DAGLI SCRITTI DI MADRE SPERANZA
 
“Il Tuo Spirito Madre”
    a cura di Padre Mario Gialletti fam

 

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno riproponiamo alcuni brani del suo diario

 

 

Madre Speranza

"…preferisco la morte, prima di offendere Gesù o prima di non dargli gloria o prima di non mantenere unita la mia volontà alla sua …"

1392 Collevalenza 2 gennaio 1954:  Padre mio, non so se Gesù, con tutta la sua pazienza e carità si stancherà di me. Il fatto è che questa notte, dopo averlo pregato molto per una figlia, per altre persone e aver chiesto altre grazie che ritenevo necessarie, ho visto che non cedeva, mi sembrava fosse sordo e chiudesse le orecchie alle mie povere suppliche.

1393 Dopo aver insistito tanto, mi ha lasciata senza che ottenessi alcun risultato, causando in me un enorme sconforto che mi ha fatto scoppiare in un gran pianto e in una grande pena, non tanto perché non mi ha concesso quello che chiedevo, ma perché temevo di averlo infastidito, importunandolo con qualcosa che non era di suo gradimento e così mi ha lasciata sola e non so se tornerà.

1394 Ma in tal caso, che farò, padre mio? come potrò continuare a vivere senza vederlo e senza udire la sua dolce voce? Come posso riparare senza annoiarlo con le mie goffe suppliche? cosa mi suggerisce? cercarlo nel dolore? chiamarlo incessantemente o piangere in silenzio la mia stoltezza? non sarà che il buon Gesù vuole che mi distacchi dalle cose sensibili e perfino dalle consolazioni spirituali, per non averne saputo trarre profitto?

1395 Se così fosse, ha tutte le ragioni, ma io non posso vivere senza di Lui e così piangerò e implorerò perdono per la mia poca generosità e mancanza di tatto e lei, padre, mi guidi e mi aiuti a compiere con fedeltà la volontà di Dio e a cercarlo e seguirlo, come Lui vuole.

1396 Collevalenza 4 gennaio 1954:  Che gioia, padre mio! oggi ho avuto la consolazione di sentire la dolce voce dell’Amato dell’anima mia. Gli ho chiesto perdono e gli ho raccontato tantissime cose; nella mia anima è tornata la pace e il mio cuore si è ricreato tantissimo con le dolcezze dell’amore, dimenticando totalmente la ferita del dolore. Che trasformazione si prova, padre mio!

1397 Il buon Gesù, con l’esempio della Cananea, mi ha fatto vedere chiaramente quanto è contento quando gli si fa dolce violenza, anche se qualche volta sembra respingerci. Dice che non lo annoiano mai le nostre richieste, se siamo veramente convinti del nostro niente e della nostra miseria. Cosa vuole dirmi, con questo, padre mio? L’altro giorno avrò osato fare delle richieste al mio Dio con superbia? Perché l’ho annoiato se Lui è tanto paziente e buono?

1398 Padre mio, mi aiuti ad essere umile e preghi perché non perda tempo chiedendo a Gesù grazie che non gli fanno piacere; chieda anche che non desideri mai altro se non la sofferenza, l’amore e la gloria di Dio, costi quello che costi.

1399 Collevalenza 5 gennaio 1954:  Padre mio, vorrei offrire al buon Gesù qualcosa che gli piaccia e che a me costi; e credo che ciò che più gli piace e a me costa, è supplicarlo di privarmi della sua dolce presenza, di quella immensa felicità che produce nella mia anima e che il tempo di vita che ancora mi resta me lo faccia trascorrere nel buio, senza altre consolazioni spirituali; ossia, padre mio, che non Lo veda, né senta finché la mia povera anima non lascerà il carcere del mio corpo.

1400 Preghi il buon Gesù, che mi conceda quanto gli ho chiesto, che credo sia quello che più possa farmi soffrire; gli chieda che mi aiuti a soffrire questo martirio della sua assenza, senza lacrime, tristezza o lamenti e tutto per la sua gloria e in riparazione delle offese che commettono i suoi poveri sacerdoti.

1401 Preghi anche perché, se il buon Gesù mi concederà questa grazia o privazione, io sappia distaccarmi da tutte le creature, dalle consolazioni sensibili, dall’amor proprio o dall’amore per me stessa.

