DAL SANTUARIO DI COLLEVALENZA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

P. Ireneo Martín fam

Luglio-Agosto 2012

 

Voce del Santuario

 

RFamiliaris Consortio

Come di consueto anche quest’anno, un gruppo di famiglie di Reggio Emilia "Familiaris consortio" si è ritrovato a Collevalenza negli ultimi giorni di agosto e nei primi giorni di settembre. Familiaris Consortio è un nuovo movimento ecclesiale fondato da D. Pietro Margini, che riunisce famiglie, giovani, sacerdoti e consacrati animati dal desiderio di vivere e testimoniare la Chiesa come Comunione e come "famiglia di Dio". L’associazione ha partecipato ad un corso di esercizi spirituali qui a Collevalenza. Gli oltre 250 partecipanti hanno riflettuto sul tema: "Padri e madri nella fede". Le celebrazioni si sono svolte nel Santuario dell’Amore Misericordioso e sono state sempre esemplari e molto composte. Sabato 1 settembre alle ore 21,30 sull’atrio della Basilica c’è stata l’adorazione eucaristica e in contemporanea era stata allestita sul piazzale una tendopoli penitenziale per le confessioni. Il tutto si è concluso verso le due della notte.

la festa dell’Amore Misericordioso e anniversario della nascita di Madre Speranza

Padre nostro...

Dal 21 al 29 settembre, come è tradizione, ha avuto luogo la solenne novena all’Amore Misericordioso in preparazione alla festa del giorno 30, anniversario della nascita terrena della Venerabile Madre Speranza. La novena è stata predicata dai Padri del Santuario sulle parole del Padre nostro. All’inizio di questa novena ho voluto spendere una parola per riscoprire come il Padre nostro si collochi nel discorso della Montagna: Gesù, dopo aver insegnato ai suoi discepoli a vivere secondo il programma delle Beatitudini, parla a lungo sul tema della preghiera. Il Padre nostro ha lo scopo di correggere le deviazioni di uomini già abituati a pregare. I discepoli, come ogni buon ebreo, erano già allenati alla preghiera con molte formule e più volte al giorno.

Il problema non è se pregare, ma come pregare. Gesù dice che la preghiera del discepolo deve essere qualitativamente diversa, nell’atteggiamento e nel contenuto, da quella degli scribi e farisei e dai pagani.

Egli prima di insegnare il Padre nostro, esorta i suoi discepoli a non pregare alla maniera dei pagani: sprecano tante parole cercando di convincere Dio a forza di parole. "Credo, dice Madre Speranza, che per elevare il nostro cuore a Dio non siano necessari tanti argomenti: ci può bastare la convinzione che Dio è Nostro Padre… Questa considerazione muove teneramente il cuore a un amore intenso, capace di penetrare tutta l’anima per molto tempo, disponendola a grandi cose".

Si corre anche oggi il rischio di un atteggiamento superstizioso per cui si pensa che con tante preghiere e formule si convinca Dio per attirare la sua attenzione e meritare i suoi benefici, perché lo si pensa lontano e indaffarato.

Gesù invece ricorda ai discepoli che la preghiera, prima che un dovere, è una relazione. Che Dio innanzitutto è Padre, è vicino a noi, è amico e alleato della nostra umanità, ama la nostra vita.

La Preghiera è cosa del cuore e non questione di parole, parole; occorre credere alla bontà del Padre. La preghiera, anche quella di domanda, non è solo per ricordare a Dio che abbiamo bisogno di qualcosa, Lui lo sa: "Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno". Lui poi è un Padre che non fa distinzione tra figli buoni e malvagi, ama tutti, a tutti vuole donare il suo Regno.

Quando ci interroghiamo sulla preghiera del Padre nostro, c’è un dato da mettere in evidenza: Gesù pregava perché aveva la certezza, come Figlio suo, di vivere sempre in comunione con il Padre. Ma chi dice "Padre" deve subito aggiungere "nostro", perché l’amore di Dio e l’amore del prossimo sono due facce della stessa realtà.

La preghiera del Signore quindi è una preghiera fraterna, comunitaria, ecclesiale, universale, non si prega mai da soli, ma sentendoci sempre in comunione con tutti.

