La lettera

 

Reinventare il Concilio

Carissimo,

reinventare il Concilio, riappropriarci del sogno, della pazzia, avere la voglia di una storia nuova, di una nuova Pentecoste.

Volere il fuoco, lasciarci dipendere dal fuoco, costringere dal fuoco. Meravigliosamente, David Maria Turoldo: "Vogliamo ancora profeti a rompere le nuove catene in questo infinito Egitto del mondo, oceano di gemiti e pianto di schiavi sotto imperiosi terrori".

Dall’assedio all’apertura, il fascino di un sogno che diventava realtà, l’attenzione che si apriva al mondo contemporaneo, alla storia, ai suoi valori, l’alleanza della fede con la ragione, la rinunzia definitiva alla scomunica della terra.

Così Paolo VI nel discorso di chiusura del Concilio: "L’umanesimo laico profano, la religione del Dio che si è fatto uomo… che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere, ma non è avvenuto. L’antica storia del samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La religione cattolica e la vita umana riaffermano così la loro alleanza, la loro convergenza in una sola umana realtà: la religione cattolica è per l’umanità".

Straripante riappropriazione, nella "Lumen Gentium", del protagonismo profetico, sacerdotale, regale, dei laici; inaspettata dichiarazione di simpatia per il mondo, nella "Gaudium et spes"; perentoria affermazione del diritto-dovere della libertà religiosa di tutti gli uomini, nella "Nostra aetate".

Rivivere il Concilio oggi. Fascino, responsabilità, notizia dello Spirito che è ancora in mezzo a noi. Rifondare le ragioni della speranza, offrire mani di misericordia, alzare tende di accoglienza, di tenerezza per tutti.

Nino Barraco

 

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ultimo aggiornamento 29 novembre, 2012