2009 - 19 giugno - 2010 - ANNO SACERDOTALE

Paolo Risso

 

P. Bonaventura
Garcia Paredes
sacerdote domenicano martire

 

A 70 anni, dal suo sacrificio (1936-2006), il S. Padre Benedetto XVI ne ha riconosciuto il martirio, subito in odium fidei per mano dei comunisti nella guerra di Spagna. È stato beatificato, insieme a numerosi altri compagni, il 28 ottobre 2007.

 

Giorni densi

Era nato a Castanedo de Valdés (Asturie) il 19 aprile 1866 da Serapio e da Maria Pallasà, cattolicissima famiglia. Ragazzo già innamorato di Gesù, a 13 anni, mentre il P. Sacrest predicava nel suo paese, fu attratto dall’Ordine Domenicano e subito domanda di entrarvi. Preparato dal suo parroco, dopo un anno poté essere accolto nel pre-noviziato di Corias. Due anni come postulante, trascorsi con impegno esemplare, non gli bastarono per essere ammesso in noviziato a causa della sua salute piuttosto delicata.

Allora il giovane, impaziente di consacrarsi al Signore, si rivolse al convento di Ocaña nella provincia del "S. Rosario", il cui titolo ufficiale era "SS.mi Rosarii Philippinarum", perché nelle isole Filippine in Asia, aveva la base per le missioni in Estremo Oriente. A Ocaña, il 30 agosto 1883, iniziò il noviziato e il 31 agosto dell’anno successivo, felice di appartenere tutto a Dio, emise i suoi primi voti. Per un anno era vissuto nella cella che era stata del P. Melchiorre García Sampedro, martire nel Tonchino.

Ha un grande ardore nell’anima, fra Bonaventura, il desiderio di spendere tutta la vita per Gesù. Seguono gli studi filosofici in Ocaña e quelli teologici a Avila. A Salamanca, il 29 gennaio 1891, consegue il baccelierato in diritto civile e il 25 luglio del medesimo anno, è ordinato sacerdote. Non vivrà più che per Gesù; per conoscerlo e amarlo, per farlo conoscere e amare.

Gli è chiesto ancora di studiare a fondo, all’Università di Valenza e di Madrid, dove il 30 giugno 1897 consegue il dottorato in lettere e filosofia, e il 20 giugno 1898, quello in diritto civile. L’anno dopo, parte per le Isole Filippine, dove, all’Università di Manila, ottiene il lettorato in teologia. E’ dottissimo, pio e ardente. Lo attende un avvenire di irradiazione del Cristo e di offerta con Lui per le anime.

Il 16 luglio 1900, è docente di diritto civile, suscitando l’ammirazione generale. Lavora con spirito missionario. Per alcuni mesi, dirige la rivista Libertas. In Spagna, però, non lo hanno dimenticato, così che viene eletto, nel 1901, reggente dello Studio di Avila. Ritorna in patria, dove è anche chiamato a insegnare diritto canonico nel Seminario della diocesi.

È noto nell’Ordine, dall’Occidente all’Oriente, è ammirato e amato per la sua fede e per la sua dottrina. Ha solo 35 anni, ma con la sua autorevolezza, nel 1903, difende Mons. Bernardino Nozaleda, domenicano, nominato Arcivescovo di Valenza, dagli attacchi pretestuosi dei massoni.

Semplice e umile come un bambino, gli arrivano le cariche più prestigiose che lo lasciano stupito, ma lo vedono più ardente che mai nel compiere ogni suo ufficio. Nel settembre 1903, fonda a Segovia il Collegio di S. Maria de Nieva. Il 16 gennaio 1910, è eletto priore del convento di Ocaña, e il 14 maggio 1910, a Manila, è scelto come provinciale della gloriosa e amplissima provincia "del SS.mo Rosario", che ha dato schiere di santi e di martiri nel Tonchino, in Cina, in Giappone e nelle Filippine.

 

Il sangue per Gesù

D’ora in avanti, la sua vita sembra un’avventura, quasi un’epopea, proprio per lui che aveva sognato solo la preghiera e la pace del chiostro. Come provinciale, visita diverse volte le missioni di quelle nazioni, dove i Padri Domenicani, da secoli erano impegnati con grandissimi frutti di bene e di santità nelle anime. Nel I913, P. Bonaventura chiama i Domenicani di Lione a collaborare con i confratelli spagnoli nel Tonchino, e quelli tedeschi in Cina.

