pastorale familiare

Marina Berardi

Raccontare Mariella?

 

 

Franco Forestiero, autore del libro da cui prende spunto questo articolo1, ha portato nel cuore questa domanda prima di scegliere (e lo ringraziamo!) di offrire e svelare a tutti noi l’opera straordinaria che Dio ha compiuto nella sua bellissima famiglia, grazie alla donna che il Signore stesso gli ha messo accanto nel cammino della vita: Mariella Servidio.

Una promessa, un ultimo gesto, un ultimo bacio compendio di un’esistenza progettata e vissuta insieme nell’Amo re, sono all’origine di un libro per la vita: "Più volte - afferma Franco - ho sospeso e ripreso a scrivere questa storia della vita di Mariella… Riprendevo a scriverla per lasciare ai nostri figli un ricordo più completo della loro mamma, per adempiere a quell’ultima promessa che le feci mentre stringevo per l’ultima volta il suo viso, ancora caldo e senza vita, nelle mie mani e dandole il mio ultimo bacio sulla fronte. Le dissi: ‘Mariella TI RACCONTERÒ!".

Un libro "fatto in casa", non solo perché realizzato "in proprio" con semplici mezzi, ma perché nasce dal cuore di quella casa in cui Franco e Mariella hanno generato la vita e dove lei ha riconsegnato la sua all’unico Datore della vita. Un libro "fatto in casa" che lo stesso autore, con un semplice click del mouse, ha inviato a degli amici e, per pura provvidenza - non so dopo quale giro nella rete - è arrivato anche a me. Sì, l’Amore quando è autentico ha bisogno di essere propagato, diffuso, non può essere trattenuto, non lo si può contenere, come indica anche l’architettura del Santuario di Collevalenza.

Grazie a una promessa, dunque, chi è alla ricerca della perla preziosa, di una perla di vita, la troverà in questa esistenza esemplare, sulla scia di quelle riproposte nei mesi scorsi. La testimonianza di queste donne ci permette di percorrere, dal nord al sud, un’Italia in cui c’è chi sceglie la santità come anelito e regola di vita e chi si lascia condurre umilmente da suo Dio: Cristina (VE)2, Chiara (Roma)3, Mariella (CS), insieme a tanti altri esempi di donazione e di offerta di cui nessuno parla, perché non fanno audience.

Storie accomunate da un’ordinaria quotidianità vissuta in modo straordinario, da una malattia e un dolore che hanno fatto maturare e dischiudere l’Amore fino al suo compimento, dall’abbandono fiducioso alla volontà del Padre, dalla presenza dell’uomo della propria vita, marito e padre, capace di rimanere con dedizione sotto la croce per bere insieme al Calice di Cristo, fino all’ultima goccia, come il giorno delle Nozze, quasi a far riecheggiare con la vita le parole pronunciate in quel giorno di festa: Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.

Mariella. La storia di una donna che il Signore, nel giugno 2009, attira a Sé sul talamo della croce attraverso una inaspettata malattia che si annuncia da subito in tutta la sua veemenza. Lei l’affronta con forza e serenità, in un fiducioso abbandono nelle mani di un Dio che è "Padre buono e tenera Madre"4. A soli 41 anni, il 23 settembre dello stesso anno, dopo una vita trascorsa a servizio della famiglia, della Chiesa, dei sacerdoti e della vita, Mariella è tornata alla Casa del Padre per contemplare il suo Signore faccia a faccia.

Lei sa bene dove porta l’amore di una madre, lei che ha dato alla luce cinque figli: Cristina, Domenica, Mattia, Rebecca e Pierluigi; lei che li ha educati e proiettati verso la vita; lei che, fino all’ultimo, ha continuato a generarli, insegnando loro che "la scienza dell’amore si apprende nel dolore", che "tanto più si soffre tanto più si ama"5, che la morte non ha l’ultima parola perché questa è pronunciata da Cristo, il Risorto. Mariella ha lasciato un vuoto, manca soprattutto ai suoi cari fra le mura della loro casa, ma nella fede si fanno coraggio, continuando a vivere così come lei ha insegnato loro.

