L’Amore Misericordioso nel mondo  
 

P. Aurelio Pérez fam

Voti perpetui in India dei primi 3 Figli dell’Amore Misericordioso

Perayam – Quilon – INDIA. 30 settembre 2014

Saluto con gioia tutti voi fratelli e sorelle, in particolare voi carissimi Byju, Ashlin e Bipin, che oggi state per fare la vostra professione perpetua come Figli dell’Amore Misericordioso. Un saluto particolare ai vostri familiari, ai sacerdoti della Diocesi di Quilon e di altre Diocesi, ai membri della nostra Famiglia religiosa, ai seminaristi e a tutti gli amici presenti. È molto bello che questa nostra festa abbia luogo proprio nel giorno in cui festeggiamo il compleanno della nostra Beata Madre Fondatrice. Benedetto il Signore che ci ha fatto arrivare a questo giorno. Tutta la nostra Famiglia religiosa, presente in varie parti del mondo vi è vicina, per un duplice motivo: prima di tutto perche avete la grazia di pronunciare i vostri perpetui nello stesso anno in cui è stata dichiarata Beata la nostra Fondatrice, Madre Speranza di Gesù, e in secondo luogo perché voi siete i primi tre Figli dell’Amore Misericordioso dell’India che arrivano a questo traguardo.

Ricordo ancora quando un po' di anni fa, nel 2003, venni a Nanthirickal, e Byju, Ashlin e Bipin erano ancora dei ragazzi. Era l’epoca in cui Ashlin si era rotto una gamba giocando a pallone, stava a casa sua e andammo a trovarlo. È passato un po' di tempo! E oggi siete qui: i primi tre Figli dell’Amore Misericordioso dell’India che fanno la professione perpetua. Soffriamo per l’assenza non voluta di P. Miguel Ternero, che vi ha accompagnato durante tutto questo tempo. È lui il primo che soffre e desidererebbe con tutto il cuore essere oggi con noi, me lo ha ripetuto anche avanti ieri. Sono sicuro che anche P. Lucas oggi sta offrendo la sofferenza della sua malattia per voi e per la nostra missione dell’India. Ma la Provvidenza ha voluto che, oggi, fosse qui almeno P. Alberto Casado, per una serie di circostanze nelle quali ci piace vedere la mano amorosa del Signore.

Abbiamo molti motivi per benedire l’Amore Misericordioso. Lo ringraziamo per la beatificazione di Madre Speranza e per il suo grande esempio di santità; lo benediciamo per la vostra professione perpetua e per tutti i suoi doni. Tra questi doni c’e la Parola con cui anche oggi ha voluto illuminare l’evento gioioso che stiamo celebrando, per farci capire il messaggio che racchiude non solo per voi tre ma per tutti noi. Desidero raccogliere tre parole che il Signore oggi ci ha rivolto:

"Non avere paura!" Cf Ger 1:4-10

"Ecco mia madre e i miei fratelli!" Cf Mc 3:31-35

"Ho lasciato perdere tutte le cose per guadagnare Cristo" Cf Flp 3:8-14

"Non avere paura!". Questa parola è la prima che abbiamo ascoltato, e il Signore non l’ha detta solo al profeta Geremia, ma la ripete a tutti noi.

Voi mi direte: come si fa a non avere paura? Mi piacerebbe chiedere a Byju, Ashlin e Bipin se, oggi, nel fare questo passo, hanno qualche paura. Loro lo sanno. Siamo essere umani molto fragili. Come si puo vincere la paura? Forse perché siamo bravi e sicuri di noi stessi? Non possiamo mai essere troppo sicuri di noi stessi. È molto salutare avere una coscienza lucida dei nostri limiti. Anche Ge­remia ce l’aveva. Eppure il Signore dice: "Non dire: sono giovane!", non ho esperienza, non ho qualità. Signore, ma perché non chiami qualcuno più bravo, più capace di me? "Non dire: sono giovane", non ho la forza, ho paura di non farcela, le difficoltà sono tante... "Sono io che ti mando", dice il Signore, "prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato". "Ti metto le mie parole sulla bocca", perché non dovrai dire parole tue ma parole mie, non dovrai annunciare te stesso ma il mio Amore Misericordioso a tutti, anche se troverai incomprensioni e opposizioni. Non avere paura, perché io sono con te per proteggerti.

