le lettere apostoliche lo definiscono "padre della menzogna". La donna stessa smonta la prima menzogna, ma commette il torto di dialogare con il tentatore (cf il manzoniano "…e la sventurata rispose"), subendo un sottile ma profondo contagio di diffidenza e sospetto nei confronti di Dio, visto non più come padre e creatore, ma come legislatore esigente.

    E quando la prima menzogna viene smascherata, il "mentitore" insiste e ne presenta un’altra meno grossolana, molto più insidiosa:

    Ma il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male».

    Qui la tentazione è molto più subdola: Dio viene presentato come il concorrente dell’uomo, che non vuole che lui cresca, sia libero, saggio, potente, come Dio stesso! E presenta il male come un bene, anzi il bene migliore, che realizza l’uomo in pienezza, ponendolo sullo stesso piano di Dio. La seduzione della tentazione ha la sua forza proprio nell’inganno.

 

2. La caduta (v. 6)

    E allora ecco che la tentazione si presenta con tutta la sua forza seduttrice, di apparenza di bene:

Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anche gli ne mangiò.

    La descrizione della caduta è fredda e pacata. L’insinuazione del tentatore ha avuto successo. Quando il timore del Signore e la fede nella sua parola sono stati messi da parte nella coscienza dell’uomo e della donna, interviene l’atto peccaminoso. E’ il momento drammatico della libertà che sceglie contro la volontà di Dio.

 

3. Le conseguenze, pena intrinseca del peccato (vv. 7-8.9-13)

    Dopo la caduta iniziano a manifestarsi le conseguenze autodistruttive e mortifere che sono immanenti all’atto peccaminoso. L’escalation del male è tremenda e ha conseguenze imprevedibili. Pensiamo a Davide, nel suo peccato con la moglie di Uria: ogni tentativo di nascondere la faccenda porta a conseguenze più gravi, fino all’eliminazione di Urìa. Quello che appariva come un banale momento di piacere finisce in omicidio (2Sam 11,2-27).

    In sintesi, le conseguenze sono la distruzione del triplice rapporto con Dio (ci si nasconde da Lui), con l’altro (si scarica la colpa sull’altro) e con le cose (tutto il creato subisce la maledizione e la morte). E c’è anche la conseguenza della rottura dell’armonia all’interno dell’uomo e della donna, che – per la prima volta!- hanno paura: al rumore dei passi di JHWH nel giardino il loro titanismo si scioglie, si nascondono, si vergognano della loro nudità: paura, vergogna, malizia. È questa l’apertura degli occhi per "essere come Dio"?

4. La "punizione" (vv. 9-13.14-19)

    Noi non vediamo mai tutta la gravità e le terribili conseguenze del peccato. E’ Dio che ce le rivela. Le sanzioni che leggiamo nel discorso di Dio al serpente ("striscerai… insidierai il calcagno"), alla donna ("partorirai con dolore" ecc.) e all’uomo ("con sudore guadagnerai il pane" in una terra maledetta), sono ancora una volta un atto d’amore, un avvertimento paragonabile alle istruzioni per l’uso che noi troviamo nelle medicine o nelle macchine, come se Dio ci dicesse: "Attenzione, voi state mettendo fuoco alla creazione molto più di quanto non immaginate"2.

    Questo intervento di Dio non è tanto una punizione aggiuntiva al peccato, ma è la rivelazione per noi, che il peccato ha in se stesso la sua punizione, è distruttivo su tutti i fronti, porta alla morte.

5. La riparazione (vv. 15.20-21)

    Il Creatore, amante della vita, che ha fatto bene tutte le cose, non si lascia vincere dal male: con delicatezza misericordiosa copre la nudità dell’uomo e della donna con tuniche di pelli e annuncia una salvezza misteriosa per l’inimicizia tra la stirpe della donna e la stirpe del serpente. Solo Dio è capace di fare questo di fronte al male e al peccato. Lui rimane fedele all’alleanza della creazione (cf Gen 8,20-22; 9,9-17) ed escogita sempre nuovi interventi, mettendo in evidenza la paradossale legge proporzionale che guida il suo agire: più è grande il male, la miseria, il peccato, più Lui moltiplica il bene, la misericordia, la salvezza, intessendo una storia di pazienza e di bontà superiore a ogni nostra comprensione e aspettativa, fino alla morte del Figlio. "Dove ha abbondato il peccato ha sovrabbondato la grazia" (Rom 5,20).

    Hai pietà di tutti, perché tutto puoi e dimentichi i peccati degli uomini in vista della conversione.

    Ami tutte le cose che esistono e niente detesti di ciò che hai fatto, perché se tu odiassi qualche cosa, neppure l’ avresti formata.

    Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza?

    Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita. (Sap 11, 23-26).


1 F.R. DE GASPERIS, Sentieri di vita I, Paoline 2005, pp.187ss.

 

2 F.R. DE GASPERIS, Sentieri di vita I, Paoline 2005, p. 198.

 

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ultimo aggiornamento 06 aprile, 2007