P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam
 

 

 

 

 

 

La Grazia sia con voi

Non vedrete più il mio volto

Oggi freddo pungente. Il monte martano indossa una papalina bianca, di neve.

Ieri pioggia: il mio consueto viaggio del martedì verso Campello sul Clitunno è stato impervio.

Pensavo a S. Paolo, ai suoi amici di ventura, Timoteo e Tito.

Riflettevo, tra un’Ave Maria e l’altra: se avessero avuto anche loro una "Ferro da stiro" – soprannome giovanile della nostra auto – chissà dove sarebbero finiti!

Li immaginavo al mio posto, ascoltavo e soppesavo le inevitabili differenze.

Da una parte c’ero io.

Sentivo il cuore stanco per un viaggio ormai sterile. Forse l’ultima volta da ragazzi che solo in parte hanno aderito alla proposta. Fiera di mantenere la parola data; magnanima nel dare almeno un’ultima possibilità.

Un buon soldato non può arrendersi prima della disfatta finale.

Avvertivo la morsa della nostalgia: i ragazzi non vedranno più il mio volto. Nemmeno io li vedrò più. Forse un giorno, chissà?

Accanto a me c’erano loro: Paolo, Timoteo e Tito.

A piedi nudi, senza pretese, forti e accorti nel prendere in mano le proprie debolezze.

Cavalcavano la "Ferro da stiro" come una Ferrari, attenti a non perdere il controllo della guida, concentrati sia sulla curva che sulla meta finale.

Domandavo:

— Che cosa fareste voi al mio posto?

Non sarebbe giusto portare il Vangelo altrove? Perché stare qui, se non interessa nessuno?

Non farei bene a scuotere la polvere delle scarpe contro di loro?

Dice Gesù ai Dodici quando li manda in missione: "Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi" (Mt 10,14).

E Paolo fa così: "Allora essi (Paolo e Barnaba), scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio" (At 13,51).

Sono io, non abbiate paura

Si impadroniva di me la paura, non solo di fare un viaggio a vuoto, ma anche di rimetterci la pelle.

Pensavo a Paolo, nel suo viaggio in catene verso Roma, alla tempesta, alla nave che si incaglia a prua, e a poppa si sfascia per la violenza delle onde (cf. At 27).

Impallidivo: perché temere? Di che cosa avere paura?

La sua vita versata per il Vangelo non poteva essere ripresa.

Una vita versata per il Vangelo non può essere raccolta.

Non si possono rimettere sul recipiente il vino, l’acqua e l’olio versati e bruciati sull’agnello del sacrificio (cf. 2Tm 4,6; Es 29,40).

Né rimettere in corpo il sangue versato.

C’è qualcosa di irrimediabile, dunque? Come il mio Bambinello caduto a Natale?

Sì, l’amore per Gesù è irrimediabile.

Paolo non può tornare indietro.

È pronto ad essere "legato" e a morire, sia a Gerusalemme che a Roma "per il nome del Signore Gesù" (At 21,13).

Perché quando il mare è agitato e soffia un forte vento, Gesù cammina sul mare e raggiunge la barca. La nostra "Ferro da stiro".

E noi, come sempre, abbiamo paura.

Magari più ansia che paura, come spiegava bene sr. Lidia nelle prime catechesi ai giovani di Collevalenza sulle "emozioni"1.

La paura che viene dall’interno e mi fa sentire l’acqua alla gola.

L’ansia si placa, quando sulla Ferro da stiro facciamo salire Gesù! (cf. Gv 8,16-21).

Perché Lui mi ama.

L’amore per Gesù sgorga nel cuore di chi scopre, una volta per tutte, che da Lui è amato.

Gesù non rimette nel suo corpo il sangue versato, ma fa nuove tutte le cose (Ap 21,5).

Il rimedio c’è: è l’Amore misericordioso.

La grazia sia con voi

Leggendo la storia di Paolo, mi colpisce che descrive sempre la sua "conversione" come un incontro sconvolgente: Gesù lo atterra con la sua luce, gli rivolge una parola forte, lo rimette in piedi.

È la Grazia.

La grazia sia con voi, sono le ultime parole di Paolo.

Paolo lo sapeva che quando qualcuno diventava cristiano non era opera sua.

Lo dice al re Agrippa: "Vorrei supplicare Dio che, non soltanto tu, ma tutti quelli che oggi mi ascoltano, diventino come sono anche io, eccetto queste catene!" (At 26,29).

Cristiani lo si diventa per intervento di Dio (cf. Bibbia TOB, p. 2555).

Mentre stavo per arrivare, mi raggiunge la telefonata di una ragazza:

"Sr. Erika, volevo dirti che io e Martina ci siamo, all’incontro".

Quando sono arrivata, mi aspettava Vanessa; subito dopo sono entrate nella Casa della gioventù di Campello due ragazze e un ragazzo.

Abbiamo vissuto un momento bello, piacevole, intenso a volte.

La grazia sia con voi, in particolare voi che in questo anno siete disposti a versare la vita per annunciare Cristo ai giovani.

Giovani che sono diventati duri d’orecchi, che hanno gli occhi chiusi e non comprendono con il cuore, a volte.

Giovani che non sono peggiori di noi, che li abbiamo preceduti.

Giovani che possono diventare come Timoteo e Tito, come Lidia, Febe, Aquila e Priscilla

Come amici di Paolo; veri cristiani dunque!

Giovani che non possono diventare cristiani, se noi ci illudiamo di raccogliere il vino versato.

Non lo abbiamo versato per amore di Gesù?

Il Signore sia con il tuo spirito. La grazia sia con voi!

sr. Erika di Gesù

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 23 febbraio, 2010