convegno di studi

 

   

Convegno di studio su: "La misericordia tra giustizia e speranza"

Collevalenza: 6-8 febbraio 2009

Cronaca di Antonio Colasanto

Venerdì 6 febbraio 2009, ore 16
Sessione di apertura dei lavori

La preghiera, il canto e un breve indirizzo di saluto di P. Aurelio Pérez, Superiore generale dei Figli dell’Amore Misericordioso e di Madre Speranza Montecchiani, Superiora generale delle Ancelle, hanno dato inizio ai lavori del Convegno promosso dal Cesdim-Centro Studi della Congregazione in collaborazione con la diocesi di Città di Castello per riflettere insieme, pastori ed esperti, su La Misericordia che è tema di grandissima attualità sia sul piano teologico che filosofico.

"Questo Convegno –ha detto P. Aurelio Pérez– prosegue idealmente l’onda lunga del World apostolic congress of mercy, celebrato a Roma nell’aprile dello scorso anno, e si colloca nella linea dei precedenti Convegni organizzati dal Cesdim, in particolare l’ultimo incentrato su "La speranza che non delude". Questa occasione di studio vuole aiutarci a sollevare lo sguardo verso quella speranza che scaturisce da una sorgente limpidissima: la misericordia sgorgata sulla croce dal cuore trafitto di Cristo Gesù, la fonte inesauribile del suo Amore misericordioso, l’unica che può far rifiorire la vera giustizia in una terra assetata di pace".

La Misericordia, infatti, apre ad un orizzonte di senso ampio e carico di implicazioni per l’uomo contemporaneo alla luce delle due encicliche "Deus caritas est" e "Spe salvi" di Benedetto XVI. Con il convegno di Collevalenza s’intende porre al centro della riflessione quell’atto gratuito e fondante la stessa dimensione del dono e dell’amore. Amare nel segno della Misericordia significa imparare a lasciarsi attrarre dalla forza dirompente della logica della gratuità che si oppone a quella dell’egoismo.

Le sezioni del convegno misericordia e dono, Giustizia, perdono e riconciliazione, Misericordia e speranza metteranno a confronto la Misericordia con il dono, la giustizia, il perdono, la riconciliazione e la speranza, per aprire nuove prospettive filosofiche e teologiche. .

Per la prima sezione Misericordia e Dono hanno relazionato nell’ ordine Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello e il Prof. Luigino Bruni dell’Università di Milano-Bicocca.

Mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello, ha parlato su "La misericordia. nel magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI".

In particolare riferendosi a Giovanni Paolo II, Mons. Cancian ha ricordato l’ultimo Angelus del Papa polacco nella Domenica della misericordia che suona come un appello che riassume tutto il suo ministero in chiave di misericordia: "All’umanità, che talora sembra smarrita e dominata dal potere del male, dall’egoismo e della paura, il Signore risorto offre in dono il suo amore che perdona, riconcilia e riapre l’animo alla speranza. E’ amore che converte i cuori e dona la pace. Quanto bisogno ha il mondo di comprendere e accogliere la Divina Misericordia!"

E lo stesso Benedetto XVI, due anni orsono, affermava che Giovanni Paolo II "nella misericordia trovava riassunto e nuovamente interpretato per il nostro tempo l’intero mistero della redenzione".

Il 13 maggio 1981 Giovanni Paolo II ha fatto l’esperienza personale della violenza del male e ha perdonato generosamente Ali Agca. Questa sofferenza ha segnato il Papa e lo ha accompagnato fino alla fine, come esperienza di misericordia pagata di persona. E in occasione della sua prima uscita dal Vaticano si è recato in pellegrinaggio al Santuario dell’Amore misericordioso di Collevalenza e qui ha proclamato: "Con questa mia presenza desidero riconfermare il messaggio dell’ enciclica Dives in misericordia".

In occasione della dedicazione del Santuario della Divina Misericordia in Polonia il 17-18 agosto 2002 ha affermato :"Voglio professare che non esiste per l’uomo altra fonte di speranza, al di fuori della Misericordia di Dio…Bisogna far risuonare il messaggio dell’Amore misericordioso con nuovo vigore. Il mondo ha bisogno di quest’amore".