1402 Collevalenza 8 gennaio 1954:  Padre mio, credo di non essere stata abbastanza sincera col buon Gesù e questo mi tormenta terribilmente, poiché gli ho offerto, come lei ben sa, quanto più mi costa e credo di averglielo offerto con poca sincerità e con la paura che mi ascolti… che paura, padre mio! per chi ho preso lo sposo dell’anima mia?

1403 Gli ho offerto un sacrificio, sicura che non lo avrebbe accettato e, in questo caso, ho forse preteso ingannare il buon Gesù? che ho fatto, padre mio? cosa mi merito in cambio? se fosse così, come posso riparare?

1404 Creda, padre mio, che se sono stata ipocrita col buon Gesù offrendogli un sacrificio così grande a favore dei suoi sacerdoti, sperando che Lui non mi esaudisse, ho preteso ingannarlo. Per favore, padre mio, preghi il buon Gesù che mi perdoni e gli dica che nel momento della mia offerta non ho pensato che non mi avrebbe esaudito, però l’ho pensato in seguito; ma non lo voglio, desidero soffrire questo terribile tormento per tutto il tempo che vorrà.

1405 Gli chieda di perdonarmi ancora una volta e di non far caso ai miei sentimenti. Gli chieda di essere duro e di non premiarmi più con la sua presenza e le sue dolci carezze, però che non si allontani troppo da me e non permetta che l’offenda ancora, ma che l’abbia sempre presente e la mia mente e il mio cuore siano fissi in Lui.

1406 Collevalenza 12 gennaio 1954:  quanto soffro, padre mio! sono già quattro giorni che non vedo, nè sento, nè trovo il mio Amato! È vero che gli ho offerto questo sacrificio in riparazione delle offese che commettono i sacerdoti del mondo intero, ma è anche vero che c’è stato un momento nel quale, dentro di me, ho sentito ripugnanza a tale sacrificio e un certo desiderio che si accontentasse della mia offerta senza portare a termine il sacrificio e ora non so, padre, se con sufficiente prontezza ho respinto tale desiderio, per questo ho tanta paura che il buon Gesù si sia allontanato da me, non tanto per rallegrarsi col mio sacrificio, ma per punire la mia vigliaccheria e la mia poca generosità, e, se così fosse, invece di confortare il buon Gesù lo sto facendo soffrire. In questo caso, che devo fare, padre mio?

1407 Sembra che mi manchi la vita e piango, non perché mi vedo privata della presenza del buon Gesù, ma perché credo che sia molto offeso e così non posso vivere.

1408 Piango e con la sua assenza mi manca il microscopio col quale prima vedevo le mie mancanze, gli chiedevo perdono e gliele offrivo perché le bruciasse nel fuoco del suo amore. Ma ora che farò, padre mio? come potrò sapere se è offeso o contento? È forse un inganno della mia fantasia desiderare di vederlo ancora una sola volta per potergli chiedere se soffre o è contento della sua assenza e della mia solitudine? Che mi dice, padre?

1409 Se sapessi che è contento, le assicuro che, aiutata da Lui, sarei felice per la sua assenza e per la mia solitudine. Preghi, padre mio, il buon Gesù di perdonarmi e di farle conoscere se è contento o meno e quello che devo fare.

1410 Collevalenza 13 gennaio 1954:  Provi ad immaginare, padre mio, quanto soffro pensando che il buon Gesù si è allontanato da me, non tanto per l’offerta che gli ho fatto, ma perché è offeso. Nella mia tristezza, dubito anche che stia dentro il mio povero cuore, mi tortura questo pensiero e mi fa versare molte lacrime e a stento mi permette di pregare.

1411 La Madonna mi ha consolato dicendo che suo Figlio starà sempre nel mio cuore e non mi lascerà un solo momento, che io devo mantenermi calma, dedicarmi più alla contemplazione che alla tristezza, perché il buon Gesù sarà molto più contento se, non lasciandomi prendere tanto dalla tristezza, seguirò totalmente i suoi insegnamenti; e che come Lui devo desiderare i tormenti e le umiliazioni, sforzandomi di ricopiare in me la sua perfezione.

1412 Padre mio, quanto è buona la Madre! Vedesse con quale amore mi ha trattato dopo che ho tanto offeso il suo amato Figlio! Lei, dimentica del dolore per le offese recate a suo Figlio, ci segue sempre e, come Mediatrice e Madre, cerca sempre di mettere pace, riconciliazione e unione tra Dio e l’anima. Credo che il buon Gesù non sia capace di disattendere le richieste di sua Madre.