Cristina, la primogenita, ci offre una commovente testimonianza di cosa significhi sentirsi amati e di come questa esperienza apra all’amore, "costi quello che costi"6: "Ogni mamma ha un suo particolare profumo che la contraddi stingue, una sorta di alone invisibile che coinvolge tutti i sensi di chi essa ha dato alla luce.

Sei stata una Mamma strepitosa, dolce e accogliente ma anche severa e ferma sui principi che ci hai trasmesso. Ci hai insegnato che la vita ha senso se la vivi con Dio al centro e al servizio dei fratelli e dei più indifesi, ci hai insegnato a difendere la vita dal suo concepimento fino al suo termine naturale, perché la vita ha valore sempre e ogni essere umano è un dono prezioso per l’umanità. Ci hai insegnato ad essere ospitali con chi entra in casa e a condividere quello che si ha senza badare troppo alla formalità. Sei stata sempre presente nella nostra vita, ti bastava uno sguardo per capire cosa ci passasse per la testa e trovavi sempre il modo per tirarci su quando qualcosa non andava. Mi manca tanto il suono della tua risata, il sentire i tuoi passi in casa, il tuo mancato senso dell’umorismo, quando per toglierci il broncio facevi delle battute talmente senza humor da farci scoppiare in lunghe risate e così tutto passava, ho tanta nostalgia dei bei tempi passati ma porto dentro la gioia di averli vissuti intensamente insieme a te. Mi sono sempre chiesta perché il Signore mi avesse affidata a voi e l’ho sempre ringraziato per questo dono meraviglioso, una famiglia davvero felice. Eravamo circondati da tanta grazia, vivere un momento di silenzio, di ritiro ma mai mi sarei immaginata che il Signore ci avrebbe chiamati a una prova così dura.

Custodisco le parole di Papà nel cuore, quella sera, qualche ora prima che tu ci lasciassi, mi disse: ‘Dobbiamo mettere in conto la morte di mammina e non dobbiamo prendercela con Dio, forse il suo sacrificio può aprire la strada alla conversione di qualche persona, probabilmente Dio ha un progetto più grande per mammina che solo con la sua morte si può realizzare e che ai nostri occhi appare in comprensibile e poi noi non abbiamo bisogno di altri miracoli, il più grande miracolo che Dio ci potesse fare è quello di avercela donata’. Queste parole sono giunte a me proprio nel momento giusto, mi hanno aiutato ad attutire il colpo della morte e successivamente mi hanno dato tanta forza a rialzarmi. In quei tre mesi che hanno cambiato la nostra vita, abbiamo sentito intorno a noi la presenza costante di Dio, proprio come se ci portasse sul palmo della Sua mano e mi riaffiorava continuamente alla mente la poesia: ‘Orme sulla sabbia’, che leggevamo sempre insieme"7.

Basta un attimo, a volte, per sconvolgere la nostra esistenza e per accorgerci che non ne siamo i padroni, tanto è vero che, pur volendo, molte situazioni non possiamo cambiarle. Abbiamo però sempre una libertà: scegliere come vivere ciò che accade, cercando di riconoscere in esse il volto dell’Amore, come hanno fatto Mariella e la sua famiglia. Non c’è situazione in cui non si possa amare ... anche perché non siamo soli.

L’Amore Misericordioso, infatti, come ci ricorda Cristina, si china sulle nostre fragilità, sulle nostre ferite, su ciascuno di noi proprio nei momenti più difficili e "peggiori" della nostra vita, per rassicurarci: "Figlio mio, Io ti amo e ti dissi che sarei stato con te durante tutto il tuo cammino e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo, e non ti ho lasciato… I giorni in cui tu hai visto solo un’orma sulla sabbia sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio"8. Ce n’era davvero bisogno!

