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P. Gabriele Rossi fam

 

Il Giubileo Eucaristico della Diocesi di Orvieto-Todi e l’amore all’Eucaristia in Madre Speranza Alhama Valera

 

«L’Eucaristia è il dono più prezioso che il buon Gesù potesse mai fare al genere umano; cosicché dobbiamo costantemente benedire, amare e adorare questo Sacramento. Accorriamo a prostrarci davanti al Sacrario; riceviamo il Corpo del nostro Dio con fede, amore e sollecitudine; e viviamo uniti al Tabernacolo, lungo tutto il nostro pellegrinaggio terreno».*

Seconda parte:

ALCUNE RIFLESSIONI SPIRITUALI

Presentiamo ora alcune riflessioni spirituali, tratte dagli Scritti di Madre Speranza e relative alla Santissima Eucaristia, le quali, pur essendo state redatte una decina d’anni prima dei fenomeni mistici di cui abbiamo parlato più sopra, appaiono in perfetta sintonia con gli stessi, segno che determinate esperienze di carattere straordinario si sono ripetute più volte nel corso della sua vita.

 

La grandezza della presenza eucaristica

Questi primi brani sviluppano l’idea secondo cui, tra le molteplici forme di presenza divina nel mondo, quella eucaristica è la più mirabile in assoluto.

 

[La ricerca personalizzata di Dio]

«Care Figlie, se domandiamo all’uomo che è al di fuori di ogni prospettiva eucaristica e che è ignorante dei nostri sacri misteri: "Dove sta il tuo Dio?", egli – seguendo il dettame della sua retta ragione – vi dirà: "Il mio Dio sta in ogni luogo, perché riempie l’ampiezza della terra e del cielo". E potrebbe addirittura lui stesso chiederci a sua volta: "E dove non sta l’Immenso e l’Infinito?".

Ma voi potreste completare la domanda, dicendo: "Dove sta il Dio mio, il Dio del mio cuore, in modo che io possa sentire e gioire della sua presenza? Dove sta al di fuori – come desiderava incontrarlo la Sposa del Cantico dei Cantici – e non rinchiuso e quasi imprigionato al di dentro dell’essere creato? Io so che il mio Dio sta in ogni luogo: dovunque esista un atomo di materia, sostenendolo in modo latente all’interno dello stesso; dovunque esista un atomo di forza, operando con il medesimo come primo motore. Ma tutto questo è forse sufficiente per soddisfare il mio desiderio di vedere Dio nel suo Essere proprio, isolato e quasi separato da tutto il resto, come oggetto distinto ed esclusivo del mio sguardo?".

Anche il Profeta sapeva perfettamente che il suo Dio stava nel paese dell’ esilio, così come stava in patria: infatti lo teneva sempre davanti ai suoi occhi. Ma ciò nonostante, egli se ne stava triste e pensoso, ricordando in terra straniera il luogo del tabernacolo ammirabile, il monte del suo Dio, il luogo proprio della sua dimora, dove Egli si lasciava vedere e ascoltare dal suo popolo prediletto. E nel frattempo, come si consolava con la dolce speranza di tornare un giorno nella casa del suo Dio! Ma fin tanto che quel giorno non arrivava, come si scioglieva nel desiderio di vedere la sua Faccia divina (cf. Sal 137/136)! Così, Figlie mie, le Anime consacrate a Gesù, quelle che lo amano veramente, non si accontentano d’altro che di trovare e scoprire il Volto del loro Amato». 17

 

[La sua molteplice presenza tra noi]

«Care Figlie, è certo che nella creazione non si vede altro che una immagine del Creatore, riflessa come in uno specchio, mentre Lui si nasconde dietro la parete. O meno ancora: si vede solo la sua ombra, l’impronta dei suoi piedi.

Oh quanto è vero che il Dio della creazione è un Dio nascosto; e che, per quanto le creature ci parlino di Lui, per quanto lo lodino ed esaltino le sue perfezioni e per quanto ci indichino il luogo per dove è transitato, dovremo gemere come la Sposa: "Il mio amato non stava lì; era passato" (cf. Ct 3,1-4); e dovremo lamentarci come Giobbe: "Perché Signore mi nascondi il tuo Volto, come se io fossi un tuo nemico?" (cf. Gb 13,24). Vedete, Figlie mie, la necessità che sperimenta l’anima di possedere il suo Dio personalmente.

