La porta "bella" della Misericordia

Studi

P. Aurelio Pérez fam

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Io Sono la Porta

"L’Anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione. Questa festa liturgica indica il modo dell’agire di Dio fin dai primordi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Per questo ha pensato e voluto Maria santa e immacolata nell’amore (cfr Ef 1,4), perché diventasse la Madre del Redentore dell’uomo. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona. Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza. (MV 3)

La porta del cielo

Un giorno Giacobbe fece un sogno misterioso: vide una scala che arrivava dalla terra al cielo, e su di essa salivano e scendevano gli angeli di Dio, ed esclamò: "Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo":

 

10Giacobbe partì da Bersabea e si diresse verso Carran. 11Capitò così in un luogo, dove passò la notte, perché il sole era tramontato; prese là una pietra, se la pose come guanciale e si coricò in quel luogo. 12Fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa. 13Ecco, il Signore gli stava davanti e disse: «Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. 14La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra. 15Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto».
16Giacobbe si svegliò dal sonno e disse: «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo». 17Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo». (Gen 28, 10-17).

Il sogno riprendeva il simbolo delle torri (ziggurat) che nell’antico Medio Oriente venivano innalzate a gradini verso l’alto (lo stesso simbolismo si ritrova nelle civiltà atzeche e anche in altre), esprimendo il desiderio di incontrarsi con la divinità.

C’è in noi questa aspirazione profonda di raggiungere Dio, di vedere il suo volto. A questo desiderio Dio ha risposto, in modo graduale, "molte volte e in diversi modi", fin dai tempi antichi, e poi lo ha fatto pienamente nel suo Figlio Gesù (cf Eb 1,1s). Tutto in Lui raggiunge il compimento. Nell’incontro con i suoi primi discepoli, Gesù afferma: "In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo" (Gv 1,51). In Lui il cielo non rimane più chiuso, per questo nel suo battesimo al Giordano "il cielo si aprì, e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento»" (Lc 3, 21-22)

È per questo che Gesù si definisce "la porta". È Lui quella "porta aperta nel cielo" vista dall’autore dell’Apocalisse (Ap 4,1).

 

"IO SONO LA PORTA" (Gv 10, 7)

L’immagine  della porta del Signore, intesa come porta di salvezza si trova già nel salmo 118: "Questa è la porta del Signore; per essa entrano i giusti… Apritemi le porte della giustizia!".

Gesù è la Porta in quanto Amore misericordioso di Dio fatto carne, Volto che rende visibile l’infinito Amore del Padre che "ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16). Questa porta, che manifesta il cuore stesso di Dio, non si chiuderà mai, rimane spalancata per sempre, come per sempre sono spalancate le braccia e il costato aperto di Cristo sulla croce. L’amore di Dio infatti, non solo tiene sempre aperta la porta per tutti i suoi figli, ma li va a cercare anche negli abissi della perdizione per riportarli a casa, e li sta sempre aspettando al ritorno dai cammini tortuosi della lontananza, per accoglierli di nuovo nella sua casa e fare una festa incredibile.

Scrive il grande S. Tommaso d’Aquino:

"Siccome Cristo ha detto che il pastore entra per la porta e che egli è la porta… ne segue che egli entra attraverso se stesso. E veramente entra attraverso se stesso, perché rivela se stesso e per se stesso conosce il Padre. Noi invece entriamo per lui, perché da lui siamo resi beati.

Ma osserva che nessun altro, all’infuori di lui, è la porta, perché nessun altro è la luce vera, ma la possiede solo in quanto gli viene partecipata da lui. «Egli non era la luce», è detto di Giovanni il Battista, «ma doveva rendere testimonianza alla luce» (Gv 1, 8).

Invece di Cristo è detto: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1, 9). E perciò nessuno dice di sé di essere la porta. Questo, Cristo lo riservò solo per se stesso. Mentre partecipò ad altri il compito di essere pastori" (Esposizione su Giovanni, Cap. 10, lect. 3).

"Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù" (1 Tim 2,5).

 

L’apertura del costato

Uno dei particolari che solo il vangelo di Giovanni riferisce, è il colpo di lancia sul fianco di Gesù, morto sulla croce. "Un soldato gli colpì il fianco e subito ne uscì sangue ed acqua". Particolare così importante che l’evangelista sente la necessità di affermare solennemente di essere stato testimone dell’evento.

33Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. 35Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. (Gv 19,31-37)

Il cuore di Gesù viene aperto da quel colpo, e diventa una sorgente di vita e benedizione. Il sangue e l’acqua che ne sgorgano sono il simbolo dei sacramenti, attraverso i quali ci viene spalancata la via della salvezza. La ferita di quel Cuore infiammato di carità rimane sempre aperta, perché in Lui ci possiamo rifugiare e guarire le nostre ferite. Il cuore che ha tanto amato e tanto ama il mondo è davvero l’unica porta della misericordia, attraverso la quale è possibile raggiungere la salvezza e la pace.

Il fianco aperto di Gesù diventa, così, la sorgente da cui il profeta vide scaturire un fiume di acqua viva, che dovunque giungeva portava vita e guarigione:

1 Mi condusse poi all’ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell’acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell’altare. 2Mi condusse fuori dalla porta settentrionale e mi fece girare all’esterno, fino alla porta esterna rivolta a oriente, e vidi che l’acqua scaturiva dal lato destro. (Ez 47, 1-2; cf anche vv. 3-12).

A questa sorgente Gesù stesso ci invita: "Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva" (Gv 7, 37-38).

Così contempla Madre Speranza l’episodio dell’apertura del costato:

"[La ferita del costato] è la spaccatura della roccia dalla quale al colpo della lancia, come al tocco della verga di Mosè, è scaturita una sorgente nascosta di grazie.

Il Vangelo non dice colpì o ferì il costato di Cristo, ma "aprì"1, per significare che fu aperta la porta della vita, dalla quale ci vengono i sacramenti della Chiesa necessari per rag­giungere la vera vita.

L’acqua e il sangue sono anche i due elementi principali di cui Gesù si serve per continuare la sua opera redentrice e per comunicare alle anime la grazia e i meriti della sua vita, pas­sione e morte.

L’acqua del battesimo riceve dalla piaga del costato la virtù di redimere le anime e renderle membra del Corpo di Cristo. Il sangue di Gesù è il più potente dei sacramenti, nostra salu­tare bevanda, sangue che fortifica ogni anima e dà vita alla Chiesa. Come nel paradiso Dio infuse un profondo sonno in Adamo per trarre dal suo costato Eva, madre di tutti i viven­ti, così dal costato aperto del secondo Adamo, addormentato nel profondo sonno della morte, trasse la Chiesa, seconda Eva, vera madre di tutti i credenti.

Battezzata con l’acqua e vivificata dal sangue del cuore sa­cratissimo del buon Gesù, essa attinge la propria vita e riceve immortalità dalla fonte che promana dal costato di Cristo. L’acuminata lancia ha fatto sgorgare una fonte di grazie che meravigliosamente rivela a noi la carità del buon Gesù e il nostro avvenire."

(La Passione, 490-494)


1 Madre Speranza tiene presente la versione della Vulgata latina, "aperuit".

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ultimo aggiornamento 16 ottobre, 2015