STUDI
 

     Alberto Bobbio

Monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti, teologo
(foto Catholic Press).

MONSIGNOR BRUNO FORTE COMMENTA L’ESORTAZIONE APOSTOLICA DI BENEDETTO XVI

Cristiani, le ragioni della coerenza

 

«Il Papa chiede coerenza ai cristiani nel rispondere ai doni del Signore. È una forzatura della stampa voler cogliere solo dei no nel suo insegnamento, che è ricco di speranza».

Cosa significa "coerenza eucaristica" per i cattolici? E in modo particolare, per i politici cattolici? L’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis spiega che a essa vanno ispirati tutti gli atti dei fedeli cattolici. Ma il paragrafo che richiama alla coerenza eucaristica è solo uno dei 97 paragrafi della prima Esortazione apostolica di Benedetto XVI. Abbiamo chiesto a monsignor Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e presidente della Commissione della Cei per la dottrina della fede di illustrarne alcuni contenuti.

¨ Eccellenza, cosa significa coerenza eucaristica per i credenti e in particolare per coloro che hanno responsabilità sociali e politiche?

«Il n. 83 dell’Esortazione apostolica, che parla della "coerenza eucaristica", sembra l’unico di cui i media si siano occupati. In realtà, esso si inserisce all’interno di una struttura organica, che presenta il mistero proclamato, celebrato e vissuto, in tre parti fra loro profondamente unite. Non mi sembra, perciò, che chi si è fermato solo su quel punto abbia veramente esaminato l’intero documento. Chi lo ha fatto, avrà compreso il senso di quelle parole: quanto la Parola di Dio rivela e il sacramento compie, deve essere espresso nella vita. "Diventa ciò che sei!" è la massima che riassume l’esistenza cristiana: nel tuo agire e nelle tue scelte sii fedele a ciò che la Parola e il sacramento dell’amore hanno fatto di te. Questo vale anche per il cristiano impegnato in politica o che abbia responsabilità sociali, che dovrà perciò esaminarsi con coscienza rettamente informata, davanti a Dio e nella comunione della Chiesa, sulle scelte che fa: quanto decide di fare non deve, insomma, separarsi dalla Verità in cui ha creduto e a cui deve obbedienza, proprio grazie alla forza dell’amore che gli è stato dato».

¨Può farci esempi concreti?

«Certamente: come potrebbe essere a favore della guerra chi riconosce nel suo Signore il Principe della pace? Come potrebbe sopprimere la vita in tutte le sue fasi, sin dal concepimento, o rifiutare la propria vita, chi riconosce in Dio l’Autore e il Padrone della vita? Come potrebbe non considerare la famiglia un bene primario e necessario per il futuro di tutti chi crede nel Dio dell’alleanza e riconosce nel vincolo nuziale fra l’uomo e la donna il sacramento dell’amore di Cristo per la sua Chiesa e il fondamento del bene comune e del futuro dei nostri ragazzi?».

¨ E verso chi non crede?

«La coerenza eucaristica esige che il cristiano proponga con fedeltà e con coraggio le ragioni per accogliere ciò che egli crede e testimonia, nel rispetto di ognuno e nell’obbedienza alla Verità che libera e salva».

¨Che cosa allora concretamente dovrà fare, come dovrà comportarsi il cristiano impegnato in politica?

«Dovrà prestare serio ascolto ai pastori, pregare molto e verificarsi con guide spirituali sagge e autorevoli nel fare le sue scelte. Vorrei citare qui un passo molto significativo dell’Enciclica Deus caritas est di papa Benedetto XVI, richiamato anche dall’Esortazione: "La Chiesa vuole servire la formazione della coscienza nella politica e contribuire affinché cresca la percezione delle vere esigenze della giustizia e, insieme, la disponibilità ad agire in base a esse, anche quando ciò contrastasse con situazioni di interesse personale... La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia. Deve inserirsi in essa per la via dell’argomentazione razionale e deve risvegliare le forze spirituali, senza le quali la giustizia, che sempre richiede anche rinunce, non può affermarsi e prosperare"».