Dopo la scoperta della malattia, come racconta Franco, "seguirono giorni difficili. In ospedale la rigidità nel far osservare gli orari di visita agli ammalati ci dava poca possibilità di stare insieme da soli. Ed entrambi ne avevamo tanto bisogno! Una sera, prima che ritornassi alla pensione dove alloggiavo, finalmente, ci ritrovammo un po’ da soli.

Lei prese la mia mano e mi disse ‘Cosa ti hanno detto i medici?’. Non riuscivo a parlare, le ‘sorridevo’ ma non sono riuscito a nascondere le lacrime che bagnavano quel sorriso. L’abbracciai forte, forte e le sussurrai: ‘Ti hanno trovato molto grave ma vedrai che ce la faremo’. Mi strinse forte anche lei e mi disse: ‘Va bene così… ho capito… mi dispiace per te e per loro (i figli), per Pierluigi, avevate ancora bisogno di me…’. Restammo abbracciati fino a quando sentimmo l’infermiera dire: ‘Per favore i parenti fuori’. Ci lasciammo entrambi con un occhiolino ed un sorriso.

Rientrato alla pensione andai subito a letto: avevo solo una gran voglia di piangere. […]
Arriva un messaggio: era lei, Mariella. Leggo: ‘Buona notte tvtb’. Per tutta la notte ho letto e riletto quel messaggio e non riuscivo a togliermi dalla mente quelle sue parole: ‘Va bene così… ho capito…’. Qui compresi che quelle parole erano il SI più grande che Mariella avesse pronunciato nella sua vita. Più grande del Si della sua Confermazione, della sua Vocazione, della sua Missione, del suo Si nei diversi servizi che rendeva alla comunità, più grande del Si del nostro matrimonio e del Si dei figli. Un SI del genere sono pochi coloro che riescono a pronunciarlo".

Loro il SI lo hanno pronunciato insieme! Franco e Mariella, con il cuore lacerato dalla tremenda realtà e comunque sereno, insieme hanno continuato a credere che la volontà del Padre è comunque e sempre una volontà di bene, che "una sola è la risposta: è tutto dono di Dio!"9.

Da Roma, dove Mariella è ricoverata, scrivono una lettera ai figli, ai parenti e amici, alla Comunità per rassicurarli e per ringraziarli delle preghiere, righe che testimoniano quanto la Grazia stava operando in loro e di come si possa essere gioiosi e felici, benedire il Signore anche nel dolore: "Anche in questo momento così difficile, però, la nostra è ancor di più una preghiera di lode, di esaltazione e di ringraziamento al nostro Signore. È giusto chiedere al Signore tante cose, soprattutto la guarigione dei malati. I figli devono chiedere a un Padre Buono tutto ciò di cui hanno bisogno ma devono chiedere soprattutto che avvenga e si compia quello che più è buono per loro e perché si manifesti la potenza e la gloria di Dio. È questo, prevalente mente, il nostro modo di pregare adesso.

Io Franco all’aurora, al tramonto, al risveglio e nell’addormentarmi, invoco e mi rivolgo al Signore cantando inni di lode e di ringraziamento.

Io Mariella - le mie non sono preghiere di richieste perché so che tutti i miei desideri il Signore li conosce già. - la mia mente e il mio cuore sono invasi di un solo desiderio e di una sola parola: FIAT.

Stiamo sperimentando e contemplando in modo più intenso la rivelazione e l’azione di Dio verso l’umanità nel tempo e nella storia"10.