Anche Papa Benedetto ha parlato a più riprese dell’Amore misericordioso, come buona notizia di verità e di salvezza, e così all’Angelus del 16 settembre 2007 ebbe a dire: "Nel nostro tempo l’umanità ha bisogno che sia proclamata e testimoniata con vigore la misericordia di Dio".

Il Prof. Luigino Bruni, docente di Economia politica nell’Università di Milano-Bicocca, autore di numerose e prestigiose pubblicazioni, noto in Italia e all’ estero, si occupa di teoria economica, di storia del pensiero economico e di filosofia dell’economia.

Il Prof. Bruni ha trattato il tema "Etica e relazioni umane: può la misericordia essere una categoria economica?

La misericordia è un termine estraneo all’economia ha subito detto Bruni. L’economia non ha bisogno dell’amore perché se si introducesse nel mercato l’amore staremmo tutti male. L’economia, infatti, conosce l’eros, la philia, ma non conosce l’ agàpe (forma pura di vulnerabilità, di fragilità) e se non conosce l’agàpe non c’è misericordia.

L’economista si è interrogato ampiamente sul tema della felicità e delle relazioni interpersonali, rilevando come la categoria di relazione sia stata dimenticata dalla riflessione economica per anni e come oggi sia urgente riportarla al centro del dibattito.

Nel prosieguo della esposizione il Prof. Bruni, dopo aver rilevato che la logica del contratto -privato o sociale- è quella della negoziabilità degli interessi delle parti, e che essa postula dunque la reciprocità simmetrica, ha sostenuto che vi sono tuttavia forme di reciprocità di cui sempre più si avverte, oggi, il bisogno. Si tratta di forme di reciprocità che presuppongono un’asimmetria dei ruoli e che consentono di trovare «la giusta distanza che integra l’intimità con il rispetto» (Paul Ricoeur). Allora, mentre occorre riconoscere i meriti del modello mercantile dello scambio- ha affermato l’economista- è del pari necessario ammetterne il limite maggiore che è quello di non riconoscere cittadinanza al principio di fraternità.

La sfida che il pensiero cattolico deve, oggi, raccogliere – ha concluso Bruni- è quella di mostrare che categorie come quella di gratuità e di dono possono trovare spazio entro la sfera del mercato, dando vita ad opere che, al modo di minoranza profetica, vadano a contaminare la logica del profitto".

 

Sabato 7 febbraio 2009, ore 9,15
Sessione antimeridiana

Sono ripresi i lavori del Convegno su "La misericordia tra giustizia e speranza" promosso dal Centro Studi della Congregazione dei Figli dell’Amore misericordioso in collaborazione con la diocesi di Città di Castello. Moderatore di turno il Prof. Luigi Alici.

I relatori di questa sessione antimeridiana hanno invitato a riflettere su Giustizia, perdono e riconciliazione.

Dopo il saluto del P. Patrice Chocholski, Segretario generale del World apostolic congress of mery, hanno svolto relazioni:

Il Prof. Maurizio Malaguti, professore di Filosofia teoretica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Alma Mater - Università di Bologna, noto studioso di metafisica classica e cristiana in rapporto a questioni fondamentali del mondo contemporaneo, ha svolto il tema: "Tra cielo e terra: luogo dato alla misericordia".

La misericordia - ha introdotto il Prof. Malaguti . è la via che si apre verso la verità di Dio: in questa prospettiva il Salmista leva il suo canto: «Misericordia e verità s’incontreranno» (Salmo 85, 11). Dio è in sé stesso Verità perfetta, trasparenza senza alcuna ombra. Affinché possiamo divenire partecipi della sua vita, Egli, liberamente e per puro dono d’amore, si fa carico del limite: nell’atto stesso di donare la libertà, Egli assume il nihil privativum, nasconde nel silenzio l’infinita intensità della sua gloria, crea persone libere di scegliere, dona loro il luogo ed il tempo della ricerca e dell’attesa fedele.

Ogni intelligenza libera può inoltrarsi nella storia della luce o e può cercare di nascondersi nella tenebra del suo stesso rifiuto.

