P A S T O R A L E

g  i  o  v  a  n  i  l  e

p a s t o r a l e  g i o v a n i l e

 

Sr. Erika di Gesù, eam

Memoranda dell’Anima mia

- Nell’Anno della Vita consacrata -

RICONOSCERE IL VOLTO

I "G.A.M." da Papa Francesco

 

Quanto sei bella Roma…

 

Anima mia,

i Giovani Amore Misericordioso (G.A.M. di Collevalenza, Fratta Todina e Roma) sono andati a trovarlo, Papa Francesco, la Domenica della Misericordia.

Sabato pomeriggio partenza: la grande Roma ci accoglie, pavoneggiando la sua bellezza maestosa, rumorosa, antica.

Ragazzi cinesi vendono un porta-cellulare che facilita i selfie.

In Via dei Fori imperiali, artisti di strada si esibiscono. I nostri si fermano stupiti, tentano dialoghi con gli uomini-statua, comprano il gelato come i turisti americani.

Una volante ci sfreccia davanti e interrompe lo spettacolo. Peccato, la cantante aveva appena abbozzato le note di una canzone interessante. Qualcuno batteva il tempo con le mani.

Presto è il tramonto: Quanto sei bella, Roma, quann’è sera

Autobus gremiti, non troppo affollati, ci fanno spazio. Corriamo a perdifiato per prendere l’ultimo trenino per Via Casilina.

Là ci attendono le consorelle: hanno preparato la cena per ristorarci e giochi per farci divertire.

Si divertono, i giovani, in maniera semplice, sana. E noi grandi con loro.

Gioisci, anima mia, nel luogo dove il primo Figlio dell’Amore Misericordioso, Alfredo, ha conosciuto Madre Speranza! Aleggia il loro spirito: la fiducia che nessun incontro è casuale. Magari l’aria è inquinata da qualche sigaretta di troppo, ma Speranza e Alfredo ci sono. Sorridono pazienti.

La notte è quasi insonne, impossibile resistere alla voglia di parlare, di ridere di tutto.

Ricordi le tue notti giovanili?

Notti passate con le amiche degli esercizi spirituali, i campi, i pellegrinaggi, quando ci dicevamo "buona notte" anche mille volte, ma poi il dialogo riprendeva, ininterrotto.

Risate soffocate fra i cuscini per non svegliare gli educatori di turno: sorelle, fratelli che vegliavano con il rosario in mano. Come noi, stanotte.

Notti gravide di promesse, come la chiamata di Dio.

Certe notti sono chiare come il giorno.

 

Vedo la santità der Cuppolone…

P. Nicola dice la Messa nella nostra Cappella: i ragazzi sono presenti, non proprio puntuali e nemmeno troppo svegli, poi si parte verso er Cuppolone.

A Termini, tra la folla che aspetta alla fermata della metro, incontriamo i G.A.M. di Roma (Spinaceto): un appuntamento anticipato dalla Provvidenza! Che gioia!

Non tutti si ri-conoscono perché non si conoscono. Non è facile mediare l’incontro fra gruppi di provenienza diversa.

Volti sconosciuti possono diventare familiari. Circolano emozioni, affetti, sentimenti positivi, che aiutano a scoprire per poi accettare: virtù e difetti, risorse e limiti, debolezza e forza.

Questa è la nostra meta: favorire il riconoscimento.

La nostra casa di Roma, i tratti delicati dell’accoglienza, la santità der Cuppolone, la santità di Papa Francesco partecipano a questo processo lungo, delicato di progressiva identificazione… Non sono giovani qualunque, che lo sappiano o no appartengono a Qualcuno: Dio, l’Amore Misericordioso, il Crocifisso risorto. Il Risorto crocifisso.

Vogliamo vedere il suo Volto.

Per vederlo, abbiamo bisogno di volti vicini, familiari, rassicuranti. Anche il rimprovero è contemplato: se non ti correggo, figlio mio – e non sempre riesco a farlo con dolcezza e fermezza – , non ti voglio bene.

Papa Francesco sta per affacciarsi, solleviamo lo striscione.

Terza fila: Giovani. Seconda fila: Amore. Prima fila: Misericordioso.

In primis, la Misericordia!

E gridiamo, con ritmi da stadio: Giovani-Amore-Misericordioso!!!

