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Paolo Risso

«TUTTO PER TE, GESÙ»:
EZIO MARENGO

Non è un prete, ma soltanto un seminarista esemplare. Negli anni ‘50/’60 del secolo scorso era diffusa tra i ragazzi una sua bella biografia, mi pare, della "S. Paolo" di Alba (CN). Oggi, ci sarà ancora qualcuno che lo ricorda?

Si chiama Ezio Marengo ed era nato il 2 dicembre 1937 a Sommariva Bosco (Cuneo), con suo fratello gemello Sergio. I due crescevano insieme, dicendo sempre "noi" come un plurale di maestà e un "duplice intesa" in ogni cosa.

Nel 1941, la sua famiglia si trasferì a Tenda, al confine tra l’Italia e la Francia. Nell’agosto del 1943, Ezio riceve la Cresima, il 24 maggio 1944, a sette anni, la 1ª Comunione, preparato dal catechismo e dalla prima Confessione. Una grande festa per il suo primo incontro con Gesù.

Tra Ezio e Gesù comincia "una vita a due", mentre gli sboccia in cuore il desiderio di far qualcosa per quel suo grande sublime divino Amico, l’unico vero, che ha immolato la sua esistenza sulla croce. Sa appena leggere e va già a servire la S. Messa. La guerra porta il terrore all’intorno, tra il passaggio di truppe dell’uno e dell’altro fronte, bombe e rastrellamenti.

Ezio, così piccolo, ha una sicurezza singolare, come se una mano divina invisibile lo proteggesse e lo tenesse stretto a sé: di fatto è proprio così. Prima e seconda elementare a Tenda. Alla fine della guerra, la famiglia si stabilisce a Cuneo. Ezio continua a andare a scuola: lui e Sergio, sempre insieme.

Amore a Gesù Eucaristico

È un bambino dolce che riesce assai bene e fa innamorare di sé le maestre. Diverso dagli altri, anche dai migliori. Quando tocca a lui servire la Messa, diventa estatico davanti all’Ostia santa e al sacro Calice. Al momento della Comunione, anche chi non lo conosce, nota il suo slancio verso Gesù Eucaristico, che gli è deposto sulle labbra, le sue mani che subito velano il volto per raccogliersi a colloquiare con l’Ospite divino, diventato suo.

La Comunione, come partecipazione piena al Sacrificio di Gesù nella Messa, presto diventa quotidiana, ma non è solo una buona abitudine. Ezio si prepara con la Confessione settimanale, sempre con fermi propositi, con una vita intessuta di purezza, di carità verso gli altri, di obbedienza ai suoi, di preghiera. Prima di uscire dalla Messa, va a inginocchiarsi davanti all’immagine della Madonna e gli raccomanda se stesso, i suoi cari, la sua fedeltà assoluta a Gesù, il suo piccolo apostolato che già inizia.

Gesù Eucaristico e la Madonna sono "le colonne" nella sua vita. Il suo modello è Domenico Savio (1842-1857), ormai avviato alla beatificazione: Ezio gioisce quando il S. Padre Pio XII, nel 1950, lo inscrive tra i "beati". Propone: "Anch’io voglio farmi santo come lui".

E’ uno sportivo, Ezio: pallone, tennis, ping-pong, corse, con fantasia, controllo di sé, coraggio, entusiasmo, energia. Una vera gioia stargli insieme. Ma davanti a chiunque, sa rispondere con un’impennata inattesa: "Questo, Gesù non lo vuole. Così metti in croce Gesù. Se fai così, vai all’inferno". È autorevole e deciso fin da bambino, così da non piegarsi mai: obbediente a Dio, alla Verità e al Bene, e a nient’altro.

Ha fatto suoi i propositi di Domenico Savio: "I miei amici saranno Gesù e Maria". E questo gli riscalda il cuore. Ancora: "La morte, ma non peccati". Ciò che vuole dire: "Nulla mi è caro al mondo, come Gesù. Fatemi perdere tutto e tutti, ma non Lui".

