ESPERIENZE
 

     Paolo Risso

 

 

Affrettiamo la primavera

 

Ero molto piccolo, ma la mia mamma mi insegnò presto a conoscerlo e a volergli bene. C’erano pochi soldi in casa, ma una buona rivista settimanale non mancava mai. La mamma, di domenica e nelle serate lungo la settimana la sfogliava e la leggeva con me.

Appena decenne, ma piuttosto precoce, ero informato su Coppi e Bartali, ma anche su De Gasperi, Eunaudi, Togliatti, Re Baldovino del Belgio, Coty e De Gaulle, Krusciof e Francisco Franco, ma soprattutto mi affascinava il Santo Padre Pio XII. Imparando a leggere, leggevo io gli articoli che riguardavano il Papa allora regnante, rimanendone entusiasta. Presi a conservare in una cartellina gli articoli della bella rivista su Pio XII - li possiedo ancora oggi - e me li rileggevo, ammirando specialmente le foto.

Il parroco, don Renato, in chiesa era solito dire: "Il tal giorno, alla radio parla il Papa. Ascoltatelo". Io, pur capendo solo quel che potevo, non perdevo un solo discorso di Pio XII radiotrasmesso. Ricordo i suoi messaggi di Natale; in particolare mi rimase impresso un discorso ai malati, nel 1957.

Non ho più dimenticato il discorso che Pio XII tenne il 19 marzo 1958 a centomila giovani di Azione Cattolica, in cui faceva una profezia: "La terra bagnata di lacrime, sorriderà con perle di amore e irrorata dal sangue dei martiri farà germogliare i cristiani… Dopo un crudo inverno, ecco ora verrà la primavera: che essa sia una delle più belle primavere che gli uomini abbiano mai vissuto. Dopo uno degli inverni più lunghi e più crudi, una primavera che precede una delle estati più ricche e più luminose".

È passato mezzo secolo da quel discorso, ma a me pare di sentirlo adesso e posso assicurare che nel mio piccolo ho sempre pregato e lavorato per affrettare questa primavera di Gesù nelle anime e nella storia.

 

"Il Papa di Gesù vivo"

Dal 1955, cominciai a vederlo qualche volta in televisione. Non ce l’avevo in casa, ma andavo a vederla a casa di un deputato, a quattro passi da me. Quando vedevo Pio XII in TV, mentre passava tra la gente o celebrava la S. Messa in S. Pietro, mi commuovevo fino alle lacrime. Dal suo stile di vita, dai suoi discorsi avevo percepito Gesù, Gesù vivo. Lui era il Papa di Gesù vivo.

Nella mia mente limpida di bambino, rimasero impresse alcune sue affermazioni che pure il mio parroco citava nella predicazione:

"Oggi è il tempo dell’eroismo, l’ora della dedizione completa a Gesù. Fate di Gesù la vostra vita; trasformatevi in Lui; fate che Egli viva nel mondo, servendosi della vostra vita. Maria SS.ma vi ottenga la grazia di essere portatori di Gesù al mondo" (23 nov. 1952).

"Siate uniti a Gesù che è in voi, vivo, operante, inabitante. Identificatevi con Gesù: Gesù che prega, Gesù che predica, Gesù che agisce, Gesù che soffre. Possa Gesù diventare il dominatore assoluto delle vostre anime". (5 marzo 1957).

Sono cresciuto con questo continuo richiamo a Gesù, che mi veniva, allora nella mia fanciullezza da Pio XII, per mezzo dei miei educatori. Magistero indimenticabile per me. Tra i miei modelli di vita, c’era lui: mi sarebbe piaciuto rassomigliargli almeno un pò. In chiesa, pur essendo assai stonato, cantavo, colmo di gioia; pensando a lui: "Bianco Padre, che da Roma / ci sei meta, luce e guida, / su ciascun di noi confida, / su noi tutti, puoi contar", con quel che segue, che mi stringe il cuore, se lo confronto allo sfacelo che è seguito oggi.

Quando morì quasi improvvisamente, alle 3,52 del 9 ottobre 1958, 50 anni fa, avevo soltanto undici anni, ma piansi come se fosse mancato uno di casa mia. Mi sentivo come orfano di Qualcuno di decisivo che era entrato in me stesso. Continuai a cercare articoli e immagini che mi parlassero di lui, i suoi discorsi, a riempire quella cartellina che già avevo. Volevo imparare ancora da lui. Sentivo che Pio XII aveva detto e fatto qualcosa di grande, di sublime, di indispensabile alla Chiesa, ai sacerdoti, a ogni credente; che quindi occorreva camminare e precedere alla sua luce, sulle sue orme, a vivere quell’intimità profonda con Gesù che lui aveva vissuto fin dalla sua fanciullezza e poi era partito, sacerdote, Vescovo e Pontefice, a annunciare Gesù al mondo per convertire il mondo a Gesù. Sentivo che dal suo magistero e dal suo stile non ci si doveva mai allontanare, che quella era la via aurea da seguire.

 

Una Voce dolce e severa

I mesi passavano veloci. Frequentavo la 1a media, cominciavo la 2a. Sono sempre stato credente, perché la mia mamma e il mio papà ebbero per me una singolare custodia, che io accettavo come un privilegiato da parte di Dio. Nella mia povera casa di campagna, ero cresciuto riservato e schivo, lontano dalle luci fatue del mondo, alla luce del Crocifisso.

Ma attorno agli 11/12 anni, ero già un adolescente, buono senza dubbio, ma più per il sostegno dei miei cari, che per una scelta personale, consapevole e davvero voluta. In mezzo a tanti pericoli di compagni già storti (uno leggeva e diffondeva Voltaire!) e di voci ammalianti come le sirene, io avevo bisogno che la mia coscienza si impennasse e imprimesse una svolta netta alla mia vita.

