II Domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

Siamo e saremo sempre "ricordati", "visitati" da Dio

 

Santuario di Collevalenza

Omelia del Card. Jean-Louis Tauran

15 aprile 2012

 

Misericordia: che bella parola! Parla di miseria e di cuore (cor/cordis in latino)! Essere misericordioso è prendere su di sé, nel proprio cuore, le gioie e le prove altrui. Consiste nel fare mie le legittime aspirazioni del mio prossimo.

Se possiamo e dobbiamo essere misericordiosi è perché ognuno di noi è stato oggetto della misericordia divina: "Cristo Gesù, essendo per natura Dio, non stimo un bene irrinunciabile l’essere uguale a Dio… Annientò se stesso… diventando simile agli uomini, si umiliò facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce" (Fil 2, 6-8).

Questo, l’ha fatto per noi, per te! Non sono i chiodi che hanno fissato Gesù sulla croce, è l’amore (Santa Caterina da Siena).

Durante il tempo pasquale, leggeremo la prima Lettera di Giovanni che non è altro che una grande meditazione su Dio definito come amore. I destinatari di questa lettera sono i cristiani che si lasciavano sedurre da predicatori che cercavano di persuaderli che Dio può essere trovato anche dall’intelligenza umana. Per loro, non c’era bisogno di ascoltare gli Apostoli e di costituire una comunità radunata attorno a Cristo.

Ora, Giovanni ricorda loro che Gesù è il solo a condurci verso il Padre perché "Dio nessuno l’ha mai visto, ma l’unigenito di Dio che è nel seno del Padre, è Lui che c’è l’ha rivelato" (Gv 1, 18).

Ricordare qui questo riveste un significato particolare. Qui, si viene non per "vedere" miracoli o per ottenere favori; qui si viene per sperimentare la gioia della fede cristiana trasmessa e condivisa. Qui, la diversità non nuoce all’unità; facciamo un po’ l’esperienza della prima comunità.

Dobbiamo pregare per conservare tale atmosfera e portarla nelle famiglie.

Il Vangelo di oggi ci parla indirettamente della misericordia: in effetti, qualche giorno prima, Giuda tradisce, Pietro rinnega.. adesso hanno paura e si nascondono. Ebbene, Gesù va verso di loro: nessun rimprovero: "Pace a voi"! Qui, pace vuol dire perdono, riconciliazione.

Con Gesù risuscitato, la morte non ha avuto l’ultima parola: è la misericordia che trionfa. Ecco una buona notizia: quando ci allontaniamo dal Signore, Lui è sempre pronto a raggiungerci e a regalare la sua pace.

Giovanni ci racconta un particolare che colpisce: dopo la morte di Gesù (il primo giorno della settimana, domenica), Tommaso non c’era. Tommaso dovrà aspettare 8 giorni.

Ogni domenica, Gesù raggiunge le comunità radunate in nome suo: viene a ricrearci, rinnovarci e lo riconosciamo: "Mio Signore e mio Dio!" Il nostro sguardo sulla nostra vita e sugli altri cambia con Gesù risuscitato: impariamo a essere misericordiosi.

Se i cristiani hanno un potere da esercitare, è il potere del cuore. Nel mondo duro, e talvolta spietato, che ci siamo fatti, noi, cristiani, dobbiamo essere quelli che con bontà sono capaci di accogliere e capire chi è vicino e chi è lontano. Essere credenti non è credere che Dio esiste, è credere che Dio interviene nella mia vita. E Lui stesso mi chiede, a mia volta, di trasmettere il Suo messaggio. E infatti, nel Vangelo appena ascoltato, Gesù dice : "Vi invio…"

Dunque, noi che abbiamo la gioia di celebrare la domenica della Misericordia in questo posto così particolare, non dobbiamo accontentarci di essere contenti perché ci troviamo bene insieme… ma dobbiamo aprire la porta, dobbiamo pensare a tutti quelli che, fuori, cercano, chiedono, aspettano qualcosa.

Ciò che vogliamo dare loro è: Qualcuno. E questo Qualcuno, lo troviamo nella comunità dei credenti che sussiste ancora oggi e che non è altro che l’erede della prima comunità di Gerusalemme.

La fede cristiana non è una convinzione privata e segreta, ne è un’adesione a una verità filantropica. La Chiesa è fatta di donne e di uomini che aspettano che lo Spirito di Dio soffi su di loro per cacciare via le loro paure, i loro rimorsi. E l’Eucaristia è per loro fonte di coraggio nelle prove della vita, gli rende disponibili per gli altri, sostiene la loro speranza. Tutto questo perché Cristo è il pane della vita.

"Non essere incredulo, ma credente!": queste parole di Cristo a Tommaso sono indirizzate oggi a noi.

Ogni qualvolta partecipiamo all’Eucaristia, riceviamo le energie spirituali di cui abbiamo bisogno per essere "fraterni". Oggi, si parla di solidarietà, noi preferiamo parlare di fraternità (Fratelli). La fraternità è come un fermento che lievita. Ognuno di noi deve uscire da se stesso, dal suo individualismo, mettere da parte i suoi interessi personali.

Solo le comunità fraterne possono essere missionarie, suscitare il desiderio di conoscere il Vangelo. Le nostre comunità, le nostre famiglie, scuole, dovrebbero essere dei laboratori di fraternità dove impariamo a vivere la diversità nell’unità, come fratelli e sorelle, felici di esserlo. Dovrebbero essere dei luoghi dove tutti i ricercatori di Dio non abbiano paura di bussare alla porta perché sanno che saranno accolti e si sentiranno dire: vieni, c’è un il posto per te, misteriosamente preparato per te da Dio ("Era là, in mezzo a loro").

"Venne Gesù, si fermo in mezzo a loro": Dio è sempre con noi. Non è mai lontano.

E vorrei terminare ricordando un salmo, il Salmo 8: "Che cosa è l’uomo, perché tu, il Signore te ne ricordi? Che cosa è l’uomo perché Tu lo visiti"? Noi cristiani rispondiamo: siamo ricordati da Dio, siamo visitati da Dio. Sarebbe questo il messaggio che vorrei lasciarvi: in mezzo alle prove, ai dubbi, alle cadute, siamo e saremmo sempre "ricordati", "visitati" da Dio.

Stamane, quando sono arrivato, sono stato colpito dalle parole di Madre Speranza sul muro dell’ingresso: "Dio è un padre che cerca con ogni mezzo confortare, aiutare i propri figli, gli cerca e gli segue con amore instancabile".

Apriamo quindi le porte dei nostri cenacoli affinché tutti quelli che cercano Dio lo vedano all’opera in noi, cristiani felici ed accoglienti alle domande degli uomini e delle culture a causa di un certo Gesù che confessiamo essere il Cristo, il Figlio di Dio. Allora, si, saranno sempre più numerosi quelli che, con noi, proclameranno, senza paura: "Abbiamo contemplato, o Dio, le meraviglie del Tuo amore"!

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ultimo aggiornamento 10 maggio, 2012