studi  
 

Padre Aurelio Pérez FAM

"Il Signore mi ha mandato ad annunciare l’anno di misericordia" (Lc 4)

 

Nuova Evangelizzazione e annuncio dell’Amore Misericordioso del Signore

 

Collevalenza 10 dicembre 2011
Incontro per ricordare Papa Wojtyla

Alle ore 17, nella sala convegni, p. Aurelio Pérez, superiore generale fam ha tenuto una relazione (che qui riportiamo) sul tema "L’Amore Misericordioso, via della nuova evangelizzazione".

Introduzione

Carissimi fratelli e sorelle. Vi saluto con grande gioia in questo 30º anniversario della venuta di Giovanni Paolo II al Santuario dell’Amore Misericordioso in Collevalenza, e vi ringrazio perche condividete con noi questo evento di grazia. Tale è stata in effetti per noi quella visita sorprendente: un evento di grazia, accompagnato da una "viva esortazione" alla nostra Famiglia religiosa ad essere "saggiamente fedeli alla nostra vocazione" (Giovanni Paolo II alle EAM ed ai FAM, Collevalenza 22.11.1981).

In questo incontro desidero solamente riflettere a voce alta insieme a voi su qualche impressione che mi nasce dall’essere per la grazia di Dio un Figlio dell’Amore misericordioso, e dal vivere presso questo Santuario, realizzato da M. Speranza con tanto amore e sacrificio, per annunciare "a tutto il mondo" l’amore e la misericordia del Signore, come lei era solita dire, con ampiezza di vedute e larghezza d’animo.

Ci chiediamo che posto occupa l’annuncio dell’Amore misericordioso del Signore nella preoccupazione che sta portando la Chiesa dei nostri giorni a interrogarsi sulle vie della nuova evangelizzazione per il mondo di oggi. Mi sembra anzitutto molto significativo che il Papa Benedetto abbia voluto, proprio in concomitanza con la celebrazione del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione proporre a tutta la Chiesa l’Anno della Fede che "avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013" (Benedetto XVI, Porta Fidei, n. 4).

Sia Giovanni Paolo II che Benedetto XVI hanno sottolineato con molta forza un dato di fatto: siamo di fronte a un processo di scristianizzazione su larga scala, dipendente da molteplici fattori culturali e ambientali sui quali non mi soffermo. Ne sottolineo, a modo di esempio, solo due che mi sembrano di primaria importanza: a/ da una parte la secolarizzazione e direi per certi versi la paganizzazione della vecchia società cristiana, che si può anche definire, in parole di Papa Benedetto "la sfida della laicità"; b/ dall’altra i nuovi assetti che comporta la immigrazione massiccia di masse intere di popolazione con una fede religiosa diversa dalla nostra, oppure con una assenza quasi totale di formazione religiosa. Ecco perché Benedetto XVI ha sentito il bisogno di istituire addirittura un nuovo Dicastero, che ha come compito la Nuova Evangelizzazione, con un occhio particolarmente rivolto alla nostra società occidentale.

Detto questo a modo di introduzione, mi soffermo insieme a voi su tre punti, cercando di leggerli nell’ottica della misericordia:

1) La trasmissione della fede per un nuovo annuncio del vangelo

2) Il Vangelo dell’Amore misericordioso

3) La nuova evangelizzazione ha bisogno di evangelizzatori nuovi.

 

1. LA TRASMISSIONE DELLA FEDE PER UNA "NUOVA EVANGELIZZAZIONE"

Mi riferisco in questo primo punto ad alcune indicazioni offerteci dal Magistero della Chiesa.

Giovanni Paolo II ha usato molte volte il termine di "nuova evangelizzazione", sottolineando la necessità di una "evangelizzazione nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione". (Disc. alla XIX Assemblea del CELAM, 9-3-83). Ma il problema non era nuovo. Il Concilio Vaticano II nel Decreto Ad Gentes, dopo aver enunciato il fine specifico dell’attività missionaria della Chiesa, prende in considerazione questa eventualità: "I gruppi in mezzo ai quali si trova la Chiesa spesso per varie ragioni cambiano radicalmente, donde possono scaturire situazioni del tutto nuove. In questo caso la Chiesa deve valutare se esse sono tali da richiedere di nuovo la sua azione missionaria" (AG 6).

Oggi ci troviamo in una situazione nella quale è urgente porre mano quasi ad una nuova "implantatio evangelica" anche in un paese come l’Italia (CEI, La chiesa in Italia dopo Loreto, n°29). Parlando ai vescovi della Toscana in "visita ad limina" Giovanni Paolo II ha detto: "Anche la vostra regione è terra di missione". (Osserv. Romano, 11-12, 3, 1991 p. 4).

A dieci anni dal Decreto Ad Gentes, Paolo VI scrisse l’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, un testo che ritengo sia da rimeditare attentamente. Ebbene, in quel testo quando parla dei destinatari dell’evangelizzazione, subito dopo l’annuncio ai lontani (EN 51), sottolinea l’impegno di una evangelizzazione che deve essere rivolta al mondo scristianizzato, a "moltitudini di persone che hanno ricevuto il battesimo ma vivono completamente al di fuori della vita cristiana" (EN 52); verso queste persone "l’azione evangelizzatrice deve cercare costantemente i mezzi e il linguaggio adeguati per proporre o riproporre loro la rivelazione di Dio, e la fede in Gesù Cristo" (EN 56).

