... ascoltando la parola del papa   e   rileggendo gli scritti della Madre ....

Papa Francesco
ANGELUS - Piazza San Pietro - Domenica, 26 luglio 2015
(da: L’Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLV, n.027, Mer. 04/02/2015)

La logica della gratuità, della condivisione

 

 

 

 

 

 

 

Oggi voglio spiegarvi gli effetti che produce nelle anime e nel cammino di perfezione la pratica della carità fraterna. Amare il prossimo è amare Dio e godere i privilegi concessi dall’amore divino.

Non dimentichiamo che il buon Gesù considera fatto a sé ogni piacere fatto al più piccolo dei suoi. Sappiamo che il buon Gesù non si lascia vincere in generosità. Egli ha promesso di ricompensare con il cento per uno, con ogni tipo di grazie, la minima cosa fatta al prossimo per amor suo.

Come dev’essere consolante questo pensiero per i figli e le figlie, chiamati dal buon Gesù a consacrare tutta la loro vita alle opere di carità e all’apostolato! Quale conforto al pensiero che in tutti i momenti della nostra vita possiamo servire Dio nei fratelli, persuasi che il buon Gesù si impegna ad abbellire e santificare le nostre anime!

Facciamo scrupolosamente attenzione per evitare ad ogni costo quanto può indurre gli altri al peccato; e invece di parlare dei difetti degli altri e ferire i nostri fratelli, con o senza motivi fondati, esaminiamoci per vedere se noi stessi soffriamo di simili difetti o anche di più gravi.

Non dimentichiamo che il comandamento della carità è molto importante per tutte le EAM e che la sua osservanza, dev’essere il nostro distintivo ad imitazione del divino Maestro.

Avviciniamo i fratelli per consolarli e soccorrerli nelle necessità e i poveri peccatori per attirarli gradualmente alla pratica della virtù.

Fa’, Gesù mio, che la carità dei figli e delle figlie sia sempre piena di compassione per i più bisognosi; li aiutino in quello che l’obbedienza permette loro e quando non abbiano nulla da dare, sappiano donare una buona parola, una cortesia. Tu, Gesù mio, aiutali perché mai indietreggino di fronte al sacrificio e ai difetti dei poveri e, con la preghiera e il buon esempio facciano tanto bene alle anime.

(Madre Speranza 9, 83-90 nel 1949)

Il Vangelo di questa domenica (Gv 6,1-15) presenta il grande segno della moltiplicazione dei pani, nella narrazione dell’evangelista Giovanni. Gesù si trova sulla riva del lago di Galilea, ed è circondato da «una grande folla», attirata dai «segni che compiva sugli infermi» (v. 2). In Lui agisce la potenza misericordiosa di Dio, che guarisce da ogni male del corpo e dello spirito. Ma Gesù non è solo guaritore, è anche maestro: infatti sale sul monte e si siede, nel tipico atteggiamento del maestro quando insegna: sale su quella "cattedra" naturale creata dal suo Padre celeste. A questo punto Gesù, che sa bene quello che sta per fare, mette alla prova i suoi discepoli. Che fare per sfamare tutta quella gente? Filippo, uno dei Dodici, fa un rapido calcolo: organizzando una colletta, si potranno raccogliere al massimo duecento denari per comperare del pane, che tuttavia non basterebbe per sfamare cinquemila persone.

I discepoli ragionano in termini di "mercato", ma Gesù alla logica del comprare sostituisce quell’altra logica, la logica del dare. Ed ecco che Andrea, un altro degli Apostoli, fratello di Simon Pietro, presenta un ragazzo che mette a disposizione tutto ciò che ha: cinque pani e due pesci; ma certo – dice Andrea – sono niente per quella folla (cfr v. 9). Ma Gesù aspettava proprio questo. Ordina ai discepoli di far sedere la gente, poi prese quei pani e quei pesci, rese grazie al Padre e li distribuì (cfr v. 11). Questi gesti anticipano quelli dell’Ultima Cena, che danno al pane di Gesù il suo significato più vero. Il pane di Dio è Gesù stesso. Facendo la Comunione con Lui, riceviamo la sua vita in noi e diventiamo figli del Padre celeste e fratelli tra di noi. Facendo la comunione ci incontriamo con Gesù realmente vivo e risorto! Partecipare all’Eucaristia significa entrare nella logica di Gesù, la logica della gratuità, della condivisione. E per quanto siamo poveri, tutti possiamo donare qualcosa. "Fare la Comunione" significa anche attingere da Cristo la grazia che ci rende capaci di condividere con gli altri ciò che siamo e ciò che abbiamo.

La folla è colpita dal prodigio della moltiplicazione dei pani; ma il dono che Gesù offre è pienezza di vita per l’uomo affamato. Gesù sazia non solo la fame materiale, ma quella più profonda, la fame di senso della vita, la fame di Dio. Di fronte alla sofferenza, alla solitudine, alla povertà e alle difficoltà di tanta gente, che cosa possiamo fare noi? Lamentarsi non risolve niente, ma possiamo offrire quel poco che abbiamo, come il ragazzo del Vangelo. Abbiamo certamente qualche ora di tempo, qualche talento, qualche competenza... Chi di noi non ha i suoi "cinque pani e due pesci"? Tutti ne abbiamo! Se siamo disposti a metterli nelle mani del Signore, basteranno perché nel mondo ci sia un po’ più di amore, di pace, di giustizia e soprattutto di gioia. Quanta è necessaria la gioia nel mondo! Dio è capace di moltiplicare i nostri piccoli gesti di solidarietà e renderci partecipi del suo dono.

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ultimo aggiornamento 05 aprile, 2016