50° del Santuario

 11  note di storia

I 50 anni del Santuario
      ... preparati da Dio
con una lunga storia

 

 

 

 

    Volendo rileggere la nostra storia recente è quasi obbligatorio ripartire

  1. almeno dall’Ordine della Visitazione, le Visitandine, che con santa Margherita Maria Alacoque († 1690) e con altre consorelle (fino al 1942 e al 1977) ha avuto un ruolo molto importante.

  2. da Santa Teresa del Bambino Gesù e del Volto Santo († 1897, a 24 anni)

  3. da Padre Juan González Arintero († 1928, a 68 anni)

  4. da Santa Maria Faustina Kowalska († 1938, a 33 anni)

  5. per arrivare a Madre Speranza († 1983, a 90 anni)

    (seguito)

PADRE JUAN GONZÁLEZ ARINTERO (24/5/1860 - 20/2/1928) morto a 68 anni 1

1. Sintesi Biografia

Juan González-Arintero nacque a Lugueros, provincia di León (Spagna) il 24 giugno del 1860. Prese l’abito domenicano in Corias (Asturias) il 10 settembre del 1875, dove fece gli studi di Filosofia e concluse quasi quelli di Teologia. Nel 1881 fu trasferito a Salamanca per finire la Teologia e fare gli studi di Scienze Fisico-Chimiche nell’università Statale di quella città.

Dal 1886 fino al 1892 ha insegnato e scritto di Scienze Naturali nel Collegio di Vergara (Guipuzcoa). Dal 1892 al 1898 continua il suo lavoro di docente a Corias, dedicandosi all’apologetica cattolica con una ottica scientifica, che promuove dopo in Salamanca dal 1898 fino al 1900. In quest’ultimo anno passa a Vallodolid, fino al 1903 e lì fondò l’Accademia Apologetico-Scientifica destinata principalmente a posgraduati. Ritornò a Salamanca nell’anno 1903 riprese lì la docenza universitaria fino al 1909. All’inaugurarsi il Collegio Angelicum di Roma fu trasferito alla città eterna per insegnare De Ecclesia durante l’anno scolastico 1909-1910. Alla fine di quest’anno ritornò definitivamente a Salamanca dove insegnerà Sacra Scrittura e Teologia Mistica; nello stesso tempo realizzò un intenso lavoro apostolico, partecipando a numerosi Convegni, scrisse opere importanti, fondò la Rivista "La Vida Sobrenatural" (vita soprannaturale), e infine morì in odore di santità il 20 febbraio del 1928. Il suo Processo di Beatificazione è già in corso alla Curia Romana.

Questi freddi dati biografici, nascondono una delle personalità più egregie della cultura cattolica agli inizi del secolo XX e una delle anime più belle della Spagna mistica di tutti i tempi. Le sue opere stampate superano la ventina; se ne conservano altrettante inedite e gli articoli in varie Riviste sono molto numerosi. La corrispondenza epistolare che mantenne supera le 10.000 unità. Il campo al quale si estese la sua attività va da quello scientifico-naturalista, passa per l’apologetico, il dogmatico e lo scritturistico, fino a quello più elevato della mistica.

Quando percorse le strade delle Scienze Naturali, le approfondì, approfittando dei migliori studi e completandoli con investigazioni personali, con una finalità apologetica: bisognava smentire i razionalisti del fine secolo scorso che pretendevano contrapporre scienza e fede. Per fare questo si staccò dalle tesi concordiste allora molto in voga e diffuse in vari libri una equilibrata teoria sulla evoluzione delle specie, che era la bandiera inalberata allora dai nemici della religione. Questo lo obbligò a sostenere vive discussioni e rumorose polemiche con ambedue i gruppi estremi.