La nozione di "nuova evangelizzazione"

Nella Christifideles laici Giovanni Paolo II ha scritto che la Chiesa sta vivendo oggi "un’ora magnifica e drammatica della storia"1, perchè le situazioni economiche, sociali e culturali "presentano problemi e difficoltà più gravi rispetto a quelle descritte dal Concilio nella Costituzione pastorale Gaudium et spes" (ChL 3).

"Come non pensare alla persistente diffusione dell’indifferentismo religioso e dell’ateismo nelle sue più diverse forme, in particolare nella forma oggi forse più diffusa del secolarismo?" (Ch L 4).

"Interi paesi e nazioni, dove la religione e la vita cristiana erano un tempo quanto mai fiorenti e capaci di dare origine a comunità di fede viva e operosa, sono ora messi a dura prova... dall’indifferentismo, dal secolarismo, dall’ateismo... Si tratta in particolare dei paesi e delle nazioni del cosiddetto Primo Mondo, nel quale il benessere economico e il consumismo ispirano e sostengono una vita vissuta come se Dio non esistesse".. (Ch L 34)

Dinanzi al fenomeno così preoccupante della scristianizzazione dei popoli cristiani di vecchia data "Solo una nuova evangelizzazione può assicurare la crescita di una fede limpida e profonda, capace di fare di queste tradizioni una forza di autentica libertà" (Ch L 34).

Ai fenomeni sopra elencati va aggiunto il rapido proliferare di ogni sorta di nuovi movimenti religiosi o pseudoreligiosi, di sette varie che cercano di offrire risposte alla sete profonda di valori e di significati di chi è deluso dalle tante intemperie dell’esistenza. Quali risposte dare a questo fenomeno che spesso trova successo anche tra molti cattolici? Giovanni Paolo II poneva con forza l’accento "sul bisogno di evangelizzazione, di catechesi, di educazione e di formazione continua nella fede - sul piano biblico, teologico, ecumenico - dei fedeli, a livello delle comunità locali, del clero e di coloro che si occupano di formazione. Occorre impegnarsi – diceva - in una nuova evangelizzazione e in un’aggiornata catechesi, che mirino a rafforzare la fede" (27.10.1989), e addirittura "rifondare su base missionaria la nostra pastorale nella moderna società industriale" (Giovanni Paolo II, Discorso alla Conferenza episcopale della Scandinavia, 1 giugno 1989).

I motivi della venuta di Giovanni Paolo II a Collevalenza

Tenendo presente quanto detto, comprendo in una nuova luce la visita del beato Giovanni Paolo II, 30 anni fa, al Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza. In quell’occasione, nel discorso dell’Angelus, Lui ha sottolineato due motivi precisi che lo hanno spinto a questo pellegrinaggio:

a. Il primo e principale è stato il desiderio di riconfermare il messaggio che aveva lanciato, un anno prima, a tutta la Chiesa con l’Enciclica "Dives in misericordia". Oso dire che questa sua venuta ha dato l’imprimatur di Pietro a tutta la missione di M. Speranza nella Chiesa, culminata nell’opera di questo Santuario, e questo mentre lei era ancora in vita. Questo infatti è stato il primo Santuario nel mondo dedicato all’Amore Misericordioso del Signore, fin dal 1959.

Mi sembra che vada sottolineata la coscienza che Papa Woytila aveva di quello che lui chiama il suo "particolare compito nella sede di Pietro":

"Un anno fa - disse il Papa a Collevalenza - ho pubblicato l’enciclica "Dives in misericordia". Questa circostanza mi ha fatto venire oggi al santuario dell’Amore misericordioso. Con questa presenza desidero riconfermare, in qualche modo, il messaggio di quella enciclica. Desidero leggerlo di nuovo e di nuovo pronunciarlo.

Fin dall’inizio del mio ministero nella sede di Pietro a Roma, ritenevo questo messaggio come mio particolare compito. La Provvidenza me l’ha assegnato nella situazione contemporanea dell’uomo, della Chiesa e del mondo. Si potrebbe anche dire che appunto questa situazione mi ha assegnato come compito questo messaggio dinanzi a Dio … mistero dell’Amore e della Verità, della Verità e dell’Amore". (Discorso all’Angelus). Mi ha colpito profondamente una frase che il beato Giov. Paolo II ha scritto nel suo libro autobiografico "Dono e mistero". Dopo aver descritto il terribile potere del male che ancora agisce nel mondo – lo dice uno che ne ha sperimentato la forza distruttiva – aggiunge che c’è un limite che Dio ha posto al potere del male, perché non distrugga l’umanità: la sua misericordia. L’amore misericordioso è l’argine di salvezza che protegge tutti noi.

b. Il secondo motivo della venuta del Papa a Collevalenza, strettamente collegato al primo, fu il desiderio di ringraziare l’Amore Misericordioso del Signore dopo l’esperienza drammatica dell’attentato in Piazza S. Pietro, e di innalzare un ringraziamento e una preghiera accorata alla misericordia del Signore. La visita a questo Santuario costituì infatti la prima uscita fuori Roma dopo l’attentato del 13 maggio 1981. Nel discorso citato dell’Angelus il Papa disse infatti: "E le mie esperienze personali di quest’anno, collegate con gli avvenimenti del 13 maggio, da parte loro mi ordinano gridare: "misericordiæ Domini, quia non sumus consumpti" (Lam 3,22)".

(continua)


1 Cf anche: "Il nostro tempo è drammatico e insieme affascinante" (G.P. II, Redemptoris Missio 38)

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ultimo aggiornamento 26 gennaio, 2012