P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

 

Una rete sulla
tua tomba

 

 

Lettera a Madre Speranza

Tutto per Amore

Madre carissima!

Sulla terra umbra di Collevalenza il sole, finalmente!

Pochi giorni fa... neve! Ci ha sorpreso ancora una volta, come ventisei anni fa.

I pellegrini, nei giorni scorsi, hanno gremito il Santuario.

Personalmente ho incontrato cento e più bambini di Fiesole, il gruppo di Recanati guidato da P. Raffaele: hanno ascoltato l’annuncio profetico di cui sei stata custode tu, e che ora lasci a noi, tuoi figli amati.

La neve, commentava una mia consorella, è segno della tua presenza.

La stessa che si respira attraverso il segno silenzioso di questa tomba.

Ripenso ancora con nostalgia alla Veglia di sabato 7 febbraio, vigilia del tuo anniversario, quando hai convocato tanti giovani intorno alla tua tomba. Chissà perché.

Che cosa vuoi dire... a loro e a noi?

La veglia inizia con una provocazione. Scorrono sullo schermo, dietro l’altare della Cripta, immagini di giovani, ritratti in vari contesti: preghiera, festa, convivialità; durante i raduni, i capodanni passati insieme...

E poi una domanda bruciante: Ma tu, che vuoi dalla tua vita?

La tua vita, Madre, è in quella tomba. Una vita ricca, nella sua povertà. Contenta nel dolore. Completamente assimilata alla vita di Cristo, Amore Misericordioso.

La vita dei giovani, invece, sta davanti a loro come madre... e come matrigna.

I giovani devono vincere la sfida. Rispondere di persona alla domanda: Ma tu, che cosa vuoi?

Li hanno dettati loro, i termini del match con la vita, attraverso le parole di un Testimone scomodo come te, Don Tonino Bello:

SIAMO TROPPO ATTACCATI ALLO SCOGLIO. ALLE NOSTRE SICUREZZE. ALLE LUSINGHE GRATIFICANTI DEL PASSATO. CI PIACE LA TANA. CI ATTIRA L’INTIMITÀ DEL NIDO. CI TERRORIZZA L’IDEA DI ROMPERE GLI ORMEGGI, DI SPIEGARE LE VELE, DI AVVENTURARCI SUL MARE APERTO. PREFERIAMO CORRERE SOLTANTO PER UN TRATTO DI STRADA.
MA POI, APPENA TROVATA UNA PIAZZOLA LIBERA, CI STABILIZZIAMO NEL RISTAGNO DELLE NOSTRE ABITUDINI, DEI NOSTRI COMODI.

LO SPIRITO SANTO, INVECE, CI CHIAMA ALLA NOVITÀ,
CI INVITA AL CAMBIO, CI STIMOLA A RICREARCI.
LO SPIRITO SANTO, INVECE, CI CHIAMA
A LASCIARE IL SEDENTARISMO COMODO DEI NOSTRI PARCHEGGI.
CHE LO SPIRITO SANTO CI METTA NEL CUORE UNA GRANDE NOSTALGIA DEL FUTURO!

VIENI SPIRITO SANTO!

Cantiamo allo Spirito di venire in noi e di aiutarci a mettere finalmente i piedi sulle tue orme, a salire sulla barca che ci porta al largo, a gettare le reti sulla Parola di Dio.

L’Unica che non tradisce, che non muta, non ammuffisce.

Invochiamo i doni dello Spirito Santo, con le parole forti che usavi tu, nella liturgia e nella vita.

Nel canto della tua vita.

In te e attraverso il tuo esempio risuonavano concordi, senza dissonanze e senza maschere.

Ascoltiamo la vocazione di Abramo, di Pietro, la missione di Paolo.

Il racconto della tua partenza da casa, tappa decisiva della tua storia d’amore con Gesù.

Non sei rimasta nella tana della "casa paterna", ma hai rotto gli ormeggi, hai spiegato le vele e ti sei avventurata nel mare aperto... di un convento che aveva come attrattiva centrale la Passione di Gesù.

Sulla barca della tua partenza, non solo per compagnia, hai invitato S. Teresa d’Avila, per diventare una "grande santa come lei".

Volere è potere, con l’aiuto di Dio. Con la sua Grazia.

La sua Grazia, in te come in Paolo, "non è stata vana".

Ti ascoltiamo mentre ci presenti un programma di vita semplice e arduo: umile come il chicco di grano, ti sei fatta serva per compiere, istante dopo istante, la volontà del Padre.

Hágase tu voluntad! Sia fatta la tua volontà: Ivana e la nostra orchestra intonano più volte lo stesso ritornello, perché ci entri nell’orecchio e nel cuore. Per uscire dalle tane e dai nidi che ci fabbricano gli altri e da quelli che ci fabbrichiamo noi!

Quando p. Sante proclama il Vangelo che narra la vocazione di Pietro, pescatore di uomini, due teli azzurri davanti all’altare sono mossi alternativamente per simulare le onde del mare.

Sul mare viene gettata una rete.

Mentre p. Sante commenta la Parola, e ricorda la nostra comune vocazione, i miei occhi si soffermano su questo segno così semplice e suggestivo.

La rete è tutto quello che abbiamo: la nostra carne fragile, le trame della nostra esistenza. Più o meno fitte e bucate.

La rete è l’unico strumento nelle mani di un pescatore. Ma i pesci li prende!

Anche tu, come Pietro, con il roccolo dell’Amore Misericordioso, hai preso gli uomini, non i pesci e tanto meno gli uccelli.

"Gli uccellini siamo noi", diceva una bambina, domenica scorsa.

Ho chiesto a lei e agli altri, se mi aiutava a chiedere a Dio di gettare la rete che prende gli uomini.

Il 7 febbraio lo abbiamo chiesto a te, Madre, di aiutarci a gettare la rete.

Perché tu lo hai già fatto tante volte, per tutta la vita. E lo fai ancora.

Hai dato tutto: ti sei tuffata nella rete della Grazia, dell’Amore, della Vita di Cristo Gesù!

Al termine della Veglia, abbiamo gettato quella rete sulla tua tomba.

Coloravano la rete tanti nastri, simbolo dei doni dello Spirito Santo.

Ormai, quando ti vengo a trovare, rivedo le trame larghe della rete. I volti dei giovani abbracciare con lo sguardo la tua tomba.

Ora tocca a loro "lasciarsi catturare dalla misericordia di Dio per attirare a Lui, dietro di te, nostra Speranza, i nostri fratelli".

Tocca a loro, e a noi, rompere gli ormeggi; correre l’intero tratto di strada, fino al match finale con l’Amore Misericordioso di Dio!

Dalla finestra, un aleggiar d’ali cattura il mio sguardo.

Mi volto.

Due tortorelle si rifugiano tra gli alberi del Roccolo.

Riposano dal vento, un momento.

Le cime dei cipressi sono agitate.

Tu, invece, riposi tranquilla, nella tua tomba.

Mentre ti guardo, immagino ancora la rete

sulla tua tomba.

La rete del Roccolo

che accoglie ogni giovane tortora:

trasmette forza

nella vita,

consolazione di Madre

e la divina pace!

Con amore di figlia,
sr. Erika di Gesù

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ultimo aggiornamento 15 aprile, 2009