CONGRESSO APOSTOLICO MONDIALE DELLA MISERICORDIA
 

+ Domenico Cancian fam(1)

 

 

"Come Io vi ho amato" (Gv 13, 34 e 15, 20)

Premessa

Giovanni Paolo II, il 22.11.1981, uscendo per la prima volta dal Vaticano dopo l’attentato del 13 maggio dello stesso anno, volle farsi pellegrino al primo Santuario dell’Amore Misericordioso nel mondo che si trova a Collevalenza. Era ancora viva la fondatrice della Famiglia dell’Amore Misericordioso, Madre Speranza di Gesù, oggi venerabile.

In quella circostanza, dopo essersi inginocchiato davanti al Crocifisso dell’Amore Misericordioso, ebbe a dire: "Un anno fa ho pubblicato l’enciclica ‘’Dives in misericordia". Questa circostanza mi ha fatto venire oggi al santuario dell’Amore misericordioso. Con questa presenza desidero riconfermare, in qualche modo, il messaggio di quella enciclica. Desidero leggerlo di nuovo e di nuovo pronunciarlo. Fin dall’inizio del mio ministero nella sede di Pietro a Roma, ritenevo questo messaggio come mio particolare compito. La Provvidenza me l’ha assegnato nella situazione contemporanea dell’uomo, della Chiesa e del mondo. Si potrebbe anche dire che appunto questa situazione mi ha assegnato come compito questo messaggio dinanzi a Dio, che la Provvidenza, che è mistero imperscrutabile, mistero dell’Amore e della Verità, della Verità e dell’Amore. E le mie esperienze personali di quest’anno, collegate con gli avvenimenti del 13 maggio, da parte loro mi ordinano gridare: "misericordiae Domini, quia non sumus consumpti" (Lam 3,22).

Perciò oggi prego qui insieme con voi, cari Fratelli e Sorelle. Prego per professare che l’Amore misericordioso è più potente di ogni male, che si accavalla sull’uomo e sul mondo. Prego insieme con voi per implorare quell’Amore misericordioso per l’uomo e per il mondo della nostra difficile epoca"2.

Madre Speranza è stata chiamata dal Signore a ricordarci che l’Amore Misericordioso è il fondamento della nostra speranza e il comandamento che riassume tutto il Vangelo. Per questo l’ha fatto scrivere ai piedi dell’immagine del Crocifisso che si venera nel santuario da lei realizzato.

Voglio approfondire nella presente riflessione il comandamento di Gesù come ci è consegnato nel vangelo di Giovanni.

 

1. Il comandamento di Gesù

"Amatevi gli uni gli altri come lo vi ho amato" è il comandamento di Gesù. Nel discorso dell’ultima cena, secondo l’evangelista Giovanni, Gesù consegna ai discepoli il "comandamento nuovo" (Gv 13, 34), o anche "il mio comandamento" (Gv 15, 12), due formulazioni praticamente simili. "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri" (Gv 13,34-35).

Più avanti, in modo più sintetico, troviamo sempre in bocca a Gesù che parla ai suoi discepoli, un’espressione simile: "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amati voi" (Gv 15, 12 e anche 15, 17).

Ritorna dunque nelle due versioni l’amarci tra di noi come Gesù ci ha amato.

 

♦ È un dono più che un comandamento

Gesù non dice: "lo vi comando di amarvi", dando un ordine da eseguire in modo formale. Del resto, si può comandare l’amore?

Nel Primo Testamento i comandamenti di Yahvé sono le sue Parole, la sua Volontà, la sua Alleanza. I Profeti annunciano che questa sarà "scritta nel cuore ", porterà la conoscenza diretta di Dio e il perdono (cf. Ger 31,31-34). "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo ... Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò camminare nei miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi" (Ez 36, 26-27).

La Legge del Signore è la rivelazione della volontà divina, del suo piano; è la Parola che ispira, guida, dirige tutta la vita dell’israelita nel cammino giusto. Con Gesù i comandamenti di Dio diventano le Beatitudini con le quali porta a compimento la Legge, superando la giustizia dei farisei. Le beatitudini sono possibili grazie alla presenza del Regno di Dio portato da Gesù, allo Spirito Santo effuso nei nostri cuori, alla potenza del mistero pasquale e del perdono dei peccati. Per chi crede a Gesù e al suo Vangelo, le Beatitudini sono dono che richiede la conversione dell’uomo nell’obbedienza della fede, sull’esempio di Abramo e di Maria. Allora si realizza la Parola di Paolo: "Se uno è in Cristo è una creatura nuova" (2Cor 5, 17). E’ l’uomo nuovo ad immagine di Cristo. "Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo" (Gv 1, 16-17).

