DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

"... ho provato una grande pena, quella di sempre: vedere il buon Gesù elemosinare amore, come se non potesse vivere senza di noi ..."

1207 15 marzo 1952:  Questa notte l’ho trascorsa bene, in quanto credo di averla trascorsa unita al mio Dio e lì, unita a Lui, in intimo e dolce colloquio, mi sono resa conto ancora una volta della sua amabile bontà, del suo amore e della sua carità. Lì, al suo fianco, si impara a domare l’orgoglio, la superbia e la vanità e si arriva al distacco dalle creature e l’anima si unisce sempre più al suo Dio per pensare solo a Lui e alla sua gloria. Lì, padre mio, l’anima si inebria d’amore e non sa più parlare d’altro che del suo Amato e si deve fare un grande sforzo per continuare a vivere in questo esilio, poiché la conoscenza e l’amore di Dio ci stacca dalle creature, ci unisce sempre maggiormente a Lui e trasforma progressivamente in Lui.

1208 Gesù mi ha chiesto ancora una volta di raddoppiare gli sforzi per progredire nella santità, senza propositi precipitosi o frenetici, né tanto meno presuntuosi, infatti, dice, che gli sforzi esagerati non durano e i presuntuosi si scoraggiano sempre ai primi insuccessi.

1209 Mi ha anche detto che per progredire come Lui vuole, mi basta un desiderio sereno, calmo e ponderato, basato sulla conoscenza e sull’onnipotenza della sua grazia, ravvivato continuamente dall’amore e dal suo esempio.

1211 16 marzo 1952:  Questa notte l’ho trascorsa col buon Gesù: mi sono raccolta un po’ per pregare e la notte è trascorsa senza accorgermi. Gesù mi ha detto che quanto più mi eserciterò nella virtù della carità, tanto più cresceranno in me i sentimenti di pietà che sgorgano con facilità da un cuore che già vive l’amore di Dio, ed è questo che fa vedere la bellezza, la bontà e l’infinita misericordia di Dio. Da qui nasce spontaneamente un sentimento di riverenza e ammirazione che porta con sé gratitudine, lode e compiacenza; quanto più grande è l’amore verso Dio, tanto più si espanderanno questi affetti, come succede con l’amore verso di Lui: quanto più l’anima considera quello che Lui ha fatto e sofferto e l’amore che dimostra nell’Eucaristia, tanto più si riempie di amore, di adorazione, di gratitudine e si sente spinta ad amarlo intensamente, sentendosi allo stesso tempo trasportata ad abbracciare la croce anche se pesante.

1212 Credo, padre mio, che questa raccomandazione del buon Gesù mi giunga perché in questi giorni mi sembra di essere stata impaziente e poco caritatevole col rettore e vice-rettore di questo collegio. Penso che l’impazienza in me sia originata dal fatto che credo di perdere tempo e Gesù, sempre buono, non vuole angosciarmi maggiormente. Ciò mi dispiace molto, perché vedo che, nonostante il mio desiderio di non dispiacere al buon Gesù e dargli quello che mi chiede, ancora non ci riesco. Oggi ho un unico desiderio: restare da sola con il mio Dio per dirgli tante cose.

1213 17 marzo 1952:  Ho passato questa notte distratta o, meglio, unita al buon Gesù. Mi ha invitato a fare tutto unita a Lui, poiché Egli abita in me per santificare non solo me, ma anche le mie opere e per riempire di Sé tutte le mie facoltà. Vuole essere luce del mio spirito, amore e fuoco del mio cuore, forza e virtù delle mie facoltà, perché in Lui possa conoscere, amare e compiere la volontà di suo Padre, sia per lavorare per il suo onore, che per soffrire e patire ogni genere di tribolazioni e angosce per la sua gloria e perché le mie azioni diventino così una preghiera continua, un’elevazione dell’anima mia a Dio. Padre mio, questo è il desiderio del buon Gesù e il mio. Come lo realizzerò? mi aiuti.

1214 In questi giorni una grande tristezza si è impossessata di me e non so se non mi sento affatto bene per questo motivo. Ho un po’ di febbre, ci sono dei momenti che mi sembra non poter resistere per il dolore alla testa; provo anche un vivo desiderio di tornare a Roma, poiché ho paura, molta paura,di non poter reggermi in piedi.

1215 Non so in quale maniera si potrebbero aggiustare le cose per formare qui una comunità, perché nessun sacerdote vuole venire a vivere con questi due. Ancora non sono andata a trovare il Vescovo.

1216 Il padre come sta? è più rassegnato a fare la volontà di Dio? Padre mio, l’aiuti e cerchi di accendere in lui il fuoco dell’amore, così accetterà con gioia la volontà di nostro Signore per quanto gli sembri difficile e preghi perché io, per mezzo della conoscenza di Dio, attiri verso di me lo stesso Dio e mi doni eternamente a Lui per amore.