Il 9 ottobre 1959, un venerdì, prima della scuola, alle 7 del mattino, andai a confessarmi da mio parroco. Al termine della confessione, don Renato mi domandò: "Perché stamattina, alzandoti più presto del solito, sei venuto a confessarti? Non c’è alcuna festa particolare, non è il I° venerdì del mese, non avevi nulla di grave… Perché? Puoi dirmelo?". Gli risposi: "Oggi è il I° anniversario della morte del S. Padre Pio XII e io sono venuto a confessarmi - e ora sentirò la Messa e farò la Comunione - per lui, per ricordarlo come merita". Don Renato rimase di stucco: "Bravissimo - mi disse, posando una mano sulla mia spalla - non potevi fare cosa più grande per ricordare Pio XII. Io l’ho visto, ho partecipato alla sua Messa - che Messa meravigliosa! - e gli ho anche parlato. Un santo. Ebbene, pregalo pure, pregalo spesso. E non temere: Pio XII ti aiuterà sempre nella vita, ti farà delle grandi grazie".

Aprì il Breviario, don Renato, e estrasse un’immagine bellissima di Pio XII, in preghiera: "Guarda come pregava - spiegò consegnandomi l’immagine - non si è messo in posa per farsi fotografare. Ma pregava così spontaneamente, intensamente, come se dicesse a Gesù: "A noi due". Conserva questa immagine e prega anche tu così".

Andai a mettermi nel primo banco, vicino all’altare, mentre il viceparroco iniziava la Messa. Pregai in semplicità come sapevo, ricevetti la Comunione, quindi tutto contento andai a scuola: 2a media, 12 anni di età. Chi sarei stato domani? Che cosa avrei fatto della mia vita? Dipendeva tutto da un sì o da un no che stavo per pronunciare.

Nelle settimane che seguirono, nella mia anima, capitò un fatto nuovo, mai sperimentato prima. Sentii dentro di me un’ispirazione, direi una Voce dolce, ma severa, estremamente severa, che chiedeva il massimo, anzi, tutto: "Vedi, ragazzo mio, Io ti ho amato non per scherzo. Io ti ho amato fino alla croce. Guardami sulla croce. Quello era il tuo posto e ci sono andato io per te. Tu che cosa fai per me? Tu mi contraccambi nell’amore? Tu osserverai la mia Legge? O mi tradirai, come Giuda, come mi tradiscono i più?".

Quanto era avvincente, attanagliante, esigente e dura quella Voce! Affascinante, implacabile Voce. Capii che dovevo mettermi subito in ginocchio davanti a quella Voce e rispondere: "Si, Gesù, io non ti tradirò. Io ti chiedo perdono se ti ho tradito senza pensarci, senza sapere. Io sarò fedele, sarò tuo. Ma Tu aiutami, che io non riuscirò mai da solo".

Domenica 25 ottobre 1959, andai a confessarmi da un vecchio prete, don Giovanni T., che dal paese saliva a celebrare nei giorni festivi nel mio borgo di campagna. Fu quella la prima Confessione davvero pienamente cosciente, voluta, offerta a Dio come una svolta nella vita, insieme al proposito di vera e totale fedeltà a Gesù Crocifisso: sì, a Gesù Crocifisso.

Allora, potevo partire, libero e forte, per la mia esistenza, ormai intesa come milizia - militia Jesu Christi!+ - capace di mandare una dichiarazione di guerra al mondo e al peccato, per amore a Cristo. Mi capitò pure un libro tra le mani, sulla Passione di Gesù, dove a una certa pagina, veniva posta una domanda: "Cristo o Barabba?". Risposi: "Cristo!".

La più grande grazia

Quella domenica di fine ottobre 1959, illuminata da un sole autunnale mite come una carezza sui capelli, nel calendario liturgico allora vigente, era la solennità di Cristo Re. Cominciava per me la primavera della vita: avrei avuto per sempre un solo Re al quale offrire obbedienza e dedizione: Gesù Re! Nessun altro tiranno al mondo, ma Gesù Re, Gesù solo!

Era quella la prima grazia, la più grande grazia che ricevevo da parte del mio "San" Pio XII, come qualche giorno prima mi aveva assicurato il mio parroco. Quella grazia - l’orientamento della vita a Gesù solo - continua oggi, a distanza di 50 anni, e chiedo a Dio, per intercessione di Maria SS.ma e di Pio XII, che continui e si accresca fino alla mia ultima ora: "Cresciamo in Lui" (Ef 4, 15).

Grazie a questo dono, in un tempo buio e aspro, forse il più triste della storia, in cui laicismo, relativismo, ateismo e corruzione dilagante dei costumi hanno fatto di tutto per cancellare Dio dal mondo, e persino una "nuova teologia", per aggiornarsi e essere gradita al secolo, ha messo da parte Gesù Cristo, ho custodito pura e integra la Fede Cattolica, con la passione di trasmetterla agli altri, a molti. "Accepi a Domino quod et tradidi vobis" (I Cor 11, 23).

Per questo dono immenso, grazie a mia madre… e a te, Pio XII. Nell’attesa di vederti finalmente elevato come meriti alla gloria degli altari, lavoreremo per affrettare la primavera che hai profetizzato, primavera del Cristo, primavera della Chiesa. Primavera che verrà solo dalla santa Tradizione Cattolica: "quod semper, ubique et ab omnibus, creditum est" (S. Vincenso di Lerino), Legge immutabile, sorgente perenne e inesauribile di vita divina.

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ultimo aggiornamento 20 settembre, 2008