Ogni intelligenza finita, anche la più alta tra tutte le creature, è costituita tra il cielo spirituale, che nessuno può partecipare pienamente, e la "terra" che gli corrisponde. Costruiamo i nostri mondi tra l’ interiorità non ancora manifestata e l’esteriorità non ancora definitivamente conquistata. Non si può permettere – ha argomentato il prof. Malaguti - che i progressi nella conoscenza della terra, pur irrinunciabili, spengano il desiderio di aprirci al cielo spirituale. Ma quanti sono accolti nella luce dello spirito sanno trovare e riconoscere anche sulla terra le rifrazioni dell’intelligenza che si è manifestata nella creazione. Ogni raggio di verità diviene allora non "patria", ma "via".

Nella nostra debolezza noi cerchiamo o, al contrario, nel nostro orgoglio noi respingiamo la misericordia che concede beni immeritati. Ma la misericordia stessa è il dono: è la via sulla quale si incontrano le luci che scendono dal cielo e la fatica necessaria per il pane e per il vino.

Il Prof. Francesco Viola, professore di Filosofia del diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, nella linea tracciata ieri dal Prof. Bruni, ha trattato il tema : "Giustizia e perdono: riflessioni sulla "transitional justice".

È possibile istituzionalizzare il perdono? La risposta a questa domanda – ha argomentato il Prof. Viola - va cercata dapprima in alcuni istituti di "perdono giuridico" e poi nell’esame dei tentativi recenti di giustizia politica nei regimi di transizione dalla dittatura alla democrazia. Prendendo, poi, come caso emblematico quello della Commissione "Truth and Reconciliation" del Sud-Africa ne ha esaminano alcune caratteristiche generali, in parte presenti anche in altri Paesi, quali, ad esempio, l’Argentina e il Cile.

Nel corso della relazione il Prof. Viola si è posto una serie di domande: 1) Possono i popoli perdonare? Gli africani, gli armeni, gli argentini, i cileni possono perdonare’ e/o chiedere perdono? 2) quali sono i rapporti tra la memoria individuale e la memoria collettiva? 3)Com’è possibile sanare le ferite dell’identità 4) Quali sono i caratteri propri del perdono? 5) In che senso il perdono politico e giuridico possono considerarsi come tappe del cammino verso il senso autentico del perdono?

In conclusione l’oratore ha operato un confronto fra la frammentazione dell’idea di giustizia propria della modernità e il recupero dell’interrelazione fra le varie forme di giustizia, che è un’esigenza presente nel nostro tempo.

Dopo le relazioni dei professori Malaguti e Viola hanno svolto interventi programmati i dottori Nicola Ricci, Luca Alici e Donatella Pagliacci.

 

Sabato 7 febbraio 2009, ore 15,30
Sessione pomeridiana

Moderatore di turno il Prof. Antonio Pieretti.

Si sono succedute, per riflettere su Misericordia e Speranza, nell’ordine, le relazioni del Prof. Angelo Capecci dell’Università di Perugia, del Prof. Emmanuel Gabellieri dell’Université Catholique de Lyon. e della Prof. Elena Barbieri Masini della Pontificia Università Gregoriana.

Il Prof. Angelo Capecci, docente di Storia della Filosofia e preside del Corso di laurea in Filosofia nella Università di Perugia, ha svolto il tema: "La misericordia nella filosofia. Significati e accezioni di un’idea in momenti del pensiero occidentale".

La filosofia occidentale si è interrogata – ha detto il Prof. Capecci - in diversi luoghi e da diverse prospettive sulla misericordia, anche se questo termine ha assunto uno specifico e precipuo valore nel linguaggio religioso. Una prima forma o via di una indagine filosofica sulla misericordia procede da una esperienza che sembra universale, quella di una emozione particolare che si verifica in casi limite di fronte ad altrui sofferenze, e si chiede il suo valore pratico cioè quali siano le sue implicazioni agli effetti dell’azione.

La domanda sorge perché quel sentimento o emozione  (che è definibile con termini come eleos, misericordia, pietà, compassione) possono produrre azioni nobili e meritorie, ed anche condurre ad una superiore consapevolezza del destino umano, ma possono anche determinare incertezza, inganno, debolezza nelle decisioni e nei comportamenti (Erodoto, Fedone).

Capecci dopo aver parlato della misericordia secondo Aristotele ha trattato della misericordia come compassione e come categoria antropologica.