Questa è appunto la necessità che Dio stesso si è degnato di soddisfare in modo pieno e diretto, in forza della sua presenza reale, come Dio e come Uomo, nel Sacramento della Santissima Eucaristia. Questo è il tesoro di tutti i tesori, senza il quale lo stesso Cristianesimo rimarrebbe incompleto.

E infatti alcuni settori dell’errore – gli eretici di questi ultimi tre secoli –, per una perdita volontaria, posseggono un Cristianesimo mutilato e devitalizzato. Questi [poveri fedeli] conservano appena un’ombra dell’Eucaristia.

Domandate a un cristiano che possiede tutti i nostri dogmi e Sacramenti e che manca unicamente del Sacramento dell’Altare: "Dove sta il tuo Dio?". Egli vi risponderà senza esitare: "Il mio Dio sta nel cielo, facendo la felicità di tutte le Anime beate che lì lo contemplano, perché il trono di Dio sta nel cielo".

Essi non comprendono che abbiamo la fortuna di trovarlo personalmente anche sulla terra, perché: "Il Verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi" (cf. Gv 1,14). Ma dopo un breve pellegrinaggio di 33 anni, non è forse risalito un’altra volta al cielo, dove regna glorioso alla destra del Padre?

Certo, Egli è risalito nel seno del Padre, come da Lui era disceso, e ha lasciato il mondo, come aveva annunciato ai suoi discepoli: "Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo e torno al Padre" (cf. Gv 16, 28). Ma è restata con noi la sua Parola, la quale risuona come un eco inestinguibile di generazione in generazione, fino alla consumazione dei secoli: "Ecco, io sarò con voi fino alla fine dei tempi" (cf. Mt 28,20). Ed è restata con noi la sua azione salvifica, la forza del suo preziosissimo Sangue e dei suoi meriti, la grazia dei suoi Sacramenti, il potere e l’autorità della sua Chiesa che è il suo Corpo mistico. Che altro possiamo desiderare, Figlie mie? Di che altro abbiamo bisogno per poter affermare ad alta voce: "Dio sta con noi"? 18

[La presenza eucaristica, in particolare (a)]

«Care Figlie, tenete presente che se vi dimenticate della presenza eucaristica, voi avete tralasciato la cosa più grande e ammirabile [di tutte].

Ora, i poveri Protestanti mancano appunto di questa verità… Noi invece siamo i fortunati possessori di tutti i tesori del mondo soprannaturale perché, vivendo in seno alla nostra Madre Chiesa, non solo abbiamo il nostro Dio vivo, quale Re dei secoli e Capo reale anche se invisibile del Regno di Dio sulla terra; ma abbiamo anche il Dio fatto Uomo, realmente presente nei nostri Templi, occupando il suo trono regale sull’Altare, circondato dalla corte più magnifica che nessun monarca abbia mai avuto, ricevendo l’adorazione continua di milioni di Anime che non sanno vivere se non ai piedi del Tabernacolo.

Ecco, dunque, il nostro Dio! Ecco il Dio che amo con ardore e che cerco con ansia, perché desidero parlargli e ascoltarlo! Io infatti altro non bramo che rimanere con Lui e poter dire con la Sposa innamorata: "Lo avevo cercato per vie e per piazze, e non avevo potuto trovare l’Amato del mio cuore; ma sono andata un poco più avanti, ed ecco l’ho incontrato" (cf. Ct 3,1-4).

Felice quell’ora, Figlie mie, in cui Gesù chiama un’Anima a passare dalle lacrime alla gioia dello spirito! Felice quell’ora in cui Maria si sentì dire da sua sorella [Marta]: "Il Maestro è qui e ti chiama!" (cf. Gv 11,28)». 19

[La presenza eucaristica, in particolare (b)]

«Figlie mie, dove potremo gustare più delizie se non ai piedi dell’Altare? Dove potremo amare il nostro Dio con più ardore e dolcezza se non nella Comunione Eucaristica? È qui infatti che l’anima anela, si perde e viene meno.

