Inchinarsi e soccorrere
Un nostro sacerdote ad Aleppo, in Siria

Don Joseph Bazouzou, sdfam

"A voi è stato dato conoscere la grazia non solo di credere in Cristo, ma anche di soffrire per Lui" (Fil 1,29). S. Paolo, che aveva sperimentato le sofferenze, chiama sia "il credere" in Cristo sia il "soffrire" per Cristo, una grazia. Quanto è bello quando un credente sperimenta questa realtà!

Non dobbiamo pensare che le sofferenze provengono solo e sempre dalle guerre. Le sofferenze, nel linguaggio cristiano, possono derivare dalla fatica nel discernere e compiere la volontà del Signore, nel vedere persone che prendono la strada della perdizione o, come succede ad un papà o ad una mamma, nel vedere un figlio ammalato o che sta perdendo la giusta via...

S. Paolo non si ferma lì e nella sua lettera ai romani dice: "Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi" (8,18).

In questo modo, le sofferenze diventano via di purificazione, via di santificazione e via alla gloria.

Le righe seguenti sono una modesta testimonianza che giunge da un paese che, ormai da quattro anni, vive in guerra: la Siria. Nella città di Aleppo, che è il centro economico e commerciale della nostra nazione, vivono circa 3.000.000 di abitanti, di cui 200.000 cristiani. Una volta, nonostante la diversità di confessioni e le origini diverse, tutti vivevamo  in pace e tranquillità.

In questo scenario, il ruolo della Chiesa non può che essere quello del "buon samaritano" che si mette subito a soccorrere... Cosa può fare la Chiesa oggi? La Beata Madre Speranza di Gesù dice: "Il Signore  non guarda la grandezza delle cose che si fanno, ma il sacrificio e l’ amore con cui si fanno".

"Inchinarsi e soccorrere" questo è ciò che può fare la Chiesa:

Inchinarsi e soccorrere le famiglie più bisognose.

Inchinarsi e soccorrere  i bambini.

Inchinarsi e soccorrere i giovani.

Inchinarsi e soccorrere gli anziani.

Inchinarsi e soccorrere, anzitutto, le anime.

In tutto questo, al primo posto rimane la rivelazione del "volto dell’Amore Misericordioso di Dio": Lui è il primo a guardarci con compassione e a chinarsi sulle nostre miserie fisiche e morali, per soccorrerci.

Nella Chiesa, all’inizio del conflitto, abbiamo istituito diverse commissioni per rispondere a tutti quei bisogni che vanno emergendo. Quasi tutte le sale sotto le parrocchie sono state attrezzate di materassi, medicine, alimenti essenziali…

Come tante altre parrocchie, anche la chiesa della Santissima Trinità, dove io svolgo il mio servizio di parroco, è situata in un quartiere popolare, in cui la maggioranza degli abitanti sono degli armeni. Ci stiamo impegnando a fare tutto quello che possiamo per tutti, come ci esorta la Madre: "Facciamo del bene a tutti, senza distinguere buoni e cattivi, amici e nemici, parenti ed estranei; ricordiamo che la carità di Gesù mai si scoraggia, non dice mai basta e non fa distinzioni tra amico e nemico: tutti ama e per tutti muore".

Fino ad oggi siamo riusciti a soccorrere e a far fronte abbastanza alle varie necessità, grazie alla nostra Famiglia religiosa, Ancelle e Figli dell’Amore Misericordioso", ai "Laici dell’Amore Miseri cordioso" e ai tanti pellegrini del Santuario dell’Amore Misericordioso che hanno parteci pato con generosità alla raccolta di offerte, in occasione della mia recente venuta in Italia.

 

Inchinarsi e soccorrere le famiglie più bisognose. Ci sono circa 250 famiglie, tra di loro circa una trentina di famiglie mussulmane che, ogni mese, di domenica vengono in chiesa dove facciamo una preghiera per la gloria del nome di Dio e secondo l’intenzione dei benefattori. Poi, rivolgo loro una parola di consolazione e di conforto. Chiamiamo per nome ogni famiglia, che riceve da me quanto è stato preparato; è un modo per avvicinarli individualmente, così che abbiano la possibilità di manifestare eventuali problemi personali. Due volte all’anno, la parrocchia prepara il pranzo per tutti: uno a Natale e l’altro in occasione della festa della Parrocchia.

Inchinarsi e soccorrere i bambini. Data la loro età, questi sono i più indifesi e fragili. Ogni anno e in diverse occasioni, li invitiamo ad una festa, distribuiamo dei regali adatti a ciascuno, utili per la scuola o per l’inverno. Da questa estate, abbiamo aperto un oratorio sotto la chiesa (a causa della sicurezza), per bambini di età tra i 4 e gli 8 anni: tre giorni alla settimana, per tre ore ogni giorno: qui giocano, cantano, imparano a stare con gli altri amici, mangiano, vedono dei filmati per bambini e pregano. Abbiamo in cuore il progetto di invitare un pediatra  ed un neuropsichiatra infantile per seguire i bambini in ciò che hanno bisogno, dal momento che nei loro volti e nelle loro reazioni si colgono troppo spesso i segni della paura. Speriamo che presto possa essere realizzato!