Il Prof. Emmanuel Gabellieri, preside della Facoltà di filosofia dell’Università Cattolica di Lione, con la sua relazione, chiara e argomentata, ha posto in risalto come rispetto alla filosofia antica e a quella moderna, che giudicano irriducibile la distanza tra Dio e l’uomo, la Rivelazione cristiana è la "rivelazione" di una capacità e di una volontà di Dio di "scendere" verso l’uomo perché la perfezione ontologica più alta non è l’autosufficienza ma il dono.

Il cristianesimo, così - ha detto Gabellieri - obbliga a pensare in modo nuovo il problema ontologico. "Ciò che si può pensare di più grande" non è l’idea dell’Essere immutabile ma la Croce. Se il primo compito della teologia del XXI° secolo è "l’intelligenza della kenosi di Dio" (Fides et ratio n°93), il primo compito di una filosofia che risponda alle "esigenze filosofiche del cristianesimo" (Blondel), potrebbe essere quello di pensare infine Dio come Dio, vale a dire come Amore il più grande possibile, "Amore soprannaturale" (S. Weil).

La Misericordia,- ha concluso Gabellieri- come eccesso dell’Amore redentore, sarà allora il Nome più divino.

La relazione della Prof. Elena Barbieri Masini, emerita nella Facoltà di Scienze Sociali della Pontificia Università Gregoriana sul tema: "Le donne come portatrici di misericordia" è stata letta in sala perché temporaneamente impedita.

L’esperienza di ricerca ed in particolare di ricerca empirica condotta per molti anni in numerosi paesi, anche in quelli flagellati da conflitti insanabili, ci ha rivelato, in modo sempre più evidente - scrive la Prof. Barbieri Masini - la chiara capacità delle donne di essere punto di riferimento di atteggiamenti che portano alla convivenza più che al conflitto.

In molti casi si può parlare  dell’ importante ruolo della donna per mantenere il tessuto sociale in equilibrio in situazioni di grande difficoltà e, quindi, si può dire che si tratti  anche  di attività  improntate alla misericordia. Misericordia è quindi parte integrante della giustizia e della pace. La giustizia è  rispetto della persona umana e del  bene  comune e la pace è comprensione  e carità, quindi misericordia

Nella mia esperienza - afferma la prof. Barbieri Masini - ho trovato grandi esempi di misericordia anche in paesi in cui convivono, più o meno pacificamente religioni e culture diverse come in India e Sri Lanka. Vorrei anche  dire che in Africa ho trovato, nelle mie esperienze, donne capaci di misericordia anche se non chiamata così; donne che sostengono altre donne e che, soprattutto, cercano di creare ambienti più vivibili per i propri figli.

La società occidentale- ha sostenuto la Prof. Barbieri Masini - dovrà tornare  a riconsiderare  la donna come portatrice di  mediazione, di misericordia e di speranza..

Dopo le relazioni dei professori Capecci, Gabellieri e Masini Barbieri, hanno svolto interventi programmati i dottori Alessandro Madruzzi, Carla Canuto e Chiara De Santis.

 

Domenica 8 febbraio 2009, ore 9
Sessione conclusiva

La sessione conclusiva dei lavori del convegno ha avuto inizio alle ore 9 ed ha invitato a riflettere su "Le prospettive della Filosofia e della Teologia della Misericordia" con le relazioni del Prof. Antonio Pieretti docente di Filosofia nell’Università di Perugia, del Cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lyon e presidente del World apostolic congress of mercy, e del Prof. Luigi Alici, docente di Filosofia morale nell’Università di Macerata.

Moderatore di turno il Dr. Donatella Pagliacci.

Il Prof. Antonio Pieretti, introducendo il tema "La misericordia come dono: verso una prassi etico-sociale" e collegandosi con i l tema trattato venerdì 6 dal Prof. Viola, relativamente all’insufficienza della giustizia, ha osservato come rispetto al perdono l’altro non sia sempre il colpevole o quello a cui si deve perdonare. Accanto a questa categoria – ha detto il Prof. Pieretti – deve esserci quella che tenga conto dell’altro, chiunque esso sia: la categoria del dono. Il dono è un gesto unilaterale, indipendentemente dall’altro e se sia stata rivolta domanda di perdono. Il dono è gratis, senza motivazione, basta che ci sei, sei tu, sei l’altro. Il dono non chiede reciprocità.

Due sono i caratteri costitutivi del dono: a): la gratuità e b) la libertà; di conseguenza non c’è né scambio né risarcimento, è un gesto assolutamente libero e unilaterale.