Piccolo apostolo

Per suo amore, per tenergli compagnia prega a lungo. D’estate a casa, in vacanza, vuole ricevere la Comunione ogni giorno. Dice alla mamma: "Mandami a far la spesa". Ezio parte, si reca in chiesa, riceve la Comunione, un quarto d’ora di ringraziamento… ed è di ritorno con la borsa colma di roba buona.

Al pomeriggio, ogni scusa è buona per "scappare" in chiesa: una genuflessione, dieci minuti cuore a cuore con Gesù, ed è di nuovo a casa con i suoi o a giocare con gli amici.

I problemi della vita, dell’educazione dei figli, si risolvono così: trasmettendo un grande amore a Gesù Cristo. Diversamente non basta il bastone o il carcere, come diceva un illustre politico – addirittura Lord Palmerston – in visita all’oratorio di don Bosco a Torino: "O Religione o bastone".

("Come fate – aveva chiesto il prestigioso Lord, 1° Ministro d’Inghilterra – voi, signor Don Bosco, a educare dei ragazzi così buoni?". Don Bosco rispose: "Il mezzo che si usa tra noi cattolici, non si può usare tra voi protestanti, perché non l’avete. È la frequente Confessione e Comunione e la Messa quotidiana ben ascoltata". Replicò Lord Palmerston: "Noi manchiamo di questi potenti mezzi di educazione. Non si può supplire con altri mezzi?". Don Bosco: "Se non si usano questi mezzi della nostra santa Religione Cattolica, bisogna ricorrere alle minacce e al bastone". Concluse, serio, quel potente d’Europa: "Avete ragione, avete ragione. O Religione o bastone: voglio raccontarlo a Londra". Da: GB. Lemoyne, Vita di S. Giovanni Bosco, SEI, Torino 1977, vol. 2, p. 265).

Ezio Marengo diventa molto sicuro di sé. C’è un ragazzo, un po’ più grande di lui, che bestemmia, dice parolacce e legge giornali osceni. Ezio un giorno lo avvicina, gli parla in modo forte e dolcissimo: Quello, davanti a lui, si commuove e gli chiede di accompagnarlo in chiesa a confessarsi. Ezio vi è riuscito perché ha detto tante preghiera alla Madonna e ha offerto tanti sacrifici per quel "ragazzone".

Succedono, altre volte, conquistate così. Ezio commenta: "Tutto per Te, mio carissimo Gesù, proprio Tu devi regnare". Con suo fratello Sergio, organizza una squadra di calcio nel campetto vicino a casa. Le partite, nei giorni di vacanza, si susseguono l’una all’altra. Dopo l’ultimo calcio al pallone, Ezio chiama: "E adesso in chiesa a salutare Gesù". La squadra si ricompone tutta davanti al Tabernacolo.

Un giorno, è invitato a vedere un film. La cosa gli è gradita, ma fatti pochi passi, ritorna indietro. Alla mamma che gli domanda perché, risponde: "I miei occhi sono per Gesù solo! Tutto il mio essere è per Lui". Scopre presto che può essere apostolo. Va nelle case degli altri ragazzi a diffondere "la buona stampa". Lo vedono i suoi compagni passare con un carico di roba, che quasi non sta più in piedi: "Ma, Ezio, dove vai conciato così?" – gli domandano. Risponde: "Vado dai miei poveri".

Seminarista

Al termine delle elementari, Ezio Marengo entra in Seminario a Cuneo: "Voglio farmi prete, solo questo voglio dalla vita". Il rettore dirà di lui: "Era entusiasta della nostra vita". Vi rimase un anno, ma alla fine del 1949, diventato assai fragile di salute, deve rientrare in famiglia. E’ l’inizio della sua "via crucis". Superata privatamente la 3ª media, nell’ottobre 1951, rientra in Seminario: "Voglio diventare come don Bosco. Voglio portare Gesù ai ragazzi, voglio innamorarli di Lui". Ma, dopo poco tempo, è costretto a ritornare in famiglia: il male incurabile – la leucemia – lo sta consumando lentamente.