Personalmente, grido ai giovani vicini, a me stessa, a Dio… E anche, idealmente, a Papa Francesco. Il Papa non può sentire: siamo pochi, alcuni rimangono seduti; gli striscioni stranieri sembrano più visibili e i canti più composti dei nostri. Eppure piazza di San Pietro è immensa, c’è posto per tutti, tutti i carismi della Chiesa.

Tanti santi marmorei, ritratti della realtà, ci fanno corona, incoraggiando i presenti. Invitano a guardare in alto. Ecco il Vescovo di Roma, il Papa, il dolce Cristo in terra!

Francesco, alto un pollice, dalla finestra, ci indica il Volto.

Il Volto della Misericordia è Gesù Cristo.

Quel Volto, lo abbiamo iscritto dentro, perché nel profondo del cuore sappiamo che Dio ci vuole bene.

Parole come queste le dice in italiano, non in latino.

Le pronuncia con accento argentino.

Argentino in tutti i sensi.

Talmente chiaro, che è impossibile chiudere le orecchie, abbassare lo sguardo.

E so’ più vivo e so’ più bono…

Molte volte mi sono chiesta: che cosa ha provato Alfredo quando si è accorto che il progetto del buon Gesù con la Madre, coinvolgeva anche lui? Un disegno misterioso lo portava a percorrere sentieri impensati, strade che non avrebbe mai battuto da solo, rotte che non aveva previsto.

Da buon aviatore, e soldato, avrà provato a controllare mentalmente il viaggio della vita per scovare l’errore tattico che lo stava portando a farsi prete, a quarant’anni!

La sua anima avrà avuto un brivido: era troppo umile per concepire una vocazione così alta. Lui che non si era nemmeno fidanzato per non lasciare una vedova bianca, qualora fosse morto in guerra.

Spirito gentile, quello di Alfredo, che stimava e amava le Suore, ottenendo dalla Madre il permesso di un’uscita al lago, perché potessero ricrearsi un poco, dopo tanto lavoro. Proprio l’affetto – la sensibilità che lo portava a legarsi alla Madre, a noi – è stata la via maestra della sua vocazione.

Alfredo non ha chiuso le orecchie, non ha abbassato lo sguardo. Si è fidato di ciò che ssembrava assurdo e troppo impegnativo per il suo stile di vita.

Dopo aver conosciuto il Volto, ha riconosciuto la Voce di chi lo chiamava attraverso la Madre.

Lo invitava ad essere più vivo, più buono, ad essere sposo della Chiesa, guida della Congregazione, padre di tante anime.

Poco tempo prima che morisse, Alfredo, nel salutarmi mi disse sorridendo: "Sorellaccia nostra!". Quella confidenza era insolita per i suoi modi. Ma la ricordo con immensa gratitudine: il Signore mi ha donato dei fratelli. Come un giorno a San Francesco. Lo confermava attraverso l’appellativo affettuoso che mi rivolgeva Alfredo, il primo Figlio dell’Amore Misericordioso.

Mi ha donato delle sorelle, con le quali passare le notti vegliando i nostri giovani più vivaci e… resistenti!

La storia è fatta di incontri. Nessuno fortuito. Tutti occasione preziosa perché possiamo riconoscere il Volto.

Nel viaggio di ritorno da Roma verso le nostre case, qualcuno si addormenta.

Qualcuno sembra non conoscere stanchezza né confini.

Facciamo fatica a lasciarci. Ci attendono i genitori, i professori, l’amico/a del cuore. La grazia non esclude nessuno. Il Signore ci raggiunge facendoci innamorare di un volto.

Sarà lui, sarà lei… Soprattutto Lui a farci saltare di gioia quando lo vedremo "al di là della folla".

Anima mia, attenta! Presto ti chiamerà, ti farà scendere dall’albero in cui sali per poterlo vedere senza essere vista.

Sarai costretta ad incontrarlo, a guardarlo da vicino.

Ma non ti farà paura.

Quel Volto lo conosci già. Era nei tanti volti che hai guardato con tenerezza, che hai accolto, che hai toccato leggermente e curato con venerazione.

Riconosci il Volto di Chi ti chiama alla vita, la bontà, l’Amore!

Amore Misericordioso.

Con Lui tutto è più bello.

Buona accoglienza del Volto!

Sr. Erika di Gesù

 

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ultimo aggiornamento 21 marzo, 2017