 

♦ È un amore agapico - amicale - appassionato3

L’amore biblico, espresso normalmente col verbo agapào include anche l’amicizia (philèo) e la passionalità erotica (erào). Tutte e tre le componenti convergono in maniera armonica e ordinata, come chiede il primo comandamento: amare il Signore "con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze" (Dt 6, 4-5).

È questo amore appassionato e totalizzante per il Padre e per noi che porta Gesù ad immolarsi sulla croce e a farsi nostro pane.

Per Giovanni l’Amore rivelato da Gesù proviene dal Padre e in senso assoluto è lo Spirito Santo (cf. 1Gv 4, 7-21; e Rm 5, 5). L’Amore di Gesù si fa amore di amicizia nei confronti dei suoi discepoli: voi siete miei amici... vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi (cf. Gv 15, 14-15).

Giovanni presenta tutta la vita di Gesù nel segno dell’amore che culmina nell’ora del passaggio al Padre. "Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" (Gv 13,1).

Gesù porta a compimento il suo Amore con la morte in croce. Infatti, la sua ultima parola secondo Giovanni, è: "Tutto è compiuto!" (Gv 19,30). L’Amore è stato portato alla sua massima espressione: quella di dare la vita per tutti, gratuitamente, totalmente.

"E, chinato il capo consegnò (donò) lo spirito" (Gv 19,30). Che può significare "donare lo Spirito al Padre" (morire), ma anche "donare lo Spirito", cioè il suo Amore a noi.

 

♦ Come ci ha amato Gesù

Dopo aver lavato i piedi ai discepoli, Gesù dice: "Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" (Gv 13, 14-15).

Gesù, secondo logica, avrebbe dovuto dire: "Se io, il Signore e il Maestro ho lavato i piedi a voi, tanto più voi dovete lavare i piedi a me". Gesù invece ci chiede anzitutto di lasciarci lavare i piedi da Lui e poi di lavarci i piedi gli uni gli altri.

Lui ci lava i piedi col suo sangue amandoci fino a donarci la sua vita intera sulla croce e nell’Eucaristia. È il suo continuo perdonarci e servirci in modo umile e gratuito, quotidiano.

In questo modo egli ci rende capaci, proprio donandoci il suo Amore, il suo Spirito, di poter continuare ad amarci come Lui ci ha amato.

Allora "come io vi ho amati" significa ricevere il dono di essere amati da Lui e il dono-impegno di amarci con l’Amore stesso di Gesù. Con quel tipo di amore, con quell’intensità, con quella modalità.

Come il Padre ama il Figlio, come il Figlio ama i discepoli, così i discepoli sono chiamati ad amarsi tra di loro. "Come il Padre ha amato me (kathos egapesen me ho pater), così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore" (Gv 15, 9). Rimanere nell’amore di Cristo, ricevendolo continuamente da lui e donandolo ai fratelli.

 

♦ "Amatevi gli uni gli altri"

L’espressione "gli uni gli altri", riferita ai discepoli di Gesù, ritorna almeno sei volte, sempre inserita nel comandamento di Gesù. Indica reciprocità e gratuità; amore generoso e umile, senza escludere nessuno e senza calcoli. Ad esempio: perdonare 70x70 (cf. Mt 19, 22).

Sorge un’obiezione: come mai Giovanni parla di amore tra discepoli e non fa cenno di amore al nemico? L’evangelista sembra volerci ricordare che l’amore al nemico è possibile a partire dall’amore fraterno. Chi ama il fratello con l’amore di Gesù impara ad amare tutti, anche Giuda. Mentre chi non ama il fratello che vede non può pretendere di amare né Dio né il lontano.

 

♦ "Da questo tutti sapranno che siete i miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri"

(Gv13,35)

Il comandamento di Gesù riassume tutto il Vangelo e rende riconoscibile il discepolo suo. A questo comandamento sono riconducibili tutta la Legge e i Profeti, tutta la volontà di Dio. Infatti: "Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio Dimora in lui" (1Gv 4,16). S. Paolo afferma: "Pieno compimento della legge è l’amore" (Rm 13, 10). Gesù è venuto per rivelarci e donarci questo Amore. Questo Amore caratterizza Gesù e il suo discepolo.