No si sente fallito, né dispera: soffre e offre, stringendo tra le mani il suo Crocifisso. Il suo desiderio più forte è di ricevere più spesso che può la Comunione, possibilmente ogni giorno. Tre volte al mese, si reca all’ospedale Molinette di Torino per controlli. Digiuno dalla mezzanotte, com’era allora richiesto, alle ore 13, prima di uscire dall’ospedale, chiede al cappellano: "Mi dà la Comunione?".

Spesso dev’essere ricoverato in ospedale. Fa amicizia con tutti, angelo consolatore al letto di chi dispera, con il suo sorriso e la parola facile che gli sgorga come una vena dorata dal cuore traboccante di Gesù. "Presto andrai a casa" – lo incoraggiano. Risponde: "Quando il Signore vorrà". Nel settembre 1952, si reca a Lourdes. Indugia a lungo davanti all’Immacolata.

In Basilica, serve cinque Messe ogni giorno, insaziabile di unirsi al Sacrificio di Gesù, davvero ebrius Missae (= assetato, ebro di Messa!): "Se la Madonna mi guarisce, diventerò sacerdote. Sarò un piccolo fragile sacerdote, almeno potrò celebrare la Santa Messa, confessare … Se non mi guarisce, sono contento lo stesso. Solo la volontà di Dio, io devo fare".

L’ultimo giorno, prega tre ore, in ginocchio, davanti alla grotta: con le ultime forze che ha, vuole anche fare penitenza in espiazione dei peccati altrui, i peccati contro la purezza, per dire a Gesù che lui lo ama perdutamente. Al ritorno, il delegato centrale di Azione Cattolica, si sfila il suo distintivo d’oro dalla giacca e lo appunta su quella di Ezio: "Tienilo, è per te; dammi il tuo. Tocca a te, Ezio, piccino mio, essere il capocordata della nostra associazione".

Incontro con Gesù

Ora ha i giorni contati e lui lo sa. Gli resta un anno di vita che consuma nella preghiera e nell’offerta, e finché può nell’aiuto dato ai suoi in casa, agli amici, ai poveri. Avvengono piccoli miracoli di amore. Ai primi di ottobre 1953, Ezio comprende che l’ora dell’incontro con Dio è vicina. All’ospedale, chiede: "Padre, mi confessi, mi porti la Comunione?".

È l’ora del Viatico, poi lo vedremo nella sua Bellezza eterna, faccia a faccia, il nostro divino Amore. Ezio prega: "Gesù … Tutto per Te, ti offro i miei 15 anni, il mio ideale sacerdotale che sacrifico per Te. Al mio posto, chiama e manda altri mille sacerdoti che siano santi, veri … dei perfetti Gesù".

Durante la notte ha tanta sete, ma non chiama la mamma che si è addormentata vicino al suo letto… "Anche Lui – dirà dopo – ha avuto la bocca riarsa, il corpo straziato. È bellissimo, è sublime Gesù sulla croce. Io l’ho sempre amato … Amatelo … fatelo amare".

Il sacerdote gli porta ancora una volta la Comunione. Ezio è lucido: "Grazie a tutti, scusatemi per il disturbo che vi ho dato" Fissa gli occhi in un punto dinanzi a sé come chi vede Qualcuno venirgli incontro. Sorride. Mormora dolcemente, più volte: "Gesù, Gesù … Gesù, vieni".

Quando tutti ti lasciano e tu lasci tutto, Lui – se gli sei stato fedele – ti apre le braccia per introdurti nella sua gloria. Ora Ezio Marengo lo vede. Sono le 2,15 nella notte del 7 ottobre 1953, festa della Madonna del Rosario.

La Chiesa Cattolica ha migliaia di ragazzi così nella sua storia bimillenaria, ma per averli di nuovo oggi, occorre educarli alla Verità tutta intera del Credo Cattolico e della Legge santa di Dio, con la passione sconfinata per Gesù Cristo. Ripeto: in mezzo alla negazione di oggi, con una passione sconfinata per Gesù Cristo. Senza sconti, senza copromessi con il mondo. In totalità di vita.

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ultimo aggiornamento 26 gennaio, 2012