Gesù, Fonte di vita, fa’ che gustando di Te, io non abbia altra sete che di Te

Un ulteriore simbolo attribuito all’acqua è quello utilizzato dai Maestri di spirito per parlare della preghiera, che può zampillare e dissetare all’improvviso senza fatica, per puro dono di Dio o come ricompensa ad una lunga, faticosa e perseverante ricerca. Come l’acqua la preghiera è dono e insieme conquista, e poiché non si può improvvisare e necessita di tutta la nostra collaborazione, proveremo a imparare a pregare alla scuola di Madre Speranza

PREGHIERA DI ASCOLTO

Poiché nessuna preghiera rimane inascoltata, il semplice fermarsi un po’ di tempo e cercare il silenzio per pregare, ricambia con il sentire, poi, una certa consolazione e la pacificazione del cuore.
Questa non è ancora la meta, ma un aiuto che viene dato per il cammino. Tuttavia può diventare un’altra delle insidie alla preghiera:

"Le consolazioni sensibili hanno anche i loro inconvenienti, perché abitualmente causano una intensa avidità spirituale, per la quale rischiamo di affezionarci più alle consolazioni di Dio che al Dio delle consolazioni. Quando succede così, non appena le consolazioni vengono a mancare, facilmente tralasciamo la preghiera e il nostro dovere." (El pan 9,264)
Se viene a mancare ogni consolazione nella preghiera, Madre Speranza invita a non tralasciarla ma a riflettere sulla propria vita:
"A volte l’apatia nella preghiera deriva dalle nostre mancanze, quindi dobbiamo esaminarci attentamente, ma senza agitazione, per vedere se a causarla sono stati i nostri peccati: moti di superbia più o meno acconsentiti, ricerca di protagonismo e di gratificazioni umane pur sapendo che Dio vuole per sé tutto il nostro cuore, mancanza di lealtà …. Se così fosse abbiamo proprio meritato che Dio ci neghi le sue consolazioni. Una volta trovata la causa della vostra apatia, umiliatevi e chiedete perdono al buon Gesù con cuore sincero, correggendovi col suo aiuto."(El pan 9,270-1)

La preghiera è un’esperienza delicata che richiede la coerenza e la purezza della vita, ma prima o poi accadrà di sperimentare noia e indolenza nel restare in silenzio e in solitudine in attesa di Dio. La preghiera di ascolto, infatti, esige volontà e perseveranza.
Quando ci sentiremo vinti dall’apatia e dalla pigrizia, Madre Speranza raccomanda di saper pretendere da noi stessi la costanza e di raddoppiare la buona volontà:

"Per grazia di Dio è sempre alla nostra portata far bene la meditazione, perché non consiste nel cercare un’emozione sensibile, né la contrizione o un amore ardente, ma nell’esercizio della volontà e questo è alla portata di tutti". (El pan 1, 78)

Insistere a restare nella preghiera nonostante tutto, ci insegnerà l’amore. Quando resteremo nonostante l’aridità, stiamo cominciando ad amare Dio un po’ più di noi stessi.

Maria Antonietta Sansone

 

Seguitiamo la pubblicazione di ricordi inediti di Madre Speranza, grazie ottenute dalla sua preghiera mentre era in vita, che solo da poco tempo ci sono state riferite dai beneficati.
Perché non vada perduto alcun ricordo, invitiamo anche i nostri lettori, che hanno ottenuto dalla preghiera di Madre Speranza una particolare grazia, a volerla condividere con tutti noi, scrivendo il loro ricordo e inviandolo, per la pubblicazione in questa pagina, alla Redazione.

Avevo compiuto undici anni e nel settembre 1956 sono entrato come apostolino dell’Amore Misericordioso nel collegio di Collevalenza.

Nel mese di luglio 1958 mentre ero in vacanza presso la mia famiglia, ho avuto una febbre molto alta e persistente che ha preceduto la perdita di sensibilità del bacino e degli arti inferiori. Venni ricoverato presso l’ospedale di Todi e subito trasferito a quello di Perugia.

Nella prima settimana in isolamento, dal prelievo del liquido spinale (ricordo una grande siringa con un ago enorme) venne confermata la presenza del virus della Poliomielite.

Da allora sono rimasti nei miei ricordi lo sguardo premuroso di Madre Speranza, raccolto in preghiera nella nostra chiesa a forma di aereo e gli occhi di mia madre arrossati dalle lacrime.

La seconda settimana l’ho trascorsa in una camera al piano superiore dell’Ospedale, c’erano altri sei lettini occupati da bambini, anche più piccoli di me, con le loro mamme. Ero sereno, non sentivo dolore.

Un giorno, dopo aver consumato il pranzo, ho chiesto a mia mamma "voglio andare in bagno" lei è corsa a prendere il necessario, non aveva capito.

Da solo mi sono seduto sul lettino, le altre madri mi guardavano sorprese, mia mamma è corsa a sorreggermi, ma ero già in piedi.

Per qualche altro giorno sono stato trattenuto in osservazione, nella stanza regnava il solito silenzio, ogni mamma aveva il suo dolore. Poi sono stato dimesso.

Ricordo sempre nelle mie preghiere Madre Speranza, ma questa è l’occasione per ringraziarla.

Rino P., Roma

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ultimo aggiornamento 16 ottobre, 2015