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Sac. Angelo Spilla

 

Credo in un solo Signore Gesù Cristo

Le beatitudini

 

 

 

(seguito)

Fame e sete di giustizia

Nella nostra riflessione sulle beatitudini, secondo il testo dell’evangelista Matteo, ci siamo soffermati sulle prime tre. Adesso vorrei presentare la seguente: "Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati"21.

Va precisato, intanto, che le beatitudini sono di grande attualità per noi credenti; possiamo capire questa attualità solo se cogliamo a fondo la carica rivoluzionaria. Ha ragione il cardinale Martini quando dice che le beatitudini innescano "un misterioso capovolgimento antropologico" proprio dentro una realtà socio-culturale tutta "giocata" nel "più avere". Le beatitudini, invece, segnano il passaggio dal bisogno di "avere di più" a quello di "essere di più", "dall’essere di più" a quello di dare, cioè dall’avere per sé a essere per gli altri.

In questa beatitudine la fame e la sete, essendo "giocate" sulla giustizia, diventano fame e sete di donarsi.

La Bibbia interconfessionale traduce così molto liberamente questo versetto: "Beati quelli che desiderano ardentemente ciò che Dio vuole, perché Dio esaudirà i loro desideri".

Ma cogliamo meglio i termini per comprendere il contenuto di questa beatitudine. È divisa in tre elementi: la proclamazione della felicità, l’indicazione di un tipo di persona e poi – l’elemento principale, che viene sempre alla fine – la motivazione, il perché sono beati.

Intanto, avere fame e sete indica il desiderio elementare, istintivo, profondo che c’è in noi perché rispondono a delle esigenze fondamentali di vita, rispondono a questo bisogno che ci manteniamo in vita. Ma il loro uso letterale rimandano ad una valenza metaforica, diventano un’immagine per dire qualcosa di più grande. Così avviene quando noi preghiamo: "Come la cerva anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente"22. Qui il levita esule, calunniato e allontanato dal tempio, rimpiange la sua situazione antica e dice quel dolore profondo come sete di Dio. Quando sente nella notte un cervo bramire perché non ha trovato più l’acqua nel torrente, sente anche che la sua anima in qualche modo è simile al cervo in cerca dell’acqua, quasi a dire: "anche l’anima mia anela, tende a Dio, ho sete di Dio anch’io".

Ci sono comunque tanti altri brani biblici. Così, ad esempio, quando Gesù a Cafarnao dice: "Chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!"23 indica che solo lui è in grado di soddisfare, di realizzare pienamente la persona.

Cerchiamo ora di capire, anche, il concetto di giustizia. Non riguarda qui l’amministrazione del diritto e neppure il semplice "dare a ciascuno il suo". Quà non si tratta delle buone opere fatte da noi ma della giustizia, santità, regno di Dio. Ricordiamoci dell’altra espressione di Gesù quando dice: "Cercate, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta"24.

Si tratta della giustizia di Dio che è la sua stessa santità ed è quella che rende possibile e modella la nostra giustizia, cioè il desiderio e la volontà e il fatto di realizzare buone opere: un agire retto, secondo Dio.

Allora, per intenderci. Non è "beati quelli che desiderano essere giusti" o "quelli che desiderano che venga loro fatta giustizia". Qui parliamo della giustizia divina, cioè la realizzazione delle sue promesse. Ci chiede un impegno a desiderare la relazione con Dio, un impegno deciso a favore di Dio, perché la volontà di Dio si compia. E lo chiediamo soprattutto, - ricordiamocelo - nel Padre nostro.

Ci viene chiesto, dunque, questo ardentissimo desiderio di quella giustizia che è la santità stessa di Dio, il suo sapiente regnare nei cuori di coloro che desiderano compiere il suo progetto. Propriamente: "venga il tuo regno", con tutte le conseguenze lasciate al nostro impegno, compresa la giustizia sociale.

La beatitudine si conclude: "saranno saziati". Penso ancora al salmista: "Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine"25. Diventa la nostra certezza di cristiani che continuiamo a vivere l’esperienza del Cristo: beati noi che abbiamo fame e sete, desideriamo profondamente la buona relazione con Dio, perché Dio ce la offre, ci regala la sua presenza che, al risveglio, ci sazierà in pienezza.

Beati i misericordiosi

La beatitudine nella quale vogliamo riflettere è la quinta nell’ordine dell’evangelista S. Matteo: "Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia"26.

Evidenziamo subito una caratteristica lessicale: si tratta di una beatitudine tutta fondata su un’unica parola: misericordia; infatti ricorre sia nella prima che nella seconda parte del versetto.

