la parola del papa

Benedetto XVI

 

Omelia di Benedetto XVI alla Concelebrazione conclusiva del Congresso Eucaristico di Ancona - 11 settembre 2011

 

La spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo

 

di Antonio Colasanto

Benedetto XVI

 

Benedetto XVI ad Ancona per la giornata conclusiva del XXV Congresso Eucaristico nazionale, nella vasta area del cantiere navale della Finmeccanica, accolto dal Card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e dall’arcivescovo di Ancona-Osimo mons. Edoardo Menichelli, ha presieduto la solenne concelebrazione conclusiva dell’evento.

Il Papa all’Omelia ha poi offerto una riflessione prendendo spunto dal discorso di Gesù, nella Sinagoga di Cafarnao, e dalla reazione dei suoi discepoli: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?" (Gv 6,60)..

Davanti al discorso di Gesù sul pane della vita – ha detto Benedetto XVI - la reazione dei discepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa di se stesso. Perché accogliere veramente questo dono vuol dire perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere e trasformare, fino a vivere di Lui, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda Lettura: "Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore" (Rm 14,8).

"Questa parola è dura!"; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà…"Questa parola è dura!"; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà…"Questa parola è dura!"; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione di poter "trasformare le pietre in pane"…

La storia ci dimostra, drammaticamente, - ha ricordato Benedetto XVI - come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane. Il pane, cari fratelli e sorelle, è "frutto del lavoro dell’uomo", e in questa verità è racchiusa tutta la responsabilità affidata alle nostre mani e alla nostra ingegnosità; ma il pane è anche, e prima ancora, "frutto della terra", che riceve dall’alto sole e pioggia: è dono da chiedere, che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia degli umili: "Padre (…), dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11)…

Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà.

E’ anzitutto il primato di Dio – ha sottolineato il Papa - che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza.

Da dove partire, come dalla sorgente – si è domandato il Papa - per recuperare e riaffermare il primato di Dio? Dall’Eucaristia: qui Dio si fa così vicino da farsi nostro cibo, qui Egli si fa forza nel cammino spesso difficile, qui si fa presenza amica che trasforma…

Nell’Ultima Cena Gesù riassume tutta la sua esistenza in un gesto che si inscrive nella grande benedizione pasquale a Dio, gesto che Egli vive da Figlio come rendimento di grazie al Padre per il suo immenso amore. Gesù spezza il pane e lo condivide, ma con una profondità nuova, perché Egli dona se stesso. Prende il calice e lo condivide perché tutti ne possano bere, ma con questo gesto Egli dona la "nuova alleanza nel suo sangue", dona se stesso… Questo immenso dono è a noi accessibile nel Sacramento dell’Eucaristia: Dio si dona a noi, per aprire la nostra esistenza a Lui, per coinvolgerla nel mistero di amore della Croce, per renderla partecipe del mistero eterno da cui proveniamo e per anticipare la nuova condizione della vita piena in Dio, in attesa della quale viviamo.

Ma che cosa comporta – si è chiesto ancora il Papa - per la nostra vita quotidiana questo partire dall’Eucaristia per riaffermare il primato di Dio?

La comunione eucaristica –ha sottolineato il Papa - ci strappa dal nostro individualismo, ci comunica lo spirito del Cristo morto e risorto, ci conforma a Lui…

L’Eucaristia sostiene e trasforma l’intera vita quotidiana. Nutrirsi di Cristo è la via per non restare estranei o indifferenti alle sorti dei fratelli...chi sa inginocchiarsi davanti all’Eucaristia, chi riceve il corpo del Signore non può non essere attento, nella trama ordinaria dei giorni, alle situazioni indegne dell’uomo, e sa piegarsi in prima persona sul bisognoso, sa spezzare il proprio pane con l’affamato, condividere l’acqua con l’assetato, rivestire chi è nudo, visitare l’ammalato e il carcerato (cfr Mt 25,34-36)…

Una spiritualità eucaristica, allora, è vero antidoto all’individualismo e all’egoismo che spesso caratterizzano la vita quotidiana, porta alla riscoperta della gratuità, della centralità delle relazioni, a partire dalla famiglia, con particolare attenzione a lenire le ferite di quelle disgregate. Una spiritualità eucaristica è anima di una comunità ecclesiale che supera divisioni e contrapposizioni e valorizza le diversità di carismi e ministeri... Una spiritualità eucaristica è via per restituire dignità ai giorni dell’uomo e quindi al suo lavoro, nella ricerca della sua conciliazione con i tempi della festa e della famiglia e nell’impegno a superare l’incertezza del precariato e il problema della disoccupazione…

Dal Pane della vita trarrà vigore una rinnovata capacità educativa, attenta a testimoniare i valori fondamentali dell’esistenza, del sapere, del patrimonio spirituale e culturale; la sua vitalità ci farà abitare la città degli uomini con la disponibilità a spenderci nell’orizzonte del bene comune per la costruzione di una società più equa e fraterna...

Non c’è nulla di autenticamente umano che non trovi nell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza: la vita quotidiana diventi dunque luogo del culto spirituale, per vivere in tutte le circostanze il primato di Dio, all’interno del rapporto con Cristo e come offerta al Padre (cfr Esort. ap. postsin. Sacramentum caritatis, 71).

Sì, "non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Mt 4,4) – ha detto Benedetto XVI concludendo l’Omelia - noi viviamo dell’obbedienza a questa parola, che è pane vivo, fino a consegnarci, come Pietro, con l’intelligenza dell’amore: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6,68-69)… Buon cammino, con Cristo Pane di vita, a tutta la Chiesa che è in Italia! Amen.

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ultimo aggiornamento 13 ottobre, 2011