Nella preghiera sacerdotale, prima della sua Passione, Gesù conclude così: "Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato ... lo ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro" (Gv 17,21.26).

Gesù chiede al Padre di donarci l’Amore stesso offerto al Figlio, perché possiamo anche noi essere una cosa sola con Gesù e il Padre. È il sogno di Dio che appaga infinitamente Dio-Amore e l’uomo che ha il bisogno insaziabile di essere amato e di amare in modo assoluto e definitivo.

 

2. Questo Amore è misericordioso

Gesù ci lascia il suo comandamento proprio nel contesto dell’ultima cena, ossia nel momento in cui i suoi discepoli stavano tradendolo, rinnegandolo, abbandonandolo. I sinottici concordano nel far precedere l’istituzione eucaristica dall’annunzio del tradimento di Giuda ("In verità vi dico, uno di voi mi tradirà": Mt 26, 21) e nel far seguire la predizione del rinnegamento di Pietro e dell’abbandono scandalizzato degli altri ("Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte... prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte": Mt 26,31-34).

Gesù lava i piedi a questi discepoli, offre il suo corpo anche a chi lo sta tradendo, risponde al male con l’Amore misericordioso che assume e supera le miserie umane, s’impietosisce e freme di compassione dinanzi ai suoi poveri discepoli. È l’amore viscerale o sviscerato della madre, ma anche del padre, dell’amico. L’Amore misericordioso è la forza dirompente dell’amore agapico-amicale-passionale (agape-filia-eros),esagerato, fuori misura che eccede e sopravanza la miseria umana4.

Giovanni, nel raccontarci l’ultima cena, evidenzia come Gesù tratta con amore misericordioso Giuda il traditore al quale offre il boccone dell’amicizia, ha pazienza con Pietro che si ostina nel seguire le sue idee e soprattutto consente al discepolo amato di poggiare la sua testa nel suo seno (Gv 13, 23).

Lo stesso apostolo vedrà il cuore squarciato del Crocefisso da cui escono sangue e acqua (cf. Gv 19,34). Proprio questo cuore trafitto "è il punto vertice della rivelazione dell’Amore Misericordioso: è questa la sua originaria sorgente"5. Forse Giovanni ha scritto il vangelo "tenendo davanti agli occhi proprio il Signore Gesù crocifisso da cui escono sangue e acqua"6.

Gesù ci ha amato portando su di sé tutte le nostre miserie e i nostri peccati tanto che "Dio lo trattò da peccato in nostro favore" (2Cor 5, 21), prendendo la nostra maledizione, invocando per noi misericordia e perdono dal Padre, portando in paradiso un ladro. È l’Agnello di Dio, presentato dal Battista all’inizio del Vangelo, che si lascia immolare sulla croce e rimane come tale al Centro della liturgia celeste, come ci viene presentato dall’Apocalisse.

3. Il comandamento nuovo di Gesù apre alla speranza di un mondo nuovo.

 

♦ La giustizia non basta

"L’esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l’amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni"7.

L’Amore Misericordioso apre alla speranza di un mondo nuovo perché porta alla conversione del cuore. È proprio la misericordia a provocare il cambiamento della vita. Il figlio prodigo si converte quando il Padre gli va incontro, lo abbraccia e gli fa una grande festa. È proprio nell’esperienza gioiosa del perdono che capisce veramente chi è il Padre e quanto lo ama, chi è lui e quanto ha peccato, e cos’è l’Amore.

Se è vero quello che afferma il Vangelo (cf Mc 7, 21-23) e il Vaticano II ci ripete (cf GS n. 10\), e cioè che i mali dell’umanità si annidano nel cuore dell’uomo, è pur vero che solo l’Amore Misericordioso ci converte profondamente donandoci un cuore nuovo.

La conversione evangelica è l’accoglienza di un perdono che cambia la nostra vita e riempie di gioia indicibile il cuore di Dio e quello dell’uomo (cf. parabole della misericordia: Lc 15), come è avvenuto con i peccatori del Vangelo ai quali Gesù ha offerto la sua incondizionata misericordia. Basti per tutti l’esempio del buon ladrone.