Inchinarsi e soccorrere i giovani. "Sentinelle del mattino", così piacque chiamarli al santo Giovanni Paolo II. Anche loro si trovano in una età molto critica ed importante. Le tante difficoltà e l’incertezza del futuro compromettono la loro vita. Nella nostra parrocchia è stato riattivato il "centro dei giovani" che era rimasto chiuso per un anno a causa della mancata sicurezza. Gravitano attorno alla Parrocchia 180 giovani di tutte le età e svolgono un loro programma settimanale di incontri. Da un anno e mezzo abbiamo fondato un gruppo di ballo di circa 50 giovani e nel maggio 2014 hanno presentato con gran successo il loro primo spettacolo. Un’altra attività che la nostra parrocchia  organizza ormai da 5 anni è la "Giornata dei Giovani Armeni": partecipano circa 250 giovani tra cattolici, ortodossi e protestanti, tanto da diventare un incontro ecumenico. Ogni anno viene scelto un tema, tra quelli suggeriti dal Santo Padre per le GMG. Sempre  ogni anno inventiamo i giovani a degli incontri per fare festa con loro e a loro, distribuendo anche regali significativi utili per i loro studi, il lavoro... In diversi modi, cerchiamo di far sì che ognuno possa realizzare il proprio hobby, in modo che non si sente emarginato, discriminato o inerme a causa della guerra.
Grande è la sofferenza per coloro che stanno facendo il servizio militare obbligatorio e grande è la sofferenza dei loro familiari... Per questi giovani non possiamo fare nulla, solamente pregare per loro ed affidarli al cuore della Madonna.

Inchinarsi e soccorrere gli anziani, soprattutto coloro che vivono nella solitudine e nella povertà. A loro viene offerto un pranzo caldo con carne una volta alla settimana e durante tutto l’ anno si provvede affinché abbiano almeno l’indispensabile per vivere.

Inchinarsi e soccorrere innanzitutto le anime. Secondo il mio modesto parere rimane questo il compito primario dei sacerdoti. Non si può mai trascurare questo apostolato altrimenti ogni cosa perde di senso e il nostro fare è vano. In questa situazione, la chiesa come "madre" - come dice Papa Francesco – ha più che mai il compito di rafforzare i suoi figli e nutrirli con la Parola di Dio.

Nella nostra città di Aleppo, da oltre cinquant’anni, esiste l’abitudine dell’incontro mensile dei sacerdoti e vescovi cattolici della città (sono sei vescovi: greco cattolico, armeno cattolico, siro cattolico, maronita, caldeo e latino con una sessantina di sacerdoti e religiosi). Con questa guerra ci siamo subito messi in movimento su diversi fronti: quello di provvedere alle necessità, quello di vedere il da farsi secondo i bisogni urgenti ed improvvisi, ma prima di tutto quello di spiegare ai nostri fedeli il gran valore della solidarietà che ognuno deve offrire agli altri senza fare distinzioni.
Vedendo che molti cristiani sequestrati da parte dei ribelli erano obbligati a rinnegare Gesù e cambiare la loro religione, a togliersi la croce che portavano al collo e a gettarla per terra, i Vescovi hanno nominato una commissione composta di sacerdoti e suore per verificare e documentare le varie testimonianze. È stato organizzato un convegno di tre giorni per parlare della "Testimonianza e Martirio". Successivamente, in una serie di conferenze, per nove settimane, si è riflettuto sulla "Misericordia di Dio" e su come noi cristiani possiamo rifletterla agli altri.
Dopo una preparazione in tutte le parrocchie di Aleppo, durata un mese e mezzo, abbiamo consacrato la città al Sacro Cuore della Madonna e gli ultimi tre giorni pastori e fedeli sono stati chiamati al digiuno ed alla confessione.
Sono state organizzate anche giornate per i giovani e bambini di tutta la città.
Al livello del clero di Aleppo, le nostre riunioni vertono sul martirio e sulla persecuzione, su come preparare la nostra gente a essere testimone della propria fede. Abbiamo raccolto i vari brani del Nuovo Testamento che parla della persecuzione e del martirio e li abbiamo distribuiti ai fedeli, abbiamo visto e commentato insieme dei film di storie vere che riguardano il nostro tema. Vorrei sottolineare un aspetto positivo: nonostante tutto, attualmente la convivenza tra cristiani e musulmani continua ad esistere nei nostri quartieri, dove vivono come vicini di casa, di lavoro...

 

Questa la sintesi di quanto la Chiesa di Aleppo vive e cerca di fare in questa guerra in cui non si comprende come mettere  fine ai conflitti.

Nel concludere leggiamo e meditiamo insieme Le parole della Beata Madre Speranza di Gesù che possono essere come un tesoro per chi vive in una situazione di guerra:

"Teniamo presente che, se abbracciamo la croce, sentiremo molto meno il suo peso; abbracciandola con amore essa addolcirà le nostre sofferenze, ci consolerà e sarà nostro rifugio nelle tentazioni e nostro aiuto nei pericoli".

"Voglio amare tutti: buoni e cattivi. Il peccato no, Gesù mio!... Ma il peccatore si, perché si converta e ti ami".

"Quando ti sembra che Gesù ti abbia abbandonato, cercalo con ansia, solo così lo troverai".

  

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ultimo aggiornamento 16 ottobre, 2014