Gesù mio, Tu che sei Fonte di vita …

Nella promessa del dono dello Spirito Santo, Gesù fa intravedere un ulteriore dono: diventare capaci di amare come ama Lui: "…chi beve dell’acqua che Io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna" (Gv 4, 14).

Dissetandosi alla Fonte, alla Sorgente d’Acqua viva, in qualche modo si diventerà come l’acqua, in grado di dissetare a propria volta, di donare se stessi senza per questo esaurirsi mai, come una sorgente non smette di zampillare e non si prosciuga, nonostante tutti vi possano continuamente attingere.

Secondo le parole di Gesù, causa di una tale trasformazione sarà "l’acqua che Io gli darò" che, accolta, "diventerà una sorgente". È indispensabile, quindi, un’accoglienza attiva dello Spirito Santo, bere l’acqua, e prima ancora, per accogliere lo Spirito, il riconoscimento della propria sete, della propria necessità e povertà. Parole incomprensibili oggi e troppo difficili per noi, fieri e soddisfatti delle nostre certezze, delle potenzialità della modernità e sempre alla ricerca, consapevole e inconsapevole, di stare al primo posto.

Eppure anche al nostro mondo, che la tecnologia, per semplificarci la vita, rende sempre più complesso e dipendente, l’individualismo e il culto della personalità sempre più arido ed egoista, il relativismo e le sue scelte arbitrarie sempre più indifferente alla vita e alla sofferenza altrui, non si oppone alcuna manifestazione di onnipotenza da parte di Dio, ma una sconcertante offerta di mitezza e umile attesa.

Solo l’Amore può essere così rispettoso da farsi povero e attendere, delicato e paziente, senza esigerlo, di essere corrisposto.

A tutti noi, sempre bramosi e profondamente attratti dal potere e dalla grandezza, che vorremmo come Adamo "diventare come dio", l’Amore propone di diventarlo davvero, ma nell’umile segno dell’acqua che zampillando si offre.

Maria Antonietta Sansone

Dammi da bere l’acqua viva che sgorga da Te

Da più di un anno ero costretta a portare il busto, prima di gesso e poi ortopedico, a causa dell’artrosi di cui soffrivo.

Sono venuta al Santuario dell’Amore Misericordioso a chiedere la grazia. Ho parlato anche con la rev. Madre Speranza, la quale mi assicurò che avrebbe pregato per me, mi esortò a fare la Novena dell’Amore Misericordioso e a prendere l’Acqua del Santuario.

Da quel giorno ho cominciato a sentirmi sempre meglio fino a poter togliere il busto che ora non porto più e non sento dolore, mentre prima ne sentivo tanto al punto da aver pure passato un mese intero a letto per il dolore.

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ultimo aggiornamento 08 marzo, 2012