A conclusione, all’uomo non si aprono che due possibili vie:

– l’uomo, che si chiude in se stesso nella pretesa di essere padrone del proprio destino, è teso a raggiungere gli orizzonti sempre limitati dei propri progetti: il risultato è solitudine, scontentezza, non-senso, indifferenza;

– l’uomo, che si pone in ricerca di un orizzonte più grande, incontra un Padre che lo chiama a fare esperienza di comunione con Lui perché non ama essere felice senza di noi. Per noi credenti c’è l’invito a metterci sempre in cammino, nella certezza che non si vive per la morte ma per la vita. E’ un Padre che ci sollecita a ripartire continuamente con Maria e non vuole che ci ripieghiamo sulle nostre tristezze e solitudini.

Giovedi 27 settembre: giornata dell’Anziano e del Malato

La festa diocesana del Santuario dell’Amore Misericordioso, preceduta dalla novena all’Amore Misericordioso, ha avuto inizio giovedì 27 settembre con la Giornata dell’anziano e del malato. P. Ireneo Martin rivolgendosi principalmente ai malati e ai pellegrini, prendendo spunto dall’episodio dell’emorroissa, ha parlato del senso redentivo della sofferenza e del dolore e ha detto: "Il messaggio della Bibbia sul dolore e sulla morte ci giunge in un contesto di società che pensa esattamente il contrario, ignorando Dio o addirittura escludendolo. Da qui la noia, il bisogno di rifugiarsi nel potere, nell’alcool, nella droga e nel divertimento sfrenato.

Da qui anche la paura di pensare alla malattia, al problema della morte. Allora l’uomo si rivolge alla scienza, alla medicina per aprire uno spiraglio. Ma il problema della sofferenza e della morte resterà sempre, è un grande mistero. Diverso è l’atteggiamento che troviamo nella Bibbia. Allora di chi è la colpa? Come nascono il dolore e la morte?. Il dolore e la morte non sono opera di Dio, ma sono conseguenza della libertà che Dio ha dato all’uomo e che l’ha usata contro Dio stesso.

Così ci dice il libro della Sapienza: "Dio ha creato bene tutte le cose; ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo". Dunque è la storia del peccato che fa da sfondo a questo brano del Vangelo, ma Gesù prende subito posizione dinanzi al dolore, dinanzi alla morte. Ecco un miracolo: l’emorroissa, come tutte le persone malate, emarginate, disprezzate, considerata immonda sente dentro di sé un impulso irresistibile ad avvicinarsi a Gesù, a "toccarlo".

Non c’è alcuna malattia, né fisica né morale, che giustifichi il rifiuto o che costituisca un impedimento per accostarsi a Dio. Di fronte al Signore tutti siamo impuri, ma siamo resi puri dall’incontro con il suo inviato, con Cristo. Da Gesù emana una forza di vita, ma non tutti coloro che lo toccano materialmente la ricevono.

Nel brano si nota che attorno a lui c’è una grande folla. Non si tratta di nemici, ma di discepoli, di persone che gli stanno molto vicine. Eppure egli afferma che solo la donna ammalata lo ha toccato "con fede". "Figlia, la tua fede ti ha salvata"

La folla rappresenta forse noi cristiani di oggi che siamo vicini al Maestro, abbiamo la possibilità di ascoltare la sua Parola e di "toccarlo" nei sacramenti, soprattutto nell’Eucaristia.

Se la nostra vita non viene trasformata, se le nostre "malattie" non sono curate e i vizi, i peccati rimangono sempre gli stessi, significa che siamo rimasti "folla" che si accalca attorno a Cristo senza mai "toccarlo" realmente; abbiamo con lui un contatto superficiale ed esteriore, la sua Parola è un suono che entra nelle orecchie, ma non giunge al cuore".

Al termine della liturgia penitenziale e l’immersione nell’acqua dell’Amore Misericordioso Mons. Carlo Franzoni, vicario generale della Diocesi, ha presieduto una solenne concelebrazione animata dai volontari dell’Unitalsi e da quelli del Santuario.

