PASTORALE FAMILIARE

Marina Berardi

 

L’AMORE MISERICORDIOSO CERCA CASA

Mentre stavo pensando alla metafora da proporre in occasione del prossimo "Capodanno in Famiglia" 2009, organizzato dall’equipe di pastorale familiare del Santuario (vedi programma sul sito: www.collevalenza.it ), eventi diversi mi hanno condotto a scegliere l’immagine della casa.

In poco tempo, infatti, la liturgia ci ha invitato a celebrare la dedicazione di alcune Chiese, simbolo del primato, dell’unità ed apostolicità della Chiesa di Roma. Nello stesso periodo, anche nella Diocesi di Orvieto-Todi si è fatta memoria della dedicazione delle due Basiliche Cattedrali delle omonime Città, offrendo alla nostra meditazione testi biblici davvero suggestivi e coinvolgenti. Non ultimo, a Collevalenza, si è dato inizio al 50° anniversario di erezione del Santuario, voluto dall’Amore Misericordioso e realizzato da Madre Speranza.

Si è imposto, quindi, ai miei occhi il simbolo dell’edificio, come luogo essenziale e vitale della presenza di Dio in mezzo al suo popolo e nel mondo.

Queste circostanze mi hanno portato a contemplare ripetutamente il grande mistero svelato dalla Parola, il grande progetto che Dio ha sull’intera famiglia umana: "Io mi sono scelto e consacrato questa casa perché il mio nome vi resti sempre" (2 Cr 7, 16). Non, dunque, contratti a termine, non prestazioni part-time, non "fino a che dura", "fin quando va bene"…, quello di Dio è un sì per sempre!

Nel mettere mano all’articolo, mi sono chiesta da dove partire..., quando, d’improvviso, mi è tornato alla mente il passo evangelico in cui Gesù stesso invita a sedersi prima di cominciare a costruire un edificio o prima di metter mano ad un’impresa (cfr. Lc 14, 28-31). Non si tratta dunque di partire ma di fermarsi, di rimanere nella Parola, perché getti luce sulla nostra rifles­sione e, soprattutto, come ci ricorda Gesù stesso, sia a fondamento della nostra casa: "Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia" (Mt 7, 24).

Di fronte ad un programma arduo, è sempre necessario darsi del tempo, giacché quella che desideriamo edificare non è una costruzione qualsiasi, ma una casa realizzata con una pietra scartata da molti! È Cristo Amore Misericordioso la pietra di scandalo, la pietra d’inciampo, divenuta invece per noi "pietra angolare, scelta, preziosa" (1Pt 2, 6).

L’Amore Misericordioso si offre come roccia, come pietra, ma cerca ed attende anche il tuo "mattone"!

In un tempo come il nostro in cui sui media proliferano annunci di ogni genere e si assiste ad ininterrotte "vendite" di prodotti e di mentalità, anche questo potrebbe sembrare un annuncio fra i tanti, interessato a far profitto, a far colpo.
Al contrario, è l’unico annuncio all’insegna della totale gratuità, pagata, per altro, a caro prezzo, a prezzo della propria vita, del dono totale di Sé che Cristo ha fatto sulla croce: è da quel Cuore che sgorga gratuitamente la famiglia umana, ogni singola famiglia!
Gesù ha scelto una casa, una "sala al piano superiore, grande e addobbata" (Lc 22, 12) per mangiare la Pasqua con i sui discepoli, per consumare l’offerta totale di Sé. Un momento atteso, desiderato, cercato, ma anche colmo di angoscia, che Gesù vuole vivere nell’intimità delle mura domestiche: qui manifesta i suoi sentimenti e dice il suo desiderio di trovare casa nel cuore di ogni uomo.
Sì, anche Dio cerca casa… Bussa con discrezione, rimane sulla soglia, chiede ma non forza, tanto da accontentarsi di una grotta e di una stalla di fortuna, dove, anche quest’anno, tornerà a nascere, pur di farsi una sola carne con la nostra umanità, pur di renderci suoi familiari (cfr. Ef 2, 19). "Ecco la Dimora di Dio con gli uomini" (Ap 21, 3): quanto stupore e riconoscenza per un tale dono!

Non siamo noi gli artefici ed è Dio stesso a ricordarcelo: "Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano" (Is 66,1-2).
È da questa verità che ogni famiglia può trarre coraggio e forza nel seguire il Suo invito: Famiglia, ho un progetto per la tua casa! Il Dio Uno e Trino, il Dio-comunione, è il progettista; Cristo stesso si offre come struttura portante; in Lui ciascuna "pietra" trova il suo giusto posto; ognuno diventa, insieme con gli altri, creativo esecutore di un disegno d’amore unico ed irripe­tibile.
Anche Madre Speranza ci ricorda che, sia in una comunità come in una famiglia, è indispensabile e preferibile che ci siano differenze, dal momento che una casa non si costruisce mai con pietre della stessa grandezza, tanto che sono neces­sarie le piccole per unire le grandi e terminare la parete (cfr. El Pan 4, 42).
Ogni "casa" è insieme dono di Dio e frutto dei talenti dell’uomo.

