DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

" ... Gesù mio, fa’ che il mio amore per te sia sempre di gratitudine e mai per paura del meritato castigo o per il premio che posso sperare dalla tua misericordia ..."

1276 6 aprile 1952:  Questa notte mi sono distratta fino alle cinque e non so spiegarle, padre, cosa è avvenuto nella mia anima, perché ho sentito dentro di me la pretesa di mettere il buon Gesù al centro della mia vita, con lo scopo di non essere io a vivere, bensì Lui che vive in me; però ho sperimentato qualcosa che credo ripugni al mio Dio, ossia, molte volte confido in me stessa anziché avere totale fiducia in Lui, per questo molte volte mi succede che quando ricevo le consolazioni e la gioia che Lui mi dona, la mia anima ne gode e se ne compiace tantissimo.

1277 Invece quando Lui si riposa, rendendomi partecipe delle sue sofferenze o delle sue prove, la mia anima si rattrista e se le dicessi che sono contenta nella prova sarei ipocrita, la ingannerei, poiché la mia anima non gode nel dolore tanto come nell’amore. Credo di non provare ancora amore e gusto per la croce e nella croce e questo nonostante ami tantissimo il mio Dio. Perché mi succede così?

1278 Secondo me perché non sono staccata da tutto; ci sono delle anime che amo e inoltre credo di affezionarmi troppo ad alcune, col pretesto del bene. Padre mio, vorrei non amare niente e nessuno che mi ostacoli nella completa unione col mio Dio. Chieda questa grazia al buon Gesù per me, certo che io farò lo stesso per lei.

1279 7 aprile 1952:  questa notte ho sofferto molto, perché ho visto con pena che nonostante i miei propositi di desiderare solo ciò che Dio vuole da me, dalla Congregazione e dai figli, perdo tempo e soffro per delle cose che sicuramente non accadranno. Che pena, padre mio! In ogni modo devo confessarle che il buon Gesù si è degnato di scendere a conversare con me. Che cosa meravigliosa parlare con Gesù nella preghiera!

1280 Lui mi aiuta e mi insegna a chiedere le grazie di cui ho bisogno per me e per gli altri. Padre, se vedesse cosa si sperimenta quando si prega con Gesù e in unione con Lui! Che potere hanno le sue richieste! Il Padre non gli rifiuta nulla e Lui non si stanca di intercedere per noi, ogni volta che le grazie che richiediamo sono a gloria del Padre e per la salvezza delle anime.

1281 Quando si prega con Gesù, si conosce e si ama di più Dio. Con lui l’anima anela alla solida virtù, basata non più su pratiche di pietà ma su profonde convinzioni; è qui che l’anima impara a diffidare di se stessa per confidare in Dio, è spinta a desiderare la perfezione, ama il dolore, cerca l’abnegazione, va dietro alla croce e avanza tantissimo nell’amore a Dio, imparando a spogliarsi di tutto quello che non è Lui. Che insegnamento, padre mio, riceve l’anima quando prega con Lui! Che esempio e modello di perfezione, se lo vedesse, non c’è uguale!

1282 Io vorrei copiare da Lui l’amore, la carità e la misericordia; ossia vorrei copiare in me le virtù del Modello divino e vedermi libera dagli ostacoli che impediscono la mia unione con Lui. Padre mio, voglio che Lui e Lui solo sia il movente del mio amore, della mia vita e sia il mio tutto. Chieda per me questa grazia e sia certo che da tempo io la chiedo per lei.

1284 8 aprile 1952:  Questa notte l’ho passata distratta fino alle cinque. Quanto è buono Gesù! Padre mio, per un po’ d’affetto che gli do, Egli mi inebria col suo amore. Vedesse come si impegna per farmi acquisire una conoscenza profonda della verità, con lo scopo, dice Lui, che nella preghiera io non perda tempo in ragionamenti ma in affetti, perché facilmente l’anima si elevi con amorosi desideri a Dio per amarlo continuamente e supplicarlo ardentemente di aiutare le anime consacrate, specialmente i sacerdoti e coloro che hanno avuto la disgrazia di offenderlo e ancora lo stanno offendendo, perché si pentano, provino vergogna, acquistino fiducia e umiltà rendendosi conto delle proprie mancanze; acquistino una grande fiducia nell’Amore Misericordioso di Dio, vivissimi desideri di unirsi a Lui, insieme al proposito deciso di fuggire il pericolo nel quale fino ad ora sono caduti.

