P A S T O R A L E g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Sorprendente Speranza

"Lo sguardo dei bambini è più puro
dell'azzurro del cielo"
(Charles Péguy)

È un mese ricco di sorprese, questo settembre.

Inizia con Benedetto XVI, all’Agorà dei giovani, a Loreto.

Ci fa vivere l’evento dell’ordinazione episcopale del nostro fratello e padre, Domenico, qui al Santuario.

Siamo ormai nella novena che celebra Cristo Re, Amore misericordioso, alla vigilia dell’anniversario di nascita di Madre Speranza.

Che cosa significa questo tempo che scorre e lascia tracce indelebili di gioie e dolori?

 

1 settembre

Benedetto per me, per noi, Giovani dell’Amore misericordioso riuniti a Fermo e pellegrini a Montorso, è stato preludio di speranza.

Nella grande musica, c’è sempre l’annuncio del tema, una "danza" che invita all’ascolto, il preludio, appunto.

In tutte le canzoni, si ripete un ritornello.

"Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo", cantava Giovanni Paolo II.

"Non abbiate timore! Cristo può colmare le aspettative più intime del vostro cuore!" canta Benedetto XVI.

Il ritornello non cambia, eppure è sempre nuovo.

Il rumore del mondo può forse inquinare il motivo, ma la grande musica si impone per la sua bellezza.

Il Papa, quando invita i giovani a non perdersi d’animo, a ritrovare la speranza, con accento fermo e dolce, prelude forse a una nuova nascita, al rifiorire di quella virtù bambina, di cui cantano i santi e i poeti.

La speranza. Quella virtù che sorprende perfino Dio (cf. Charles Péguy).

La speranza che nasce da "una fede giovane e coinvolgente"; una fede che converge al centro e poi si dilata nelle periferie del mondo, dove milioni di giovani vegliano, dormono, studiano, lavorano: "C’è chi spera e chi dispera, chi crede e chi non riesce a credere, chi ama la vita e chi invece la sta gettando via".

"Le speranze più intime del cuore" – il suo ritornello – perché anche chi dispera, tradisce una scintilla di speranza.

La speranza che sostiene legittimi sogni di grandezza, perché i progetti di Dio non sono mai impossibili.

L’icona umana più bella della speranza: "Guardate alla giovane Maria", perché Lei stessa ci ripeta le parole dell’Angelo: "Non temete! Non abbiate paura! Lo Spirito Santo è con voi e non vi abbandona mai".

La giovane Maria, poco più di una bambina.

Giovane donna dal "cuore grande", maestra di umiltà e di coraggio.

Il coraggio di preferire, all’orgoglio, la via dell’umiltà.

La via dell’amore puro, all’amore "usa-e-getta".

La via divina e umana dell’essere, alla vanità dell’apparire.

Tanti giovani si sono abbeverati alle "Fontane di luce", spazi personali di preghiera e di incontro, che erano allestiti a Montorso.

Tanti ho visto impegnati a lasciare una piccola traccia della loro presenza; a scrivere, rannicchiati sulla paglia che adornava l’ambiente, una preghiera a Gesù, a Maria.

Gli umili di Betlemme e di Nazareth.

Fontane di luce e di speranza.

15 settembre

Padre Domenico viene ordinato vescovo.

Tanti fedeli gremiscono il Santuario.

Un gruppo di giovani anima un momento di preghiera, che precede la solenne liturgia: vengono introdotti i simboli dello stemma episcopale, la fiamma dello Spirito Santo, la Parola di Dio, la goccia del crisma, il giglio eucaristico di Maria Mediatrice.

Poi la musica delle nostre canzoni, accompagnate alla chitarra, si spegne timidamente con il canto della Salve Regina; lascia il posto alle trombe dell’organo. Si comincia.

Padre Domenico entra dalla porta della Basilica. Tutti applaudono; l’organo s’infiamma.

La nostra Famiglia è trepidante, un po’ smarrita.

Ci è chiesto, in poco tempo, di offrire al Papa, alla Chiesa, due nostri Confratelli, prima Padre Armando, e adesso Domenico.

Risuonano di nuovo, nell’orecchio dell’anima, le parole di Benedetto a Loreto: "Le richieste che Dio ci rivolge, per quanto impegnative possano sembrarci, potranno mai uguagliare ciò che fu domandato da Dio alla giovane Maria?".

Certamente no. Eppure, non mi vergogno di soffrire.

Sento che, anche per me, è il momento di credere. Amare di più.

E soprattutto, è il momento di sperare.

"Per sperare, bambina mia, bisogna essere molto felici, bisogna aver ottenuto, ricevuto una grande grazia" (Charles Péguy, Il portico del mistero della seconda virtù, 1911).

Quando tutto si spegne, rimane l’eco delle ultime parole di P. Domenico, all’ambone.

Ricordando la sua vocazione, cita il profeta Geremia:

"Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo…Va’ da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti!... Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca".

Il Signore domanda poi al profeta: "Che cosa vedi, Geremia?". E Geremia risponde: "Vedo un ramo di mandorlo" (cf. Ger 1,5-11).

Il mandorlo, per essere il primo a fiorire, annuncia la primavera, ci spiega P. Domenico.

Il mandorlo, la primavera: simboli di speranza.

Di un tempo che lascia tracce indelebili di gioie e di dolori, né più piccoli, né più grandi di oggi, ma certamente nuovi.

Di un giorno in cui la grazia avrà il degno primato, nella mia vita, nella nostra Famiglia.

E a darci la notizia di questa sorprendente speranza sarà Dio in persona.

Come un bimbo che fissa il cielo, stringe un po’ di pane nella mano destra e ci fa camminare.

E avanti, fa "camminare tutti quanti".

 

30 settembre

Il compleanno di Madre Speranza.

Madre, anche tu, dietro quel bimbo che fissa il cielo, aiutaci a camminare!

Ricordaci sempre che la grazia più grande, la sola che ci renderà felici, è quella di camminare insieme, con coraggio, il cammino della speranza.

«Chiamandoci alla vita consacrata, nella famiglia dell’Amore Misericordioso, è come se Gesù ci dicesse: "Segui questo cammino giacché è quello che io stesso ti ho preparato per raggiungere il tuo scopo; alla fine ti attendo per abbracciarti". Certamente in questo cammino troveremo pungenti spine, ma il vero religioso, aiutato dalla grazia e dalla SS. Madre, camminerà lieto, sopportando con rassegnazione e perfino con gioia, le asprezze della vita. Però ricordate che occorre essere sinceri e considerare Gesù come un Padre amoroso, raccontandogli le nostre sofferenze e tentazioni, certi del suo aiuto per vincerle, sicuri che lui ci aiuterà» (Madre Speranza di Gesù, Consigli pratici, 1933).

Grazie, Madre, e… tanti auguri in Paradiso!

Con tanta speranza,

sr. Erika di Gesù

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ultimo aggiornamento 02 novembre, 2007