Una di voi, però, mi dice: "Madre, io non so quello che mi succede; ma di certo, io non sento quel fervore e quelle consolazioni di cui lei parla".

Figlia mia, tieni presente che, se ancora rimani così fredda nonostante i contatti che hai con il tuo Dio, è certamente perché i tuoi occhi – come quelli dei discepoli di Emmaus – sono oppressi da una strana forza che non ti permette di riconoscerlo. La tua fede, anche se salda nella professione, è cieca o per lo meno offuscata nella pratica: è come uno specchio velato per la polvere di molti anni. Ravviva dunque la tua fede con il raccoglimento [orante]; e tieni presente che la fede, anche se sostanzialmente oscura, può arrivare ad essere talmente viva da produrre non solo la certezza, ma persino l’impressione sensibile della presenza del Signore. Moltissime persone sante sperimentano ciò nel rapporto con la Santissima Eucaristia. Che fonte di delizie si trova in essa, Figlie mie!

L’Eucaristia è il dono più prezioso che il Signore ha potuto farci, perché non solo è il cammino che ci conduce al cielo, nel seno del Padre, termine e corona di tutto l’ordine soprannaturale; ma è anche il compendio di questo stesso ordine, la rappresentazione più felice di quel mondo divino, di quella beatitudine che è superiore a ogni diritto e a ogni aspettativa di natura creata, e che consiste appunto nel vedere Dio in Se stesso e nel possederlo eternamente.

Esclamiamo perciò davanti al Tabernacolo: "Gesù mio, quanto è amabile la tua dimora! Beati coloro che abitano nella tua Casa, presso il tuo Sacrario! (cf. Sal 84/83)". Qui infatti abita il mio Dio, non già con segni e figure, ma con tutta la realtà della sua presenza, anche se coperto dal velo delle specie per non abbagliare i nostri poveri occhi. Certo, gli accidenti lo sottraggono ancora ai nostri sguardi; ma, anche se a tentoni, possiamo ugualmente dire, abbracciandoci a Lui nella Santa Comunione: "Ti tengo stretto e non ti lascerò! Ti tengo nelle mie mani, nelle mie labbra e in tutto il mio essere, dato che chi mangia del tuo Corpo deve diventare un solo spirito con Te!". A questo infatti è finalizzata la meravigliosa unione del nostro Dio con chi lo riceve nel Santissimo Sacramento: far sì che lo spirito dell’uomo diventi un solo spirito con quello del suo Dio.

Figlie mie, l’Eucaristia è il dono più prezioso che il buon Gesù potesse mai fare al genere umano; cosicché dobbiamo costantemente benedire, amare e adorare questo Sacramento. Accorriamo a prostrarci davanti al Sacrario; riceviamo il Corpo del nostro Dio con fede, amore e sollecitudine; e viviamo unite al Tabernacolo, lungo tutto il nostro pellegrinaggio terreno». 20

 

La finalità della presenza eucaristica

Questi altri brani invece, insieme con la causa iniziale, spiegano la motivazione finale per la quale ci è stato concesso un dono così speciale.

[La carità, principio e fine dell’Eucaristia]

«Figlie mie, tenete presente che la speranza è frutto della fede; ma che né l’una né l’altra arriva alla perfezione di cui l’uomo è capace in questa vita. Infatti è alla carità che spetta il compito di santificare pienamente lo spirito dell’ uomo, arricchendolo con la pienezza della grazia e con tutte le altre virtù. E così possiamo dire che è certamente felice l’uomo che possiede la fede e la speranza; ma che è mille volte più felice colui che possiede la carità, perché questo dono è il più grande tra tutti i doni celesti (cf. 1 Cor 12,31; 13,13).

La vera carità è una virtù divina; è un fiore del cielo che nasce solo nel terreno della Chiesa e sopra lo stelo soprannaturale della fede, sostenuto fermamente dalla speranza. La fede, la speranza e la carità sono tre rami dello stesso tronco, alimentati con la stessa linfa divina che è la grazia dello Spirito Santo.

