Attualità

S.E. Santo Marcianò

Omelia dell’Ordinario Militare per l’Italia in occasione del Pellegrinaggio Giubilare dei Carabinieri dell’Umbria
Santuario di Collevalenza, 15 ottobre 2016

Il vero potere è il servizio

 

«Per servire»!

Carissimi fratelli e sorelle,

È per questo che Gesù è venuto, è per questo che Dio si fa Uomo. Per avere, potremmo dire, la possibilità di fare ciò che noi, umanamente parlando, cerchiamo sempre di rifuggire e evitare: farsi servo dell’uomo.

È il messaggio che il Pellegrinaggio Giubilare vi consegna, carissimi Carabinieri dell’Umbria.

Sì, servire! Perché il servizio è la concretizzazione della misericordia, di Dio, è il "bisogno" del Cuore di Dio, è la "natura" stessa di Dio; dunque, è la nostra natura di cristiani, servitori dell’uomo con Gesù e come Gesù.

È bello ricordarlo a voi e non è difficile guardarvi come «servi»: servi dello Stato, dei cittadini, servi dell’ordine e del bene comune… servi dell’uomo! Ed è bello ricordarlo in questo splendido Santuario di Collevalenza, che celebra l’Amore Misericordioso di Dio. Quell’amore che, come Gesù insegna e come Madre Speranza ha dimostrato in tutta la sua vita, è anche «servizievole».

La Parola di Dio che abbiamo ascoltato, tratta dalla Messa Votiva alla Divina Misericordia, ci spiega questo amore, facendoci procedere per termini contrastanti, che possano condurre al cuore del messaggio.

 

Il vero potere è il servizio

Nel Vangelo (Mt 20, 25-28), il servizio viene presentato come il contrario del «potere», come vera «grandezza»: essere «più grande» significa «farsi schiavo».

Siamo in un Santuario e il cuore di questa costruzione, il luogo che più ci attira e trasmette un’indescrivibile serenità è la cripta, il punto più basso, dove la piccola Tomba di Madre Speranza racchiude il messaggio più grande. Tutto ciò che qui vediamo si deve al servizio che lei ha esercitato nella Chiesa, anche quando, ad esempio, quello che poteva sembrare un "potere" - essere superiora perché fondatrice di un Ordine – le fu tolto. La Madre, che aveva accolto da Dio la richiesta di una Congregazione, dunque era davvero la «prima», diventò l’ultima e accettò, come dice il Vangelo, di «farsi schiava».

La grandezza evangelica del servizio, se ci pensiamo bene, non sta semplicemente nell’essere ultimi, nell’essere schiavi, ma nel «farsi» servi e schiavi. Quasi un’iniziativa personale che include l’adesione pronta della volontà.

Il vero servizio ha una sfumatura di libertà sorprendente ed è in se stesso un obiettivo ben preciso: è «per servire» tutti noi che Gesù, il Figlio stesso di Dio, accetta, cerca l’umiliazione.

La via del servizio richiede un superamento della logica del potere, anche – anzi soprattutto! - qualora si occupino posti che il mondo considera "di potere". Lo spirito di servizio permette di vivere in modo appropriato e costruttivo i ruoli di più delicato comando in campo istituzionale, professionale, persino ecclesiale. Tra potere e servizio, infatti, c’è una differenza abissale, che il Vangelo spiega con chiarezza: il potere si esercita «su» qualcuno («sulle nazioni», dice Gesù); il servizio si svolge «tra» persone («tra di voi», precisa il Signore»).

È una differenza di relazione, di sguardo: il potere guarda dall’alto in basso, il servizio pone sullo stesso livello; il potere sta sul piedistallo, il servizio lascia al centro l’altro.

Quanto è importante questo messaggio per il mondo delle Istituzioni! Servire è ciò che conta, che rimane anche quando si perdessero i consensi, le approvazioni degli altri, le stesse maggioranze politiche…

Per voi, cari amici Carabinieri, servire è una vocazione che vi vede fedeli. Sì, la vostra è essenzialmente fedeltà a quello spirito di servizio che è l’anima stessa dell’Arma e ha sorretto i tanti che in Essa hanno dato la vita.

Il segreto dell’Amore Misericordioso e "servizievole" voi lo insegnate a noi mettendo sempre al centro gli altri, non voi stessi.

 

La pietra scartata è pietra angolare

Il Salmo Responsoriale (Sal 118 [117]) ci aiuta a guardare al servizio come elemento fondamentale, senza il quale nessuna costruzione riesce a rimanere in piedi.

Ritornando al paradigma del Vangelo, potremmo dire che, in realtà, non sono i potenti che reggono le sorti del mondo, le sorti della storia, ma coloro che servono.