All’omelia Mons. Franzoni ha detto: "La "giornata del malato" nel contesto della "Festa diocesana dell’Amore Misericordioso" è un avvenimento importante che con gli anni si va sempre più consolidando; siamo invitati in questa celebrazione a rivivere la realtà della Chiesa di Corinto, particolarmente cara all’apostolo Paolo: anche noi sentiamo su di noi le "debolezze" dei fratelli di quella comunità (debolezze nel corpo e nello spirito) …. ma sentiamo soprattutto rivolta a noi l’esortazione dello stesso Paolo " Dio ha scelto ciò che è stolto e ciò che è debole per confondere i sapienti e i forti …"

Una chiamata che ci conduce "in alto" e ci solleva ogni giorno dai nostri orizzonti troppo limitati e dalle nostre piccolezze … come è accaduto a San Vincenzo De’ Paoli… che vi ha dedicato poi tutta la sua vita, guidato dallo Spirito Santo. Anche la venerabile Madre Speranza – ha sottolineato - è stata capace di annunciare con la sua testimonianza di contemplazione e di azione la grandezza della Misericordia di Dio a partire dalle miserie dell’uomo del nostro tempo e l’essere a Collevalenza ci fa sentire particolarmente vicini a Lei, pronti e disponibili ad accogliere questa sua preziosa eredità …"

Venerdì 28 ha avuto luogo una solenne e ben curata Via Crucis, guidata da P. Roberto Donatelli, meditata con i testi della venerabile Madre Speranza.

Sabato 29 dopo la liturgia delle Acque, la S. Messa delle ore 12. Quella vespertina è stata presieduta in Basilica da Mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello.

Alle ore 21,15 si è svolta una fiaccolata molto partecipata dalla Casa del pellegrino alla Cripta in onore alla Venerabile M. Speranza per festeggiare l’anniversario della sua nascita terrena. Un gesto semplice, per ringraziare l’Amore Misericordioso del dono di questo Suo Santuario e di aver messo sulla nostra strada una creatura speciale, la nostra carissima Madre Speranza, scelta da Lui "per grandi cose".

Alle ore 21,45 ha iniziato il concerto di Sarah Minciotti, intitolato "Oltre i confini". Un intreccio tra musica e fede che Sarah ci ha proposto attraverso gospels, spirituals e canti scritti da lei e dal Maestro Sergio Pascoletti che l’accompagnava. L’artista locale, nata a Perugia, molto versatile, attraverso il canto movimentato, ci ha offerto momenti di profonda fede e di unione con il Buon Dio. Per concludere la giornata abbiamo pregato e cantato gli auguri davanti alla tomba della Madre Speranza in omaggio alla sua indimenticabile vita.

Domenica 30

Domenica 30 nell’Auditorium della Casa del Pellegrino il Cardinale Camillo Ruini ha tenuto una apprezzata conferenza sul tema "L’Amore Misericordioso e la nuova evangelizzazione guardando all’anno della fede".

Il Card Ruini ha subito detto che "l’Amore Misericordioso è il cuore del Vangelo, è l’annuncio dell’Amore di Dio, è la rivelazione di Dio dono d’amore". Ed ha proseguito: "Gesù Cristo ci rivela l’amore di Dio per noi e soprattutto sulla croce con un amore sconvolgente, che va oltre ogni speranza.

Oggi si parla di crisi della fede e di rifiuto del riconoscimento della forza del cristianesimo e della verità proclamata: l’amore di Dio per noi grazie al suo perdono e alla sua misericordia. La nuova evangelizzazione in questo nostro tempo deve riproporre Dio-Amore e l’amore solidale con il prossimo; l’anno della fede per essere evangelizzante deve ripresentare l’amore di Dio per noi e la sua misericordia per poter riprendere un cammino di fede testimoniante".

È seguita la solenne concelebrazione delle ore 11,30 in Basilica presieduta da Sua Em.za il Cardinale Camillo Ruini. L’animazione liturgica è stata eseguita dal coro polifonico di Collevalenza-Todi diretto dal M° Marco Venturini. I pellegrini erano tanti da dover utilizzare anche la Cripta.

Il Card. Ruini all’omelia ha sottolineato l’importanza della carità e dell’amore ai fratelli più piccoli che si manifesta nella paterna tenerezza di Dio per ciascuno di noi.

Alle 18,30 mons. Benedetto Tuzia, Vescovo di Orvieto-Todi ha presieduto la concelebrazione con la presenza del Superiore generale P. Aurelio Pérez, sacerdoti, diaconi e religiosi della Diocesi. L’animazione liturgica è stata curata dal coro di Collevalenza-Todi.

Nel grazie all’Amore Misericordioso e con una cena fraterna con il Vescovo, i sacerdoti e i pellegrini si è conclusa la giornata ricca di tante emozioni.

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ultimo aggiornamento 26 ottobre, 2012