8 febbraio - anniversario nascita al cielo di Madre Speranza
   
   
RELAZIONE di: Sua Ecc.za Mons. Angelo SPINA, vescovo di Sulmona-Valva

 

"La famiglia educa al perdono"

Sono lieto di essere oggi qui con voi in occasione delle celebrazioni del 60° anno di fondazione dei Figli dell’Amore Misericordioso e dell’anniversario della nascita al cielo di Madre Speranza avvenuta 28 anni fa, giorno 8 febbraio 1983.

Ringrazio il carissimo Padre Alberto Bastoni per l’invito e per l’amicizia che ci lega da quando eravamo nella diocesi di Campobasso-Bojano. Ringrazio veramente di cuore Padre Aurelio, Generale, che mi ha accolto qui nel 2005 quando ho fatto gli esercizi spirituali nel XXV° di sacerdozio, una tappa importante; e poi ho anche la commozione di salutare Padre Giovanni: padre Giovanni è stato il mio confessore quando stavo al seminario; mi ha detto che i peccati non se li ricorda più ma io sì; il Signore li ha cancellati ma io mi ricordo; e poi mi ricordo padre Umberto, questa figura straordinaria e poi tanti altri Padri di cui non cito il nome.

Bene, oggi siamo qui e cercherò di fare un percorso insieme a voi, famiglie, sul tema del perdono e come la famiglia oggi educa al perdono. Partiamo da ciò che osserviamo intorno a noi. Oggi c’è molta litigiosità, basta poco per dividersi. Gli scontri sono sempre più frequenti. Aumenta l’indifferenza, la violenza, le guerre tra popoli non diminuiscono, ma aumentano. Sono segni che sono stati sempre presenti nella storia dell’uomo, ma oggi più evidenti anche a causa dell’effetto mediatico. Ci si chiede: da dove nasce tanta conflittualità, tanta violenza? Ci sono cause esterne, ma la radice di tutti i mali è nel cuore dell’uomo.

Nel Vangelo di Marco (7,21-23) si legge:

"21Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, 22adulteri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. 23Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l’uomo".

 

La rottura dell’armonia nel racconto delle origini

"Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?". Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete".

Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto!

Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, co­no­scendo il bene e il male".

Allora la donna vide che l’albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch’egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture.

Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose:

"Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose l’uomo: "La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato".

Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente:

"Poiché tu hai fatto questo,

sii tu maledetto più di tutto il bestiame

e più di tutte le bestie selvatiche;

sul tuo ventre camminerai

e polvere mangerai

per tutti i giorni della tua vita.

Io porrò inimicizia tra te e la donna,

tra la tua stirpe e la sua stirpe:

questa ti schiaccerà la testa

e tu le insidierai il calcagno". (Genesi 3, 1-15)

Questo testo, ricco di significato, mette bene in evidenza che all’inizio della storia dell’uomo e della donna si è consumata la rottura dell’armonia tra Creatore e creatura. Adamo ed Eva dopo il peccato originale hanno paura di Dio, non lo sentono più come amico, come Padre, non sentono su di loro la sua grazia. Scappano, si nascondono. Scoprono che ormai sono privi di tutto e non solo di un abito. Ma Dio non abbandona l’uomo, lo cerca e quando lo trova gli chiede: «Hai forse mangiato dell’albero?».

Adamo per difendere il suo "io" entra in conflitto con Eva e la accusa: «È stata lei». Si rompe l’armonia. Anziché essere l’uno per l’altro, ora sono l’uno contro l’altro. Dalla disponibilità e dalla cura si passa alla volontà di possesso e di dominio scaricando le proprie responsabilità sull’altro, annientando l’altro.

Ancora oggi portiamo le conseguenze di quella frattura originaria e siamo in una continua ricerca per ricostruire l’unità. Anziché essere "per" siamo "contro" l’altro. Il volto, gli occhi, il corpo dell’altro, segni destinati allo svelamento reciproco, diventano spesso segni ambigui, non introducono alla pace, alla serenità, alla tenerezza, ma possono provocare diffidenza, "crisi".