1285 Il buon Gesù mi ha anche chiesto di esercitarmi nell’amore alla Santissima Vergine, Madre sua e nostra, e di raccomandare a Lei i sacerdoti e religiosi che si trovino in peccato o in pericolo di commetterlo, perché Lei, dispensatrice dei doni divini, insegni loro a tornare sul retto sentiero, in cerca del suo amore e della sua misericordia. "Io, dice, li attendo instancabilmente giorno e notte".

1286 9 aprile 1952:  ieri il "tignoso" è tornato a combattermi e mi ha anche dato molte bastonate; le confesso, padre mio, che ho provato grandissima gioia. A prima vista ho avuto una paura terribile da non potermi calmare: in quel momento mi sono ricordata del giorno 24 e, dimenticando che il buon Gesù non gli avrebbe permesso di torturarmi sopra le mie forze, mi sono terribilmente impaurita. Che pena, padre mio, invece di gioire nelle prove che il Signore permette, mi lascio invadere dalla tristezza e dalla paura; mi creda, provo vergogna e pena nel vedere la mia vigliaccheria e quanto poco ho ricopiato in me gli insegnamenti di Gesù.

1287 In seguito, sono andata al coro; mi sono distratta e ho visto il buon Gesù nascosto nel tabernacolo aspettando che mi avvicinassi fino a Lui per effondere su di me le sue grazie, confortarmi, consolarmi e concedermi le grazie necessarie a camminare nella perfezione.

1288 Gesù lì resta solo, molto solo, perché - come dice - perfino le anime a Lui consacrate e quante viviamo nella sua casa, ci ricordiamo poco di Lui e lo lasciamo da solo nel tabernacolo.

1289 Lui, padre mio, vuole la nostra santificazione e si lamenta che non sentiamo il bisogno di ricorrere a Lui, fonte di ogni grazia, pur essendo la perfezione un lavoro che dura a lungo e richiede perseveranza, sacrificio e molto amore a Dio.

1290 Che pena, padre mio, vedere Gesù mendicare amore! siccome non lo conosciamo bene, è difficile amarlo; poiché il nostro Dio non si può amare se prima non si conosce e quanto più lo conosciamo, più lo amiamo e più il cuore si incendia nel fuoco dell’amore per Lui; infatti posso assicurarle, padre mio, che in Lui tutto è degno di amore e che la sua bellezza, volontà e amore mi hanno rapito il cuore, infiammandolo del suo amore.

1291 10 aprile 1952:  la giornata di ieri è stata di grande pena, perché ho saputo (...) e così la tristezza ha pervaso la mia anima e, nonostante la mia fiducia in Dio, non ho avuto la forza di allontanare la tristezza che mi ha tolto del tempo utile per parlare col buon Gesù, perciò fino a notte non sono stata capace di raccogliermi nuovamente a tu per tu con Dio. Come ho potuto perdere miseramente tempo torturandomi inutilmente, pur sapendo che Dio sta con lui e con me?

1292 Questa notte il buon Gesù mi diceva che frequentemente dimentico il suo amore per me e che Lui, vincitore del mondo e del demonio, vive sempre dentro di me come amico fedele e sposo della mia anima, chiedendomi amore e generosità in espiazione per le anime consacrate.

1293 Che pena, padre mio! Mi vedo come una debole malata di tubercolosi che, fiduciosa delle sue scarse forze, non è capace di soffrire con generosità la più piccola cosa. Pur essendomi offerta tante volte a Gesù come vittima, mi tiro indietro di fronte agli sforzi necessari per conquistare le anime a Dio.