Giovanni Paolo II arriva ad affermare che "l’autentica misericordia è la fonte più profonda della giustizia", perché "la misericordia diviene elemento indispensabile per plasmare i mutui rapporti tra gli uomini, nello spirito del più profondo rispetto di ciò che è umano e della reciproca fratellanza. È impossibile ottenere questo vincolo tra gli uomini se si vogliono regolare i mutui rapporti unicamente con la misura della giustizia. Questa, in ogni sfera dei rapporti interumani, deve subire, per così dire, una notevole «correzione» da parte di quell’amore il quale - come proclama san Paolo - «è paziente» e «benigno» o, in altre parole, porta in sé i caratteri dell’amore misericordioso tanto essenziali per il Vangelo e per il cristianesimo...

Il mondo degli uomini può diventare sempre più umano solo se introdurremo nel multiforme ambito dei rapporti interumani e sociali, insieme alla giustizia, quell’«amore misericordioso» che costituisce il messaggio messianico del Vangelo"8.

Proprio per l’umanizzazione del nostro mondo pensiamo alla straordinaria importanza del perdono delle grandi e piccole ingiustizie, della comprensione e della compassione, della tenerezza nell’aiuto reciproco e gratuito. Senza questo amore ogni comunità umana, composta per definizione di uomini peccatori, avrà sempre a che fare con nuove tensioni, rivendicazioni, divisioni.

Come l’Amore in senso assoluto "regola" la vita trinitaria nella quale le Persone divine si donano totalmente e reciprocamente, così l’Amore misericordioso regola la fraternità cristiana che vive in questo mondo imparando ad amare come Gesù ci ha insegnato, preparandosi così ad accedere nel Regno dell’Amore.

 

♦ L’unica legge che trasforma il mondo

Gesù nel suo comandamento ci presenta la vera e nuova "giustizia", superiore a quella degli scribi e farisei (cf. Mt 5, 20). Gesù chiama nuovo questo comandamento - afferma S. Agostino - perché ci spoglia dell’uomo vecchio e ci riveste dell’uomo nuovo.

"Non un amore qualsiasi, infatti, rinnova l’uomo, ma l’amore che il Signore distingue da quello puramente umano, aggiungendo: come io ho amato voi; e questo comandamento nuovo rinnova solo chi lo accoglie e ad esso obbedisce... È questo amore che ci rinnova, rendendoci uomini nuovi, eredi del Testamento Nuovo, cantori del cantico nuovo. Questo amore, fratelli carissimi, ha rinnovato anche i giusti dei tempi antichi, i patriarchi e i profeti, come poi i beati Apostoli. È questo amore che anche adesso rinnova le genti e raccoglie tutto il genere umano, sparso ovunque sulla terra, per farne un sol popolo nuovo, il corpo della novella sposa dell’unigenito Figlio di Dio della quale il Cantico dei Cantici dice: Chi è costei che avanza tutta bianca? (Ct 8, 5). Sì, bianca perché rinnovata; e rinnovata da che cosa, se non dal comandamento nuovo?"9.

L’amore di Cristo rinnova dall’interno l’uomo, lo rigenera, lo fa passare dalla morte alla vita, dalle tenebre alla luce (cf. lGv 2, 8-11; 3, 14-15). Lo Spirito mette nei nostri cuori lo stesso amore di Gesù attuando così la Nuova Alleanza annunziata dai profeti. Gesù "ci rivela che «Dio è carità» (1Gv 4, 8) e insieme ci insegna che la legge fondamentale dell’umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento della carità. Coloro pertanto che credono alla carità divina, sono da Lui resi certi, che è aperta a tutti gli uomini la strada della carità e che gli sforzi tesi a realizzare la fraternità universale non sono vani"10.

L’amarci come Gesù ci ama cambia l’uomo e quindi la società stessa. I discepoli che si amano con l’amore di Gesù danno vita a comunità-fraternità che hanno "un cuor solo e un’anima sola" (cf. Atti 2 e 4), in cui l’amore misericordioso, che è alla base delle nuove relazioni, è come una luce che riflette lo stesso Amore che unisce le Persone divine.