Uno dei racconti che più ci ha colpiti nella nostra vita è certamente quello che riguarda Caino, l’autore del primo delitto di cui parla la Bibbia, colui che uccise il fratello Abele (Cfr. Gen 4, 5-8). La storia di questi due fratelli è la storia di tutta l’umanità. Di fronte al terrore di Caino, che teme la vendetta, il Signore annuncia: «Chiunque toccherà Caino subirà la vendetta sette volte!» (Gen 4,15). Tutta la storia del popolo d’Israele è una storia di infedeltà. E Dio fa l’Alleanza, Dio perdona: «Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto diventeranno bianchi come neve, se fossero rossi come porpora diventeranno come lana» (Is 1,18). C’è una invocazione che troviamo nei salmi e dice: «Rendete grazie a Dio perché eterna é la sua misericordia" (Sal. 107).

Il Signore Gesù ancora non viene nel mistero dell’incarnazione sulla terra, ma dal cuore di Dio comincia già a scaturire il fiume della misericordia.

Il nostro cuore è assetato di verità, di bene, di bello. Il peccato delle origini ha rovinato tutto. Dio non si è fermato e ha mandato il suo Figlio.

Partendo dalla nostra realtà umana noi vorremmo le cose perfette, un amore coniugale senza difetti, ci chiediamo: è possibile un amore cosi? La riposta è "sì". Dove le nostre forze sembrano franare ci viene incontro un "Amore Grande", un amore che viene dall’alto, come dono, come grazia. Questo amore è Dio stesso. È il suo amore dato a noi nel suo Figlio, il Signore Gesù.

Non so cosa succede a voi quando entrate in chiesa. Sull’altare c’è il Crocifisso. Forse, per abitudine non ci facciamo più caso. Il Crocifisso è l’amore. Gesù crocifisso con le braccia stese sul legno e con i piedi inchiodati ti ama con tutte le forze. La forza che è nelle mani e nei piedi, lui la esprime con un gesto di amore. Non dice: non ce la faccio più, sono stanco, mi mancano le forze, ma inchiodato, ama con tutta la forza. Il suo capo è coronato di spine.

Guardare a Gesù crocifisso è guardare non un amore, ma l’amore. Lui è amore. Dono puro, dono gratuito, generoso, che viene dall’alto. È l’amore di Dio che scende e illumina ogni uomo, dà senso, significato, a ogni amore coniugale. Raggiunge il culmine. Gesù è un dono-per, sì è un dono per tutti, per la salvezza, la redenzione di tutti. È un dono-per e quindi è un per-dono. Un amore che non si ferma, che sa andare oltre, che abbatte le barriere dell’egocentrismo e dell’egoismo, va oltre amando il nemico con un amore fedele, indissolubile, totale, fecondo, generatore di vita nuova.

Guardando Gesù crocifisso e risorto, accogliendo la sua grazia, il suo dono di amore nella vita coniugale, l’amore umano riceve forza, fiducia, viene salvato, redento, diventa segno dell’Amore.

L’essere chiamati a diventare uno e ad essere una carne sola non vuole dire affatto eliminazione delle differenze, ma piuttosto riconoscimento, rispetto, promozione e valorizzazione della singolarità di ciascuno immettendola in un circuito di amore e di comunione profonda con le radici nello spirito, nel mistero stesso di Dio. In virtù del matrimonio si è chiamati a vivere in una unità così profonda da partecipare della stessa comunione che esiste in Dio tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo e da modellarsi su di essa. Dio è amore. È uno in tre persone che sono in relazione tra loro. II mistero della comunione trinitaria diventa perciò il termine di riferimento per la comunione, per l’amore che deve intercorrere tra marito e moglie.

Un uomo e una donna vivranno l’autenticità del loro amore e daranno vita a un’immagine della comunione che è in Dio, se nel costruire tra loro la comunione di "una carne sola" (Mt 19, 16) imiteranno l’amore divino nei suoi tratti irrinunciabili. (CET Cat. Giovani/2 Venite e vedrete, 1977 p. 336).