Nei medesimi anni, fonda la rivista Misiones Dominicanas e amplia l’Università S. Tommaso di Manila. Nel 1911, con il consenso del S. Padre Pio X, trasferisce nella Louisiana (USA), a Rosary-Ville, la casa di studio della teologia. Ha una sola urgenza che lo mobilita: predicare Gesù, innamorare i confratelli e tutte le anime di Gesù. E’ un contemplativo, il Padre Bonaventura - studio, preghiera, Rosario alla Madonna, adorazione eucaristica sono la sua passione di ogni giorno - ma quanta azione scaturisce dalla sua contemplazione!

Davvero la realizzazione del contemplata aliis traděre di S. Domenico di Guzmán e di S. Tommaso d’Aquino.

Al termine del primo quadriennio di provincialato, Papa Pio X in persona gli chiede di continuare nel medesimo ufficio. Finalmente nel 1917, lasciato il governo della provincia, può ritirarsi a Madrid: per nove anni presiede la comunità del S. Rosario ed è direttore spirituale ricercatissimo. Dalla sua "scuola", escono anime sante e ardenti, come lui, come i migliori domenicani dell’Ordine.

Ma presto viene di nuovo posto sul candelabro. Il 22 maggio 1926, nel capitolo generale di Ocaña, viene eletto Maestro generale dell’Ordine. Accompagnato da quattro venerandi padri capitolari che gli hanno recato l’inattesa notizia, si porta a Ocaña, dove prostrato a terra, chiede ai confratelli di esimerlo da così grave responsabilità.

Proprio lì appare la sua santità di vita... ma gli è chiesto di accettare la guida dell’Ordine. Parte subito per Roma, dove si mette all’opera per il bene della Famiglia di S. Domenico.

Con febbrile attività, inizia la revisione delle costituzioni delle monache e dei Padri Predicatori, adattandole al nuovo Codice di Diritto Canonico; ottiene diversi privilegi spirituali; visita numerose province "ubique regularem observantiam promovens, praecipue insistens in disciplina regulari tenenda ed oboedientia servanda", come scriverà di lui, il suo successore P. Gillet nella lettera a tutto l’Ordine, il 2 ottobre 1938.

Il 9 giugno 1928, acquista dal governo italiano l’edificio, già monastero dei SS. Domenico e Sisto, per collocarvi il Pontificio Ateneo "Angelicum", fondato nel 1909 dal P. Giacinto Cormier, ora "beato". Un superiorato che ha tutti i segni della grandezza e della santità, ma P. Bonaventura è molto umile e all’inizio del 1929, "per motivi di salute", presenta le dimissioni da M’estro generale alla S. Sede, accettate con lettera del Card. Gasparri, il 30 marzo 1929.

Erano stati tre anni di generalato di singolare luminosità.

"Uomo di santissima vita e di elevatissimo carattere morale", come scriverà di lui il Card. Laurenti il 9 aprile 1931, P. Bonaventura dirà di "non aver avuto mai tanta pace interiore come in quel giorno in cui lasciava il governo dell’Ordine".

Subito ritorna a Ocaña dove si dedica, secondo la sua inclinazione più vera, alla direzione spirituale delle anime. Ancora P. Gillet scriverà di lui che "perpulchrum exemplum simplicitatis et magnanimitatis toto tempore praebuit".

Scoppia in Spagna, la rivoluzione comunista, una delle pagine più nere e più agghiaccianti della storia. A Madrid, P. Bonaventura Paredes, scoperto e catturato dai comunisti, il 12 agosto 1936, insieme a altri 40 compagni di fede e di amore a Cristo, fu fucilato a Fuencarral, presso la capitale spagnola. La sua vita ardente per Gesù, per la Chiesa e per l’Ordine Cherubico, non poteva avere migliore coronamento che la palma del martirio.

Era stato per davvero, secondo la testimonianza di alcuni Padri anziani che lo incontrarono in quei giorni, la realizzazione vivente della parola di Gesù: "Sono venuto a portare il fuoco sulla terra" (Lc 12, 49).

 

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ultimo aggiornamento 23 febbraio, 2010