la parola del papa

Benedetto XVI

Il cammino verso l’unità dei cristiani deve essere un imperativo morale, la risposta ad una precisa chiamata del Signore

di Antonio Colasanto

Benedetto XVI

La divina parola del profeta Ezechiele: "Io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli; vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra…" (Ez 36, 26-28), ci dice il meraviglioso amore paterno di Dio verso le sue creature.

Così la preghiera cambia la mentalità ed aiuta i cristiani a considerare gli altri fratelli, figli dello stesso Dio Padre. La preghiera educa ed assiste spiritualmente e moralmente tutti, propone e trasmette la verità, la luce, la vita, l’amore che è Cristo, Salvatore dell’ umanità.

La preghiera costruisce ponti di amore, di pace e di speranza per la realizzazione della volontà di Dio, obbligando così le rispettive comunità a modificare il comportamento nei confronti le une delle altre, ad abbracciare il metodo del dialogo e farle uscire dai propri confini, incontrare le altre chiese e comunità cristiane, comunicare l’una all’altra quale sia la volontà di Dio per la loro unità e testimoniare al mondo i propri sforzi e la loro promessa di collaborazione per l’unità dei cristiani.

L’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani, celebrato per la prima volta dal 18 al 25 gennaio 1908, non soltanto è divenuto oggi una prassi comune di tutte le confessioni nel preparare e celebrare la "Settimana di preghiera", ma, con l’altro avvenimento del 1968, sessanta anni più tardi, in cui venne distribuito per la prima volta il materiale per la "Settimana di preghiera", sono due storiche tappe, di grande importanza per la riconciliazione, la fratellanza e l’unità dei cristiani, per la realizzazione della volontà di Dio: "che tutti siano una cosa sola" (Gv 17, 21).

Il cammino verso l’unità visibile tra tutti i cristiani - ha detto Benedetto XVI nel corso della udienza generale del 19.1.2011 - abita nella preghiera, perché fondamentalmente l’unità non la "costruiamo" noi, ma la "costruisce" Dio, viene da Lui, dal Mistero trinitario, dall’unità del Padre con il Figlio nel dialogo d’amore che è lo Spirito Santo e il nostro impegno ecumenico deve aprirsi all’azione divina, deve farsi invocazione quotidiana dell’aiuto di Dio. La Chiesa è sua e non nostra.

Il tema scelto quest’anno per la Settimana di Preghiera fa riferimento all’esperienza della prima comunità cristiana di Gerusalemme, così come è descritta dagli Atti degli Apostoli: "Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" (At 2,42).

Nel brano citato degli Atti degli Apostoli – ha sottolineato il Papa - quattro caratteristiche definiscono la prima comunità cristiana di Gerusalemme come luogo di unità e di amore e san Luca non vuol solo descrivere una cosa del passato. Ci offre questo come modello, come norma della Chiesa presente, perché queste quattro caratteristiche devono sempre costituire la vita della Chiesa. Prima caratteristica, essere unita e ferma nell’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, poi nella comunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Come ho detto – ha spiegato il Papa - questi quattro elementi sono ancora oggi i pilastri della vita di ogni comunità cristiana e costituiscono anche l’unico solido fondamento sul quale progredire nella ricerca dell’unità visibile della Chiesa.

Anzitutto abbiamo l’ascolto dell’insegnamento degli Apostoli, ovvero l’ascolto della testimonianza che essi rendono alla missione, alla vita, alla morte e risurrezione del Signore. È ciò che Paolo chiama semplicemente il "Vangelo". I primi cristiani ricevevano il Vangelo dalla bocca degli Apostoli, erano uniti dal suo ascolto e dalla sua proclamazione, poiché il Vangelo, come afferma S. Paolo, "è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede" (Rm 1,16).

Il secondo elemento è la comunione fraterna…. Leggiamo negli Atti degli Apostoli che i primi cristiani tenevano ogni cosa in comune e chi aveva proprietà e sostanze le vendeva per farne parte ai bisognosi (cfr At 2,44-45). La comunione con Dio crea la comunione tra di noi… La comunione con Dio, realizzata come comunione fraterna, si esprime, in concreto, nell’impegno sociale, nella carità cristiana, nella giustizia.

