dagli scritti di madre speranza

a cura di P. Mario Gialletti fam

 

“Il Tuo Spirito Madre”

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

In questo anno 2010 ripresentiamo pensieri della Madre, tratti dai suoi scritti, su varie virtù.

 

Madre Speranza

Mansuetudine

Riflettiamo sulla natura e sui vantaggi della mansuetudine.

La mansuetudine è una virtù che allontana dai nostri cuori la collera, i nervosismi e la insoddisfazione.

Con la mansuetudine

giudichiamo le cose senza eccitazione,

vogliamo bene senza ostentazione,

ci comportiamo con semplicità, con rettitudine e con carità.

La mansuetudine ci aiuta a sopportare, senza turbamento e senza mostrare ripugnanza o sdegno, i difetti degli altri, sia quelli del carattere che quelli del corpo.

Quelli che possiedono questa virtù riescono a superare tutto quello che viene detto o fatto a loro poiché mai perdono la pace dell’anima né quell’atteggiamento tranquillo che manifesta quanto uno è padrone di se stesso ed è capace di frenare le proprie passioni.

La mansuetudine è una virtù indispensabile per chiunque tende alla santificazione.

A quelli che hanno una responsabilità la mansuetudine insegnerà che il modo migliore di governare e organizzare è quello che ha come base la mansuetudine e la pazienza; anche io dico che sono pienamente convinta che la mansuetudine sia estremamente necessaria per piegare le volontà e inclinarle verso il bene.

Il nostro essere umano è fatto in tal modo che si ribella contro il rigore, però cede di fronte alla bontà.

Per questo raccomando:

che comandiate sempre con mansuetudine e niente per forza;

non dimenticate che la durezza lo butta tutto a perdere, rende aspri i cuori, bandisce la carità, genera odio, fa il bene di malavoglia al punto che nessuno lo può gradire;

invece la mansuetudine plasma come vuole il cuore delle persone, lo modella secondo i propri progetti al punto da potere esclamare: fortunati i cuori tolleranti perché mai saranno annientati.

La mansuetudine rende più facile anche l’obbedienza la quale lascia di essere penosa quando chi comanda usa la mansuetudine e la ragione.

Conviene fare tutte le cose con mansuetudine e saremo obbedite e amate.

Non conviene comandare con maniere brusche, sfoghi o rigore; questo servirebbe solo a risvegliare il turbamento nei cuori dei più buoni e a produrre disordine nella casa.

Le volontà non si piegano né con l’autorità né con la forza, ma solo con la mansuetudine, con l’amore, con la bontà.

A tutto questo ogni buon superiore deve aggiungere di sapersi comportare con rispetto, comandare chiedendo e supplicando, mai con alterigia o aria di comando o da padrone.

Conviene comandare come madri comprensive e non come padri che vogliono far sentire la propria autorità.

La fermezza d’animo non è in contrasto con la bontà, con la carità né con la mansuetudine; anzi la fermezza d’animo è il coronamento obbligato di queste belle virtù perché le difende e le protegge dalla debolezza, dalla instabilità, dalla eccessiva benignità e dalla fragile accondiscendenza che la porterebbero alla rovina. (El pan 11, 53-60).

Esaminandoci ancora un poco sulla mansuetudine troveremo che questa va sempre accompagnata dalla amabilità e dalla accondiscendenza.

La amabilità è la manifestazione della mansuetudine, controlla il nostro comportamento esteriore in modo che – attraverso il volto e i modi di esprimersi – riveli la calma, la pace e la dolcezza che uno vive dentro di sé.

La affabilità è una virtù che ci rende piacevoli e di conforto nel tratto con gli altri.

Chi possiede la amabilità cristiana non è mai esigente, è di poche parole, mai si mostra arrogante, non manifesta facilmente la sua rabbia o il suo cattivo umore, dà esempio di squisita educazione, di rispetto e di attenzione verso tutti.

La accondiscendenza non è inferiore alla mansuetudine o alla amabilità perché essere accondiscendente significa sapersi adattare a tutti, non cercare i propri interessi ma solo quelli degli altri in Dio; significa avere un carattere capace di farsi tutto per tutti e che sia capace di adottare tutte le maniere solo che siano buone per far piacere al prossimo e condurlo a Dio.

Il superiore accondiscendente è capace di ascoltare le scuse e le motivazioni dei suoi sudditi e ne tiene conto anche quando si rende conto che non hanno tutto il fondamento dovuto; sopporta con mansuetudine atteggiamenti inopportuni sempre che si rende conto che potrebbe essere utile per riportare alla calma un suddito e renderlo docile e ripete cento volte uno stesso insegnamento o uno stesso avviso. Ha sempre presente che il modo migliore per avere rispetto, fiducia e obbedienza dai sudditi resta, a mio giudizio: portare rispetto a se stessi e agli altri, astenersi da ogni bassa o volgare confidenza con tutti e con ognuno dei sudditi, mostrarsi buoni, allegri, compiacenti, affabili pur sempre vigilando con molta prudenza. (El pan 11, 87-92).

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ultimo aggiornamento 23 febbraio, 2010