 

1217 18 marzo 1952:  Questa notte l’ho trascorsa senza coricarmi; siccome avevo ancora da fare la meditazione, mi sono raccolta un momento per farla e mi sono distratta, finché sono venuti a chiamarmi. Può immaginare, padre mio, quello che è successo tra Gesù e l’anima mia! Che momenti felici!

1218 In questi momenti ho provato solo una pena, quella di sempre: vedere il buon Gesù elemosinare amore, come se non potesse vivere senza di noi. Questo è un mistero che scuote la mia superbia: vedere un Dio abbassarsi fino all’uomo e noi che abbiamo l’ardire di non dargli quel poco che ci chiede.

1219 Gesù mi dice di chiedergli ciò di cui ho bisogno per me, per le anime per le quali mi sono immolata come vittima, per i figli e le figlie. Per queste anime, figli e figlie, Ti chiedo Gesù mio di illuminarle con la tua luce perché capiscano e sperimentino il vuoto e il nulla delle cose umane e di attirarli a te, manifestandoti come loro bene supremo e fonte di ogni bene. Concedi alla loro volontà la forza e costanza di cui hanno bisogno per non desiderare e volere nulla all’infuori di Dio. Per me, Gesù mio, non desidero altro che fare la volontà di Dio, amarlo tanto, tanto, e restare da sola con Lui per parlargli e ascoltarlo.

1222 19 marzo 1952:  In questi momenti, lui ha dimenticato che nostro Signore compie miracoli a beneficio delle anime umili che confidano in Lui e che, anche se respinte, perseverano nelle loro richieste. Chiedo al buon Gesù di non considerare nulla di ciò che dice, ma che l’illumini e l’infiammi del suo amore per allontanare da sè questo pensiero che tanto lo tormenta, cioè quello che diranno gli altri e di voler fare bella figura.

1223 Fà, Gesù mio, che lui veda te in ogni cosa, disponendole per la tua gloria e il bene della sua anima; aiutalo a rialzarsi e ad elevarsi a te.

1224 Mi chiedi Gesù mio, se ti amo in questi momenti di abbattimento e di dolore; ti rispondo con le parole di san Pietro: "Signore, tu lo sai". Il mio solo desiderio è di amarti tanto e di metterti al centro dei miei pensieri, unico amico dell’anima mia.

1225 Fa’, Gesù mio, che il mio cuore sia attirato da te come il ferro dalla calamita, finché la morte non mi unisca per sempre a te. Mentre cammino in questo esilio, fa’, Gesù mio, che cresca in me la speranza e sia la virtù teologale che mi fa desiderare te solo come unico sommo bene; fa’ che la mia speranza sia Dio e il desiderio di possederlo eternamente con la visione e l’amore senza limiti.

1226 20 marzo 1952:  Questa mattina, per più di due ore, sono stata a parlare col Vescovo. Gli ho detto che penso di perdere tempo e lui mi ha risposto che crede di no, anzi il contrario, e mi ha pregato di non aver fretta di andar via; mi ha supplicato di essere più decisa e di fare con serenità quanto il Signore mi ispirerà per sistemare bene le cose e mi ha assicurato che tanto il rettore, come il vice-rettore, erano contenti che si formasse la comunità in questa casa e di farne parte.

1227 Io non la vedo in questo modo e allora ho proposto a sua eccellenza di nominare, se lo riteneva opportuno, una commissione di tre rispettabili sacerdoti, con i quali il rettore si consigliasse prima di agire o di prendere qualsiasi decisione finchè non si sarà stabilita la comunità in questa casa. Al Vescovo non è sembrato opportuno, perché crede che ben presto la comunità sarà disponibile.

1228 Gli ho anche parlato del progetto di vita di comunità per il clero secolare e mi ha risposto quello che già sapevo, ossia: come potrebbero vivere in comunità dei sacerdoti religiosi con sacerdoti secolari, se non si amano tra loro?

1229 Gli ho risposto che proprio per questa ragione, secondo il buon Gesù, sarebbe bene metterli insieme, perché uniti si amino e insieme si santifichino. Gli è sembrata una cosa molto buona e mi ha raccomandato di non scoraggiarmi di fronte alle difficoltà e ai contrasti e di lavorare per riuscirci, aiutata dal buon Gesù.

1230 20 marzo 1952:  quanto soffro in questa casa nella quale mi sembra di perdere tempo! D’altra parte il rettore è terribile. Questa mattina sono stata dal Vescovo più di due ore: gli ho esposto la situazione del collegio e mi ha detto di non avere paura di fare quello che il Signore mi ispira per sistemare bene le cose, perché tanto il rettore quanto il vice sono contenti che in questa casa si apra una comunità della quale vorrebbero fare parte.