Come il cuore pulsa per tutte le membra -scrive Madre Speranza- cosi l’amore di Dio per tutti gli uomini. L’amore di Dio predilige chi ha più bisogno e chi, carico di difetti si sforza di correggersi. L’amore di Dio non impone, ma si mette a servizio. L’amore di Dio è costante, è di sempre. L’amore di Dio dissimula le mancanze e scusa. L’amore di Dio è ansia di riabbracciare ed Egli, Padre di immenso amore, si umilia fino a farsi, per la salvezza di tutti gli uomini, mendicante di amore.

Ricordiamo ancora che la rivelazione di Dio raggiunge le vette più alte con la rivelazione di Dio Amore: "Dio è amore, e chi sta nell’amore, sta in Dio e Dio sta in lui" (1Gv 4,16).

Tutto ciò è proprio dell’esperienza interiore dell’Amore Misericordioso vissuta da Madre Speranza e la diffusione di questa forma di religiosità e di pietà tra il popolo di Dio trova concretizzazione in particolare nella realizzazione del Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza come luogo di culto, di rinnovamento e di rigenerazione spirituale.

Dio Padre è pieno di bontà e di misericordia;

– Gesù incarna la misericordia del Padre per tutti gli uomini;

– Gesù crocifisso è la più alta espressione dell’amore del Padre per tutte le creature.

"Da dove scaturisce tanta misericordia divina? da dove ha origine questa tenera compassione, umanamente inspiegabile, verso i peccatori? quale ne è la causa? La causa – scrive Madre Speranza– è che Gesù moltiplica il suo amore in proporzione alla miseria dell’uomo".

Il cuore di Gesù pulsa con immenso amore per tutti gli uomini... il nostro povero cuore non ama che a tratti, Gesù invece non ha cessato neppure per un attimo di pensare a noi e il suo amore veglierà ininterrottamente su di noi per tutto il tempo della nostra vita... Egli non viene meno, non si stanca, perdona; non conta. In Lui non c’è mutamento.

Quando una coppia di sposi vive questa dimensione spirituale allora è possibile amarsi, fare il dono di sé, perdersi per il dono, perdonarsi. L’uomo per perdonare ha bisogno di Dio. Nella preghiera del Padre nostro diciamo: "Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori". Se c’è l’azione di Dio, la dimensione verticale, allora c’è anche quella orizzontale come conseguenza.

A me ha sempre colpito la parabola del figlio prodigo. Il figlio spendaccione e con una vita poco di buono, quando ritorna dal padre, non viene accolto dal fratello che lo disprezza e non lo vuole in casa. È il padre che riaccoglie e non il fratello. Così per noi, così nella coppia, è Dio che riaccoglie e perciò rimette insieme i fratelli all’unica mensa, nella sua casa. Senza di lui non si riesce a dare il perdono. Per noi perdonare non è un fatto psicologico, o di ragionevole convenienza, ma è un fatto di fede. Nel credo diciamo: "Credo la remissione dei peccati...". Sì, credo che Dio può perdonarmi, che può rendermi capace di perdonare l’altro.

Una volta un bambino ha chiesto alla mamma: «Tu dici che Gesù è risorto, ma io non lo vedo! La mamma chiama il papà, prende in braccio il bambino e tenendolo in alto tra le loro braccia, gli dice: "Come ti senti tra le braccia di mamma e papà, come senti questo momento?". Il bambino risponde: benissimo, sono contento, vi voglio bene! E la mamma continua: «Vedi, io e papà non siamo sempre così e tu te ne accorgi facilmente quando ci togliamo la parola, abbiamo gli sguardi cupi, ci facciamo dispetti. È il momento della morte, momento in cui siamo schiacciati dalla pietra della tomba. Ma poi il Signore ci dà la forza di perdonare e allora ecco il risultato, la gioia di amarci, di stare insieme. Vedi, figlio mio, questa è la risurrezione, è Gesù presente tra noi, toglie il male e l’egoismo dai nostri pensieri, dal nostro cuore, dalla nostra vita e ci fa essere vivi nel suo amore, risorti, cioè nati a vita nuova. E il bambino di rimando: ho capito! Gesù sta con noi».

È la risurrezione. Grazie!

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 16 marzo, 2011