una pagina di vangelo

Benedetto XVI

"Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre"

Dal vangelo di Giovanni 20, 1 18:

Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti. I discepoli perciò se ne tornarono di nuovo a casa. Maria invece stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: "Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro"». Maria di Magdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.

Da un lato totalmente diverso, qualcosa di simile si rende visibile nel racconto teologicamente ed antropologicamente molto denso della prima apparizione del Risorto a Maria di Màgdala. Vorrei qui raccogliere soltanto un particolare.

Dopo le parole dei due angeli in bianche vesti, Maria si è volta indietro e ha visto Gesù, ma non l’ha riconosciuto. Ora Egli la chiama per nome: «Maria!». Lei deve girarsi un’altra volta e adesso riconosce gioiosamente il Risorto, che qualifica «Rabbunì», il suo Maestro. Vuole toccarlo, trattenerlo, ma il Signore le dice: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre» (Gv 20,17). Questo ci sorprende. Vorremmo dire: proprio ora che le sta davanti, lei può toccarlo, trattenerlo. Quando sarà salito al Padre, ciò non sarà più possibile. Ma il Signore dice il contrario: ora non può toccarlo, trattenerlo. Il rapporto precedente col Gesù terreno non è ormai più possibile.

Si tratta qui della stessa esperienza a cui Paolo allude in 2 Corinzi 5,16s: «Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. Se uno è in Cristo, è una creatura nuova». Il vecchio modo dell’umano stare insieme ed incontrarsi è superato. Ora si può toccare Gesù ormai soltanto «presso il Padre». Si può toccarlo soltanto salendo. A partire dal Padre, nella comunione col Padre, Egli ci è accessibile e vicino in maniera nuova.

Questa nuova accessibilità presuppone anche una novità da parte nostra: mediante il battesimo, la nostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio; nella nostra vera esistenza siamo già «lassù», presso di Lui, alla destra del Padre (cfr Col 3,1ss). Se ci inoltriamo nell’essenza della nostra esistenza cristiana, allora tocchiamo il Risorto: lì siamo pienamente noi stessi. Il toccare Cristo e il salire sono intrinsecamente collegati. E ricordiamoci che, secondo Giovanni, il luogo dell’«elevazione» di Cristo è la sua croce e che la nostra «ascensione» che è sempre nuovamente necessaria, il nostro salire per toccarlo, deve essere un cammino insieme con il Crocifisso.

Il Cristo presso il Padre non è lontano da noi, semmai siamo noi ad essere lontani da Lui; ma la vita tra Lui e noi è aperta. Non è un percorso di carattere cosmico-geografico di cui qui si tratta, ma è la «navigazione spaziale» del cuore che conduce dalla dimensione della chiusura in se stessi alla dimensione nuova dell’amore divino che abbraccia l’universo.

(Dal volume: Joseph Ratzinger-Benedetto XVI
GESÙ DI NAZARETH - Libreria Editrice Vaticana, pg 316-317)

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ultimo aggiornamento 06 maggio, 2011