Il Signore stesso dice: "Io ti consiglio di comprare da me oro purificato, perché tu possa essere veramente ricco" (cf. Ap 3,18). Qual è quest’oro, se non la carità? Tutte le nostre opere infatti, per quanto buone, sono di piombo, ossia di nessun valore se prive di carità, perché è questa che dà valore a tutte loro.

Ora, dagli ardori del Cuore divino, quale frutto dell’immensa carità del buon Gesù, è nata appunto l’Eucaristia: e la sua finalità è precisamente quella di infiammare con il fuoco dell’amore il nostro povero cuore umano.

La carità pertanto è il principio e il fine della Santissima Eucaristia, nel senso che: il principio è il desiderio di Gesù di potersi unire all’uomo; e il fine è la stessa unione dell’uomo con il suo Dio. In altre parole: se la carità è la causa iniziale dell’istituzione di questo Sacramento, essa è anche la sua causa finale, dato che l’Eucaristia non ha altra destinazione che l’unione dell’uomo con Dio. Sì, la sua unione spirituale, come frutto di quella sacramentale.

A questo si indirizza la meravigliosa unione del nostro Dio con l’anima che lo riceve nel Sacramento: a far sì che lo spirito dell’uomo diventi un solo spirito con quello del suo Dio, perché chi mangia in modo sacramentale il Corpo di Gesù Cristo, deve diventare un solo spirito insieme con Lui (cf. Gv 6,57).

Per questo il buon Gesù ha disposto che una simile unione del suo Corpo con la nostra persona fosse sotto forma di cibo, affinché come l’alimento si converte nella nostra sostanza e diventa carne della nostra carne e osso delle nostre ossa, così – anche se inversamente – la nostra anima si trasfondesse nell’anima di Lui e si trasformasse in Lui, appunto per mezzo dell’amore.

Questo amore, innalzato alla sfera del divino, esige dall’uomo nel quale ha acceso la sua fiamma: che doni a Dio tutto quanto possiede; che si consegni a Lui in corpo ed anima; e che si annienti e si sciolga nel fuoco del sacrificio. Questi sono gli atti della vera carità che lo Spirito effonde nel cuore umano.

Pertanto, Figlie mie, ricevendo il nostro Dio tutti i giorni, è necessario che smettiamo di essere ciò che noi siamo, per diventare ciò che Lui è». 21

[Gli effetti della Santa Comunione]

«Come vedete, Figlie mie, la Comunione Eucaristica deve produrre in noi effetti di ardentissima carità: questo infatti è il suo frutto principale; frutto che si ottiene con una misura maggiore o minore, a seconda delle disposizioni in cui si trova l’anima che riceve il suo Dio sacramentato.

Dalla Comunione scaturiscono, come fiamme da un roveto ardente, queste parole: "Chi mi separerà dall’amore del mio Dio? Forse la tribolazione, la persecuzione, la preoccupazione, la spada? Nulla!" (cf. Rm 8,35-39); perché è proprio dell’amore divino rendere l’uomo magnanimo e forte, capace di mettere in fuga lo stesso Lucifero, e invincibile nella lotta contro i nemici del bene.

L’anima che riceve nell’Eucaristia la veste purissima del Corpo [e Sangue] del suo Maestro e Signore, rimane avvolta dallo spirito saldo di Lui, con il quale diventa capace di compiere opere di mirabile forza e virtù. E qual è questo spirito saldo, se non la carità di Gesù stesso verso il Padre e verso i fratelli? In questo modo, per effetto della Santissima Eucaristia, si sono formate nel mondo tante immagini vive di Gesù Cristo, vere sorgenti luminose di santità. È dalla Fonte eucaristica infatti che sgorga ogni sorta di affetto ardente e generoso; e l’anima che riceve ogni giorno il suo Dio, non si accontenta di nutrire sentimenti devotissimi, ma mette mano alle opere di carità, anche le più difficili ed eroiche, in quanto assetata del bene spirituale e materiale del suo prossimo.

