P A S T O R A L E g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

"E ti vengo a cercare"

 

Tutto per Amore

 

«E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare…»

(E ti vengo a cercare di Franco Battiato, 1988).

Cara T.,

con queste parole di Franco Battiato inizio la mia lunga lettera (anche se preferisci De André): una lettera pubblica, ma personale, per raggiungere i giovani che, come te, continuano a cercare.

Ci siamo conosciute in viaggio e fin dalle prime battute ho capito che ti ero simpatica. Anche tu mi eri simpatica. Anticipo di simpatia necessario perché ci sia comprensione, come scrive il Papa nella premessa al suo libro "Gesù di Nazaret".

Vorrei raccontarti un’esperienza di evangelizzazione di strada, così la chiamano gli addetti ai lavori, che ho vissuto sabato scorso a Tricase (LE).

Tricase: tappa felice del mio percorso pugliese, per incontrare i giovani dopo la bella missione vissuta nella parrocchia di Santa Eufemia, il mese scorso.

Dopo la Messa e l’incontro con i Giovani Amore Misericordioso, fra la pizza e un’iniziativa diocesana dell’Agorà, abbiamo scelto la seconda.

In gruppo, capitanati da don Gino, siamo andati a piedi, lasciando la Parrocchia alle spalle, verso il centro di Tricase.

Là, in una piccola Chiesa, chiamata "Sant’Antonio vecchia", don William, un gruppo del Rinnovamento di Maglie, e persone di buona volontà, ci siamo trovati per pregare e invitare i giovani dalla piazza e dalle strade vicine ad entrare.

Là c’era Gesù Eucarestia, grande, bianco, illuminato, perché tutti Lo potessero vedere. Dirgli una parola (Gesù ti ascolta) e trovare la sua (Gesù ti parla).

 

«…perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza».

 

Una donna gentile si avvicina e sussurra tre parole, quasi un ordine divino: "Vai anche tu?". "Ed ora va’!", dice Dio.

Dovevo andare con un gruppo di giovani, di quelli che sono dentro, ad invitare altri, di quelli che sono fuori. In piazza o davanti al bar, tirati a lucido per uscire e sballare un po’…

Alcuni giovani arditi mi hanno subito addestrato sulla tattica di "rapimento".

Invitare i ragazzi facendo leva sulla loro curiosità: "Ragazzi, vi va di venire con noi? Laggiù… Vedete quella porta? Ci entriamo insieme? C’è Qualcuno che vi sta aspettando… un Amico!".

I ragazzi che cedevano alla simpatia di un invito fatto così, in modo semplice e convinto, dai loro coetanei, passavano la porta.

Quasi sempre entravano in gruppo, raramente da soli.

Chi entrava restava preso in trappola, senza rendersi conto. Osservavo i loro occhi buoni, stupiti davanti a Gesù Eucarestia, come non l’avessero mai visto.

Seduti per terra, o appoggiati ai banchi della Chiesa, si piegavano a scrivere la loro preghiera, a prendere la risposta di Gesù, ad accendere una piccola luce e deporla ai piedi dell’altare. Ascoltavano le preghiere dei loro accompagnatori, in silenzio. Si lasciavano toccare leggermente le spalle, catturati dal Mistero.

Chi si vedeva cambiato, chi restava tale e quale.

Non dimenticherò mai lo sguardo grato di Federico, proprio lui che poco prima, aveva inventato la scusa di essere "testimone di Geova"…

E ricordo Gianluca, che è entrato in Chiesa, al mio fianco, convinto e sereno, dopo aver mangiato in fretta il suo gelato: "Preghiamo per i tuoi amici che non sono entrati, ti va?".

 

«Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te».

 

Mia cara T., ho pensato sai, in quei momenti, anche alla tua inquietudine perduta.

Al desiderio "mistico" di capire che non trova risposta, solo il silenzio di Dio.

E mentre andavo a cercare quei giovani-ssimi, pensavo a te, donna giovane e in gamba, assetata di libertà.

Ricorda, però, che la tua libertà ha un prezzo, anche molto alto, finché non incrocia quella di Dio.

Nella piazza di Tricase, quella sera, ho assaporato le due libertà a confronto; tutto si giocava nella frazione di un secondo: alcuni ragazzi scappavano, urtati e confusi; altri muovevano un passo per venire, poi tornavano indietro, inaspettatamente.

