... ascoltando la parola del papa   e   rileggendo gli scritti della Madre ....

Meditazione mattutina nella Cappella della Domus Sanctae Marthae
Venerdì, 21 novembre 2014
(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.267, Sab. 22/11/2014)

Chi scandalizza il popolo

Benedetto XVI(Lc 19, 45-48)

 

 

 

 

Parroci e laici che hanno responsabilità pastorali devono «mantenere pulito il tempio» e «accogliere ogni persona come fosse Maria», badando a non «dare scandalo al popolo di Dio» ed evitando di trasformare la chiesa in un giro di soldi, «perché la salvezza è gratuita». È questa la raccomandazione fatta dal Papa venerdì mattina, 21 novembre, festa della presentazione della beata Vergine Maria al tempio, durante la messa celebrata nella cappella della Casa Santa Marta.

«Il gesto di Gesù nel tempio» — che come scrive Luca nel suo Vangelo (19, 45-48) «si mise a scacciare quelli che vendevano» — secondo Francesco «è proprio una cerimonia di purificazione del tempio». Il popolo di Israele «conosceva queste cerimonie: tante volte ha dovuto purificare il tempio quando era stato profanato». Basti pensare, ha ricordato il Papa, «ai tempi di Neemia nella ricostruzione del tempio». C’era «sempre quello zelo per la casa di Dio, perché il tempio per loro era proprio la dimora di Dio, era il "sacro", e quando venne dissacrato, dovette essere purificato».

Il voto di povertà anche se lascia al religioso la proprietà dei suoi beni, gli toglie però l’amministrazione degli stessi. Ossia egli è come un minorenne che ha bisogno di un tutore.

Queste religiose sono ricche di desideri. La religiosa veramente povera è felice, è contenta nel suo stato di povertà volontaria alla quale l’ha ridotta il voto solo per amore al suo Dio.

A tale religiosa non interessano le ricchezze; non desidera niente, tutto le avanza e la sentirete spesso dire: "sono felice, non mi manca niente, ho il pane assicurato dalla Provvidenza, ho un vestito benedetto dalla chiesa e un tetto che mi ripara; che voglio ancora?". Alla autentica religiosa non manca niente, si contenta dello stretto necessario. Le cose inutili o superflue sono per lei un peso insopportabile.

Esistono anche anime consacrate che hanno fatto voto di povertà per avere tutto secondo i propri gusti così le più piccole privazioni le spingono a lamentarsi e a criticare; sono bambine vecchie, schiave di piccinerie e frivolezze; il loro cuore è attaccato ad un libro, a quella casa, a quell’impegno a mille capricci.

Queste religiose non sanno che per vivere unite a Gesù occorre avere un cuore libero da tanti legami con la terra e Gesù dice loro: "ricordatevi che il corpo che avete in dono si ribella allo spirito e la virtù difficilmente si radica in un cuore viziato».

I laici sono buoni giudici quando devono giudicare le religiose. Essi non saranno virtuosi, ma sanno bene quando lo siamo noi e valutano molto bene il nostro grado di virtù. Sapete dove fissa lo sguardo la gente del mondo quando vuole giudicarci? Esamina se siamo povere, se la carità unisce i nostri cuori.

Il mondo osserva le nostre case con sguardo severo; misura quanto possediamo e quando avverte tracce di lusso, il desiderio di accumulare e lo spirito del benessere o di regali, si erge come giudice e ci considera come esseri inutili: Persone che hanno tradito la vocazione e così essi già sanno che un religioso simile non può essere osservante della regola, caritatevole, mortificato, né anima di preghiera.

Dal momento che abbiamo chiuso la porta o girato le spalle alla povertà, per loro siamo solo persone con un vestito religioso e forse peggiori dei laici e sanno anche che Gesù ha detto: "se vuoi essere perfetto, spogliati di ogni ricchezza".

Lavoriamo, preghiamo, sforziamoci per ripetere nell’ora della nostra morte le stesse parole di san Francesco: "Ti benedico e ti ringrazio, Dio mio, perché non mi hai permesso di mancare al voto di povertà".

(Madre Speranza nel 1941 - Consigli pratici: 5, 168 183)

Dunque «Gesù, in questo momento, fa una cerimonia di purificazione» ha ribadito il Papa, confidando: «Pensavo oggi quanta differenza tra questo Gesù, zelante della gloria di Dio, frusta in mano, e quel Gesù dodicenne, che parlava con i dottori: quanto tempo è passato e come sono cambiate le cose!». Infatti «Gesù, mosso dallo zelo per la gloria del Padre, fa questo gesto, questa cerimonia di purificazione: il tempio era stato profanato». Ma «non solo il tempio: con il tempio, il popolo di Dio, profanato con il peccato tanto grave che è lo scandalo».

Riferendosi sempre all’episodio evangelico, Francesco ha rimarcato che «la gente è buona, andava al tempio, non guardava queste cose: cercava Dio, pregava». Però «doveva cambiare le monete per fare le offerte, e lo faceva lì». È proprio per cercare Dio che «il popolo di Dio andava al tempio; non per quelli che vendevano». La gente «andava al tempio per Dio». E «lì c’era la corruzione che scandalizzava il popolo».