All’addentrarsi nello studio dell’Ecclesiologia, si incontrò anche qui con dei modelli metodologici e un orientamento dottrinale che non lo soddisfecero. E scrisse tre grossi volumi sullo "Sviluppo e vitalità della Chiesa", che gli valsero attacchi dottrinali in casa e perfino denuncie al Santo Uffizio. In realtà, il suo errore in Ecclesiologia fu quello di andare avanti di cinquanta anni sulla sua epoca, poiché la sua fu l’Ecclesiologia che anni più tardi, confermò il Concilio Vaticano II.

L’ultima tappa dell’attività del P. Arintero fu quella di teologo e apostolo della vita mistica. Tratta direttamente di questo tema in quattro grossi volumi, in molteplici conferenze e articoli, così come nella sua numerosa corrispondenza.

Studiando teoricamente le dottrine che allora erano in voga e comparandole con quello che lui vedeva accadere nelle anime sante, il P. Arintero si accorse che certe tesi, allora accettate normalmente, erano abbastanza inesatte; inoltre costatava nella direzione spirituale di molte anime scelte, che Dio gli aveva affidato, che quelle deviazioni dottrinali potevano fare molto male a coloro che camminavano verso le vette dell’unione con Dio. Perciò, compenetrato nella dottrina dei grandi maestri classici (principalmente S. Teresa di Gesù e S. Giovanni della Croce), si decise a difendere energicamente e con base teologica ferma quelle tesi autentiche e semplici, che erano però molto oscure nei trattati teologici dell’epoca. Questo, che allora gli valse penose contraddizioni, oggi risulta essere la sua migliore eredità dottrinale e appartiene già al patrimonio della mistica cristiana. Dopo che si è spento già ed è lontano l’eco delle polemiche suscitate nella decade degli anni venti, è facile concludere alla luce del Vaticano II, che il P. Arintero era nella verità.

Si può condensare la dottrina del P. Arintero su questo argomento nei seguenti punti:

  1. Tutti gli uomini sono chiamati, non solo alla salvezza, ma anche alla santità.

  2. Non ci sono due strade per arrivare alla santità: l’ascetico e il mistico, la via è unica, benché con due gradini o tappe successive: prima l’ascetica e poi il completamento nella mistica.

  3. Di conseguenza, tutti sono chiamati alla vita mistica, giacché questa è il coronamento normale della tappa ascetica previa; vita mistica e vita di santità sono sinonimi e vanno sempre unite.

  4. La vita mistica (o santità) consiste nello sviluppo normale della grazia e delle virtù, con la collaborazione e attuazione insostituibile dei doni dello Spirito Santo; quando la preghiera, o vita intima dell’anima, è imbevuta dai doni, si dice che è preghiera - contemplazione.

  5. La contemplazione è sempre infusa giacché l’anima passivamente opera o lascia operare in lei lo Spirito Santo per mezzo dei suoi doni; non si dà, quindi, una vera contemplazione che si acquisti.

 

2. Inizio Provvidenziale


Chiesa di San Esteban, en Salamanca

Agli inizi del 1922 cadde nelle mani del P. Arintero un opuscolo intitolato Petites Etincelles, d’autore francese sconosciuto, edito a Parigi nell’anno 1919, che parlava dei segreti dell’amore divino. Il suo contenuto suscitò nell’animo del P. Arintero una accoglienza entusiasta; per questo ne fece una lodatissima rassegna nella Rivista "La vida Sobrenatural", fondata dal Servo di Dio un anno prima. Tra i paragrafi che il P. Artiero segnalava come compendio di quella dottrina, uno è questo: "Cuore del mio Dio, fatevi amare. Voi che ci avete amato fino alla croce, fino all’Eucaristia!".

Qui c’è il seme ed il fondamento di quello che dopo dovrà essere la grande impresa dell’Amore Misericordioso, che P. Arintero appoggerà durante i sei anni che gli restavano di vita:

Il Cuore di Cristo, come simbolo del suo amore;

la Croce, che portò sulle sue spalle per redimerci;

l’Eucaristia, che gli permette di rimanere sempre tra noi.