Terzo elemento: nella vita della prima comunità di Gerusalemme essenziale – ha sottolineato Benedetto XVI - era il momento della frazione del pane, in cui il Signore stesso si rende presente con l’unico sacrificio della Croce nel suo donarsi completamente per la vita dei suoi amici: "Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi … questo è il calice del mio Sangue … versato per voi". "La Chiesa vive dell’Eucaristia… La comunione al sacrificio di Cristo è il culmine della nostra unione con Dio e rappresenta pertanto anche la pienezza dell’unità dei discepoli di Cristo, la piena comunione.

Infine, la preghiera - o come dice san Luca le preghiere - è la quarta caratteristica della Chiesa primitiva di Gerusalemme descritta nel libro degli Atti degli Apostoli… La preghiera cristiana, partecipazione alla preghiera di Gesù, è per eccellenza esperienza filiale, come ci attestano le parole del Padre Nostro, preghiera della famiglia - il "noi" dei figli di Dio, dei fratelli e sorelle - che parla al Padre comune. Porsi in atteggiamento di preghiera significa pertanto anche aprirsi alla fraternità. Solo nel "noi" possiamo dire Padre Nostro. Apriamoci dunque alla fraternità, che deriva dall’essere figli dell’unico Padre celeste, ed essere disposti al perdono e alla riconciliazione…

Ancora una volta nella preghiera ci troviamo riuniti, particolarmente in questa settimana – ha esortato Benedetto XVI - insieme a tutti coloro che confessano la loro fede in Gesù Cristo, Figlio di Dio: perseveriamo nella preghiera, siamo uomini della preghiera, implorando da Dio il dono dell’unità, affinché si compia per il mondo intero il suo disegno di salvezza e di riconciliazione.

Dobbiamo essere riconoscenti perché, nel corso degli ultimi decenni, il movimento ecumenico, "sorto per impulso della grazia dello Spirito Santo" (Unitatis redintegratio, 1), ha fatto significativi passi in avanti, che hanno reso possibile raggiungere incoraggianti convergenze e consensi su svariati punti – ha sottolineato il 25 gennaio Benedetto XVI alla celebrazione dei Vespri a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani - sviluppando tra le Chiese e le Comunità ecclesiali rapporti di stima e rispetto reciproco, come pure di collaborazione concreta di fronte alle sfide del mondo contemporaneo. Sappiamo bene, tuttavia, che siamo ancora lontani da quella unità per la quale Cristo ha pregato e che troviamo riflessa nel ritratto della prima comunità di Gerusalemme. L’unità alla quale Cristo, mediante il suo Spirito, chiama la Chiesa non si realizza solo sul piano delle strutture organizzative, ma si configura, ad un livello molto più profondo, come unità espressa "nella confessione di una sola fede, nella comune celebrazione del culto divino e nella fraterna concordia della famiglia di Dio" (ibid., 2).

La ricerca del ristabilimento dell’unità tra i cristiani divisi non può pertanto ridursi ad un riconoscimento delle reciproche differenze ed al conseguimento di una pacifica convivenza: ciò a cui aneliamo è quell’unità per cui Cristo stesso ha pregato e che per sua natura si manifesta nella comunione della fede, dei sacramenti, del ministero. Il cammino verso questa unità deve essere avvertito come imperativo morale, risposta ad una precisa chiamata del Signore. Per questo occorre vincere la tentazione della rassegnazione e del pessimismo, che è mancanza di fiducia nella potenza dello Spirito Santo. Il nostro dovere è proseguire con passione il cammino verso questa meta con un dialogo serio e rigoroso per approfondire il comune patrimonio teologico, liturgico e spirituale; con la reciproca conoscenza; con la formazione ecumenica delle nuove generazioni e, soprattutto, con la conversione del cuore e con la preghiera. Infatti, come ha dichiarato il Concilio Vaticano II, il "santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell’unità di una sola e unica Chiesa di Cristo, supera le forze e le doti umane" e, perciò, la nostra speranza va riposta per prima cosa "nell’orazione di Cristo per la Chiesa, nell’amore del Padre per noi e nella potenza dello Spirito Santo (Ibid,24).

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ultimo aggiornamento 09 febbraio, 2011