“Il Tuo Spirito Madre”

Madre Speranza di Gesù Alhama Valera nata il 30 settembre 1893 a Santomera morta in Collevalenza l’8 febbraio 1983. Fondatrice delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso e del Santuario di Collevalenza

È in corso il Processo canonico per la sua canonizzazione e il 23 aprile 2002 la Chiesa l'ha dichiarata venerabile. 

Pubblichiamo una serie di riflessioni della Madre sul peccato e sulle passioni, scritte nel 1943:

Il peccato; il peccato mortale; descrizione del peccato; fuga, gravità e malizia del peccato; scempio del peccato di scandalo; rifiuto di Dio con il peccato; condizione dell’anima in peccato.
Le passioni, l’uomo schiavo delle passioni, fuga delle passioni; la superbia; la tentazione; le ricchezze temporali.

Madre Speranza

Il peccato

Il peccato è negazione di Dio

Care figlie, ricordiamo che il peccatore abbandona Dio togliendolo dalla propria mente e chiudendo gli occhi per non vederlo. Ma siccome Dio è la felicità dell’uomo, questi, dopo averlo cacciato via da sé mediante il peccato, per quanto si impegni non può nella strada del piacere, del falso onore, del capriccio e del peccato raggiungere la felicità desiderata.

Quando l’uomo accecato dalla passione crede di possedere il bene che bramava raggiungere a qualunque costo, allora esclama ebbro e come fuori di sé:"Ecco la mia fortuna! Sono felice! Che cosa voglio di più sulla terra e nel cielo?".

E se Dio gli si presenta in quei momenti di brutale appagamento del suo appetito, egli non teme di dire a Dio: "Vattene lontano da me, perché mi dai fastidio, non mi lasci essere fortunato!". Quale sofferenza, figlie mie, vedere Dio cacciato dall’uomo con il peccato a causa del traviamento della sua volontà sedotta dal bene ingannatore! Credo che vi basterà quanto ho detto per rendervi conto che il peccato è rifiuto e negazione di Dio.

Care figlie, il peccato, oltre ad accumulare l’oscurità che impedisce all’intelletto di apprezzare la forza degli argomenti che dimostrano l’esistenza di Dio, fa sì che il rimorso di una coscienza criminosa irriti il cuore del delinquente, originandovi un segreto e malcelato odio contro Colui che con la sua ombra lo atterrisce e la cui esistenza gli riesce odiosa.

Sì, figlie mie, non può essere altro che odiosa l’esistenza di Dio per il peccatore, perché invano lotterà per spegnere nel suo intimo la voce della coscienza che lo rimprovera e gli rinfaccia i suoi disordini, fino a quando non arriverà a cancellare dentro di sé l’immagine del suo Dio santo e giusto che lo minaccia con castighi eterni. Che farà, dunque, se non vuole dare ascolto al rimorso salutare e convertirsi?

Non gli resta altra via che costruirsi una tranquillità apparente e cercare di persuadersi che la coscienza è una vana preoccupazione e l’idea di Dio una invenzione del fanatismo. Vediamo così, figlie mie, che il peccato, dato che non è capace di dare la scalata al cielo per poter cacciare Dio dal suo trono, lo strappa dal cuore dell’uomo e poi dalla sua coscienza.

Care figlie, sappiamo bene che né i giudei né i gentili furono quelli che consumarono l’opera della ingiustizia uccidendo l’Autore della vita, ma solo il peccato; né d’altra parte sarebbe stato possibile diversamente perché il male aborrisce eternamente il bene, le tenebre la luce e il vizio odia a morte la virtù; e così il peccato, con il permesso di Dio, doveva uccidere il Santo dei santi. "Opprimiamo il giusto - dicevano i peccatori - perché contrasta le nostre opere". Sì, l’unica causa reale e vera della morte del buon Gesù fu la sua abbagliante innocenza, il cui splendore accecò i deboli occhi dell’invidia e dell’ambizione.

Care figlie, entriamo nel santuario della nostra coscienza e, se troviamo che ci domina qualche passione disordinata, o siamo schiave della cupidigia, dell’ambizione, della voluttà, non esitiamo ad attribuirci la parte di responsabilità che ci spetta nell’olocausto della Vittima universale delle sofferenze del mondo. Ah, figlie mie, siamo forse del numero delle cattive Ancelle? di quelle che con la loro superbia feriscono il buon Gesù con una moltitudine di mancanze?