Il chiostro

Per le strade misteriose che Dio sa aprire alle sue anime predilette, arrivò il P. Arintero a conoscere l’identità dell’autore di quel libretto, e si mise subito in comunicazione con la fonte di una così sana e santa dottrina. Ottenne da lei il permesso di tradurre quel testo allo spagnolo (lavoro che realizzò D. Anibal González, sacerdote colto e dedito pienamente alle sue idee). La versione spagnola uscì con titolo Centellitas ("piccole scintille") e si diffuse copiosamente nelle successive edizioni col sostegno della Rivista "Vida Sobrenatural".

Il P. Arintero non si accontentò di quello che aveva fatto, e nel rapporto epistolare che si stabilì tra lui e la fonte del citato scritto si accordò una collaborazione assidua nella menzionata Rivista con articoli dottrinali e devozionali sull’Amore Misericordioso, che vennero pubblicandosi senza interruzione e anche in piccoli libri separatamente, che erano stati tradotti dall’originale francese, da persone competenti che sceglieva lo stesso P. Arintero. L’autore degli originali, non solo concedeva il permesso al P. Arintero ma esigeva anche che niente fosse pubblicato senza la approvazione e la censura dottrinale di un così sicuro maestro. Questo diede origine al fatto che centinaia di articoli nella Rivista, migliaia di esemplari di opuscoli editi a Salamanca e innumerevoli fogli volanti sull’Amore Misericordioso circolassero per il vasto mondo di lingua spagnola.

Chi era l’autore di quegli originali così densi di dottrina ed efficaci per alimentare la vita spirituale delle anime? Si trattava di una religiosa visitandina che abitava in un Monastero della Visitazione di Francia; scriveva le sue lettere in francese e non capiva la lingua spagnola; mai segna il mittente nella busta, poche volte mette la data in cui sono scritte (anche se il P. Arintero annotava a mano e con la matita in ognuna delle lettere il mese e l’anno in cui le riceveva); non firma nemmeno col suo nome, e pone come unico segnale una croce.

Nella lettera del mese di maggio, l’autore parla di se stesso come di un povero strumento di Dio per trasmettere il messaggio del suo amore agli uomini, e lo fa considerando se stesso come un "petite main" (piccola mano), umile ricettrice di qualcosa che deve inviare integralmente alle mani sicure del P. Arintero affinché questi le mediti, approvi, benedica e diffonda in tutto il mondo. Inoltre finisce questa lettera pregando caldamente che si celi il suo nome, perché "è necessario - dice testualmente - che la si ignori... giacché la sola sua missione è quella di ricevere e trasmettere, e soprattutto di pregare molto affinché Gesù metta l’unione e dia la sua grazia, e con ciò i cuori si sentano attratti".

Era abitudine del P. Arintero ribattezzare molte anime che dirigeva spiritualmente con differenti pseudonimi per distinguere le une dalle altre e insieme tenerle nel più assoluto segreto. Perciò, alla fine della lettera che commentiamo, fissa egli in forma definitiva con un contrassegno di sua propria mano i dati personali del misterioso autore nella forma seguente: "P.M. Sulamitis". La "P.M." fa riferimento alla qualificazione di "Petite main"; e "Sulamitis", ricorda il nome biblico della mistica sposa del divino Salomone.

Questo nome misterioso fece il giro del mondo e stette in bocca a milioni di persone. Ma furono molto pochi quelli che conobbero la realtà che si nascondeva dietro ad esso. Nell’anno 1943, nella Rivista "La Vida Sobrenatural", si svelò per tutti il segreto, giacché si trascrive in questa la circolare - tradotta dal francese allo spagnolo - diretto a tutte le suore della Congregazione dalla superiora del monastero in cui era appena morta "P.M.Sulamitis". Il monastero in questione si trovava in Dreux Vouvant, dove si erano trasferite le religiose visitandine nel corso della Secondo Guerra Mondiale, data l’impossibilità di tenere aperto quello nel quale erano vissute fino allora. La data della sua morte fu il 1° gennaio del 1943. Aveva allora 65 anni e 44 di professione religiosa.