1234 Il buon Gesù mi incarica di dirle che deve eliminare la paura di usare la parola "perfezione" e di non vergognarsi di aspirare con tutte le forze alla santità, né perdere tempo pensando che ciò sia presunzione.

1235 Padre mio, decidiamoci una buona volta a rompere i legami che ci trattengono dallo slancio verso le vette della perfezione, disponendoci totalmente ad amare nostro Signore.

1236 21 marzo 1952:  questa notte ho sofferto come al solito, ma sul pavimento perché avevo paura di sudare e rovinare il materasso che non è nostro; vedesse, padre mio, con quale coraggio si soffre uniti al buon Gesù!

1237 Credo di poterle dire che nessuno potrebbe rifiutare di soffrire con Lui vedendo quanto Lui ha sofferto per noi. Da parte mia, le dirò che mi sento tanto coraggiosa nel dolore, ma mai come questa notte, nella quale con un forte amore mi sono stesa sulla croce a fianco del buon Gesù. Come è dolce, padre mio, soffrire con Lui, per Lui e per la gloria di Dio!

1238 Se sapesse cosa si prova nell’anima quando aumenta il patire e si fissa lo sguardo sul buon Gesù che ci guarda con tale compassione e amore! E nel sentirsi dire che soffrire con Lui vuol dire consolarlo e completare la sua passione e che amarlo in modo più perfetto su questa terra, è la migliore preparazione per godere più perfettamente del suo amore per l’eternità!

1239 22 marzo 1952:  oggi, nonostante i miei propositi di soffrire con amore e per amore, unita al buon Gesù a cui dico molte volte al giorno di spremere tanto il mio cuore nell’amore e nel dolore, per poter espiare un po’ in favore delle anime consacrate, dimenticandomi di questo impegno, mi sono ripiegata su me stessa e ho sofferto per circa un’ora senza elevare il mio cuore a Dio, di modo che la mia afflizione è stata senza senso, perché non è stata riscaldata nel fuoco dell’amore ma, al contrario, basata sul mio amor proprio ferito.

1240 Ecco come sono andate le cose: ho comandato alla superiora di servire per colazione al rettore un uovo battuto col latte, perché mi sembrava che fosse molto debole e lui, nel rendersene conto, ha chiesto alla superiora con quale permesso lo aveva fatto. Lei ha risposto che lo aveva ordinato la Madre e lui ha ribadito che la Madre lì non contava niente, ma era un ospite. Che guaio ne è scaturito, padre mio!

1241 La superiora era fuori di sé e i due hanno discusso animatamente; meno male che stavo qui, altrimenti la superiora avrebbe preso le suore e sarebbe partita per Roma, lasciando la casa senza personale. Ho cercato di calmarla, ma è stato inutile, perché lei non perdonava una simile frase al padre. Poi è venuto il rettore dicendomi di non far caso a quanto aveva detto e sembra che gli animi si siano calmati.

1242 Ma sapesse, padre mio, quale ferita nel mio amor proprio! meno male che subito il mio cuore si è elevato a Dio, e sentendolo dentro di me come fedele amico e sposo dell’anima mia, chiedendomi amore e generosità nella mia immolazione per le anime consacrate, nuovamente mi sono sentita attirata da Lui, provando grande pace, gioia e serenità nell’anima. Preghi, padre mio, perchè mai più torni a guardare me stessa, ma solo Lui.

1243 23 marzo 1952:  questa notte l’ho trascorsa distratta, ma senza coricarmi perchè non ne ho avuto il tempo. Il buon Gesù mi diceva che l’unione più vera, intima e profonda è quella esistente tra due volontà e che, conformandomi con la divina volontà, sottometterò la mia unendola alla sua, il cui cibo è stato sempre fare la volontà del Padre, ossia, padre mio, che la volontà di Gesù è consistita nella fusione di due voleri in uno solo e questo è ciò che Lui vuole da me

1244 Come arriverò a questo, padre mio? Io lo desidero, ma non posso ancora dire in verità "vivo, non io però, ma in me vive il mio Dio".

1245 Devo dirle, padre, con grande pena, che, nonostante il mio proposito di far piacere al buon Gesù, nel momento della prova dimentico che nel dolore debbo unirmi sempre più al mio Dio e accrescere il mio amore per Lui e dimentico anche che, conformare la mia volontà alla sua, secondo Lui, è scambiare i cuori, accettare i suoi giudizi come legge per me, le sue prove come regola per la mia volontà. Come lo otterrò, Gesù mio?

1246 Gesù mio, fa’ che l’ amore e la sofferenza mi uniscano profondamente a te e possa dire, con verità, che non ho più volontà mia.

(El pan 18, hoy 1207-1246)

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ultimo aggiornamento 04 settembre, 2007