La lettera

 

Il segreto di un Papa

Carissimo,

un Papa che il mondo ha amato, il Vescovo inerme, vestito di bianco, la profezia di quel 13 maggio, quel Vangelo sulla bara dell’ultimo giorno allo scompiglio del vento, un Papa oggi acclamato dalla Chiesa come "beato".

Mondialità di una presenza, di una voce segnata dal mistero, venuta da lontano. Non il lontano "geografico", ma l’"altrove", l’infinito dello Spirito.

Un Papa che ha travolto i muri, che ha contrastato le ideologie, il nazismo, il comunismo, la globalizzazione selvaggia. Che ha avuto il coraggio – per la prima volta nella storia – di accusare le colpe di intolleranza e di potere commesse dalla Chiesa.

Giovanni Paolo II, che si è ritrovato tra le ferite e le agonie dei popoli, nel solco dei poveri, nel segno dell’uomo, della libertà, del futuro dei giovani: "Dite agli smarriti di cuore, coraggio!".

Ognuno ricorda il "suo" Papa. Lasciatemi, in questo tempo dell’osanna, che io ricordi il segreto di una santità, la sua crocifissione. Un Papa che ha fatto nella sua vita esperienza, mistero, mistica di dolore. Ferito, tra la vita e la morte. Ripetutamente alla finestra dell’ospedale: "Dio ha permesso che io stesso, in questo momento, provi su di me, nella mia stessa carne, la sofferenza e la debolezza...".

Che capisce, che si rivolge a coloro che soffrono: "Quante volte, nella vostra infermità vi siete forse sentiti inutili, di peso ai vostri cari, avete provato l’umiliazione, così intimamente umana, di dover in tutto avere bisogno degli altri, di essere quasi alla mercè di tutti...".

Giovanni Paolo II, il passaggio al terzo millennio, il vento dello Spirito, eppure icona povera, sofferta, di Cristo nella profezia di Isaia.

Nino Barraco

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ultimo aggiornamento 16 marzo, 2011