Il nome di colei che per tanti anni fu l’anima e la vita di quella comunità era Madre Maria Teresa Desandais.

 

3. Donazione Generosa

Quando il P. Arintero si decise a promuovere l’opera dell’Amore Misericordioso, alcuni dei suoi più fedeli discepoli e intimi collaboratori cercarono, senza dubbio in buona fede, di distoglierlo con delle ragioni apparentemente convincenti.

La risposta del P. Arintero, di parola e di opera, fu quella che corrispondeva ad un santo e ad un saggio. Era stato professore di teologia e di sacra Scrittura e come tale poteva dimostrare che la dottrina racchiusa nell’appellativo dell’Amore Misericordioso era "Vangelo puro" e, allo stesso tempo, presentava la tesi sublime che egli veniva esponendo nei suoi libri con delle modalità più adatte a farle arrivare meglio alle anime. Più ancora: questa sua nuova attività includeva delle sfumature devozionali vantaggiose, giacché utilizzava il metodo intuitivo della iconografia tradizionale per fare più facile la comprensione e l’attuazione pratica dell’abbondanza dottrinale che conteneva l’immagine con la croce, l’Eucaristia ed il Sacro Cuore, così come le altre aggiunte simboliche che la completano. Realmente, il P. Arintero avrebbe continuato nella stessa linea seguita fino allora, anche se divulgando con nuove forme la dottrina del suo amore e della sua sollecitudine. I sei ultimi anni della sua vita furono per lui un assaggio di quello che, senza dubbio, proclamerà ora nel cielo: "Misericordias Domini in aeternum cantabo" (Sal. 88,2).

Questa decisione, presa nell’anno 1922, fu accompagnata da una attività infrangibile a vantaggio della estensione e alla difesa dell’opera; e la consegnò per iscritto in diverse occasioni. Così, per esempio, in una lettera del 20 luglio 1923 alla M. Maria Maddalena di Gesù Sacramentato (religiosa passionista lucchese, che allora abitava in Deusto, Bilbao) le parla della notte oscura per la quale passava allora la propria anima e dell’accesa ansietà che aveva di "gustare e vedere come è soave il Signore"; ma aggiunge: "Per questo mi piace tanto questa opera dell’Amore Misericordioso: perché solo nell’infinita misericordia di Nostro Signore e la Meditazione della sua Santissima Madre posso trovare conforto". E il 17 luglio del 1926 manifesta in una lettera alla sua principale collaboratrice di allora a Madrid (Sig.ra Juana Lacasa) la fermezza del suo stato d’animo: "Io capisco che quello che mi rimane di vita deve essere tutto consacrato all’Amore Misericordioso e alla Meditazione di Maria".

4. Superamento di gravi difficoltà

La consacrazione entusiasta del p. Arintero all’opera dell’Amore Misericordioso non fu frutto di una rivelazione speciale e diretta di Dio alla sua persona, né una invenzione del suo ingegno apostolico o di una sua esclusiva esperienza personale. Banditori della misericordia di Dio e precursori di questo movimento già ce n’erano stati nella Chiesa; e questo era una garanzia che non si trattava di una novità pericolosa, di un fiore inconsistente senza radice. E’ la dottrina eterna: il Vangelo di S. Giovanni, la tradizione ecclesiastica, dei Santi Padri, di tutte le anime sante. Il P. Arintero fece notare ciò in un libro che si pubblicò l’anno 1926 col titolo "Le scale dell’amore e la vera perfezione cristiana".

Ma in tempi vicini a lui si trovavano:

le rivelazioni di S. Margherita Maria: "Ecco il Cuore che tanto ama gli uomini".