Pensiamo che Gesù non fu sacrificato dalle mani dei peccatori, ma da quelle dell’eterna Giustizia come castigo dei crimini accumulati dall’umana iniquità. La morte di Gesù fu il sacrificio di espiazione offerto, nella propria persona, dal sommo Sacerdote della nuova Alleanza per cancellare tutti i peccati, antichi e moderni, commessi dall’uomo. (El pan 8, 936-943)

 

Il danno del peccato di scandalo

Care figlie, consapevoli della gravità dello scandalo e delle sue conseguenze, sforzatevi di farla conoscere alle suore e ai bambini. Dite loro che lo scandaloso procura direttamente o indirettamente la morte morale all’anima dei suoi fratelli. Infatti, inducendoli al peccato, o con perfidi consigli o con esempi di corruzione, diventa reo davanti a Dio della morte di un’anima, per la quale Gesù è morto e nella quale dimorava Dio stesso. (M. Esperanza de Jesús)

Gesù illumina, mentre l’uomo con lo scandalo tenta di spegnere la luce della fede. (M. Esperanza de Jesús, eam) Gesù santifica con la grazia dei suoi sacramenti, mentre l’uomo scandaloso cerca di corrompere con la violenza o con la seduzione. Figlie mie, Gesù conferisce la vita, lo scandaloso inferisce la morte. E allora che c’è di strano se l’assassino delle anime provoca l’indignazione di Dio? E qual è il peccato esterno che non sia anche pietra di scandalo? (M.E.)

Diciamo insieme: "Basta peccati!". Perdoniamo a tutti i nostri fratelli e diciamo: "Perdono, Signore, per il vostro prezioso Sangue sparso sulla croce". (El pan 8, 1292-1294)

 

Il peccato di scandalo

Ricordiamo, care figlie, che il peccatore crocifigge Gesù nel calvario del proprio cuore; lo sopprime uccidendo la propria anima con il peccato mortale, e nello stesso tempo soffoca dentro di sé la vita divina che era nata in lui per opera della grazia. E noi, Ancelle dell’Amore Misericordioso, abbiamo avuto la disgrazia di svuotare le nostre vene del Sangue divino che vi scorreva? Che abbiamo fatto della vita divina in noi? Vi siete rese conto dell’enormità del male che l’anima consacrata a Gesù commette con il peccato, il quale scaccia Dio dal suo cuore e da tutto il suo essere? Avete riflettuto bene sulla mostruosità del peccato di scandalo? Rammentiamo sempre ciò che disse Gesù: "Guai al mondo a causa degli scandali!". Sì, figlie mie, coloro che danno scandalo sono nel mondo occasione di molte morti spirituali e precipitano essi stessi nella morte eterna. E’ Gesù che lo dice: "Meglio sarebbe per colui che dà scandalo essere sepolto nel profondo del mare con una macina di mulino legata al collo". Quale sarà, secondo queste parole, la pena eterna riservata al peccatore che dà scandalo e che muore impenitente? (El pan 8, 944)

 

Stato dell’anima in peccato

Care figlie, ricordiamo che la vera conversione da certi vizi, ossia la correzione sincera è quasi un miracolo della divina misericordia, perché di regola le catene con cui la cattiva abitudine tiene legato il peccatore non arriva a spezzarsi se non per mezzo della morte. Pertanto la schiavitù diventa sempre più dura e vergognosa col moltiplicarsi dei tiranni e il rinsaldarsi dei legami. Tristissimo stato, della cui realtà dubiteremmo se non fosse dimostrato quotidianamente dall’esperienza!

Schiave di questa condizione sono anche una grande quantità di anime consacrate a Gesù. Fra le Ancelle dell’Amore Misericordioso ce ne sono molte? Quante sono veramente libere perché possiedono la santa libertà dei figli di Dio? Ah, figlie mie, come è stretto e arduo il sentiero che conduce alla vita eterna e come sono pochi quelli che lo percorrono! Se almeno conoscesse il proprio stato l’anima che ha offeso Dio! Ma come conoscerlo se è cieca come l’indemoniato del Vangelo? Per questo motivo i peccatori si rallegrano, quando invece dovrebbero piangere sulla propria rovina e il nero avvenire che li minaccia ad ogni istante; quando dovrebbero dire a somiglianza del cieco e virtuoso Tobia: "Quale gioia può possedere chi, seduto nelle tenebre, non vede la luce del cielo?".

Care figlie, suppongo che vi sarete rese conto come il peccatore alle sventure della schiavitù aggiunge quella maggiore di tutte di non sentire l’orribile peso di essa, di non conoscere quanto è ignominiosa la sua situazione, precludendosi in tal modo ogni possibilità di uscire dalla propria miseria.

Oh se finalmente si decidesse a piegare le ginocchia nel tribunale della Penitenza, davanti al ministro di Dio e a fargli l’umile, sincera e dolorosa confessione dei disordini che minacciano la sua anima! Ma qui ecco nuove difficoltà: il povero peccatore è sordo e muto, come l’indemoniato, perché il demonio si appropria di quei sensi il cui buon uso condurrebbe alla salvezza l’uomo e sopratutto le anime a Gesù consacrate.

Sì, figlie mie, il peccatore stoltamente si condanna da se stesso e se parla dice vanità e scempiaggini: ammutolisce per la vergogna causata dalla presenza dei suoi delitti, come ammutolì Adamo rimproverato da Dio e condannato a soffrire e a morire; tace a causa di un orgoglio che lo rende ancora più colpevole perché rifiuta di confessare francamente il proprio peccato. Silenzio criminale che serve solo a raddoppiare la miseria del peccatore. Quale violento contrasto tra il mutismo della lingua e il clamore del cuore! (El pan 8, 945-949)

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ultimo aggiornamento 17 luglio, 2012