La seconda parola è: "Ecco mia madre e i miei fratelli!". Gesù non solo ci promette di essere sempre con noi, ma ci dà anche una nuova famiglia. Qui, oggi, siete accompagnati dai vostri genitori, fratelli e altri parenti, dalla vostra famiglia naturale. "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?... chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre". Gesù sicuramente voleva molto bene a Maria sua madre, eppure Lui è venuto a donarci una famiglia più grande, che non toglie niente agli affetti più cari, ma allarga gli spazi del nostro cuore. Pensate come è vera questa parola di Gesù: oggi voi state qui con la vostra famiglia naturale, ma siete accompagnati anche da vari membri della nostra Famiglia religiosa che sta crescendo nell’India, e vi accompagnano da lontano e pregano per voi i fratelli e le sorelle dell’Italia, della Spagna, della Germania, della Romania, del Brasile, della Bolivia, del Messico, delle Filippine... e anche i Laici dell’Amore Misericordioso.

Gesù non ci inganna quando promette il centuplo a chi avrà lasciato padre, madre, fratelli e sorelle per il suo Nome. Ecco allora la terza parola che Gesù ci dona: "lasciare".

"Ho lasciato perdere tutte queste cose per guadagnare Cristo" ci ha detto S. Paolo. Sappiamo che la vita presenta tante cose che ci attraggono, che ci sembrano importanti, belle, desiderabili. Anche S. Paolo, nella sua giovinezza, aveva inseguito la gloria umana di essere un giudeo osservante della Legge, un fariseo convinto, e questo gli garantiva uno status sociale di tutto rispetto. Ma quando ha incontrato Gesù Cristo è arrivato a dire che tutte quelle cose erano sparite dalla sua vista come la nebbia di fronte al sole, anzi quelle che gli sembravano esperienze importanti e motivo di gloria, gli appaiono ora come spazzatura. Aveva trovato il tesoro per il quale valeva la pena vendere tutto il resto. I nostri tre voti di obbedienza, castità e povertà non sono rinunce che producono frustrazione e amarezza, ma la risposta gioiosa di chi ha trovato la ricchezza più grande, l’amore più bello, la libertà più vera. Il Signore ci dà il centuplo come ricompensa alla rinuncia, perché è Lui stesso il nostro centuplo, l’eredità preziosa che non avremmo mai sognato.

Carissimi Byju, Ashlin e Bipin, oggi voi siete per noi un segno, piccolo ma luminoso. Un segno della capacità di Gesù Amore Misericordioso di innamorare il cuore dei giovani del nostro tempo; un segno di speranza per la nostra Famiglia religiosa; un segno per la Diocesi di Quilon e per l’India nella quale il Signore vuole effondere la sua misericordia; un segno per il mondo lacerato dalle divisioni e in cerca di pace, perché non c’e vera pace lontano dalla volontà misericordiosa del Signore.

La nostra Beata Madre Speranza sicuramente si unisce alla nostra gioia, insieme a tanti fratelli e sorelle che ci hanno preceduti. Lei ha amato Gesù con tutto il cuore perché si è sentita, prima, amata Lui, avvolta dal profumo della sua amicizia. Allora ha potuto unirsi anche alla sua Passione, "diventandogli conforme nella morte", e così ha speso tutta la sua vita per realizzare la missione che Gesù le chiedeva, quella di portare nel mondo l’amore e la misericordia del Signore, donandola in particolare ai più poveri e ai sacerdoti.

Carissimi Byju, Ashlin e Bipin, oggi questa stessa missione è posta nelle vostre mani e nel vostro cuore.

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ultimo aggiornamento 12 novembre, 2014