1413 Lei chieda alla Madre di non allontanarsi da me e che mi ottenga dal buon Gesù la grazia di non spaventarmi mai dello sforzo che devo fare per restare tranquilla e camminare nella perfezione che Lui mi chiede, fra le tenebre e l’abbandono.

1414 Collevalenza 14 gennaio 1954:  padre mio, devo confessarle che, nonostante i miei propositi di non essere triste e di darmi alla contemplazione, ieri ho trascorso il giorno in tristi immaginazioni e sono terrorizzata al pensiero di vivere senza più vedere il buon Gesù e senza sapere da Lui cosa gli succede e cosa lo fa soffrire di più, se restare nascosto o mortificarsi con questa povera creatura. Il mio egoismo mi ha portato a desiderare di vederlo anche solo per una volta ancora, per domandargli se c’è qualche altra prova che gradisce al posto di questa, aggiungendo che non posso vivere senza di Lui e senza che Lui continuamente mi dica cosa debbo fare per le due Congregazioni, perché diversamente combinerò solo guai.

1415 Padre mio, penso di aver trascorso l’intero giorno con questi ragionamenti, cercando non la gloria e la gioia del buon Gesù, ma il mio tornaconto e il piacere delle dolcezze del suo amore. Chieda al buon Gesù, padre mio, di perdonarmi e di farmi la grazia di non desiderare più le consolazioni, ma di essere pronta a rinunciarvi per farlo contento.

1416 Collevalenza 15 gennaio 1954:  Padre, vorrei poterle spiegare quello che mi succede: mi sembra di non essere pronta a rinunciare al mio benessere per far contento Dio. Penso troppo a me stessa, alla mia solitudine e che non so come potrò andare avanti senza la comunicazione e l’aiuto del buon Gesù. Ossia, padre mio, come una bambina maleducata, penso più alla mia soddisfazione e a godere le gioie che produce in me la visione del buon Gesù. Credo che così lo sto facendo molto soffrire perché, secondo Lui, il vero amore non è egoista, né un movimento continuo di labbra, né un rumore di parole, ma l’unione di due volontà. La mia, con questo rumore di lamenti e sospiri, non credo sia molto unita alla sua… Che disastro, padre mio!

1417 Preferisco la morte, prima di offendere Gesù o non dargli gloria e non mantenere unita la mia volontà alla sua. Padre mio, mi aiuti, e, per carità, mi dica cosa devo fare per non cercare più me stessa, il mio piacere o il mio benessere, ma solo quello di Dio.

1418 Collevalenza 16 gennaio 1954:  Vorrei, padre mio, poterle spiegare ciò che mi succede nella meditazione, poiché già da vari giorni non sono capace di parlare con Dio. Mi sento come addormentata e passo il tempo della meditazione guardando Dio per poterlo amare molto e così poterlo contemplare continuamente, però non so dirgli nulla. Che significa tutto questo, padre mio? Perché adesso non sono capace di parlare con Dio?

1419 Sarà forse perché Gesù non sta più dentro di me, per cui mi trovo senza vita, incapace di dialogare con Lui e mi è rimasto solo un tenero sguardo per l’Amato dell’anima mia? Forse non gli ho dato tutto quello che mi aveva chiesto? Forse sarà estinto in me l’ardente desiderio di dargli gloria e per questo non so dirgli più nulla?

1420 Questo che le sto dicendo è ciò che penso durante il giorno, poiché nel tempo della meditazione non lo sento, né lo vedo, soltanto lo guardo e, immaginando la sua visione nella mia mente, non in realtà, lo conteplo per attirarlo a me e poterlo così amare sempre più. Così trascorro tutto il tempo della meditazione.

1421 Padre mio, preghi per me, come io faccio per lei e mi dica chiaramente ciò che devo fare perché la mia anima non resti oziosa nella preghiera e chieda al buon Gesù mi conceda la grazia di vivere sempre unita a Lui e che Egli abiti sempre nel mio cuore. Le assicuro che la stessa cosa, da lungo tempo, sto chiedendo per lei.

1422 Collevalenza 18 gennaio 1954:  padre mio, oggi mi sembra di essere più tranquilla o, meglio, credo di essermi potuta raccogliere un po’ nella meditazione della sera, che è durata dalle 22,30 alle 3,00. In questo tempo mi sono trovata come fuori di me, ricreandomi al solo pensiero che il buon Gesù, anche se coperto dal velo non si lascia né vedere, né sentire, stava insieme a me e mi ascoltava.

