Madre Speranza di Gesù

Roberto Lanza

Una vita per la GLORIA DI DIO

 

 

(Seguito)

 

Avere una vita felice è il desiderio di tutti, ma la mia vita diventa traboccante e gioiosa soltanto quando è davvero saldamente agganciata a quel Dio che mi ama in una maniera spettacolare, al punto di venirmi incontro, di adattarsi a quell’amore povero che tante volte so dare a Lui, ma indicandomi la strada di un amore autentico. La gioia vera, nasce dal cuore che ama, dallo sguardo che in tutto vede la presenza di Dio. La gioia vera, nasce dallo scoprirsi infinitamente amati da un Padre che ci vuole felici per sempre.

Per la Madre Speranza bisogna, dunque, salire quattro gradini se si vuole arrivare all’unione perfetta con Dio, per raggiungere il massimo della sua Gloria.

Il primo è compiere la sua volontà costi quel che costi. La sua vita è stata dominata dal pensiero e dalla preoccupazione che ogni suo gesto, ogni suo pensiero e ogni sua scelta, fossero sempre espressione coerente della volontà di Dio, o meglio che qualsiasi cosa lei facesse fosse ispirata solo da Dio e non da se stessa: "Gesù mio concedi continuamente alla mia volontà la forza e la costanza necessarie per non desiderare né cercare altra cosa all’infuori di Te e altro non desideri che fare la tua volontà. Che si realizzi in me la tua volontà, anche se mi costa, non la capisco e non mi è chiara" 20.

Il secondo è abbracciare, seguire e compiere, in noi, quella "sofferenza" che perfeziona nell’amore il nostro essere; in altre parole abbracciare con amore la vita di ogni giorno con la croce quotidiana:"Mediante la croce Gesù salvò il mondo; mediante la croce noi dobbiamo lavorare con Lui per la santificazione nostra e del nostro prossimo. Certo, la sofferenza è per se stessa dura; però non lo è più quando contempliamo il buon Gesù che, per salvare noi e i nostri fratelli, ci precede portando la sua pesante croce" 21.

Il terzo gradino è morire completamente a se stessi, per identificarsi pienamente nel Cristo, per staccarsi da tutto quello che ci impedisce di restare uniti a Lui: "Roma 25 novembre 1941 - Gesù, mi dici che desideri rinunci di più a me stessa, per possedere te; che lotti per godere la pace vera e che muoia a me stessa per vivere la tua vita, ossia, l’unione con te. Vuoi che io sia tutta tua, come tu sei tutto per me e, di conseguenza, che io non desideri niente, neanche me stessa, fuori di te perché vuoi essere per me tutto" 22.

Il quarto gradino è l’abbandono fiducioso. Abbandonarsi in Dio significa non sentire più addosso il peso della nostra vita: "È questo il calice che mi hai preannunciato? Ti piace vedermi gemere da sola? Se è così, una e mille volte, ti ripeto, Dio mio, che metto nelle tue mani la mia fiducia e il mio abbandono. Molte volte ti ripeterò: Gesù mio, ho riposto in te ogni mia speranza, mi salvi, Dio mio, la tua misericordia" 23.

3. Le Conseguenze Carismatiche della Gloria di Dio

A questo punto del nostro percorso, potrebbe sorgere questa domanda: "Quali sono le conseguenze più immediate, più pratiche, più essenziali, per la nostra vita, se viviamo ogni attimo e spendiamo ogni energia per la Gloria di Dio"?

Il primo effetto carismatico della Gloria di Dio, è, appunto, un cambiamento nella nostra relazione con il Signore. Quante volte abbiamo sentito questa frase: "Dopo aver conosciuto tale persona, non sono più stata la stessa; l‘incontro con quella persona ha avuto un grande impatto sulla mia vita". Il nostro modo di condurre il rapporto con Dio deve avere delle "conseguenze" positive nella vita di una persona. Se la nostra vita non viene trasformata e non cambia dopo aver conosciuto il Signore, è evidente che non abbiamo conosciuto e non abbiamo sperimentato un vero rapporto con Dio. Se è vero che siamo figli di Dio, come tali, dobbiamo avere un comportamento degno di questo nome, la nostra più grande missione è quella di essere luce per il mondo: "In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce" 24. Anche le nostre abitudini devono cambiare, il nostro agire deve tendere a dare Gloria a Dio: "Se dunque siete stati risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù  dove Cristo è seduto alla destra di Dio" 25. Se crediamo davvero nel Cristo, se lo accettiamo nel nostro cuore, la nostra vita cambia sul serio, viviamo una nuova vita, una vita trasformata: "Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, sono diventate nuove" 26 .

