La lettera

 

Siamo tutti "Stranieri"

Carissimo,

    mi ripeti quello che si dice. Che gli immigrati sono tanti, troppi, che rubano il lavoro agli italiani, che portano la droga, la prostituzione, le malattie, che sono potenziali delinquenti, integralisti, feroci.

    Non nego le tante, drammatiche, allarmanti, vicende che accreditano tale giudizio. E però dovremmo pure ammettere la nostra "colpa originale", lo sfruttamento, il colonialismo di tanti popoli, il privilegio delle nostre situazioni, l’arroganza dei nostri egoismi, i nostri pregiudizi, gli stereotipi, le gabbie linguistiche, tipiche, se non di razzismo, certamente di indifferenza.

    In questo senso, giuro sulle parole di don Milani quando diceva: "Se qualcuno ha il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati ed oppressi da un lato, e privilegiati ed oppressori dall’altro. La mia patria sono i primi; gli stranieri sono gli altri".

    Ma io, qui, vorrei dirti di più. Chi è lo "straniero"

    Lo desumo dall’esperienza di uno dei tanti preti allo sbaraglio, aperti alla mondialità dei fratelli: "Chi è straniero? Tutti siamo stranieri. Chi non vive come straniero in questo mondo, semplicemente non vive nella pienezza dei termini".

    La vita che ci è stata donata ci ha reso stranieri nel mondo, ci ha immesso, un giorno, nello spazio, abitanti della città ed "estranei". Compromessi, certamente, nella storia, impegnati per la giustizia, per la pace, e però consapevoli di essere "viandanti" di un viaggio.

    Una risposta, se vuoi di fede. Ma la fede non è consustanziale con la nostra natura? E tutta la sapienza biblica che ripete nei millenni la grande verità dell’uomo "pellegrino" sulla terra.

L’amnesia, la dimenticanza di questa verità è il nostro peccato.

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 28 dicembre, 2007