1294 Preghi, padre, perché con l’aiuto del buon Gesù, possa cooperare con Dio alla santificazione delle anime consacrate, specialmente dei sacerdoti.

1295 11 aprile 1952:  questa notte ho avuto la gioia di poter sperimentare un po’ i dolori e le angosce della passione del buon Gesù e debbo confessarle, padre mio, che quello che più mi ha fatto soffrire è stato il momento in cui, in modo misterioso, ho sperimentato i terribili sentimenti di tristezza, di abbattimento e di sfinimento che assalirono il buon Gesù durante la preghiera nell’orto degli ulivi.

1296 Lui che, totalmente dimentico di se stesso, si immolò continuamente per la gloria del Padre e la salvezza degli uomini, in quei momenti restò solo, abbattuto e, prossimo alla sua passione e morte, abbandonato perfino da suo Padre e da ogni umano conforto. Lì, tra le tenebre della notte, caricato dei nostri peccati, attende sereno, ma pieno di angoscia mortale, il figlio che sta per consegnarlo. Che orrore e tormento si prova davanti a questa scena! Il mio cuore non ne poteva più, sono rimasta senza forze.

1297 Non so se è una illusione quello che mi sta succedendo, ma mi sembra di amare Gesù più di prima e desidero solo imitarlo, vivere in comunione con Lui e che la mia anima esca da me per entrare in Lui; voglio soffrire tantissimo in unione al mio Dio, per dargli gloria e amarlo senza misura, perché la misura dell’amore a Dio, è amarlo senza misura.

1298 Ci sono dei momenti, padre mio, nei quali il suo amore produce nell’anima un movimento interiore che la trasporta fino a Lui, spogliandola da tutto quello che non è Lui, infondendole allo stesso tempo una sete ardente di soffrire; se l’anima può soffrire quando vive fuori di sé e unita o dentro Lui, dove non si sente altro che la sua dolce voce e questo fuoco che infiamma il cuore.

1299 Padre mi perdoni, perché non so quello che le sto scrivendo e preghi perché impari ad elevarmi dalle creature al Creatore e a vedere Dio in ogni cosa, opera e creatura.

1300 12 aprile 1952:  Gesù mio, fa’ che il mio amore per te sia sempre di gratitudine e mai per paura del meritato castigo o per il premio che posso sperare dalla tua misericordia. Dio mio, voglio amarti con tutte le mie forze perchè meriti di essere amato sopra ogni cosa e perché dall’eternità mi hai tanto amato; voglio amarti, Gesù mio, perché sei il mio tutto e fuori di te non desidero nulla, niente cerco, niente è degno di essere amato; voglio amarti perché tu mi ami, così entrambi ci ameremo tantissimo.

1301 Ma, Gesù mio, concedimi una cosa sola: che viva amandoti in un continuo dolore, per poter riparare in qualche modo le offese che ti recano le anime consacrate e che, dopo una lunga vita di lavoro e sofferenze, il mio corpo si consumi nella putredine per riparare le tante offese che ricevi con la concupiscenza della carne. Però, ti supplico, ancora una e mille volte, Gesù mio, che le mie sofferenze non siano in riparazione delle offese che disgraziatamente ti ho recato, questa riparazione, ti prego, riservarmela per il purgatorio, non per l’inferno, Dio mio, perché lì non ti potrei amare.

1302 Le mie sofferenze, angosce e dolori siano sempre in riparazione delle offese dei sacerdoti del mondo intero. Dirai che è poca cosa quello che ti offro per una riparazione tanto grande, ma uniscila al tuo Amore Misericordioso e tutto verrà saldato; me lo prometti? Dimmi di si! Ed io che cosa ti prometto? Nulla, poiché ogni cosa mia è tua e il mio povero cuore non può amarti di più, anzi devo dirti di attenuare un po’, perché non resisto a questo fuoco del tuo amore.

(El pan 18, hoy 1276-1302 )

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ultimo aggiornamento 22 dicembre, 2007