Accettando Gesù nella nostra vita, possiamo diventare davvero nuove creature. Le nostre abitudini, il nostro comportamento, i nostri atteggiamenti, i nostri sentimenti, il nostro modo di pensare, le nostre azioni, il nostro carattere, cambieranno piano piano sotto l’azione dello Spirito. Tutto dipende dalla nostra volontà e dalla nostra santificazione. Se sappiamo "staccarci" dalla logica di questo mondo e viviamo una vita "consacrata" e dedicata al Signore, la nostra vita sarà trasformata sempre di più. Come l‘argilla nelle mani del vasaio, così anche noi dobbiamo essere nella mano del Signore e lasciarci modellare continuamente.

Così scriveva la Madre nel suo Diario: "Fà, Gesù mio, che, unita a te, la mia anima impari a staccarsi dalle creature e da ogni consolazione, per unirsi più strettamente a te" 27. Così come è naturale per un bambino crescere in un rapporto d’amore con i propri genitori, altrettanto naturale è per un cristiano crescere sempre più in un rapporto d’amore con Dio. Noi dobbiamo prendere coscienza una volta per tutte che, lo "scopo" della nostra fede, non è quello di lasciarci immutati, agli occhi di Dio, infatti, non è chi comincia la corsa che conta, ma chi la porta a termine. 

Un secondo effetto della Gloria di Dio, è un cambiamento del nostro modo di relazionarci con gli altri. Una volta ricevuta questa rivelazione carismatica della Gloria divina, non possiamo continuare a trattare gli altri come prima. Tutto deve cambiare. L’Apostolo Paolo così evidenzia: "Via da voi ogni amarezza, ogni cruccio e ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di cattiveria! Siate invece benevoli e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo" 28. È come se Dio ci dicesse:"Avete contemplato la mia gloria e conosciuto il mio cuore; io sono clemente, paziente, pronto a perdonare. Voglio che mostriate agli altri chi IO SONO".

Nella Scrittura il sangue è il simbolo della vita e in ciascuno di noi scorre lo stesso sangue e quindi siamo "fratelli". Un fratello, nella Chiesa, non si sceglie come un amico, tu te lo trovi. I fratelli che ho accanto non li ho scelti, ed è fondamentale la riscoperta del vero valore e significato dell’altro. Il fratello e la relazione con lui, sono innanzitutto un dono di Dio, dono del quale il Signore ci chiederà conto. A Caino, dopo che ha ucciso Abele, Dio domanda "dov’è Abele, tuo fratello?", non possiamo disinteressarci dell’altro, ognuno è "custode" del fratello. San Paolo ai Corinzi ripeteva:"Poiché io temo, quando verrò, di trovarvi non quali vorrei, e d’essere io stesso da voi trovato quale non mi vorreste; temo che vi siano tra voi contese, gelosie, ire, rivalità, maldicenze, insinuazioni, superbie, tumulti" 29. È l’elenco dei pericolosi "virus" che attaccano la comunione fraterna e se non si provvede a debellarli possono rovinarla in modo a volte irreparabile. Maldicenza e "spirito critico", sono particolarmente presenti e vanno rimossi senza pietà.

La nostra più grande realizzazione sta nel dare noi stessi agli altri, una vita felice è una vita per gli altri, siamo stati scelti perché tutto ciò che noi viviamo, trovi il suo significato finale nel suo essere vissuto per gli altri. Quanto è davvero bello, in quest’ottica rileggere quello che la Madre Speranza evidenziava: "Siamo stati fatti gli uni per gli altri e viviamo gli uni negli altri, essendo in noi qualcosa degli altri e negli altri qualcosa di nostro. Quello che degli altri è in noi è la loro vita" 30. Buttiamo via le relazioni formali, l’amore è da Dio, non nasce nell’io.

