... ascoltando la parola del papa e rileggendo gli scritti della Madre ....

Martedì, 12 novembre 2013 . Papa Francesco alla meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae
(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIII, n. 260, Merc. 13/11/2013)

 

 

A me piace ascoltare queste parole:
siamo nelle mani di Dio

 

 

Benedetto XVI

Credo che per elevare il cuore a Dio non siano necessari tanti argomenti: ci può bastare la convinzione che Dio è Nostro Padre.

Questa considerazione muove teneramente il cuore a un amore intenso, capace di penetrare tutta l’anima per molto tempo, disponendola a grandi cose.

Fra tutti i sentimenti, quello che può rimanere più a lungo nel cuore e nella mente, fino al punto di diventare un idea fissa, è il poter chiamare Padre Dio stesso! (Madre Speranza 9,106-109 nel 1949)

 

Mi conforta solo il pensiero che le croci che Dio mi manda o permette, mi serviranno per amarlo ancora di più.

(Madre Speranza 18, 1132 il 29.2.1952)

 

Sono anche contenta vedendo che ora non vi sembra più strano essere oggetto di particolari e personali attenzioni della divina provvidenza, né vi sembra impossibile che l’Amore Misericordioso si abbassi a considerare ogni uomo individualmente per indicargli il cammino da percorrere. (Madre Speranza 5,19 nel 1941)

 

"Colui che vuole venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua". Gesù apre il corteo portando la croce più pensante... lo seguono le moltitudini... tutti portano la propria croce. Croci di ogni genere. Alcuni oppressi dall’odio e dall’invidia, altri dalla crudeltà e dalla ingiustizia: chi scontando i propri peccati, chi quelli degli altri. Croci portate con rassegnazione, in silenzio, con il cuore oppresso; croci portate con amore e serena immolazione. Portare la croce è cosa inevitabile. Portarla seguendo Gesù è gioia immensa; portarla dopo che l’ha portata Gesù è grande gloria. (Madre Speranza 7, 350 nel 1943)

 

Ti pesa la croce perché pensi che Gesù è lontano? Se Lui si compiace di lasciarti solo con la croce, abbracciala con amore, sinceramente, e in essa troverai la dolcezza del suo amore.

(Madre Speranza 23, 56 nel 1942)

 

Fa, Dio mio, che io ami con passione la croce e che non possa vivere senza di essa, finché la morte non mi abbia unito a Te per tutta l’eternità. (Madre Speranza 18, 688 il 19.11.1941)

 

La prima lettura, ha osservato il Santo Padre introducendo l’omelia, ricorda che Dio «ha creato l’uomo per l’incorruttibilità» (Sapienza 2, 23-3, 9). Egli «ci ha fatto e lui è nostro Padre. Ci ha fatto belli come lui, più belli che gli angeli; più grandi che gli angeli. Ma, per l’invidia del diavolo, è entrata la morte nel mondo».

L’invidia: una parola - ha fatto notare il Pontefice - molto chiara, che ci fa capire la lotta avvenuta tra «questo angelo», il diavolo, e l’uomo. Il primo «non poteva infatti sopportare che l’uomo fosse superiore a lui; che proprio nell’uomo e nella donna ci fosse l’immagine e la somiglianza di Dio. Per questo ha fatto la guerra» e ha intrapreso una strada «che porta alla morte. Così è entrata la morte del mondo».

In realtà, ha proseguito il vescovo di Roma, «tutti facciamo esperienza della morte». Come si spiega? «Il Signore — ha risposto — non abbandona la sua opera», come spiega il testo del libro sapienziale: «Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio». Tutti «dobbiamo passare per la morte. Ma una cosa è passare questa esperienza attraverso l’appartenenza alle mani del diavolo e una cosa è passare per le mani di Dio».

 

«A me - ha confidato - piace ascoltare queste parole: siamo nelle mani di Dio. Ma dall’inizio. La Bibbia ci spiega la creazione usando un’immagine bella: Dio che con le sue mani ci fa dal fango, dalla creta, a sua immagine e somiglianza. Sono state le mani di Dio che ci hanno creato: il Dio artigiano».

Dio dunque non ci ha abbandonato. E proprio nella Bibbia si legge quello che egli dice al suo popolo: «Io ho camminato con te». Dio si comporta - ha sottolineato il Papa - come «un papà con il figlio che lo porta per mano. Sono proprio le mani di Dio che ci accompagnano nel cammino». Il Padre ci insegna a camminare, ad andare «per la strada della vita e della salvezza». E ancora: «Sono le mani di Dio che ci carezzano nel momento del dolore, che ci confortano. È il nostro Padre che ci carezza, che ci vuole tanto bene. E anche in queste carezze tante volte c’è il perdono».

 

Una cosa «che a me fa bene - ha detto ancora il Pontefice - è pensare: Gesù, Dio ha portato con sé le sue piaghe. Le fa vedere al Padre. Questo è il prezzo: le mani di Dio sono mani piagate per amore. E questo ci consola tanto. Tante volte abbiamo sentito dire: non so a chi affidarmi, tutte le porte sono chiuse, mi affido alle mani di Dio! E questo è bello perché lì stiamo sicuri», custoditi dalle mani di un Padre che ci vuole bene.

Le mani di Dio, ha proseguito il Santo Padre, «ci guariscono anche dai nostri mali spirituali. Pensiamo alle mani di Gesù quando toccava gli ammalati e li guariva. Sono le mani di Dio. Ci guarisce. Io non riesco a immaginare Dio che ci dà uno schiaffo. Non me lo immagino: ci rimprovera sì, perché lo fa; ma mai ci ferisce, mai! Ci carezza. Anche quando deve rimproverarci lo fa con una carezza, perché è Padre».

«Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio» ha ripetuto il Pontefice, concludendo: «Pensiamo alle mani di Dio che ci ha creato come un artigiano. Ci ha dato la salute eterna. Sono mani piagate. Ci accompagnano nella strada della vita. Affidiamoci alle mani di Dio come un bambino si affida alle mani del suo papà». Quelle sono mani sicure.

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ultimo aggiornamento 09 dicembre, 2013