P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam
SORRISO A SORPRESA
 

Sogno…

Inafferrabile, sfocato: un volto che sogno e dimentico.

C’è qualcuno che non conosco, nei miei sogni. Non riesco a riconoscerlo.

Si nasconde, eppure è il protagonista.

Quando arriva, succede qualcosa, oppure ciò che stava capitando si arresta.

Il suo volto mi pare noto, ma non so chi sia.

Insieme a lui ci sono i ragazzi. Ci sono quasi sempre.

Con le stesse ansie, i silenzi, gli sguardi d’intesa che si scambiano mentre annunci il Vangelo, e che puntualmente ti fanno perdere il filo – chissà che si dicevano, quegli occhi furbi! –.

Ragazzi innamorati, un po’ persi dietro storie fatte di promesse. Promesse vere, false o impossibili.

Ragazzi appiccicati per addolcire la solitudine.

E soli per placare inutili euforie.

Il volto che sogno e i ragazzi, nei mie sogni notturni, non si incontrano quasi mai.

…e realtà

25 Marzo del 2010… Piazza San Pietro gremita di giovani.

Il tramonto accende le luci della Basilica.

Preghiamo i Vespri con musica e parole di accoglienza sullo sfondo.

Lo schermo a strisce si anima a un tratto dei volti presenti…

Altoparlanti suonano sopra di noi, sempre più forte. Attendiamo Papa Benedetto.

Bee-ne-det-to… Bee-ne-det-to… quattro note fluttuano da una parte all’altra della piazza.

Raggiungono anche noi.

I ragazzi per lo più stanno zitti, stupiti.

I più coraggiosi, invece, provano a cantare le note di rito.

Mentre salto di gioia, il cuore nicchia… un bel mix di nostalgia e speranza!

La memoria risveglia i ricordi delle Giornate mondiali della gioventù a cui abbiamo partecipato.

Prevedo Madrid, la prossima GMG, nell’agosto 2011.

I ragazzi mi chiedono: – Ci andiamo in Spagna? –.

– Ma certo – rispondo.

Andiamo. Verranno?

Le farfalle…

Una vignetta di Kostner rappresenta una farfalla che si avvicina a Gibì, gli si posa sul naso.

Il piccolo pagliaccio le sorride, ma la farfalla se ne va.

– È scappata!! Eppure le avevo fatto un sorriso! – commenta Gibì confuso…

– Chi era quell’illuso che diceva… che si prendono più mosche con una goccia di miele che non con una botte di fiele? – continua a dire Gibì tra sé e sé, mentre cammina a testa bassa, deluso e arrabbiato.

Le ultime due vignette, però, rivelano una sorpresa.

Ritorna la farfalla… seguita da molte altre farfalle che circondano il volto di Gibì, si posano non solo sul suo naso, ma sul cappello, sulle orecchie… Chi l’avrebbe mai detto?

Quando li abbiamo invitati ad andare a Roma, pochi ragazzi hanno aderito con gioia. Solo chi ne aveva esperienza.

Molti hanno espresso giudizi superficiali o un rifiuto senza fondamento. Qualcuno poi ha cambiato idea, magari attratto dalla prospettiva di una gita alla capitale, così, tanto per rompere la solita routine e allargare il giro della piazza.

Hanno paura, i ragazzi. Non si fidano quasi mai: quando li rimproveri e fai loro assaggiare il fiele, si capisce… Ma quando sorridi e offri loro il miele, perché no?

C’è sempre una sorpresa, però.

Un ritorno inaspettato, un abbraccio gratuito, la richiesta di un’attenzione che interroga chi si sforza di vivere ciò che annuncia.

Quando ti chiedono un bicchier d’acqua, che fai? Rimproveri o sorridi?

Non è più semplice dare e basta? Così mi suggeriva un ragazzo di Mantova, alcuni giorni fa.

Questo era il segreto del curato di Ars, in fondo: dare tutto e non conservare niente

Per arrivare ad essere questo, Giovanni Maria Vianney è stato educato a dare. Non possiamo dare agli altri, se non siamo autonomi, se non sappiamo provvedere da soli ai nostri bisogni.

Eppure, come aiutare i ragazzi a servirsi da soli, quel bicchiere d’acqua di cui sembrano assetati, senza essere scortese?

Come aiutarli a servire come servi tu? Meglio: a servire come Giovanni Maria? Come Gesù?

Le regole dell’amore non dovrebbero vedersi da sé? Non sono scontate?

Non c’è nulla di più gratuito di un sorriso sincero… Eppure proprio perché gratuito, non è scontato.

… e la croce

Prima di partire per Roma, aiutata da Mattia, ho costruito una croce con il cartoncino colorato.

La croce dell’Amore Misericordioso.

Il braccio orizzontale non aveva rinforzi, era flessibile. Ho pensato di ricalcare la sagoma delle mani di Mattia e di attaccarle ai due estremi del braccio, sia per dare peso alla croce, sia per renderla simpatica, viva. Rappresentare il Crocifisso.

Le sue mani ricalcano le mie mani, quelle di Mattia.

Le mani di ogni giovane sono le mani di Gesù.

Per questo, nei miei sogni, il volto di Gesù non si rivela.

È già nel volto dei giovani che sogno.

È la farfalla di passaggio, quella che si posa sul naso. Quella che se ne va. E forse ritorna.

A Roma, imbracciamo a turno, come stendardo, la croce di carta.

Passa la croce dell’Amore Misericordioso e tutti la guardano.

Anche i giovani la guardano e sorridono…

Un ragazzo prende la rincorsa e batte un cinque su una delle mani di carta.

Mano del fratello Mattia. Mano di Gesù.

Il gesto di quel giovane suscita l’ilarità di tutti gli altri, dei "nostri" ragazzi.

Per giocare e per non perdere la strada, hanno seguito la croce, il suo abbraccio mosso dal vento…

Hanno abbracciato, forse per un attimo soltanto, Qualcuno che non può essere afferrato.

Hanno visto, magari per un istante, il suo Volto sfocato.

E hanno sorriso.

Che sorpresa!

Buona Pasqua di risurrezione,

e sorrisi a sorpresa!

sr. Erika di Gesù

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ultimo aggiornamento 26 aprile, 2010