Anche la Madre Speranza era su questo indirizzo: "Diligentemente evitino giudizi temerari, pettegolezzi e cose che la carità comanda di tenere nascoste. Non si dovrebbe mai ascoltare quello che si dice contro il prossimo e, tanto meno, andare a raccontare quanto si è sentito nei suoi confronti; questo equivarrebbe a seminare zizzania (discordia)" 31.

I "coltelli" delle nostre parole tagliano in profondità. Le nostre parole possono uccidere come "pugnali". Quante volte intorno a noi troviamo del "ghiaccio", quante volte non tolleriamo i fratelli e le sorelle che Dio ci ha messo accanto. Quante volte siamo ripiegati su noi stessi, ci riteniamo sempre più bravi degli altri, e pensiamo che ogni gesto di chi ci sta accanto ci attacchi, ci metta in minoranza, sia in malafede. Magari quel fratello o quella sorella si comporta così perché ha delle "sofferenze" e sta aspettando proprio qualche raggio di sole per sciogliersi, sta aspettando forse un tuo sorriso, una tua pacca sulla spalla, un tuo: Coraggio! Questo è lo stile di chi vuole essere cristiano.  

In una Circolare del 10.10.1940, la Madre spiega molto bene che cosa comporti vivere questa vocazione all’Amore Misericordioso e che cosa deve cambiare nei nostri rapporti con gli altri: "Mi dà molto conforto vedere nelle lettere di quasi tutte voi le buone disposizioni nelle quali vi trovate, ossia vi vedo disposte a farvi sante e ad aiutare i vostri fratelli. Io mi congratulo con voi e sono felice di avere delle figlie che vivano con ardore simili buoni desideri e che siano di uno stampo così eroico. Comunque non so se proprio tutte vi siete rese conto fino in fondo dell’importanza e del lavoro che presuppone una impresa simile. Questo magnifico lavoro presuppone un lavoro improbo e, molte volte, scoraggiante. State attente. Non vi illudete pensando che quelli che ne avranno beneficio da questo vostro impegno possano saper apprezzare questo vostro lavoro o che vi possano essere riconoscenti, anzi al contrario, essi si riterranno di aver diritto a tutto quello che voi potreste loro offrire e saranno convinti di aver diritto ancora a molto di più. Da questo ne verrà che, invece, di trovare in loro parole di gratitudine, potrete trovare in essi rimproveri, fastidio e forse anche odio. La cosa più difficile in questa impresa che avete cominciato, a mio parere, consiste nel saper resistere a se stessi; poiché è un camminare sempre contro corrente. È cosa dura per la nostra natura anche il dover sopportare tutte le occasioni che dobbiamo cercare per conseguire di essere umili:

far tacere il nostro amor proprio e il nostro io,

far tacere il desiderio di star bene,

far tacere il desiderio di apparire,

far tacere il desiderio che gli altri pensino bene di noi,

che ci vogliano bene,

che ci abbiano tutti i riguardi dovuti.

Vincere e superare tutti questi ostacoli può diventare un lavoro difficilissimo se nel nostro cuore non arde un sincero amore per Gesù; quando, invece, nel nostro cuore è molto vivo il fuoco dell’amore a Gesù, tutto diventa più facile, più leggero e più soave".

Noi e soprattutto noi dobbiamo avere il coraggio e la forza, di scegliere un’altra strada,  preferire la strada dell’avvicinarsi, di chiarire la situazione, di spiegarsi, la strada del dialogo per fare la pace, anche se questo significa morire a se stessi.

Senza cercare il mio interesse, ecco un’altra conseguenza carismatica, per dire che cosa significa "fare tutto per la Gloria di Dio". Se Dio trova la sua Gloria incarnandosi e mettendosi a servizio dell’uomo, se addirittura il Cristo si è messo a lavare i piedi dei discepoli e ha proclamato che la sua missione trova la sua massima realizzazione nel servizio: "Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" 32, allora lo stile di vita principale per ogni cristiano è da vivere secondo una logica di servizio. Quante volte nelle nostre azioni o magari nei nostri "servizi", nella Chiesa, nella Parrocchia, ricerchiamo più la nostra gloria personale che quella di Dio? Quante volte il servizio al vangelo diventa occasione di potere e dominio sugli altri? Anche il Papa Francesco evidenzia questa problematica: "È degno di nota il fatto che, persino chi apparentemente dispone di solide convinzioni dottrinali e spirituali, spesso cade in uno stile di vita che porta ad attaccarsi a sicurezze economiche, o a spazi di potere e di gloria umana che ci si procura in qualsiasi modo, invece di dare la vita per gli altri nella missione" 33.