Proseguendo il suo argomentare il Prof. Pieretti ha affermato che dietro il dono c’è un atto di fiducia, un atto che non chiede compenso, che non chiede reciprocità, è un alto atto d’amore per l’altro al quale riconosco un termine di confronto: ti faccio dono perché sei tu.

Ma qual è il fondamento del dono e della dignità che ci è stata data e che siamo chiamati a riconoscere all’altro?

Il fondamento del dono è in Dio che si è rivelato come colui che ha fatto il dono. La vita è l’espressione più alta del dono che abbiamo ricevuto. Il dono in chi ha origine come gesto libero, unilaterale e gratuito? Ha origine in Dio che lo ha fatto senza condizione, senza reciprocità. Dio è Amore., ma cos’è la misericordia rispetto all’amore di Dio?

La misericordia – ha sostenuto Pieretti – è la declinazione dell’Amore di Dio in funzione del riscatto della nostra debolezza e che viene incontro alla miseria che ci contraddistingue.

Come beneficiari del dono, per essere nati, chiamati e salvati, siamo chiamati a testimoniare la misericordia, usata verso di noi e, che noi dobbiamo all’altro, sforzandoci d’inserire perdono e giustizia nell’ottica del dono.

Il Cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lyon e presidente del World apostolic congress of mercy ha svolto una relazione su "La teologia della misericordia, una luce sul terzo millennio". Dopo Cracovia, Roma e Lione sono contento di essere qui a Collevalenza - ha detto il Card. Barbarin - per la conclusione di questo convegno di studi sulla misericordia nel corso del quale si sono avvicendati tanti autorevoli relatori. Io fermerò l’attenzione nel mostrare il radicamento biblico del termine "misericordia" e l’utilità di esso per il dialogo interreligioso con gli ebrei e con i musulmani".

Di fronte a questo termine in occidente c’è molta indifferenza. In Francia è un termine sdolcinato, più che in Italia. In Francia, infatti, il termine misericordia, che ricorre una volta nel Magnificat e due volte nel Benedictus, viene tradotto con la parola amore quasi si avesse paura del termine misericordia . "Bisogna riappropriarsi – ha detto il Cardinale Barbarin – di questa bella e fondamentale parola biblica, una vera perla, in cui c’è il cuore immenso di Dio. E la miseria dell’uomo."

Dio che dal profondo del suo cuore si prende cura delle nostre miserie è il Buon Samaritano della parabola che dice all’albergatore " prenditi cura e al mio ritorno ti rimborserò." Di tutti si prende cura e altrettanto devi fare tu; come il Padre si prende cura di te altrettanto devi fare tu. Come Egli è misericordioso, anche tu devi essere operatore di misericordia. Di questa parabola , nel tempo, purtroppo, abbiamo perduto il grande e profondo significato e ci siamo limitati a trarne una piccola morale.

Ma cosa troviamo nella Bibbia – ci chiediamo con il Card. Barbarin- che possa essere di grande conforto e di grande gioia per noi ? Nei testi ebraici vengono usati tre diversi vocaboli per indicare Dio misericordioso: "hesed" che indica atteggiamento di amore e di compassione che deriva da un rapporto di alleanza e che quindi comporta diritti e doveri e da questa stessa radice deivano i Cassidim, gli amorosi, un movimento ebraico del XVII secolo il cui unico scopo è quello di lodare e cantare la misericordia di Dio; "rehamim" che significa viscere materne, seno materno, matrice, un sentimento intimo che lega profondamente e amorosamente due esseri in relazione; "emet" è termine che mette in risalto la fedeltà assoluta anche nel caso della infedeltà dell’altro.

Dio ci ama e usa misericordia con le viscere di una madre, lo stesso rapporto che unisce la madre al figlio, una relazione unica, forte, un amore particolare, una tenerezza unica, gratuita fatta di pazienza, di comprensione come si legge in Isaia (Is.49,15) : "Sion ha detto il Signore mi ha abbandonato, si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio del suo seno? Anche se ci fosse una donna che si dimenticasse, io invece non ti dimenticherò mai". Nel Corano vi è una citazione simile del Profeta e si trova in particolare un uso costante di due aggettivi "misericordiosissimo" e "misericordioso". Ed è qui –ha detto il Card. Barbarin- che si può entrare in dialogo con i musulmani. Ebrei, cristiani e musulmani chiedono perdono a Dio per i loro peccati, i cristiani e i musulmani pregano, gli ebrei cantano con una litania i loro peccati.

