P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

     Sr. Erika di Gesù, eam

Un cammino di Speranza

 

Orizzonte di Madre

 

 

Non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito

Questo uno degli auguri più audaci che abbia ricevuto.

L’infinito è più dell’orizzonte.

L’orizzonte è il confine dello sguardo.

L’infinito è dove lo sguardo valica il confine, verso un orizzonte altro, sconosciuto.

È il Cielo in una stanza, se la stanza è l’orizzonte.

L’infinito è aprire le porte alla luce. La luce è l’infinito, la porta l’orizzonte.

Non saprei come cercare l’infinito, spesso solidale con il disorientamento comune, l’insicurezza spaccona degli adolescenti e degli adultescenti di oggi!

Cielo, luce… ne siamo avvolti, li vediamo distintamente davanti a noi, ma nessuno, a parte Maria e la Trinità, ha mai toccato il cielo, nemmeno con un dito.

Il Cielo si respira, entra nei tuoi pori e ti abita senza toccarti, ma non lo vedi e non lo sai.

In aereo, mentre con il naso schiacciato sul finestrino contemplo una nuvola, mi meraviglio del fatto che, quando ci sono dentro, non la vedo più.

Che sia simile a questo il problema che abbiamo nel cercare l’infinito?

Quando la stella si oscura

I Magi hanno esperienza di orizzonte! Contemplandolo a lungo, con metodo, con passione, cercano e trovano l’infinito.

Si mettono a cercare guidati da una stella. Birichina davvero perché sul più bello, si nasconde. L’avevano scoperta guardando il Cielo: infatti, spiega Madre Speranza, il buon Dio si adatta al nostro modo di cercare e ci manda il segno che solo noi possiamo riconoscere, perché la sua chiamata sia efficace. Ma se il segno è così importante in principio, cammin facendo sembra allentare la presa. Perché altrimenti non sarebbe sempre visibile?

I Magi non si scoraggiano, dice ancora la Madre: tentano altri mezzi, acquisiscono informazioni preziose, senza piegarsi alla egemonia dei tiranni, attenti piuttosto a non tradire l’ortodossia del cammino. Sono aperti alla Verità che li precede sempre, anche quando non si fa vedere.

Non si fa vedere, perché ormai ce l’hanno nel cuore.

L’infinito in un Bambino

Quando si mettono in cammino, dopo la sosta da Erode, tornano a vedere la stella e provano una gioia grandissima.

Ci sono delle sorprese che il Signore ci fa, e corrispondono a un desiderio inespresso, che illumina la mente, fa fremere le viscere. La Madre le chiama un premio alla costanza, alla fede, in questo caso dei Magi.

Non era più necessaria, ma Dio concede ai Magi di vedere di nuovo quella luce guida.

"Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra".

Che cosa succede? Ci viene in aiuto la Madre che così commenta questa Parola del Vangelo: "Entrano e penetrati di una luce celeste che fa loro conoscere il Dio Uomo, lo adorano con gratitudine per averli portati a conoscerlo".

"Essi offrirono oro, incenso e mirra, doni materiali e inoltre l’oro dell’amore, l’incenso della preghiera, la mirra della mortificazione. E noi, che gli offriremo?"

Gli offriremo tutto? "Tutto il nostro affetto, la nostra corporeità, la nostra volontà?". Chiede la Madre alle sue Ancelle.

Quando si conosce l’infinito in un Bambino, il Dio Uomo, anche la nostra vita si trasforma. Fiorisce la gratitudine, nasce la voglia di ricambiare il dono.

Può cambiare l’orizzonte, ma l’infinito ormai lo abbiamo toccato, e non solo con un dito! Lo abbiamo mangiato… è addirittura dentro di noi.

Non c’è più angolo della nostra stanza interiore che non venga illuminato dalla sua Presenza.

La culla del cuore

Nella mia ultima visita nella bella terra di Sicilia, tutti mi dicevano: "La prossima volta devi stare un po’ più di tempo con noi!". Ed io, da una parte ne ero onorata, dall’altra rattristata perché riconosco il limite di una visita così fugace.

La nostalgia di una presenza fedele, continua, la garanzia di un amore eterno è quanto più riscontro, sia leggendomi dentro, sia ascoltando le persone che incontro.

Questa prerogativa appartiene a Dio solo.

Lui è l’Emmanuele, il Dio con noi. Ogni giorno. Ogni istante, in ogni orizzonte, anche il più oscuro.

E noi? I suoi Magi, i suoi amici di oggi?

In tutte le sue lettere di Avvento o di Natale, la Madre ci esorta a preparare nel cuore una culla per il Dio Bambino.

Gesù entra nel cuore, quando noi entriamo in Lui.

Possiamo essere la sua culla calda, accogliente, ospitale.

E accogliere nel nostro cuore l’Infinto mistero del fratello.

Lì si nasconde oggi per noi il Dio Uomo.

Per concludere, mi ritorna in mente l’acronimo originale che Totò, un ragazzo del gruppo di San Pio X, a Caltanissetta, ha fatto della parola CUORE, al termine del nostro incontro.

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Un caldo augurio di salute e pace!

Sr. Erika di Gesù

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ultimo aggiornamento 15 gennaio, 2014