Festa del Santuario

Card. Elio Sgreccia

... il maturarsi di un disegno nella storia della Chiesa ...

Omelia di S. Em.za il Card. Elio Sgreccia Festa del santuario: 29 settembre 2013

 

Saluto tutti voi.

Carissimi confratelli concelebranti, fratelli e sorelle, religiosi e religiose dell’Amore Misericordioso, fratelli e sorelle, fedeli in Cristo, presenti a questa celebrazione!

Questa celebrazione utilizza per la prima volta i testi composti e approvati proprio per lodare l’Amore Misericordioso, quell’Amore che costituì la passione interiore, la vocazione e la missione di Madre Speranza! È con particolare gioia ed emozione, pertanto, che presiedo questa Eucaristia, indegnamente beneficiato dal Signore Gesù, e invitato per amicizia di lunga durata dal Superiore Generale e dal Rettore della Basilica ai quali esprimo sentita gratitudine.

Cercherò di commentare i testi liturgici con alcuni passi degli scritti di Madre Speranza.

La gioia che provo, e che penso sia condivisa da tutti voi, è motivata dalla consuetudine di ricordare con questa data, come ogni anno, la nascita della Fondatrice (30 settembre 1893), ma credo che quest’anno la giornata abbia una particolare intensità: anzitutto perché sappiamo che si avvicina ormai il giorno della Beatificazione di Madre Speranza, dopo il riconoscimento non solo delle virtù, ma anche del miracolo richiesto dalla procedura canonica; c’è stata poi in questi giorni una preparazione eccezionale espressa da uno spontaneo afflusso in questo Santuario di oltre mille fedeli per le confessioni, per la purificazione nel bagno delle acque quasi come presagio di grazie abbondanti e speciali.

Ma io credo che la ragione principale della nostra gioia magari intuita consiste nella possibilità che ci viene offerta di cogliere il maturarsi di un disegno nella storia della Chiesa. La storia della Chiesa non è solo quella che leggiamo nei libri ed oggi magari nelle varie espressioni dei mezzi di comunicazione: nella storia della Chiesa c’è un filo segreto di continuità con la storia della Salvezza, perché, nella Chiesa c’è presente il Signore Risorto e c’è presente il Suo Spirito: nel corso dei secoli anche la Verità Rivelata, la verità di fede già conclusa quanto ai contenuti all’inizio della Chiesa, riceve nello sviluppo dei secoli approfondimenti e sempre nuove sorprese. Il tema della misericordia che Gesù ha rivelato e che nei Vangeli è scritto, ed è stato predicato da sempre nella Chiesa, ha ricevuto in questi ultimi secoli un approfondimento attraverso la figura di Sante regalateci dallo Spirito: ricordiamo le Rivelazioni del Sacro Cuore con S. Margherita Maria Alacoque, la figura di Santa Teresina del Bambino Gesù che Madre Speranza incontrò in visione quando ancora non era entrata nelle vita religiosa nella casa del parroco ove era a servizio, Teresa rivelò alla futura Madre Speranza che lei era chiamata a proseguire la missione. Abbiamo avuto la Santa polacca Faustina Kowalska, contemporanea di Madre Speranza: tutte queste figure hanno posto al centro il tema della Misericordia infinita di Dio che si è rivelata in Gesù Cristo.

Scrive Madre Speranza in un Commento sulla Passione offerto in un corso di Esercizi nel 1943 "Fra tutte le creature alle quali aveva dato vita, l’Onnipotenza di Dio scelse la natura umana che in seguito si sarebbe unita efficacemente alla Persona del Verbo e ad essa attribuisce l’amore incomprensibile dell’unione personale con la Maestà Divina, perché potesse godere, in modo straordinario per l’eternità i tesori della sua gloria infinita" (Madre Speranza di Gesù, La Passione, n. 9 Ed. L’Amore Misericordioso, 2003).

Questo approfondimento fa crescere in chiarezza e centralità qualitativamente la spiritualità della Chiesa, non producendo cambiamenti di contenuti o verità nuove, ma ispirando intensità di luce: si vede meglio con luce più intensa ciò che si sapeva mentalmente e si leggeva per iscritto, si sente con più calore e risonanza interiore ciò che abbiamo professato da bambini. Dio Padre ci ama e non può non amarci pur rispettando la nostra libertà, ci cerca instancabilmente in rapporto alla Sua immagine e somiglianza in rapporto alla sponsalità tra la Vita del Verbo e la nostra umanità nella incarnazione. Questo fa scrivere a Madre Speranza quella frase che trovate stampata sulle pareti di questo edificio: "anche l’uomo più devastato dal peccato è amato e cercato da Dio con instancabile tenerezza".

Ecco allora la scoperta di questo legame insopprimibile, costituito in modo primordiale, la Misericordia verso l’uomo che ha peccato. Tutti portiamo in noi i segni, le conseguenze e la fragilità del peccato, questo congiungimento dell’Amore di Dio con la nostra miseria diventa il punto centrale di questa corrente di spiritualità che ci viene offerta in questi ultimi tempi della Chiesa, con particolare insistenza. Paradossalmente ci viene offerta, nei secoli più insanguinati dalle guerre e dalle stragi, in un clima agitato dall’odio fratricida, Dio manifesta più fortemente la Sua infinita misericordia.

La misericordia di Dio si esprime verso l’uomo peccatore nella Vita di Gesù Cristo. Questa luce si irradia soprattutto sul volto di Cristo ed anzitutto nella realtà della Sua Passione, con la quale ha redento l’uomo, immagine del Padre, attestando l’Amore redentivo, l’Amore Misericordioso.