La misericordia viene dal cuore di Dio. E perfezione e misericordia sono la stessa cosa.. Dio ha creato e ci ricrea, ci rifà fino a perfezionarci con il perdono per farci diventare misericordiosi. Gli ebrei sanno che ci ha chiamati perché diventassimo luce per il suo popolo: "tu sarai un servo della misericordia per tutto Israele".E questo termine ricorre tante volte nella liturgia della famiglia per lodare il Signore Dio e nelle Sinagoghe. E’ bello ricordare la preghiera del re Salomone per il tempio e per la sua missione di governo.

E che dire dei musulmani? Misericordiosissimo e misericordioso sono espressioni del Corano. Novantanove sono i nomi di Dio e chi li conosce è già in Dio. Il centesimo nome secondo alcuni studiosi orientalisti cristiani sarebbe quello di "Padre" che i musulmani non osano pronunciare.

Per concludere ricordiamo che Nostro Signore ha prescritto a se stesso di essere sempre misericordioso e alla fine della vita saremo giudicati sull’amore.

E’ importante –ha concluso il card. Barbarin- lasciare agire l’Amore di Dio. Nel canto del Magnificat c’ è tutto il mistero della misericordia di Dio. Maria è colma di stupore per l’amore e la misericordia di Dio, e lei, piccola serva, acconsente alla incarnazione.

Cristiani, ebrei e musulmani, superando le paure potrebbero fare opera di misericordia.

Il Prof. Luigi Alici, docente di Filosofia morale nella Università di Macerata, ha parlato su "La profezia della misericordia nell’epoca delle idolatrie".

"Non dobbiamo nasconderci – ha detto il Prof. Alici - che oggi la comunità cristiana è posta dinanzi ad una sfida cruciale, che investe la credibilità della testimonianza e la capacità di trasmettere alle nuove generazioni uno stupore contagioso dinanzi all’abisso insondabile dell’amore di Dio. In questa debolezza profetica si riflette un fenomeno più generale, che investe la cultura, il costume, l’educazione: nell’epoca della ragione debole e della tecnologia forte l’eclisse dell’infinito coincide, non a caso, con una proliferazione imponente e diffusa delle idolatrie.

Anche la fede dei cristiani – ha affermato Alici- può essere inquinata in senso idolatrico, quando non riesce più a lasciarsi sorprendere dal mistero della trascendenza e si rifugia, in modo più o meno consapevole, nel legalismo, nella routine o nella sindrome dell’assedio, che porta a identificare l’altro da noi come il nostro nemico. In questo modo il virus idolatrico si diffonde su larga scala senza risparmiare nessuno e si perde il vero senso della "differenza cristiana.

L’antidoto veramente efficace – ha argomentato Alici- contro gli idoli esterni e interni che soffocano la nostra vita è il vangelo della misericordia.

Una misericordia riscattata da banalizzazioni pietistiche e restituita alla sua forza profetica ci rivela il volto autentico di Dio e proprio per questo offre anticorpi preziosi contro l’idolatria: invitando a non separare amore umano e amore divino, libera il primo da ogni istinto predatorio e sottrae il secondo ad un decadimento devozionale.

Con una solenne concelebrazione eucaristica nella Basilica dell’Amore Misericordioso, presieduta dal Cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lyon e presidente del World apostolic congress of mercy , sono stati chiusi i lavori del convegno di studi su "La misericordia tra giustizia e speranza"

 

 

 


Collevalenza, 6 febbraio 2009

"La misericordia tra giustizia e speranza"

Saluto del Superiore Generale fam

Carissimi fratelli e sorelle che partecipate a questo convegno: La misericordia del Padre, la giustizia del Figlio e la speranza che lo Spirito infonde nei nostri cuori con il suo Amore siano con tutti noi all’inizio dei lavori di questo Convegno.

Un benvenuto gioioso e cordiale a tutti voi qui al Santuario dell’Amore Misericordioso, luogo di grazia prescelto dal Signore, attraverso Madre Speranza, per far conoscere a tutti l’insondabile ricchezza del cuore di Dio, che apre il vero cammino della speranza all’umanità.