Oh, come si infiamma nell’amore del prossimo l’anima che si pasce con le delizie della Santa Comunione, se la riceve con il desiderio di unirsi al suo Amato! Infatti, l’anima innamorata del suo Dio, dopo averlo ricevuto nella Santa Comunione, invita tutte le sue potenze e i suoi sensi, affinché vengano ad adorare il Re celeste e immortale per il quale tutto vive; poi gli chiede il perdono per i peccati, la luce per l’intelletto, la forza per la volontà e la vittoria sul cuore, ossia la capacità di non amare altro che Lui e di vivere nella carità...». 22

 

Conclusione

La "gestione" dell’Eucaristia è sicuramente uno degli aspetti più delicati di tutta l’attività pastorale, proprio a causa della sacralità di questo Sacramento e della difficoltà da parte nostra a valorizzarlo così come si dovrebbe.

La mensa del Pane pertanto va sempre preceduta dalla mensa della Parola, la quale – essa sola – accende la fede e permette di guardare oltre i veli.

Scrive Madre Speranza, diversi anni prima del Concilio Vaticano II:

«È così grande l’efficacia della Parola di Dio e così meravigliosa la sua efficacia, che – mi azzardo a dire – in sua assenza non può esistere in noi la vita soprannaturale, perché solo la Parola di Dio vivifica tutti gli strumenti che Dio ha istituito e ordinato per dare la vita alle anime, cioè i Sacramenti.

Lo stesso Sacramento del Corpo di Gesù Cristo, finalizzato ad essere il cibo principale dell’anima, non è tale se non in forza della Parola che lo fa, quando consacra il pane materiale in Corpo di Gesù; e anche dopo che è stato debitamente fatto, esso non dà la vita ma la morte (cf. 1 Cor 11,28-29), se manca in colui che lo riceve, la Parola di Dio che dona lo spirito di fede.

E infatti lo stesso Salvatore, parlando della sua propria Carne, ha detto: "La carne non giova a nulla, è lo Spirito che dà la vita" (cf. Gv 6,63). A nulla ci servirebbe mangiare la Carne di Gesù Cristo sacramentato, se insieme non ci alimentassimo anche della sua Parola divina…». 23

Solo la Parola del Signore dunque permette di capire la natura e la finalità dell’Incontro eucaristico; e di prepararlo, se occorre, con una previa Confessione sacramentale. Lo specifico dell’Eucaristia infatti non è il perdono dei peccati mortali, ma il perfezionamento di una comunione di vita che già esiste.

È quanto ribadisce – a mo’ di conclusione – la stessa Madre Speranza, la quale ha sempre praticato e raccomandato il Sacramento della Riconciliazione, quale specifico incontro con l’Amore misericordioso del Signore:

«Per sostentare la vita divina in noi, è necessario il Corpo e il Sangue del buon Gesù, la sua Anima e la sua Divinità, che ci trasformano in altrettanti "Cristi", comunicandoci il suo modo di essere [e di fare], i suoi affetti e le sue virtù, in particolare il suo amore verso il nostro Dio e il nostro prossimo.

La Comunione cioè è fonte di Lui: in essa si apprende a imitare il divino Maestro, a perdonare, a dimenticare e ad amare anche i nostri nemici. Facciamo dunque il fermo proposito di non tralasciare mai la Santa Comunione.

Ma se abbiamo avuto la sfortuna di perdere la vita della grazia a causa del peccato mortale, ricorriamo immediatamente al Sacramento della Penitenza, il quale laverà le nostre colpe con il preziosissimo Sangue del buon Gesù, la cui virtù si applica a noi per mezzo dell’assoluzione, quando siamo sinceramente pentiti e decisi a separarci dal peccato». 24

+ + +

Che l’esperienza mistica e la riflessione spirituale di Madre Speranza Alhama Valera, novella Beata, ci aiuti a entrare più profondamente nello spirito del Giubileo Eucaristico che la nostra Chiesa di Orvieto-Todi sta celebrando e ormai concludendo!


* Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,493.

17 Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,476-478.

18 Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,479-482.

19 Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,483-485.

20 Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,487-493.

21 Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,576-582.

22 Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,583-585.

23 Madre Speranza Alhama Valera, Scritti e conferenze del 1943, 8,1311-1312.

24 Madre Speranza Alhama Valera, Riflessioni del 1949, 9,28-29.

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ultimo aggiornamento 03 settembre, 2014