Abbiamo ascoltato il brano di Isaia: il Servo di Dio, sofferente: è la realtà scelta da Gesù, il Suo tipo di messianicità: è il Cristo Sofferente che esprime la misura dell’Amore Redentivo.

Madre Speranza, sempre nel commento alla Passione, scrive: "Ci sia di guida la famosa e commovente profezia d’Isaia: In verità prese su di sé le nostre infermità. Il profeta non vide – commenta Madre Speranza – una figura regale, sovrana, vestita di maestà, adorata da popoli e dalle nazioni, ma un uomo di dolori senza apparenza, reietto da tutti, piagato come un lebbroso e schiacciato nella polvere. Tremando di orrore nel suo intimo Isaia guardava fisso questo cumulo di miserie e non riusciva a spiegarsi. Non sono state le sue colpe a causargli questi dolori di morte, ma l’amore per l’uomo lo ha spinto a caricarsi le nostre infermità, le nostre sofferenze, le nostre iniquità. Per noi fa penitenza, paga e soddisfa per i nostri peccati liberamente e mediante la Sua Passione e la Sua Morte ci ottiene la Redenzione e la salvezza eterna". Fa eco a questa descrizione la parola di Gesù "Io offro la mia vita, per le mie pecore; nessuno me la toglie, io stesso la dono". E nell’ultima Cena afferma: "Questo è il mio Corpo dato per voi. Questo è il mio sangue versato per la salvezza di molti e per la remissione dei peccati" (nn. 108-109).

Ma questa donazione di Gesù sulla Croce, così totale, obbedienziale e cruenta, è nello stesso tempo trionfale e regale per cui il Crocifisso genera compassione ma anche gioia e consolazione infinita.

Abbiamo sentito dalla 2ª Lettura (Ef. 2, 1-10) "Eravamo per natura meritevoli di ira… Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore per il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo; per grazia siamo stati salvati. Con lui ci ha anche resuscitato e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della Sua grazia mediante la Sua bontà verso di noi in Cristo Gesù. Per Grazia infatti siete stati salvati mediante la fede (Ef. 2, 2-10).

Abbiamo ascoltato il Vangelo di Giovanni ove si ricorda Gesù presentato a Pilato. Pilato lo interroga: "Tu sei re?". E Gesù, che aveva sempre rifiutato il titolo di re quando le folle lo volevano proclamare al modo terreno e umano, questa volta risponde: "Tu lo dici, Io sono re! Per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità" (Gv. 18, 33-38).

È ancora Madre Speranza che sottolinea questa coraggiosa affermazione di Gesù sulla propria Regalità e scrive: "Poche volte, ma potremmo dire mai, Gesù aveva parlato così chiaramente. Piuttosto aveva sempre evitato ogni definizione di regalità per sé, perché i Giudei con la parola Re intendevano una regalità solo terrena alla quale legavano le speranze di una grandezza nazionale. Ma ora che Egli si è consegnato ai Suoi nemici e la sua apparente impotenza esclude definitivamente ogni speranza di regno terreno, parla con tutta chiarezza e dice "Io sono re" perché non c’è più nessun pericolo che possa intendersi in senso terreno" (n. 274).

Questa Regalità, intesa come vittoria sul male, sulla morte e sul peccato, intesa come redenzione, protesa verso la resurrezione è stata scolpita nell’immagine del Crocifisso del piccolo santuario di questo luogo, per volere della Madre. È l’immagine del Crocifisso segno di sofferenza e di dolore ma anche di speranza, di redenzione, di amore senza limiti, di perdono e di rinascita per tutti coloro che lo accolgono.

Su questo punto Centrale anche il Concilio Ecumenico Vaticano II aveva additato 50 anni fa il vertice e la fonte della Redenzione parlando dell’Eucarestia il dono infinito da esprimere al mondo contemporaneo; su questo punto vitale hanno portato l’attenzione Madre Speranza e le altre Sante che ho ricordato. Possiamo dire che lo stesso Santo Padre, il Papa Francesco, ha richiamato questo messaggio come punto di equilibrio e di partenza di ogni piano pastorale.

Egli ha scelto per sé lo stemma "Miserando atque eligendo" il che vuol dire che ogni scelta deve partire dalla misericordia. "Io vedo con chiarezza – ha dichiarato in questi giorni passati il Santo Padre – che la cosa di cui la Chiesa ha più bisogno oggi è la capacità di curare le ferite e di riscaldare i cuori dei fedeli, la vicinanza, la prossimità, la cosa più importante è il primo annuncio: Dio ti ha salvato. E i ministri di Dio devono essere anzitutto ministri di misericordia. I ministri di Dio devono essere misericordiosi, farsi carico delle persone, accompagnandole come il Buon Samaritano" (Intervista alla Civiltà Cattolica).

Ci troviamo in una sintonia tra la liturgia che stiamo celebrando e l’insegnamento della Madre che fa seguito a tutta la corrente di spiritualità di questi ultimi tempi con l’insegnamento del Magistero.

Ci sentiamo anche noi bisognosi della misericordia e ministri dell’Amore Misericordioso. Partiamo da questa celebrazione confortati e gioiosi, in attesa di rivederci presto per la Beatificazione di Madre Speranza. Proponiamoci intanto di fare un passo in avanti nel senso della fiducia in Gesù Misericordioso e un passo di avvicinamento al prossimo che soffre o che è tentato di allontanarsi da Dio. Avviciniamoci intanto all’Eucaristia per lasciarci invadere dall’Atto d’amore che Cristo ha offerto sulla Croce e che Egli conserva vivo in sé per trasmetterlo a ciascuno di noi nell’Eucaristia che stiamo per ricevere, desiderosi di riversare questo amore umano e divino sulle persone che incontriamo e nelle azioni che compiamo.

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ultimo aggiornamento 11 ottobre, 2013