Saluto in particolare S.E. Mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello, che ha presieduto l’organizzazione di questo convegno, e tutte le collaboratrici e collaboratori che con grande competenza e generosità hanno dedicato energie, tempo e passione a questo importante evento. Saluto gli esimi professori che con la loro illuminata parola ci offriranno i contenuti su cui desideriamo riflettere in questi giorni.

Saluto con deferenza le autorità presenti. Saluto i partecipanti alla prima Assemblea internazionale dell’Associazione Laici dell’Amore Misericordioso, che si è conclusa questa mattina. Saluto tutti voi cari amici che partecipate con interesse a questo convegno e tutti i pellegrini che convengono a questo Santuario in occasione del 50º dell’erezione del Santuario e nel 26 anniversario della morte di M. Speranza. Siate tutti benvenuti.

Parlare di misericordia, giustizia e speranza in tempi di turbamento e di crisi può sembrare alienante. Non lo è se crediamo che l’Amore di Dio ha creato questo nostro mondo, guida la storia e la conduce verso un termine di salvezza, proprio attraverso gli eventi che travagliano la creazione come in un parto doloroso (cf Rom 8).

Da quella prima domanda "Adamo dove sei?" rivolta all’umanità smarrita, la tenerezza misericordiosa del Creatore e Padre, ha continuato a percorrere le strade della storia, cercando i suoi figli "con un amore instancabile, come se Egli non potesse essere felice senza di loro", secondo le parole ben note di M. Speranza.

Questo Convegno prosegue idealmente l’onda lunga del "World Apostolic Congress on Mercy", celebrato a Roma nell’aprile dello scorso anno, e si colloca nella linea dei precedenti Convegni organizzati dal nostro Centro Studi "Dives in misericordia" (in particolare l’ultimo centrato su "La speranza che non delude").

Il nostro mondo ha un estremo bisogno di speranza, ma di una speranza che non abbia la data di scadenza, come i prodotti del mercato. Percepiamo abbastanza chiaramente che le speranze che pretendono di alimentare il nostro quotidiano hanno il più delle volte l’etichetta caduca dell’effimero. E non solo quelle del mercato ma anche quelle di alcune idee, che hanno preteso di assumere ruoli messianici di salvezza.

Questo convegno vuole aiutarci a sollevare lo sguardo verso quella speranza che scaturisce da una sorgente limpidissima: la misericordia sgorgata sulla croce dal cuore trafitto di Cristo Gesù, la fonte inesauribile del suo Amore misericordioso, l’unica che può far rifiorire la vera giustizia in una terra assetata di pace.

All’inizio di questo convegno, che vedrà interventi di alto spessore culturale e religioso, permettetemi di concludere questo saluto con una parabola.

C’erano tre giovani ragazze, di nome Giustizia, Misericordia e Speranza. Portavano tre lampade accese e attendevano lo sposo per la festa di nozze, perché senza di loro nessuno poteva entrare al banchetto. Ma lo sposo tardava.

Nella lunga attesa, Giustizia vide che la sua lampada si andava spegnendo lentamente mentre diceva così tra sé: "Quanto dolore, quanta diseguaglianza, quanta violenza! La mia luce è spenta dal vento gelido dell’ingiustizia che travaglia l’umanità!".

Misericordia cercò di proteggere la sua lampada, ma si accorse che stava mancando l’ossigeno nell’aria e anche la sua fiamma cominciò pian piano a languire fino a spegnersi, mentre lei con le lacrime agli occhi gemeva: "Perché tanto odio e rancore? Perché tanta incomprensione e diffidenza reciproca? Perché Signore lasci indurire il nostro cuore nella notte del male?".

In quel momento arrivò l’amico dello sposo e si rattristò perché le lampade di Giustizia e Misericordia erano spente. "Sapete – disse loro - che senza la vostra luce nessuno può entrare al banchetto".

"Non temere!" disse allora Speranza, "la mia luce rimane ancora accesa e con essa potrò riaccendere quelle di Giustizia e Misericordia".

Possa questa luce, cari amici, splendere gioiosa durante i giorni del nostro Convegno.