Dopo S. Teresina del Bambin Gesù compone quella formula di fiduciosa donazione: Mi consacro al Misericordioso Amore..."

Era morta di recente Suor Benigna Consolata, religiosa visitandina di Como, chiamata da Gesù "Segretaria dell’Amore Misericordioso", che ci rivela cose meravigliose su Colui che è "Compassione" infinita.

Lo stesso P. Arintero guidava spiritualmente in quel periodo un’anima di santità straordinaria, chiamata Sr. Maria Maddalena di Gesù sacramentato, religiosa passionista nata nei pressi di Lucca, che viveva intensamente e scriveva con profusione sulla bontà, l’amore e la misericordia di Dio, e che finì adottando il nome di "Apostolo dell’Amore".

In ultimo, si verifica la circostanza che la religiosa visitandina Maria Teresa Desandais, poi conosciuta come "P.M. SULAMITIS", depositò nelle mani del P. Arintero i suoi abbondanti scritti intorno all’Amore Misericordioso, con la dichiarazione che era volontà di Dio che lui si consacrasse a promuoverli e diffonderli in tutto il mondo.

La chiesa di Nostra Signora dell’“Arca dell’Alleanza” della località biblica di Kyriat Yearim, in Israele. In questa chiesa a tutt’oggi si venerano questi due dipinti dell’Amore Misericordioso e di Maria Mediatrice; i due drappi vi dovrebbero essere arrivati negli anni 1936-1940, portati lì dal movimento dei “Foyers de Charité”.

Il Padre Arintero fin dall’inizio studia attentamente e si fa garante poi di quella dottrina che passa per le sue mani. La sua autorità e competenza di maestro saggio in queste materie fu la migliore garanzia del migliaio di articoli, opuscoli, fogli volanti e oggetti devozionali che si pubblicarono costantemente e si aprirono un cammino per tutta la Spagna e per il mondo di lingua castigliana. E’ chiaro che nel lavoro di diffusione e propaganda dovette servirsi di molte altre persone: sacerdoti secolari, religiosi e religiose, laici di ogni genere e condizione. Col Nunzio di Sua Santità a Madrid (Mons. Tedeschini), gran parte dell’Episcopato spagnolo, persone della nobiltà, diplomatici, superiori maggiori di Istituti religiosi, ecc...., si riuscì ad avere un appoggio ufficiale per l’opera.

Questo sviluppo vertiginoso e la partecipazione della santa impresa di persone così eterogenee suscitò grosse difficoltà e perfino si originò una crisi che inizialmente mise in pericolo il movimento e fece molto male a P. Arintero.

Quello che lui voleva, così appare nella sua corrispondenza di allora, era che l’opera fosse di tutti "laccio di unione spirituale delle differenti famiglie religiose", non "un partito". Diceva in una lettera (alla Sig.ra Juana Lacasa): "C’è bisogno di un gruppetto di teologi, di diversi ordini, per dare esempio di unione... Questo comitato deve vegliare affinché regni lo spirito della cattolicità in tutto, evitando ogni particolarismo ed esclusivismo; perché solo così ognuno può lavorare con libertà secondo quanto Dio gli ispiri per il bene della Chiesa e della anime".

Mentre il P. Arintero operava con questa sublime intenzione, dando insieme prova della sua semplicità evangelica, non tutti si comportavano con la stessa lealtà. I gruppi più influenti si resero indipendenti da lui e un po’ alla volta trascinarono la maggioranza delle persone che lavorava dentro il movimento.

Questo succedeva agli inizi dell’anno 1923.