1423 Gli ho chiesto la grazia di non dargli più alcun dispiacere e per i figli e le figlie ho chiesto non i beni materiali, ma la sua grazia e quanto ritiene necessario perché possano progredire nella virtù e nella santità.

1424 Confortata ed animata da questa idea, molte volte, ho chiesto perdono al buon Gesù e ho rinnovato la mia promessa di soffrire continuamente nelle tenebre e nella solitudine per suo amore. Gli ho chiesto di non far caso se dovessi ricadere nella vigliaccheria o nello scoraggiamento per la sua assenza, ma di fortificare la mia volontà, per non desiderare, né fare niente che a Lui non piaccia, di non essere negligente in quelle cose che gli fanno piacere e gli danno gloria. Queste ultime cose le ho chieste e continuo a chiederle anche per lei.

1425 Collevalenza 19 gennaio 1954:  Padre mio, non so cosa mi stia capitando, ma in questi momenti di solitudine sembra che le frasi del buon Gesù siano più incise nella mia mente, ma invece di servirmi come consolazione, mi procurano grande angoscia e dolore, perché mi sembra che senza vederlo, né sentire la sua voce, il mio amore per Lui non crescerà e ho molta paura che l’assenza del buon Gesù giunga a limitare il suo amore per me o quello che è peggio, il mio amore per Lui.

1426 Questo mai, padre mio! voglio prima morire che smettere di accrescere il mio amore, amandolo ogni giorno sempre più, senza porre limiti a questo amore per lui, non rifiutandogli alcun sacrificio che mi chieda o che può fargli piacere, cercando di farlo contento sempre e in tutto, costi quello che costi. Padre mio, mi aiuti in questo.

1427 Collevalenza 23 gennaio 1954:  Padre, vorrei poterle spiegare quello che succede nella mia anima in questi giorni di oscurità e chiederle di perdonarmi per non essermi coricata all’ora stabilita dall’obbedienza, ma non ho fatto in tempo e questo si sta ripetendo già varie volte e credo di non averglielo detto sempre. Mi perdoni ancora una volta, padre mio, e stia pur certo che d’ora in avanti, con l’aiuto del buon Gesù, starò attenta perché non si ripeta più, anche se mi sembra molto difficile, poiché il mio cuore spesso è più forte della mia volontà per cui, padre mio, mi sento come trasportata da una forza irresistibile a dire una parola all’Amato dell’anima mia prima di coricarmi e poi accade come ieri notte, in cui il tempo trascorre in queste delizie amorose senza essere capace di distogliere la mia volontà, il mio cuore e la mia mente da Lui, rimanendo come sospesa in Lui, senza pensare ad altro.

1428 Padre mio, mi perdoni e mi conceda la grazia di non stabilire l’ora del riposo, quando il cuore sta dando salti di gioia per le dolcezze dell’amore.

1429 Collevalenza 24 gennaio 1954:  debbo confessarle, padre mio, che la mia sofferenza è cresciuta pensando che il buon Gesù non stia più dentro di me, agendo con paterna sollecitudine, sicuramente per la mia poca generosità, poiché credo di aver cercato, in questi giorni di tristezza, di accontentare me stessa, desiderando di venire gratificata, piuttosto che di gratificare il mio Dio.

1430 Padre mio, in questi giorni nei quali sono priva delle consolazioni del buon Gesù, credo di non essermi data tanto all’amore, come al dolore e credo che per questo il mio cuore sia stato per Lui come un sepolcro di freddo marmo. Egli ha visto in me una che davanti al dolore si lamenta o non lo accetta come Lui vorrebbe, dimenticando quanto Lui abbia sofferto per me e l’amore che mi ha mostrato restando sempre nel mio povero cuore. Ho pensato più al mio dolore che al suo amore. Che follia, padre mio!

1431 Come potrò vivere senza il calore, l’amore e l’unione di Colui che per me è tutto? cosa posso fare per conquistare di nuovo il buon Gesù e farlo abitare dentro il mio povero cuore? Padre mio, gli dica di perdonarmi ancora una volta e io le prometto, sempre col suo aiuto, di non desiderare, da ora in avanti, altro che il suo volere e che si compia in me la sua divina volontà.

(El pan 18, hoy 1392-1431)

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 28 aprile, 2008