Dio desidera e cerca, innanzitutto, la nostra libera adesione ad accoglierlo in quella casa che Lui stesso ha costruito perché, come ricorda Paolo alla comunità di Corinto, siamo noi la dimora, il tempio santo di Dio (cfr. 1Cor 3, 17)!
Penso a quale fu la gioia di Zaccheo quando Gesù, passando, alzò lo sguardo verso di lui e si invitò a casa sua. Ed ora, immagino quale sarebbe la felicità, la dolcezza, lo stupore di quella famiglia a cui Gesù ripetesse: "oggi devo fermarmi a casa tua"
(Lc 19, 5).
Solo nell’ascolto filiale ed obbediente, nell’accoglienza fiduciosa ed incondizionata di questo Ospite speciale, "ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore" (Ef 2, 21).

Troppo spesso, nel nostro tempo fatto di terreni fragili, argillosi e di "rumori" di ogni genere, le famiglie rischiano di vivere in case di fatto disabitate, disordinate, disadorne, inospitali; di "sfrattare" i principi che fondano il matrimonio tra un uomo ed una donna, l’intimità, il dialogo, la comunione; di lasciarsi sedurre da proposte facili, a buon mercato, in una rinuncia ai valori fondamentali…
Come afferma Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio, "le richieste e gli appelli dello Spirito risuonano anche negli stessi avvenimenti della storia".
Sembra essere giunta l’ora in cui la famiglia cristiana ritrovi casa: la sua natura, la sua essenza, le sue radici, il progetto e il compito che gli sono stati affidati: dare pienezza di significato all’essere umano, creato ad immagine di Dio; "annunciare con gioia e convinzione la ‘buona novella’ sulla famiglia" (FC 86); essere segno e trasparenza dell’amore trinitario, di un Dio che è "padre e tenera madre"...
Cristo, Amore Misericordioso, viene a portare la salvezza anche nella tua casa, svelandoti la grande vocazione di essere, allo stesso tempo, edificio e collaboratore di Dio (1 Cor 3, 9)!

È Paolo che, mettendoci in guardia, ci indica come cooperare: "Ciascuno stia attento come costruisce. Infatti, nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo" (1Cor 3, 10-11), pena il cedimento, il crollo della casa stessa.
A questo proposito, inviterei ogni famiglia a lasciarsi guidare da una riflessione di Madre Speranza sulla parabola del saggio che edificò la sua casa sulla roccia e dello stolto che la edificò sulla sabbia (cfr. Mt 7, 24-27).

"Il saggio che costruisce sulla roccia la sua casa, che né i venti né le piogge fanno crollare, è l’uomo buono che edifica la casa dell’anima sulla roccia forte della fede, unita alle opere della carità, e non è vinto dalle tentazioni delle passioni terrene.
Lo stolto che edifica sulla sabbia la sua casa, che perciò viene distrutta dalle piogge e dai venti, è l’uomo che ascolta la parola di Dio, ma non la custodisce; o quello che ha fede, ma non ha le opere della carità; o che ha una fede mischiata alla terra sabbiosa degli affetti per le cose della terra: beni, onori, comodità, incarichi elevati, la propria volontà. Costoro quando sopraggiungono i venti delle tentazioni cadono facilmente nel peccato.
Dove abbiamo costruito noi la casa della nostra anima? Se l’abbiamo costruita come l’uomo stolto, distruggiamola immediatamente e riedifichiamola sopra la roccia stabile della fede e della carità, e riempiamola di amor di Dio e di opere buone. Combattiamo la superbia della vita con l’umiltà; l’ambizione dei piaceri, del benessere e delle comodità con la mortificazione, la pazienza e l’astinenza; la cupidigia degli occhi con la carità e la giustizia. Non dimentichiamo che la fede senza la carità e le buone opere è morta" (M. Speranza, El Pan 8, 691-693).

Nel vangelo aperto ai piedi del grande e magnifico Crocifisso di Collevalenza, vi si legge il comandamento che Gesù ci ha lasciato come testamento spirituale, la vigilia della sua morte: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato" (Gv 15, 12).
Mi chiedo: cosa cambierebbe se questo precetto fosse inciso nel cuore di ogni membro della famiglia umana? Ancora una volta, lasciamo che sia Madre Speranza a gettare una luce...

…che tutti amino gli altri fino al sacrificio, dimentichi di sé, allora le nostre case diverrebbero il fedele ritratto della casa di Nazaret, allora tutti sarebbero ben attesi, vivrebbero in una sana allegria e nella casa si respirerebbe amore e carità, non si avrebbero dispute, tutti cederebbero i propri diritti per non turbare la pace, farebbero il bene a tutti senza distinzioni e non avrebbero altro desiderio che la felicità altrui (cfr. El Pan 20, 44).

Quale migliore icona della Famiglia di Nazaret! Nel concludere queste riflessioni, vi invito, così, ad entrare in casa, in una casa speciale: Maria: alla sua scuola impareremo ad edificare gli altri nell’amore.
Lei, dapprima, si è fatta dimora, grembo della Parola e, in forza di questa Presenza, è partita, si è messa in viaggio, lasciando l’intimità e la sicurezza della sua casa, per raggiungere, in fretta quella dalla cugina Elisabetta (Lc 1, 39-45)…, come continua a fare con quella di ciascuno di noi!
Lei, nel momento più doloroso della sua esistenza, sotto la croce, ha accettato di venire ad abitare nella nostra casa, lasciando la sua… (cfr. Gv 19, 27).
Solo da una Casa e da un Cuore abitato può continuare sgorgare il canto di lode del Magnificat: celebrazione dell’incontro autentico, dell’amore fedele e premuroso, di una casa ospitale.

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ultimo aggiornamento 16 dicembre, 2008