P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam
Testa in  alto!

Tutto per Amore

Semi di quadrifoglio

Il giorno del suo compleanno, la mia migliore amica mi ha regalato due bulbi di quadrifoglio. Il regalo comprende un piccolo vaso di terracotta, un po’ di terra e istruzioni adeguate per la coltivazione.

Devo piantare i due semi, facendo attenzione ad interrarli con la testa rivolta verso l’alto. In compagnia delle mie Consorelle, mi accorgo che non so qual è la testa del seme.

Conosco i semi, li ho piantati da bambina, li ho fatti piantare da insegnante: fagioli e lenticchie nell’ovatta bagnata.

Questi bulbi di quadrifoglio, però, non li conosco bene.

Mi ricordano quei ragazzi che capitano al Roccolo, che non so come prendere. Rari come quadrifogli. La testa, qual è? La parte piccola e sottile o quella più larga? – mi pare quasi una pancia! –.

Siamo lontani, ormai, da quel sano contatto con la natura che avevano i nostri padri. La nostra cultura non poteva portarci più lontano dalla terra!

Eppure, nella mia, nella nostra memoria, devono esserci tracce di sapienza contadina.

I miei nonni: uno faceva il fattore, l’altro il mugnaio… non posso dunque ricordare? Vedo il nonno seduto davanti al fuoco, dentro il vecchio camino, mentre racconta l’arte della caccia.

L’altro lo immagino soltanto, dalle parole di mia madre – è morto che lei aveva vent’anni – ma anche lui sta seduto nell’aia, davanti al mulino, mentre suona il violino per la sua gente.

Il moto vivace del torrente accompagna le voci di quel canto lontano.

 

Il pane del convento

Anche quando ascolto e leggo il Vangelo, immagino e ricordo.

Gesù era ricco di questa sapienza, conosceva la forma del seme, sapeva seminare e mettere i bulbi delle piantine testa in alto… l’aveva fatto molte volte, nel campo della sua casa.

Magari Andrea e Giovanni, quel giorno che Gesù li ha invitati a fare un salto a casa sua, verso le quattro del pomeriggio, hanno mangiato i frutti del suo orto. Belli e buoni, di certo!

"Quando uno ha mangiato le cose buone, le cose cattive non le vuole più" – diceva P. Marko Rupnik al termine della sua relazione per il XXV seminario sulla Direzione Spirituale, organizzato dal Centro Nazionale Vocazioni1.

Magari anche per questo i due discepoli rimasero con Lui.

Mio padre, quando sono partita da casa per continuare il discernimento della mia vocazione, mi diceva che andavo in convento perché lì si mangia bene! Sì, qui in convento si mangia bene!

Il pane del convento è più buono, perché le mie Consorelle cucinano per Gesù! Come faceva Madre Speranza!

I ragazzi, quando mangiano al Roccolo, mi chiedono "il pane delle Suore".

A Pasqua mi hanno chiesto l’agnellino di pan di spagna che le mie Suore hanno cotto per tutti i pellegrini giunti al Santuario ed anche per noi…

Non è forse questo il pane che la gente si aspetta?

Questa è la nostra missione: dar da mangiare un pane dal sapore irresistibile, perché la gente, i giovani, ne conoscano il gusto. Se uno ha gustato le cose buone, le cose cattive non le mangia più.

Gesù, il Seme buono

Per far conoscere Gesù, dobbiamo assomigliare al buon Maestro, far trasparire in noi la bontà di Gesù e il suo amore per i poveri; dobbiamo impegnarci instancabilmente a rallegrare i fratelli, consolare chi è triste, illuminare le povere anime addolorate perché non conoscono Gesù (M. Speranza).

Con le parole di P. Marko: per annunciare Gesù, devo lasciarmi plasmare dallo Spirito e diventare Cristiforme.

Assomigliare al buon Maestro, diventare Cristiforme

Gesù muore e risorge per me. Io muoio e risorgo con Lui. Si mette sulla mia strada, coltiva il mio campo.

Mi metto sulla sua strada, coltivo il suo.

Mangia il mio pesce. Mangio il suo. Sulla riva del lago, anche se subito non lo riconosco. Diventa pane per stare con me. Divento pane per stare con Lui. Il mio Salvatore.

La nostra vocazione è sapere di essere redenti, salvati.

Forse è vero che i giovani non seguono il Signore perché la nostra cultura ha smarrito il senso del peccato.

E quindi non provano gratitudine quando scoprono di essere amati mentre erano peccatori. Ma forse è ancora più vero che i giovani non seguono il Signore, perché non trovano in noi quella Trasparenza di Lui che innamora e porta lontano.

Fragili, fragili, non riconoscono in noi quel gancio che li porta a Dio.

La vita fruttifica quando si aggancia all’esperienza di Dio (P. Marko).

I semi danno frutto se sono piantati nel terreno buono, ci avverte Gesù agricoltore!

Se altre condizioni sono garantite: luce, calore, acqua, concime…

Il seme è la Parola e la Parola dà frutto! Sempre e comunque! La Parola è Gesù! Lui è il Seme buono. Vuole essere piantato nel mio cuore.

Abitare il mio interiore, le mie profondità. Testa in alto.

Verso il Padre, fonte della Luce. Concimerà il mio terreno. Procurerà di bagnare la terra arida con l’acqua dello Spirito, del suo Perdono.

Aspetterà che, con coraggio e umiltà, mi guardi come Lui mi guarda.

Che guardi con simpatia i destinatari del mio annuncio2.

E che, infine, li pianti dalla parte giusta, quella del cuore, perché la Terra sia ricca di germogli nuovi.

Buona coltivazione

e santi operai nella vigna del buon Gesù!

sr. Erika di Gesù


1 Nella prima settimana di Pasqua, il Centro Nazionale Vocazioni della CEI organizza un Seminario di formazione sulla Direzione spirituale. Quest’anno il Seminario festeggiava il suo giubileo d’argento e portava il titolo: Ignazio di Loyola, testimone e maestro del discernimento vocazionale. Si è svolto a Sassone – Roma, presso l’Istituto Madonna del Carmine dal 6 al 9 aprile 2010. Nel presente articolo, faccio un breve riferimento alla relazione del gesuita Marko I. RUPNIK, Discernimento spirituale e gusto di Dio, tenutasi giovedì 8 aprile 2010, nella Chiesa del Gesù, a Roma.

2 Cf. Come parlare ai giovani di vita consacrata, in Testimoni n. 7, a. D. 2010, p. 9.

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ultimo aggiornamento 19 maggio, 2010