la parola dei padri  
 

san Girolamo, sacerdote

Dal «Commento su Gioele»
(PL 25, 967-968)

Ritornate a me

 

 

 

«Ritornate a me con tutto il vostro cuore» (Gl 2, 12) e mostrate la penitenza dell’anima con digiuni, pianti e battendovi il petto: affinché, digiunando adesso, dopo siate satollati; piangendo ora, dopo ridiate; battendovi ora il petto, dopo siate consolati. Nelle circostanze tristi ed avverse vi è consuetudine di strapparsi le vesti. Così fece, secondo il vangelo, il sommo Sacerdote per rendere più grave l’accusa contro il Signore, nostro Salvatore, e così pure Paolo e Barnaba all’udire parole blasfeme. Ebbene Gioele dice: «Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio, perché egli è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza» (Gl 2, 13). Ritornate dunque al Signore vostro Dio, da cui vi siete allontanati per il male che avete fatto, e non disperate mai del perdono per la gravità delle colpe, perché l’infinita misericordia le cancellerà tutte per quanto gravi.

Ritornate tutti al Signore, con cuore puro e carità sincera, * perché sia cancellato il debito dei vostri peccati.

(Sal 23, 4)

I santi, non tutti hanno cominciato bene, ma tutti hanno finito bene.

S. Giovanni Battista Vianney

La perfezione dell’uomo consiste proprio nello scoprire le proprie imperfezioni.

Sant’Agostino

Bisogna condividere la pazienza di Dio che non conosce l’intransigenza, il radicalismo, l’integralismo ma che attende lo sviluppo verso il bene della storia. Purtroppo spesso i credenti sono travolti da un’ansia apocalittica, sono giudici implacabili, incapaci di rispettare, pronti perfino a invocare pene di morte, eliminazione, torture a fine esemplare. Il Libro della Sapienza, invece, ci insegna che "il padrone della forza, Dio, giudica con mitezza e, con tal modo di agire, insegna al suo popolo che il giusto deve amare gli uomini".

Gianfranco Ravasi

Il Signore infatti è buono e misericordioso. Vuole piuttosto la penitenza che la morte del peccatore. È paziente e ricco di compassione e non imita l’impazienza degli uomini, ché anzi aspetta per lungo tempo la nostra conversione. Il Signore «è misericordioso e benigno, tardo all’ira e ricco di benevolenza e si impietosisce riguardo alla sventura.

Chi sa che non cambi?» (Gl 2, 13-14).

È pienamente disposto a perdonare e a pentirsi della sentenza di condanna che aveva preparata per i nostri peccati. Se noi ci pentiamo di quanto abbiamo fatto di male, egli si pentirà della decisione di castigo che aveva preso e del male che aveva minacciato di farci. Se noi cambiamo vita anch’egli cambierà la sentenza che aveva predisposto.

Quando diciamo che ci ha minacciato del male, certo non ci riferiamo a un male morale, ma a una pena dovuta giustamente a chi ha mancato. Gioele dopo aver rivelato la misericordia di Dio verso chi si pente, soggiunge: «Chi sa che non cambi e si plachi e lasci dietro a sé una benedizione» (Gl 2, 13-14). Il profeta intende dire: Io assolvo il mio mandato, vi esorto alla penitenza perché so che Dio è oltremodo clemente, come si ricava anche dalla preghiera di David: «Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia: nella tua grande bontà cancella il mio peccato» (Sal 50, 1. 3). Però siccome non possiamo conoscere la profondità delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio - è sempre il pensiero del profeta Gioele - mitigo la mia affermazione e, più che presumere, auguro dicendo: «Chi sa che non cambi e si plachi?». Dicendo: «Chi sa?» bisogna intendere che è cosa impossibile, o per lo meno difficile a sapersi. La frase: Offerta e libazione per il Signore nostro Dio (cfGl 2, 14) l’interpretiamo così: dopo che il Signore avrà elargito la sua benedizione e avrà perdonato i nostri peccati, noi possiamo offrire i nostri sacrifici a Dio.

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 15 dicembre, 2011