Alcuni accampavano scuse: "Vengo fra cinque minuti"; "Dopo…"; "Devo partire, mi stanno aspettando, se no perdo il passaggio"; "E’ lui/lei che deve venire"; "Non penso di averne bisogno"; "Non mi va"…

Un ragazzo, fra il curioso e il divertito, dopo avermi detto che non voleva venire, "semmai dopo", mi domanda: "Ma… fino a quando state aperti?".

L’idea della Chiesa-negozio, pub, discoteca… non mi era mai venuta: mica male, però… Se non fosse che l’Oggetto di scambio è diverso e che la fede non si può negoziare, comprare, rivendere…

 

«Dovrei cambiare l’oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane…».

 

Ma come aiutarli a cambiare l’oggetto dei desideri?

Perché, amici, credete sempre che Dio voglia togliervi qualcosa…

Quel pizzico di libertà alla quale tenete tanto? Così non fate i conti con la Sua!

Alcuni di loro, venendo allo scoperto, dicevano di non credere nella Chiesa, nei preti, altri (pochi a dire il vero) di non credere in Dio. Gli pareva, se fossero entrati, di prenderci in giro.

"Ma noi ci lasciamo prendere in giro… Entrate!".

E nell’Ostia bianca, grande, illuminata, troverete le vostre radici!

 

«E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici».

 

Sai, cara T., mi sono davvero divertita!

Un ragazzo simpatico, guardandomi dall’alto in basso, ha esclamato: "Almeno adesso so che le Suore hanno i capelli, credevo che non li avessero!".

Vedi, magari non è cambiato l’oggetto dei suoi desideri, ma le Suore non gli sono sembrate più extraterrestri senza capelli!

Uno dei miei giovani maestri, notando che, a volte, accompagnavo i ragazzi nella loro fuga, fino a quando non li perdevo d’occhio, mi ha detto: "Ma tu, Sorella, i giovani non li cerchi, li insegui!".

Mantenere desto il sentimento che i giovani chiamano "rispetto" e sposarlo con una santa audacia: mi sembra il corollario della misericordia.

L’Amore misericordioso aspetta e viene a cercare; distoglie lo sguardo davanti al peccato e sprofonda nell’abisso dei nostri peccati… Anche laggiù nel fondo, possiamo incontrarlo, perché ci è venuto a cercare.

A un ragazzo che con insistenza diceva di non voler venire, obiettavo: "Non potrai dire che il Signore non ti è venuto a cercare!". Lui non rispondeva, mi guardava sospettoso, con finta indifferenza.

Ma quando, circondata dalle loro domande provocatorie, ho sperimentato l’abbandono del gruppo dei miei compagni (tutti in cerca delle pecore perdute) anch’io sono andata in crisi. E ho battuto in ritirata.

Quando sono partita, ho avvertito dietro di me un "Oh" di soddisfazione…

Allora mi sono sentita triste, delusa… Dopo il combattimento, dovevo confessare la mia sconfitta. Disinfettare le ferite…

"Mi avete lasciato sola": dicevo ai giovani maestri. "Torno da Gesù a ricaricare le batterie".

"Tu, prega…" mi ha detto Andrea.

 

«Emanciparmi dall’incubo delle passioni
cercare l’Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un’immagine divina
di questa realtà».

 

Cercare l’Uno "al di sopra" del Bene e del Male, o cercarlo dentro?

Dio non è al di sopra delle cose: è dentro il buono delle cose. È il Sommo Bene.

Il Bene che vince il male, perché lo affronta, lo prende su di sé.

Lui: Crocifisso e risorto per me.

Dio non è al di sopra, ma dentro quel Pane, esposto agli increduli e ai credenti.

Ma per andarlo a cercare, ci occorre l’aiuto dei fratelli.

Fratelli che vogliono aiutare i giovani a varcare la porta della Chiesa!

Fratelli giovani che aiutano i giovani a rimanere con Gesù, lasciando la religione "fai da te" che va tanto di moda.

 

E ti vengo a cercare
perché sto bene con te
perché ho bisogno della tua presenza.

 

Per questo, cara T., abbiamo bisogno di te!

Pensaci su! Te lo dico con rispetto e santa audacia!

Alla prossima,

sr. Erika di Gesù

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 29 maggio, 2007