¨ Si può dire che il Papa sia preoccupato dei peccati di omissione dei cristiani nella società, rispetto al Vangelo?

«Mi sembra che questo Papa sia più preoccupato dei "sì" che l’amore di Dio dice agli uomini, che non dei "no". È una vera forzatura della stampa voler cogliere solo dei "no" nel suo insegnamento, che invece offre sempre ragioni di vita e di speranza, di fiducia nell’uomo e nell’amore del Signore per le sue creature. Basti solo pensare a quante volte ricorre negli insegnamenti di Benedetto XVI la parola "gioia", o l’idea di verità come amore, o la sottolineatura della bellezza del cristianesimo. Sull’esempio di sant’Agostino, da lui molto conosciuto e amato, papa Ratzinger è convinto che gli uomini vadano attratti a Dio con vincoli d’amore, non con legami di paura o con precetti che non siano comprensibili anche ai più piccoli».

¨ Sul celibato contesta il fatto che sia una questione di tipo funzionale e una necessità, affermando che ha radici teologiche e bibliche. Cosa significa?

«Il celibato dei sacerdoti rispecchia certo un’esigenza del popolo cristiano: la comunità ha diritto ad avere un pastore tutto per sé. Del celibato, però, l’Esortazione accentua il valore positivo e propositivo, l’essere segno del fatto che Dio solo basta, che il mondo a venire e la vita eterna sono così belli e importanti che per essi, e per amore di coloro cui li si annuncia, è possibile donare totalmente il proprio cuore e la propria vita. Un segno certamente in controtendenza con l’edonismo proposto in tanti modi nella comunicazione del "villaggio globale", ma proprio per questo ricco di forza profetica».

¨ Ribadisce l’obbligo della non ammissione alla comunione dei divorziati risposati, ma chiede ai tribunali di verificare bene la validità di tanti matrimoni. Questo vuol dire che il Papa sottolinea il fatto che non si può concedere il sacramento del matrimonio a cuor leggero, come a volte accade?

«L’Esortazione invita anzitutto al serio discernimento e alla preparazione solida al matrimonio. Ne sottolinea la bellezza. Incoraggia le coppie in crisi a far di tutto per rilanciare il loro patto. Ricorda ai divorziati risposati che essi non sono fuori della Chiesa, ma partecipi a pieno titolo del Battesimo, e li invita a partecipare alla vita della comunità, anche, in particolare, alla celebrazione dell’Eucaristia, pur dovendo accettare il sacrificio della rinuncia a comunicarsi, offerto come strumento di intercessione e di penitenza al Signore. Pastoralmente, ho vissuto e vivo questo atteggiamento fatto di vicinanza, attenzione e fiducia nel cammino delle coppie in situazioni irregolari, perché esse non si sentano mai abbandonate dall’amore di Dio e della Chiesa».

¨ Latino e gregoriano: c’è qualche novità? Qualcuno sembra temere una retromarcia rispetto alla riforma liturgica del Vaticano II...

«Nessuna retromarcia: solo, il desiderio di non perdere il patrimonio di bellezza del canto gregoriano, oggi riscoperto da molti, come dimostra l’attenzione a esso riservato dai media e il successo di vendita dei cd che lo ripropongono. Circa il latino, poi, si sottolinea l’opportunità di servirsene in alcune celebrazioni internazionali come lingua franca della preghiera liturgica, come già si fa ad esempio in alcuni eventi mondiali a Roma o nei grandi santuari, o come fa la Comunità di Taizé, che raccoglie migliaia di giovani di tutto il mondo, e usa il latino per i "canoni" da far cantare a tutti. Un aiuto alla preghiera, non un ritorno a prima del Vaticano II. In particolare, vorrei sottolineare nell’Esortazione il forte apprezzamento e il rilancio del messaggio del Concilio, lì dove si ribadisce il "benefico influsso che la riforma liturgica del Concilio ha avuto per la vita della Chiesa"».

(F.C. N.12 25MARZO 2007)

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ultimo aggiornamento 30 aprile, 2007