E vuole esprimere un modo di essere tipico di Dio, ma anche del cristiano. Misericordia è una parola composta da "misereo" e "cor"; significa impietosirsi nel proprio cuore, commuoversi, a riguardo della sofferenza o dell’errore del fratello.

Nella Bibbia riflettono due significati di misericordia: il primo riflette l’atteggiamento di Dio che esercita il perdono al suo popolo per le infedeltà e le colpe commesse; il secondo indica l’atteggiamento da tenere verso il bisogno dell’altro e si esprime nelle cosiddette opere di misericordia. C’è l’atteggiamento usato da Dio, la misericordia del cuore, e l’atteggiamento come richiamo al credente, misericordia delle mani. Per dire come è fortemente rilevato il primo significato basti pensare che nell’Antico testamento, ad esempio, il termine "misericordia" viene impiegato trenta volte e di queste solo due volte è riferito all’uomo.

Uno degli attributi relativi a Dio più frequentemente ricorrenti nella Bibbia è infatti quello di "misericordioso", cioè disposto al perdono, alla comprensione, a riprendere sempre di nuovo il suo dialogo d’amore con l’uomo.

Un testo tipico, a tal proposito, lo troviamo nel libro dell’Esodo: "Il Signore passò davanti a lui (Mosè) proclamando: «Il Signore, Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà»"27.

Dio si rivela così a Mosè sul Monte Sinai: pur non rinunziando al suo diritto di giudizio e di punizione per gli uomini che vivono nel peccato, la sua misericordia è infinitamente più grande.

Anche il libro dei Salmi esalta la bontà misericordiosa di Dio, particolarmente interessante risulta il Salmo 136 dove si ripete continuamente a modo di litania: "Eterna è la sua misericordia". La storia del popolo d’Israele è la manifestazione della misericordia di Dio lungo i secoli – la "hesed" – la misericordia verso l’infedeltà del popolo, è il tratto più saliente del Dio dell’alleanza e riempie tutta la Sacra Scrittura.

Gesù è venuto nel mondo a incarnare questa misericordia del Padre e riflette questa misericordia quando accoglie i peccatori e quando si impietosisce dinanzi a tutte le sofferenze e ai bisogni umani.

Gesù poi nel farci sperimentare la misericordia di Dio Padre ci dice il senso di festa e di gioia che si prova. Così nella parabola della pecorella smarrita, della donna che ha ritrovato la dramma perduta oppure nella parabola del Padre Misericordioso: una gioia che straripa, diventa festa, banchetto28.

Dalla misericordia esercitata da Dio si passa quindi all’esperienza di misericordia che noi dobbiamo tenere. Siamo chiamati a fare esperienza della misericordia divina e solo partendo dall’esperienza ricevuta dal Signore possiamo fare un’esperienza di misericordia gli uni verso gli altri.

Si tratta di riscoprire innanzitutto l’amore donatoci in Cristo, amore che ogni giorno dobbiamo, a nostra volta, ridonare al prossimo.

Essere misericordiosi dev’essere anzitutto un atteggiamento interiore: solo in un cuore abitato da Dio ed espropriato da possessi egoistici può fiorire la misericordia. E diventa amore che comprende, partecipa e soccorre concretamente, secondo la propria possibilità, chi è nel bisogno.

Non solo nel Padre Nostro, la preghiera del cristiano per eccellenza, Gesù lega il perdono di Dio all’impegno dell’essere misericordiosi nel perdonare ma invita anche a un amore misericordioso verso chi è nemico e ci maltratta29 concludendo con una esortazione abbastanza forte: "Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso"30.

Certamente non è facile per nessuno essere misericordioso così come non è facile perdonare chi ci ha offeso o chi ci ha fatto dei torti. Abbiamo bisogno di chiederlo al Padre Misericordioso nella preghiera. La venerabile Madre Speranza, fondatrice della Famiglia dell’Amore Misericordioso, così diceva: "È necessario che ci impegniamo il più possibile affinché l’uomo conosca l’Amore Misericordioso di Gesù e veda in Lui un Padre pieno di bontà che arde d’amore per tutti".

Beati i misericordiosi: fra le beatitudini è la più consolante e quella di cui abbiamo bisogno maggiormente. Però è la più faticosa perché esige forza d’animo, spirito d’amore, di donazione e di perdono. E ci inonda continuamente dell’amore misericordioso di Dio.


21 Mt 5,6.

22 Sl 42,2,

23 Gv 6,35.

24 Mt 6,33.

25 Sl 17,15.

26 Mt 5,7.

27 Es 34,6.

28 Cf. Lc 15.

29 Lc 6,27-28.

30 Lc 6,36.

 

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ultimo aggiornamento 11 maggio, 2012