Questo comandamento fonda la comunità escatologica che preannuncia il Regno di Dio. E’ la chiesa-comunione dei santi, sostenuta dall’Amore di Cristo. La storia della Salvezza è la storia della misericordia che sfocia nel ritrovarci per sempre col Padre, il Figlio, lo Spirito, generando la Famiglia dei figli di Dio diventati fratelli.

Scrive Paolo VI nel momento finale della sua ricchissima esistenza: "Sempre mi pare suprema la sintesi di San ‘Agostino: miseria et misericordia. Miseria mia, misericordia di Dio. Ch’io possa almeno ora onorare chi Tu sei, il Dio d’infinita bontà, invocando, accettando, celebrando la tua dolcissima misericordia"11.

Papa Benedetto XVII nella Giornata Mondiale dei Giovani a Colonia ha detto che questo Amore è come "la fissione nucleare portata nel più intimo dell’essere. La vittoria dell’amore sull’odio, la vittoria dell’amore sulla morte. Soltanto questa intima esplosione del bene che vince il male può suscitare poi la catena di trasformazioni che a poco a poco cambieranno il mondo"12.

 

Concludo con due preghiere:

"O Dio, Trinità d’amore, tu vedi di quanta potenza d’amore hanno bisogno l’uomo odierno e il mondo, di quanta potenza dell’Amore Misericordioso! Ti preghiamo, non venire meno, sii infaticabile, sii costantemente più grande di ogni male che è nell’uomo e nel mondo; sii più grande di quel male che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione; sii più potente con la forza del Re crocifisso"13.

"Gesù mio, tu che sei fonte di vita, dammi da bere l’acqua viva che sgorga da te stesso perché, gustando di te, non abbia più sete che di te; annegami tutto nell’abisso del tuo amore e della tua misericordia e rinnovami con il tuo preziosissimo sangue con il quale mi hai riscattato"14.


1 Domenico Cancian, Figlio dell’Amore Misericordioso dal 1965, ha conseguito la laurea in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1972 è stato ordinato sacerdote; dal 1984 al 2005 è stato insegnante di Teologia Biblica e Pastorale all’Istituto Teologico di Assisi. Dopo essere stato Vicario Generale della Congregazione dei "Figli dell’Amore Misericordioso" e Rettore del Santuario di Collevalenza, nel 2004 è stato eletto Superiore Generale dei F.A.M. Il 16 giugno 2007 è stato nominato Vescovo di Città di Castello (PG). Ha pubblicato, tra l’altro, Nuovo Comandamento – Nuova Alleanza – Eucaristia, (Edizioni L’Amore Misericordioso, 1978) e ha curato nelle Edizioni Paoline il volume Misericordia, Volto di Dio e dell’umanità nuova (1999).

2 Giovanni Paolo II, Discorso al Santuario dell’Amore Misericordioso, Collevalenza, 22.11.1981

3 Cf Deus caritas est, nn. 9- 10.

4 Quando i santi parlano di Dio che «perde la testa», «ragiona col cuore e perdona tutto», «impazzisce d’amore per l’uomo peccatore», forse si riferiscono proprio a questo «istinto dell’amore» paterno, materno, fraterno, sponsale, amicale... che proviene da Dio padre, madre, sposo, amico... In ogni caso, questo amore misericordioso è la nota che più caratterizza Gesù e il suo Vangelo, è il cuore della conversione cristiana. L’uomo è chiamato a diventare misericordioso come Gesù, come Dio (cfr. Lc 6,36).

5 DCE, n. 7

6 C. M. MARTINI, Volgere lo sguardo al Signore della Chiesa, Ancora 1986, p. 61

7 GIOVANNIPAOLO II, Dives in misericordia, n, 12

8 GIOVANNIPAOLO II, Dives in misericordia, n, 14

9 SANT’AGOSTINO, Opere di sant’Agostino. Commento al Vangelo, 65, l, P 1141. Affermazioni simili le abbiamo già ritrovate nel commento alla 1Gv. Cf Meditazioni, I, l0, pp. 60s.

10 CONCILIO VATICANO II Gaudium et Spes, n. 38

11 PAOLO VI, Pensiero al/a morte. Meditazione di Paolo VI, Ed. Vaticana, 1979

12 BENEDETTO XVI, Omelia a Colonia, 21 agosto 2005

13 Giovanni Paolo II a Collevalenza, 22.11.1981

14 Madre Speranza, Novena all’Amore Misericordioso.

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ultimo aggiornamento 01 agosto, 2008