Io Franco ..., io Mirella ...: entrambi credono davvero a quanto anche M. Speranza diceva, e cioè che il Signore, nel suo amore paterno e materno, non permetterebbe in noi la sofferenza e il dolore se non sapesse di poterne ricavare un bene più grande. Ogni cosa che ci giunge passa prima per le mani di Dio che, colmandola di grazia e di bene, la rende feconda. È solo nell’intimità del dolore che, come ci testimonia Mariella, si scopre la fecondità di un Amore che supera ogni nostra umana immaginazione, perché è un Amore che viene dall’Eterno e a Lui è restituito gratiutamente, semplicemente.

Il dolore diventa per Mariella il luogo per mettere radici nell’Amore e per cantare - nel vero senso della parola - la grandezza del suo Dio e Signore: "27 luglio 2009, Lunedì, Policlinico Gemelli, Roma: primo giorno di chemioterapia. ‘Sei grande Dio, sei grande come il mondo mio, sei immenso come il cielo, come il cuore di ogni uomo sulla terra, come il sorriso di un bambino…’. Oggi è il primo giorno di chemioterapia. Una cosa nuova per me, una cosa che non avevo mai messo in conto nella mia vita, che non avrei mai immaginato! Sono un po’ tesa; ho un po’ di paura! Ma le parole che mi vengono stamattina, per rivolgermi al Padre Celeste, sono quelle del canto di don Giosy Cento: mi viene da gridare: ‘Sei grande Dio, sei GRANDE’.

Che belle esperienze di Fratellanza! Che belle esperienze di Figli di Dio! Che belle esperienze di Amore di Dio! Che belle esperienze di Meraviglie di Dio! Solo nella sofferenza e nella malattia si possono fare queste esperienze, quando il cuore si stacca completamente dalle cose vane, dagli affanni, a volte anche inutili, per ritrovare, anche se dal punto di vista umano molto faticosamente, il nostro vero Io, che è poi quello del Padre del Figlio e dello Spirito Santo"11.

"Sei grande Dio, sei Grande". Mentre stavo ultimando questo articolo, proprio grazie a Don Giosy, ho potuto contattare Franco. Mi chiedevo come mi sarei presentata, anche se a me sembrava già di conoscere lui e la sua famiglia. Una telefonata che si è manifestata subito semplice, aperta, sulla stessa lunghezza d’onda, anche per amici ed esperienze comuni. Dall’altra parte una voce spontanea, convinta e allo stesso tempo stupita per l’eco di un gesto fatto come dono, senza pretese… così com’è l’amore! Una telefonata che ci ha aperto al dono della comunione: questo è il miracolo di quell’Amore che Dio stesso riversa nei nostri cuori quando sappiamo riconoscerlo, accoglierlo e donarlo.

Tutto è dono. Mariella, anche tu sei un dono! Grazie del tuo ultimo "SÍ", preparato con tanti piccoli SÍ pronunciati nella vita di ogni giorno fin dall’adolescenza, poi da donna, moglie e madre. Sì pronunciati nella tua casa, negli impegni di lavoro e di volontariato, in una vita che non si è risparmiata, donata per i sacerdoti, e che ha accettato di morire per portare frutto e un frutto che rimanga: l’Amore!

Insegnaci ad essere fedeli alla nostra vocazione, intercedi per il cammino di molte coppie che non sanno riconoscere l’amore, affinché i loro "NO" si trasformino in "SI" che aprano uno spiraglio verso la pienezza della vita, perché anche in loro "si manifesti la potenza e la gloria di Dio.


1 FORESTIERO F., Mariella, ti racconterò!, p. 9.

2 Rivista L’Amore Misericordioso, maggio 2011.

3 Ibidem, luglio e agosto 2012.

4 M. Speranza.

5 M. Speranza.

6 Ibidem.

7 Franco Forestiero, Mariella…, p. 67-68.

8 Anonimo, Le orme sulla sabbia.

9 Franco Forestiero, Mariella…, 63.

10 Ibidem, p. 52. Da una lettera di Franco e Mariella, Roma 14.7.2009.

11 Ibidem, p. 64-65.

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ultimo aggiornamento 26 ottobre, 2012