Stando così le cose, e aumentando giorno dopo giorno il rischio che il movimento dell’Amore Misericordioso si screditasse per le lotte intestine tra i promotori e per gli abusi che si infiltravano nella propaganda, Dio suscitò l’entusiasmo per l’opera di una buona signora, Juana Lacasa, che per la sua condizione sociale aveva molta influenza a Madrid. Questa donna desiderò lavorare nella santa impresa con le persone che allora la dirigevano e venne a sapere della parte che aveva avuto fino allora il P. Arintero, che conosceva solo di nome, a causa della sua fama universale. Cercò l’occasione per trattare personalmente con il Servo di Dio, si entusiasmò della sua virtù e sapienza, decidendosi a lavorare affinché l’opera dell’Amore Misericordioso ritornasse nelle sue mani.

Da questo momento le tre persone sulle quali riposò il peso e la responsabilità dell’opera dell’Amore Misericordioso furono: P.M. Sulamitis, la religiosa visitandina di Francia, che era "la fonte" somministratrice dei principali scritti dell’Amore Misericordioso e dei tratti fondamentali delle sue rappresentazioni iconografiche; il P. Arintero, responsabile della ortodossia dottrinale di tutto quanto si doveva stampare e diffondere; e la Sra. Juana Lacasa, come la persona che doveva dirigere la propaganda e congiungere tutti gli attriti dell’opera.

 

5. Il trionfo reale e la sconfitta apparente

Questa la realtà teologica che il P. Arintero vedeva nel titolo di Dio come Amore Misericordioso: la terribile permissione della caduta nel peccato manifesta fino a che estremi arrivò la bontà di Dio. L’Amore infinito, nelle manifestazioni della sua tenerezza, della sua compassione in favore delle anime, estremi che si chiamano: Croce, Vangelo, Eucaristia, Cuore.

Insistiamo che il P. Arintero considerò questa dottrina come "Vangelo puro" e dedicò tutta la sua tenacia a difenderla e propagarla attraverso i mezzi alla sua portata.

Per esprimere simbolicamente questa dottrina, le persone che lavoravano con lui decisero di pitturare un quadro nel quale apparissero tutti questi elementi, riunendo nel miglior modo possibile la dottrina con l’arte ed il simbolismo. Conseguita la sua approvazione da parte di molti Vescovi, e anche dal Nunzio Apostolico a Madrid, arrivarono anche al Pontefice Pio XI, il quale benedisse l’opera, sia per quello che si riferiva alla dottrina, sia per la sua rappresentazione nel menzionato quadro; persino concesse indulgenze per la recita delle preghiere che lo accompagnavano.

Gli elementi principali di questa immagine erano, e seguitano ad essere: Cristo inchiodato sulla croce; il libro del Vangelo ai suoi piedi; il suo sacro Cuore aperto sul petto; e l’Ostia grande che fa l’aureola a tutto il quadro.

Come completamento di quest’opera il P. Arintero volle che si aggiungesse l’immagine della Santissima Vergine nella sua invocazione di Mediatrice davanti a Dio di tutte le grazie.

Vicino alla morte il P. Arintero nel mese di febbraio del 1928, raccomandò molto ai suoi discepoli e collaboratori che proseguissero nella diffusione di quella santa impresa; e questi lo fecero con grande successo, giacché arrivarono ad estendere la devozione all’Amore Misericordioso in gran parte del mondo. Si fecero persino traduzioni delle cose più importanti di quello che loro avevano èdito in Spagna in altre lingue: francese, inglese, tedesco, ungherese, polacco, tagalo, cinese, vietnamita, giapponese ecc....

Il 20 febbraio 1928 P. Arintero muore, all’età di 68 anni.

6. Realtà presente e speranza del futuro

Nel Santuario di Collevalenza si venera l’immagine di Cristo Amore Misericordioso e della Santissima Vergine Maria Mediatrice, entrambe con la stessa simbologia usata nei tempi del P. Arintero come espressione iconografica dell’identica dottrina teologica da lui insegnata e propagata.