P. Aurelio Pérez fam

 


Collevalenza, 6 febbraio 2009

"La misericordia tra giustizia e speranza"

Saluto della Superiora Generale eam

Il Convegno dal titolo "La misericordia tra giustizia e speranza", che sta per iniziare, è un avvenimento di grande importanza sia per la vita della Chiesa, che "vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore" (cfr. DM 13), sia per la nostra Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, che ha come specifico carisma "Dio Amore Misericordioso"; il quale nel Signore Gesù si è manifestato meravigliosamente "ricco di misericordia" con ogni uomo, specialmente con chi è povero e misero, sofferente e peccatore" (Cost. 1), ed è un avvenimento importante per tutti coloro che desiderano entrare nella luce del volto di Dio ed essere rigenerati dal suo Amore e dalla sua Misericordia.

Tutto questo è motivo di grande gioia e di profonda gratitudine al Signore che, per opera dello Spirito, suscita tra gli uomini Apostoli e Profeti del suo Amore Misericordioso, sceglie luoghi dove pone la sua dimora per incontrarsi con gli uomini e manifestare al mondo il suo Amore che si rivela come tenerezza paterna e materna.

Come è bello ed entusiasmante che oggi, proprio da questo luogo benedetto abitato dall’A.M., risuonino parole che ci avvicinano al Mistero di Dio, Padre di Misericordia. Sì, questo è un luogo dove si può conoscere e sperimentare la misericordia, dove ci sono i segni per poterLa incontrare.

Ringraziamo e benediciamo Dio che, in Gesù, ha rivelato il suo cuore misericordioso di Padre, e nella Serva di Dio Madre Speranza di Gesù, Fondatrice della Famiglia religiosa dell’Amore Misericordioso, ha plasmato uno strumento docile per dire agli uomini di oggi – con la propria vita, gli insegnamenti, la Famiglia religiosa e le Opere da lei fondate – che Dio è un "Padre pieno di bontà che cerca con tutti i suoi mezzi, il modo di confortare, aiutare e far felici i suoi figli, che li segue e li cerca con amore instancabile, come se Lui non potesse essere felice senza di loro" (Diario 5.XI.1927).

Ella ha messo al centro di tutte le Opere, chieste a lei dal Buon Gesù, il Santuario dedicato all’Amore Misericordioso, con il Crocifisso che esprime e comunica tutto il messaggio dell’Amore e della Misericordia del Padre per ogni uomo.

Così Madre Speranza pregava: "Benedici Gesù mio, questo Tuo Santuario e fa che sempre vengano a visitarlo dal mondo intero, non solo con il desiderio di curare e guarire dalle malattie del corpo, ma soprattutto con il desiderio di curare la propria anima dalla lebbra del peccato mortale e abituale; che tutti ti conoscano e ti amino come Tu sei e che tutti vedano in Te la vera immagine del Padre del Figlio prodigo…".

Nel cuore della sua preghiera, che ella incessantemente continua a rivolgere al Padre, - ce ne danno la certezza la presenza delle sue spoglie nella cripta della Basilica – siamo presenti tutti noi, che stiamo per vivere momenti di particolare grazia.

Ringraziamo tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo Convegno, in particolare Mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello, a lui tutta la riconoscenza per la vicinanza spirituale e la condivisione del carisma della nostra Famiglia religiosa e per averci dato la possibilità di avvicinarsi in questi giorni alle fonti della Misericordia.

Ringraziamo, infine, tutti coloro che con la loro parola e la loro testimonianza – in particolare mi rivolgo ai relatori – contribuiscono a far sì che l’annuncio della misericordia di Dio raggiunga i confini del mondo, e scenda nell’intimo dei cuori umani.

A tutti i partecipanti l’augurio di una positiva esperienza affinché, come tanto desiderava Madre Speranza, ci possiamo incontrare con il Volto dell’Amore Misericordioso e rimanere interiormente attratti e rinnovati.

Giungendo ad una conoscenza più piena del cuore del Padre, sappiamo consegnarci totalmente al Suo Amore Misericordioso per essere testimoni e annunciatori.

Questo è l’augurio che vi porgo a nome di tutta la Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso, che spiritualmente si impegna a pregare per il buon esito del Convegno di studio e perché l’A.M. sia conosciuto e amato dal mondo intero.

Madre Speranza di Gesù Montecchiani, eam

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ultimo aggiornamento 30 marzo, 2009