È il rivivere completamente la domanda dei figli di Zebedeo: "Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo". E Gesù: "Cosa volete che io faccia per voi?". E quelli: "Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra" 34. La mentalità e la logica di oggi ci porta a ritenere importanti le persone potenti, ricche, quelle che hanno successo, che fanno carriera, che ricoprono una posizione importante. Noi siamo attaccati al potere, perché ci dispensa sicurezza, ma si può perdere qualcosa di molto più importante: l’amore. Noi in genere guardiamo le apparenze, Dio guarda il cuore, le intenzioni, i comportamenti coerenti, fedeli, di donazione, di offerta totale di noi stessi. Il servizio è un essere, è uno stile di vita, prima che un fare. Servire gli altri per la propria realizzazione o gratificazione sarebbe una distorsione ipocrita del vangelo. Servire gli altri per amore di Dio, non servirsene: questo è l’ideale di ieri e di sempre per un cristiano.

Diceva San Paolo: "Io mi sforzo di piacere a tutti in tutto, senza cercare il mio interesse ma quello di molti, perché giungano alla salvezza"35. E lo sappiamo bene per esperienza, che l’ostacolo più forte che si oppone alla Gloria di Dio, siamo noi stessi quando dimentichiamo l’amore di Cristo, e al suo posto subentra una visione mondana nelle nostre azioni: "Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi con tutta umiltà consideri gli altri superiori a se stesso, senza cercare il proprio interesse, ma anche quello degli altri"36. Il vero potere, invece, è il servizio. Quando mi lascio portare dal mio egoismo, ecco che sto cercando la mia vana-gloria e non quella che solo a Dio appartiene.

L’Amore Misericordioso è il "premio" di appartenere sempre meno a noi stessi e sempre di più a Lui e al nostro prossimo; è la gioia del dare e del donarsi: "Esaminiamo, figlie mie, i motivi per i quali agiamo abitualmente. È prima di tutto e soprattutto per noi stesse? Qual è la preoccupazione dominante dei nostri pensieri e la tendenza preferita dei nostri affetti? Qual è il movente principale delle nostre azioni? Siamo forse noi stesse, con le nostre convenienze, il nostro piacere, il nostro interesse, il nostro capriccio, i nostri gusti? Sempre io, io dovunque!" 37.

Infine, Gloria di Dio, in senso carismatico, significa anche portare frutto: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi; e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo" 38. Come sono i tuoi frutti? Sono dolci o sono amari? Dai frutti dell’amore a Dio e ai fratelli si riconoscerà se sei stato piantato amorosamente dalla mano del Signore. Dovremmo ricordarci spesso come Dio ci ha eletto e trapiantato con delicatezza sul fertile terreno della nostra vita, ricordarci di quante pietre Egli ha scartato dal nostro cammino, e come ci ha aiutato a superare i tanti momenti difficili della nostra storia prendendoci per mano. Ma quali frutti vuole il Signore da noi? Possiamo dare migliori frutti intorno a noi? Quanti cristiani, oggi, vivono completamente nell’accidia pastorale e aspettano che qualcun altro "porti avanti il lavoro" per loro. Ma la vita cristiana, senza cambiamento, la vita cristiana, senza frutti, è un fallimento. I cristiani "innamorati" del Cristo, non scendono a compromessi e non si accontentano di poco, guardano sempre il cielo e vogliono crescere in Dio. E portare frutto, secondo le parole di Gesù, significa proprio irradiare intorno a noi: nella famiglia, tra gli amici, nel nostro prossimo, nella nostra comunità cristiana, nel nostro lavoro, la gioia, la serenità, l’amore di vivere per Cristo, con Cristo ed in Cristo. Dio è contento se portiamo frutti buoni, è come un papà orgoglioso per il proprio bambino che realizza pienamente la propria esistenza.