Collevalenza, questa opera materiale costruita per sostenere una dottrina teologica e provocare la devozione filiale degli uomini verso Dio, fu approvata e benedetta espressamente e con varie forme dai tre ultimi pontefici Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II. E al servizio di questa grande impresa dottrinale e apostolica si trova una istituzione approvata dalla Chiesa qual è quella formata dalle Ancelle dell’Amore Misericordioso e dai Figli dell’Amore misericordioso. Il papa Giovanni Paolo II° ratifica tutto questo con la pubblicazione della sua enciclica Dives in Misericordia e con il suo pellegrinaggio a Collevalenza nel novembre del 1981.

7. Il padre Arintero e Madre Speranza

Che parte ebbe in tutta questa questione la Madre Speranza? Ci fu qualche relazione tra essa e il P. Arintero? Ci fu duplicità di attività indipendenti sullo stesso tema?. Furono due movimenti totalmente staccati con obiettivi sostanzialmente differenti?

Questi vari interrogativi meriterebbero altrettanti studi storici e dottrinali che noi non possiamo fare ora. Però risulta opportuno piazzare le basi per chiarire in ricerche future l’autentica realtà delle cose.

Ricorda il Padre Arturo Lobo: "Nel 1978, quando cinque anni orsono parlai brevemente e per la prima volta con la Madre Speranza, le dissi: Sono un religioso domenica­­no che lavoro come direttore della Rivista ‘La Vida Sobrenatural’; sono in­caricato di promuovere le opere del P. Arintero e ho appena finito di offrire alla Sacra Congregazione il secondo processo canonico per la sua possibile futura beatificazione. Allora ella fissò su di me il suo penetrante sguardo e pronunciò con gesto vigoroso queste parole: "Oh, il P. Arintero! Era un uomo molto tenace, fervoroso difensore di grandi imprese. Il P. Arintero, il P. Arintero! un grande apostolo!". Non mi azzardai a chiedere di più dato lo stato di prostrazione fisica in cui si trovava allora la Madre Speranza. Però ne ricavai la convinzione che la persona e l’opera del P. Arintero erano familiari e molto care alla Madre Speranza".

La Madre Esperanza lasciò scritto quanto segue: "NELL’ANNO 1927 ESSENDO RELIGIOSA DELLA CONGREGAZIONE DI MARIA IMMACOLATA, IL 20 D’OTTOBRE IL BUON GESU’ MI CHIEDE CHE MI DIA A LAVORARE IN PIENO E FORTEMENTE CON IL P. ARINTERO, RELIGIOSO DOMENICANO, PER FARE CONOSCERE LA DEVOZIONE ALL’AMORE MISERICORDIOSO; IO GIA’ LAVORAVO DA QUALCHE TEMPO CON DETTO PADRE MA CON L’ORDINE DEL MIO PADRE SPIRITUALE CHE NESSUNO SAPESSE CHE IO ERO UNITA A QUESTO PADRE IN TALE LAVORO, NEPPURE I MIEI SUPERIORI; E LO STESSO P. ANTONIO NAVAL ESPOSE AL P. ARINTERO IL DESIDERIO SUO CHE NESSUNO SAPESSE CHE IO COLLABORAVO CON LUI IN QUESTO LAVORO".

Da queste luminose parole si deducono vari fatti chiari:

che la Madre Speranza già collaborava con il p. Arintero nelle attività per l’Amore Misericordioso prima del mese di ottobre del ‘27;

che da questa data si donò in pieno a lavorare con il citato padre per far conoscere la devozione;

che questa decisione la prese per obbedienza agli Ordini ricevuti dal Signore;

che la sua totale offerta a questa missione doveva mantenersi in assoluto segreto perché non se ne accorgessero neppure i superiori della Congregazione alla quale allora apparteneva la Madre Speranza;

che lo stesso P. Antonio Naval direttore spirituale della Madre Speranza espose al P. Arintero la necessità di conservare un segreto totale su quella collaborazione tra entrambi per l’impresa comune.