Quanto è vero questo nella vita sociale! Se non ci fosse il servizio umile e concreto di tante donne e uomini, madri e padri di famiglia, lavoratori instancabili, il mondo non progredirebbe. E, spesso, sono proprio queste persone a subire le conseguenze di scelte sociali ingiuste e penalizzanti, che li fanno diventare veri e propri «scarti».

Forse anche nel vostro servizio, anche voi potreste sperimentare lo «scarto» di essere messi da parte o subire decisioni penalizzanti, e sentirvi isolati. Eppure, proprio quel servire è ciò che fa andare avanti le cose più di quanto riusciamo a percepire.

Madre Speranza, anche nel tempo in cui era «scartata», rimase un punto di riferimento: fedele alla sua vocazione di religiosa, alla vita di obbedienza e di preghiera, attirava tanta gente che quotidianamente le si rivolgeva. E, anche se non possiamo dirlo con esattezza, può darsi che, per Divina disposizione, lei poté fare di più in quel periodo difficile e arido che nel resto della sua vita.

 

Ricolmi di gioia nell’afflizione della prova

La prima Lettura (lPt 1,3-9), infine, illustra il contrasto forse più difficile da accettare, quello tra gioia e afflizione. Ancora una volta, il servizio è la risposta; è il varco di gioia aperto nel dolore perché spalanca il cuore ai bisogni degli altri, aiutandoci a superare anche gravi problemi personali; allo stesso tempo, lavorare con puro spirito di servizio fa resistere alle prove e alle tentazioni dei compromessi, della corruzione, delle vie facili…

Leggendo la vita di Madre Speranza non si può non chiedersi cosa la fece resistere nelle tante prove di cui fu oggetto: i cambiamenti continui, gli ostacoli personali e comunitari, le divisioni sperimentate fin dentro la sua stessa famiglia religiosa. Credo che, in tutto, ella abbia trovato nella possibilità di servire quella gioia che la teneva in vita e che ne illuminava il sorriso: un sorriso dolce e determinato, che attirava e trasmetteva pace.

Sì, lo spirito di servizio è potente arma di pace! E voi lo sperimentate ogni giorno. A chi si impone con le armi, i conflitti, il terrore e la guerra, soprattutto voi carabinieri, contrapponete la risposta concreta del servizio.

Siete a servizio di quei cittadini che subiscono le conseguenze della violenza, in Italia come nelle Missioni internazionali; siete, paradossalmente, in un certo senso anche a servizio di coloro che operano la violenza, che suscitano azioni di terrore, che rifiutano e scartano gli altri, gli stranieri, i poveri…

Vi siamo tutti profondamente grati di questo vostro essere a servizio. E essere a servizio non significa assecondare: significa cercare il bene, operarlo e indicarlo, anche con la correzione.

Non lo dimenticate! La responsabilità educativa del­l’Arma non si limita all’opera, sia pur necessaria e meritoria, che portate avanti nelle Scuole, Accademie, Centri di Alta Formazione. Per i cittadini, gli stranieri, gli stessi criminali… per chiunque venga in contatto con voi, il vostro servizio è testimonianza educativa di una via di bene sempre possibile.

Questa responsabilità vi impegna nella ricerca della verità; una verità che – lo sperimentano soprattutto coloro che sono impegnati in alti ruoli di indagine - non va manipolata ma cercata con pazienza, precisione, impegno, senza compromessi e doppiezza.

Carissimi, il vero potere è il servizio! Papa Francesco lo aveva gridato nella Messa di inizio del Pontificato e lo ha ribadito in un’altra omelia, a commento del brano evangelico che oggi abbiamo ascoltato: «Per il cristiano — egli diceva — andare avanti, progredire, significa abbassarsi. Se noi non impariamo questa regola cristiana, mai potremo capire il vero messaggio cristiano sul potere… Nella Chiesa il più grande è quello che più serve, che più è al servizio degli altri… Quando a una persona danno una carica che secondo gli occhi del mondo è una carica superiore - ha concluso il Pontefice -, si dice: Ah, questa donna è stata promossa a presidente di quell’associazione; e questo uomo è stato promosso… Promuovere è un verbo bello. E si deve usare nella Chiesa, sì: questo è stato promosso alla croce; questo è stato promosso all’umiliazione. Questa è la vera promozione. Quella che ci fa assomigliare meglio a Gesù»1.

Cari amici, che il Signore conceda a voi carabinieri, e a tutti noi, di assomigliare a Lui. Come Madre Speranza.


1 Francesco, Omelia nella Messa mattutina alla Domus Sanctae Martae, 21 maggio 2013

Articolo precedente

Articolo successivo

[Home page | Sommario Rivista]


realizzazione webmaster@collevalenza.it
ultimo aggiornamento 10 novembre, 2016