A questo proposito, il Papa ha ricordato «una scena della Bibbia tanto bella» che si ricollega anche con la festa della presentazione di Maria: «Quando la mamma di Samuele è andata al tempio, pregava per la grazia di un figlio. E bisbigliava in silenzio le sue preghiere. Il sacerdote, vecchio, poveretto, ma tanto corrotto» le disse «che era un’ubriaca». In quel momento «i suoi due figli sacerdoti sfruttavano la gente, sfruttavano i pellegrini, scandalizzavano il popolo: il peccato dello scandalo». Ma la donna, «con tanta umiltà, invece di dire due parole forti a questo sacerdote, ha spiegato la sua angoscia». Così «in mezzo alla corruzione, in quel momento» c’era «la santità e l’umiltà del popolo di Dio».

Pensiamo, ha proseguito il Pontefice, a «quanta gente guardava Gesù che faceva la pulizia con la frusta». Scrive Luca: «Tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo». Proprio alla luce del gesto di Gesù, «penso allo scandalo — ha affermato Francesco — che possiamo dare alla gente con il nostro atteggiamento, con le nostre abitudini non sacerdotali nel tempio: lo scandalo del commercio, lo scandalo delle mondanità». Infatti «quante volte vediamo che entrando in una chiesa, ancora oggi, c’è lì la lista dei prezzi: battesimo, tanto; benedizione, tanto; intenzioni di messa, tanto...». E «il popolo si scandalizza».

Il Papa ha raccontato anche una vicenda che lo ha toccato da vicino: «Una volta, appena sacerdote, ero con un gruppo di universitari e una coppia di fidanzati che voleva sposarsi. Erano andati in una parrocchia, volevano farlo con la messa. E lì, il segretario parrocchiale ha detto: No, no: non si può — Ma perché non si può con la messa? Se il concilio raccomanda di farlo sempre con la messa? — No, non si può, perché più di venti minuti non si può — Ma perché? — Perché ci sono altri turni — Ma noi vogliamo la messa! — Ma, pagate due turni!». Così «per sposarsi con la messa hanno dovuto pagare due turni». Questo, ha rimarcato il Papa, «è peccato di scandalo». E «noi sappiamo quello che dice Gesù a quelli che sono causa di scandalo: meglio essere buttati nel mare».

È un fatto: «quando quelli che sono nel tempio — siano sacerdoti, laici, segretari che hanno da gestire nel tempio la pastorale del tempio — divengono affaristi, il popolo si scandalizza». E «noi siamo responsabili di questo, anche i laici: tutti». Perché, ha spiegato Francesco, «se io vedo che nella mia parrocchia si fa questo, devo avere il coraggio di dirlo in faccia al parroco», altrimenti «la gente soffre quello scandalo». Ed «è curioso», ha aggiunto il Papa, che «il popolo di Dio sa perdonare i suoi preti, quando hanno una debolezza, scivolano su un peccato». Ma «ci sono due cose che il popolo di Dio non può perdonare: un prete attaccato ai soldi e un prete che maltratta la gente. Non ce la fa a perdonare» lo scandalo della «casa di Dio» che diventa una «casa di affari». Proprio come è accaduto per «quel matrimonio: si affittava la chiesa» per «un turno, due turni di affitto...».

Nel passo del Vangelo, Luca non dice che «Gesù è arrabbiato». Piuttosto Gesù «è lo zelo per la casa di Dio, qui: è più della rabbia». Ma, si è chiesto il Pontefice, «perché Gesù fa così? Lui l’aveva detto e lo ripete in un’altra maniera qui: non si possono servire due signori. O rendi il culto a Dio vivente, o rendi il culto ai soldi, al denaro». E «qui la casa del Dio vivente è una casa di affari: c’era proprio il culto al denaro». Dice invece Gesù: «Sta scritto: la mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Così «distingue chiaramente le due cose».

Dunque «non si possono servire due signori: Dio è assoluto». Ma c’è anche un’altra questione: «perché Gesù ce l’ha con i soldi, ce l’ha con il denaro?». Perché — ha risposto Francesco — «la redenzione è gratuita: la gratuità di Dio». Gesù, infatti, «viene a portarci la gratuità totale dell’amore di Dio». Perciò «quando la Chiesa o le chiese diventano affariste, si dice che non è tanto gratuita la salvezza». Ed è proprio «per questo che Gesù prende la frusta in mano per fare questo rito di purificazione nel tempio».

La festa liturgica della presentazione di Maria al tempio ha suggerito al Pontefice una preghiera. Ricordando che la Vergine entra nel tempio da «donna semplice», Francesco ha auspicato che questo «insegni a tutti noi — a tutti i parroci, a tutti quelli che abbiamo responsabilità pastorali — a mantenere pulito il tempio» e «a ricevere con amore quelli che vengono, come se ognuno di loro fosse la Madonna».

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ultimo aggiornamento 11 dicembre, 2014