la parola dei padri  
 

san Cesario di Arles, vescovo

Dai «Discorsi» di san Cesario di Arles, vescovo
(Disc. 25, 1; CCL 103, 111-112)

 

 

La misericordia divina e umana

 

 

 

 

«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Mt 5, 7); dolcissima è questa parola «misericordia», fratelli carissimi, ma se è già dolce il nome, quanto più la realtà stessa. Sebbene tutti vogliano che nei loro confronti si usi misericordia, non tutti si comportano in modo da meritarla. Mentre tutti vogliono che sia usata misericordia verso di loro, sono pochi quelli che la usano verso gli altri.

Siate pieni di misericordia, come il Padre vostro: perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato. (Lc 6,36.37-38)

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. (Mt 5, 7).

O uomo, con quale coraggio osi chiedere ciò che ti rifiuti di concedere agli altri? Chi desidera di ottenere misericordia in cielo deve concederla su questa terra. Poiché dunque tutti noi, fratelli carissimi, desideriamo che ci sia fatta misericordia, cerchiamo di rendercela protettrice in questo mondo, perché sia nostra liberatrice nell’altro. C’è infatti in cielo una misericordia, a cui si arriva mediante le misericordie esercitate qui in terra. La Scrittura dice in proposito: O Signore, la tua misericordia è in cielo (cfr. Sal 35, 6).

Esiste dunque una misericordia terrena e una celeste, una misericordia umana e una divina. Quale è la misericordia umana? Quella che si volge a guardare le miserie dei poveri. Quale è invece la misericordia divina? Quella, senza dubbio, che ti concede il perdono dei peccati.

C’è una tentazione che da sempre insidia ogni cammino spirituale e la stessa azione pastorale: quella di pensare che i risultati dipendano dalla nostra capacità di fare e di programmare. Certo, Iddio ci chiede una reale collaborazione alla sua  grazia, e dunque ci invita ad investire, nel nostro servizio alla causa del Regno, tutte le nostre risorse d’intelligenza e di operatività. Ma guai a dimenticare che “senza Cristo non possiamo far nulla” (Gv 15,5).

Papa Giovanni Paolo II°

La perfezione mi sembra facile: basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bambino nelle braccia di Dio

Santa Teresa di Lisieux

Tutto ciò che la misericordia umana dà durante il nostro pellegrinaggio, la misericordia divina lo restituisce in patria. Dio infatti su questa terra ha fame e sete nella persona di tutti i poveri, come ha detto egli stesso: «Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, lo avete fatto a me» (Mt 25, 40). Quel Dio che si degna di ricompensare in cielo vuole ricevere qui in terra.

E chi siamo noi che quando Dio dona vogliamo ricevere e quando chiede non vogliamo dare? Quando un povero ha fame, è Cristo che ha fame, come egli stesso ha detto: «Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare» (Mt 25, 42). Non disprezzare dunque la miseria dei poveri, se vuoi sperare con sicurezza il perdono dei peccati. Cristo, fratelli, ha fame; egli si degna di aver fame e sete in tutti i poveri; quello che riceve sulla terra lo restituisce in cielo.

Che cosa volete, fratelli, e che cosa chiedete quando venite in chiesa? Certamente non altro che la misericordia di Dio. Date dunque quella terrena ed otterrete quella celeste. Il povero chiede a te; anche tu chiedi a Dio; ti chiede un pezzo di pane; tu chiedi la vita eterna. Dà al povero per meritare di ricevere da Cristo. Ascolta le sue parole: «Date e vi sarà dato» (Lc 6, 38). Non so con quale coraggio pretendi di ricevere quello che non vuoi dare. Quando perciò venite in chiesa, non negate ai poveri un’elemosina, anche se piccola, secondo le vostre possibilità.

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ultimo aggiornamento 02 settembre, 2010