La Madre Speranza era davvero molto immersa in questa dimensione di evangelizzazione "carismatica", così annotava nel suo diario: "Questa notte il buon Gesù mi ha detto che lavoro ben poco per far conoscere a coloro che mi sono vicini il suo Amore Misericordioso per gli uomini. Ciò perché ancora non compio pienamente la sua divina volontà, ma, al contrario, perdo tanto tempo a fare castelli in aria da quando ho saputo che fallirà la diffusione della dottrina del suo Amore Misericordioso" 39. Una domanda il Signore, prima o poi, ci farà: "Che cosa hai fatto della tua vita?". Una domanda devastante, che ci obbligherà ad un profondo esame di coscienza. Come risponderemo? La nostra esistenza sarà stata veramente vissuta per Lui, l’avremo spesa imparando a servirlo e a vivere per Lui? Avremo portato frutto?

4. Conclusione

Come terminare queste riflessioni? Cosa ci ha insegnato la Madre Speranza?

Mi rivolgo a te, che hai letto queste poche righe, e che forse sei convinto di essere un buon cristiano, ma passi da un dubbio all’altro e non vedi alcun cambiamento nella tua vita. Forse è venuto il momento di fare una verifica della tua vita, forse è arrivato il tempo in cui devono risuonare queste domande: "Sei disposto a lasciare che Cristo trasformi la tua vita a lode della Gloria di Dio? Sei disposto a restare ai piedi della croce di Cristo, ad abbandonare lì il tuo orgoglio e il tuo egoismo?

Sei disposto a vivere le situazioni "difficili" della tua vita in unione con il Signore, perché queste possano diventare occasione di grazia, momenti in cui si possa percepire la sua presenza e dunque il suo nome possa essere glorificato? Sei disposto, a convertirti veramente e cambiare il tuo modo di essere e di vedere le persone ed i fatti della tua esistenza? Sei disposto, a lasciare che l’Amore Misericordioso ti porti sui sentieri della sua Gloria, costi quel che costi? Sei disposto, infine, come Laico dell’Amore Misericordioso a spendere tutta la tua vita e a sacrificare tutto te stesso, per la Gloria di Dio?

L’amore e la misericordia sono doni che dobbiamo sempre chiedere al Signore, non dobbiamo scoraggiarci, ma metterci in un atteggiamento di continua crescita interiore. Dobbiamo evitare due tentazioni o se volete due sbagli estremi: 1) credere che sia impossibile riuscire a vivere tutto questo; 2) pretendere di raggiungere questo traguardo tutto di un colpo e una volta per sempre. Siamo continuamente chiamati ad incarnare la vita di Cristo, per quello che la nostra piccola mente comprende ed il nostro piccolo cuore accoglie, per quello che la nostra posizione permette e che risponde alle esigenze della storia che ci è data da vivere. In poche parole siamo chiamati a portare al mondo la nostra più profonda esperienza personale di Cristo.

Tu che hai letto queste poche righe, non esitare, inizia ora, non ti preoccupare se non lo hai mai fatto, tu stesso diventerai luce per ogni uomo… e il sole continuerà a sorgere ogni mattina nella tua vita! Credilo nel profondo del tuo cuore e vivrai felice, avrai trovato il senso e il significato della tua storia, e potrai vedere, negli orizzonti di questa esistenza terrena, la misericordia e la carità di Dio che si incontrano e si baciano nei cuori degli uomini, per guidarli sulla via della redenzione ... sui passi dell’Amore Misericordioso.

Possa tu glorificare Dio e vivere fin da ora "a lode della Gloria di Dio" e per tutta l’eternità! Amen.


20 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

21 Nel 25º anniversario della fondazione delle aam (1955) (El Pan 15)

22 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

23 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

24 Efesini 5,8

25 Colossesi 3, 1-4

26 2 Corinzi 5,17

27 Diario (1927-1962) (El Pan 18)

28 Efesini 4, 31-32

29 2 Corinzi 12,20

30 Le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

31 Costituzioni aam (1936) (El Pan 3)

32 Mc. 10,45

33 Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium n. 80

34 Mc. 10, 35

35 1 Corinzi 11,1

36 Filippesi 2,3-4

37 Le Ancelle dell’Amore Misericordioso (1943) (El Pan 8)

38 Gv. 15,16

39 Diario (1927-1962) (El Pan 18) - 7 febbraio 1928

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 19 febbraio, 2015