Finora non conosco altri dettagli concreti sopra la forma con cui si sviluppò la collaborazione tra la Madre Speranza e il P. Arintero prima del 1927, neppure ho notizie sopra le rivelazioni che mantennero durante i cinque mesi posteriori a questa data chiave e che furono quelli che visse il Servo di Dio fino al 20 febbraio del 1928 giorno della sua morte.

Però con la prospettiva storica di cui oggi disponiamo è possibile comprendere un poco i misteriosi sentieri che percorse la Provvidenza Divina per arrivare alla realtà meravigliosa che oggi conosciamo e di cui godiamo. I sentieri che segue il Signore di solito non coincidono con quelli che preferiscono gli uomini; Egli suole scrivere diritto su righe storte. Già dissi che dopo sei mesi che il Signore aveva chiesto alla Madre Speranza che si "desse a lavorare in pieno e fortemente" per la devozione dell’Amore Misericordioso, moriva il p. Arintero a Salamanca. Sappiamo anche come l’entusiasmo messo dai suoi discepoli nella continuazione di questa santa impresa inciampò su scogli insuperabili che li obbligarono a desistere dall’impegno. Però senza dubbio Dio veniva preparando le cose affinché giunto il momento, entrasse in azione definitivamente lo strumento umano che doveva proseguire la staffetta in quella Opera e che avrebbe dovuto slanciarla in avanti in maniera definitiva.

Suor Maria Teresa Desandais

Suor Maria Teresa Desandais, al secolo Adrianne, nacque in Francia nel 1876. ricevette un’educazione cristiana molto rigorosa, e all’età di soli nove anni era già decisa a farsi religiosa.

Nel 1896, a 20 anni, in seguito ad una rivelazione, entrò nel monastero della Visitazione di Dreux, nonostante avesse sempre sentito attrattiva per la vita attiva e missionaria.

Fin dai suoi primi anni di vita religiosa cominciò la sua attività letteraria, sotto lo pseudonimo di "piccola mano" (P.M.) o "Sulamitis". Tutto ciò che scriveva era, secondo la sua stessa espressione, "scritto sotto dettatura divina", divenendo così la portavoce del messaggio dell’Amore misericordioso, affidatole da Gesù.

L’immagine dell’Amore misericordioso

Nel 1912, senza possedere particolari nozioni di pittura, dipinse la prima immagine del quadro dell’ "Amore misericordioso": al centro Gesù crocifisso, con gli occhi rivolti al cielo; sullo sfondo una grande Ostia Santa con la scritta "IHS"; dal Cuore di Gesù escono alcuni raggi che illuminano una Bibbia ai piedi del Crocifisso, sulla quale è riportato il versetto: "amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato"; sempre ai piedi della croce, una corona regale indica lo spogliamento di Gesù della sua gloria divina per assumere la nostra natura mortale e subire oltraggi e umiliazioni.

Per la diffusione del messaggio dell’Amore Misericordioso, suor Maria Teresa fu aiutata dal padre domenicano Juan González Arintero, che ricevette i messaggi di "Sulamitis" e li pubblicò sulla rivista da lui fondata "Vida Sobrenatural". A partire dal 1915 l’attività letteraria della Desandais aumentò notevolmente, e verso la fine della prima guerra mondiale cominciarono a diffondersi in Francia sia gli scritti che l’immagine dell’Amore misericordioso. Suor Teresa Maria visse nel Monastero di Dreux fino al 1940. In seguito, a causa della seconda guerra mondiale, la comunità si trasferì a Vouvant, dove l’umile visitandina, dopo una vita di dedizione e nascondimento, morì in concetto di santità. Aveva 66 anni ed era stata per diversi anni Superiora della comunità.


1 cfr Il p. Arintero, apostolo dell’Amore Misericordioso - LOBO ARTURO ALONSO - Convegni 1982: Il mistero del Padre; e anche sul Libro stampato.

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ultimo aggiornamento 21 dicembre, 2009